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Milano: stupra figlia 17enne per mesi, albanese arrestato

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Milano, 24 giu. – Ha abusato della figlia diciassettenne in almeno tre occasioni: i carabinieri di Cassano D’Adda (Milano) dopo le indagini condotte dal pool del Pm Pietro Forno, hanno arrestato un operaio albanese quarantenne, padre di altri tre figli, residente a Melzo. Gli abusi, secondo le ricostruzioni, sono iniziati nell’ottobre dell’anno scorso: l’uomo si era risposato dopo la morte della moglie e aveva impedito ai figli, tutti minorenni, ogni contatto con i parenti della madre. La ragazza, tuttavia, continuava a sentire lo zio materno e i nonni attraverso Facebook, e qualche giorno fa ha avuto il coraggio di denunciare gli abusi. Lo zio ha accompagnato la ragazza alla caserma dei carabinieri, dove l’ha aiutata a sporgere denuncia.
L’indagine e’ stata rapidissima: l’uomo e’ stato catturato ieri nella sua abitazione, mentre gli accertamenti medici hanno dimostrato le violenze subite dalla diciassettenne. Secondo gli inquirenti non si riscontrano segni di abusi sugli altri figli, due femmine e un maschio. La diciassettenne e’ stata affidata alla famiglia dello zio materno. (
tutte le notizie (8) »Come ci insegna la Caritas, i ricongiungimenti familiari sono necessari, perché altrimenti il ‘migrante’ si sentirebbe solo.

 

Abusivo picchia bambina di 3 anni

ROMA – Malmenati e rapinati all’aeroporto di Fiumicino da un abusivo. È la brutta avventura vissuta da una famiglia intercettata all’arrivo da un noleggiatore che, al rifiuto del capofamiglia di salire a bordo del Van su cui si trovavano già altre tre persone. Li ha aggrediti.

Il primo ad essere malmenato è stato l’uomo a cui il tassista abusivo ha dato un pugno e, subito dopo, rapinato di 100 euro. Ad andarci di mezzo, è stata anche la figlia che, trovandosi in braccio alla mamma, ha ricevuto uno schiaffo indirizzato alla moglie che aveva cercato di prendere le difese del marito.

Il noleggiatore, grazie anche alle testimonianze e ad alcuni numeri della targa dell’auto, è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per rapina ed estorsione. Per l’abusivo, anche il sequestro del Van e una multa di 2000 euro.

http://voxnews.info/2013/06/22/liberalizzazioni-tassista-abusivo-aggredisce-famiglia/

Calci e pugni a donna: altro sconto

Ritocco del provvedimento afflittivo alla rumena Irina Mihalache, di 34 anni, arrestata lo scorso mese di settembre(poi ammessa ai domiciliari) insieme alla figlia minorenne, e rimessa in libertà in aprile con l’obbligo di presentazione giornaliera. Il Collegio Penale del Tribunale di Modica(Maggiore, Chiavegatti, Rada Scifo)ha accolto in parte la richiesta del difensore della donna, l’avvocato Andrea Caruso, ed ha ridotto a due sole volte settimanali l’obbligo di firma davanti alla polizia. Era finita in manette per una rapina in danno a una sua connazionale. Nei pressi della chiesa Santa Maria di Betlem, a Modica, le due congiunte, dedite solitamente alla questua per le vie del centro, avevano incontrato la connazionale che nascondeva il telefonino e una piccola somma di denaro all’interno del reggiseno. In maniera fulminea la Mihalache e la ragazzina l’avevano aggredita con calci e pugni, l’avevano sbattuta contro un’auto in sosta e dopo averle strappato il vestito ed il reggiseno, si erano impossessate del denaro dileguandosi per i vicoli. I magistrati due commercianti del posto che hanno confermato di avere assistito all’aggressione tra le tre donne ma di non avere visto prendere soldi. Secondo l’accusa, la Mihalache avrebbe minacciato di morte la vittima dicendole “Ti faccio investire con l’auto da mio marito e poi scappiamo in Romania e non ci trovano più”. Il problema era il “possesso del territorio”. L’imputata e la figlia avevano stabilito che la zona della chiesa di Santa Maria era di loro pertinenza. Alla Polizia, la minore aveva consegnato una banconota da 20 euro che aveva prelevato dalla tasca dei pantaloni. Alcune banconote erano state recuperate sul posto da un passante che aveva assistito all’aggressione.

http://www.radiortm.it/2013/05/21/modica-ridotto-obbligo-di-firma-a-presunta-borseggiatrice-rumena/

Lezioni di vita: pensionato fa l’elemosina, rapinato del portafogli

Impietosendosi dinanzi ad una mendicante slava che chiedeva l’elemosina insieme ai suoi bambini, si è fermato per porgerle del denaro, senza accorgersi che uno dei piccoli della straniera, intanto, gli stava sfilando il portafogli. E’ accaduto sabato ad Agropoli, a Catello Nastro, scrittore e pensionato che ha raccontato su Facebook il furto subito, con profonda amarezza.

Lo scrittore Catello Nastro, rapinato da zingari slavi

“Tornando dal Centro Sociale Polivalente per anziani, nei pressi della Chiesa della Madonna delle Grazie e precisamente sul marciapiedi dell’asilo municipale, una donna mingherlina, con un bambino in braccio ed altri due al seguito, in totale di tre figli di un anno, tre anni e sei anni, mi chiede l’elemosina – ricorda Nastro – Le do cinquanta centesimi e dopo tante parole di carità frammiste a benedizioni varie, descrizioni del proprio stato di povertà, tiro fuori dal giubbino un altro euro e glielo offro. Di solito, come pensionato non posso offrire che 50 centesimi, ma questa volta faccio una eccezione. Che mi è costata cara”.

Dopo aver percorso una ventina di metri, infatti, lo scrittore si accorge che il suo portafogli, nella tasca dei pantaloni, è scomparso: tessere, appunti vari e quasi cento euro, dunque, sono stati rubati. “La disgraziata famigliola, non italiana, era subitaneamente scomparsa – continua lo scrittore-Nel mentre la madre implorava elemosina, la figlia, in età d’asilo o elementare, mi metteva le mani in tasca e si appropriava indebitamente del mio portafogli. Non so se questo episodio avrà conseguenze negative nella gestione del mio essere umano disposto alla tolleranza verso i simili (è qui l’errore, non sono simili ma diversi, i simili sono gli italiani come lei, ndr): ho superato i settanta anni ed è il primo furto del genere che subisco in vita mia – ha concluso- Per sfamare i propri figli il borseggio non è legale e nemmeno etico: ma in alcuni casi necessario.Però ai danni di un pensionato 1 euro può essere giustificato: 100 euro no”.

http://www.salernotoday.it/cronaca/furto-elemosina-agropoli-catello-nastro.html

http://www.agropolinews.com/tag/catello-nastro/

 

Picchia e segrega figlia, denunciata “migrante”


Picchia e segrega figlia, denunciata

La costringeva a non uscire con i suoi coetanei a suon di botte e cinghiate. Per questo una donna ucraina e’ stata denunciata a piede libero per maltrattamenti e lesioni nei confronti della figlia minorenne. Vittima delle percosse e’ una sedicenne, per anni picchiata dalla madre che non voleva uscisse di casa. Il dramma familiare si e’ interrotto quando la minore ha chiesto aiuto alla polizia di Roma Capitale che ora sta facendo accertamenti anche sugli altri minori figli della donna.

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Madre a figlia massacrate a coltellate da un immigrato

ROMA – È stato risolto il caso del duplice omicidio di Cisterna di Latina. I carabinieri hanno arrestato un indiano sui 30 anni, che responsabile della morte di Francesca Di Grazia, 56 anni, e di sua figlia Martina Incocciati, 19 anni, sgozzate nella loro abitazione di borgo Flora. Interrogato, l’assassino ha confessato.

LA LITE – L’indiano – così ha raccontato – aveva una relazione con Di Grazia. Sabato sera si sarebbe recato a casa delle vittime, in piazza dei Bonificatori, dove madre e figlia vivevano in affitto da pochi mesi, a causa di una «ennesima» richiesta di denaro da parte della partner. Poco dopo il suo arrivo sarebbe scoppiata una lite. L’indiano avrebbe perso la testa e, afferrato un coltello da cucina, avrebbe ucciso Di Grazia con un unico colpo alla gola. Poi si sarebbe diretto con la stessa furia contro la ragazza, colpevole soltanto di aver assistito al delitto, infierendo più volte sul suo corpo.

Vita spezzata dall'immigrazione

Un delitto particolarmente efferato: le donne sono state uccise con numerose coltellate e l’arma del delitto non è stata trovata. Si cercano tracce e indizi nell’appartamento di Borgo Flora, dove ieri sera intorno alle 21 sono stati scoperti i cadaveri di madre e figlia.

Al lavoro, nella casa di via dei Bonificatori 5, ci sono i Ris che stanno esaminando la scena. Su disposizione del magistrato di turno Giuseppe Miliano, i corpi non sono ancora stati spostati. I cadaveri si trovano in due stanze diverse, una in cucina l’altra in camera da letto, e presentano profonde ferite d’arma da taglio. Ma la dinamica dell’accaduto resta ancora da ricostruire e solo dall’esame dei Ris sarà possibile formulare ipotesi più chiare.

Al momento i carabinieri del comando provinciale di Latina confermano che nell’appartamento non ci sono segni di effrazione, circostanza questa che ha fatto ritenere possibile l’ipotesi dell’omicidio-sucidio. Già nella tarda serata di ieri gli investigatori hanno ascoltato alcuni condomini del palazzo che hanno riferito di aver sentito le due donne litigare durante la giornata di ieri. Ma l’arma che ha ucciso le due donne non è ancora stata ritrovata. Le ipotesi al momento restano ancora aperte, anche quella del duplice omicidio. È escluso però, viste le condizioni umili in cui vivevano madre e figlia, entrambe senza un lavoro stabile, che si sia trattato di una rapina finita nel sangue.

Sul luogo del delitto sarebbe stato rinvenuto un coltello sporco di sangue anche se i carabinieri hanno cercato ulteriori indizi anche nei cassonetti intorno al condominio di borgo Flora (un’area rurale tra Cisterna e Latina).

Secondo alcune indiscrezioni i carabinieri avrebbero stretto il cerchio intorno ad un uomo, uno straniero di origini indiane di 35 anni. L’uomo sarebbe stato colto da un raptus in seguito ad una lite con la 55enne per questioni di denaro.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/latina-madre-e-figlia-trovate-morte-casa-904351.html

Questa ragazza è morto anche a causa della stupidità della madre. Si attende visita della Boldrini.

Giovani sorelle aggredite e legate da banda di immigrati che irrompe in casa

LECCO – Notte di terrore per due sorelle di 24 e 28 anni, figlie dell’industriale Puricelli di Costa Masnaga (Lecco), vittime di una rapina in villa. A colpire una banda di tre banditi stranieri. I malviventi, dopo averle minacciate con un cacciavite, legate e chiuse in bagno, hanno portato via soldi, oro e gioielli. Solo all’alba, le urla delle due giovani sono state sentite dai vicini, i quali hanno chiamato i carabinieri.

Dopo mezzanotte, i banditi, appostati all’esterno,hanno atteso che una delle due sorelle rientrasse a casa, una villa immersa in un parco, a fianco dell’azienda di famiglia, specializzata nella produzione di laminati in acciaio, lungo la Ss 36. Quando la figlia più grande ha aperto il cancello e disinserito l’impianto d’allarme, il commando è entrato in azione.

I rapinatori hanno agito approfittando del fatto che le due sorelle erano sole in casa, considerato che i genitori erano partiti per il weekend. Puntandogli un cacciavite, hanno tentato di farsi consegnare le chiavi della cassaforte. Ma di fronte alla resistenza delle due ragazze, i malviventi hanno desistito. Anche se, per coprirsi la fuga, le hanno legate e rinchiuse in bagno. Comunque, prima di scappare, la banda di rapinatori ha «ripulito» la villa, arraffando denaro e oggetti preziosi.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_aprile_7/lecco-ragazze-legate-rapinate-villa-banditi-sorelle-212525630016.shtml

Romeno pesta moglie e figlia


PICCHIA MOGLIE E FIGLIA, 40ENNE IN MANETTE A CISTERNA DI
H24notizie.com
maltrattamenti Il 31 marzo, nella mattinata, a Cisterna di Latina, i Carabinieri della locale Stazione, hanno tratto in arresto un uomo di nazionalità rumena di quaranta anni, pregiudicato, in quanto responsabile di maltrattamenti nei confronti della  

Nigeriano aggredisce una donna

Un cittadino nigeriano di 38 anni è stato arrestato dai carabinieri di Perugia  per atti persecutori. L’intervento è nato dopo che mercoledì sera alle 21.30 circa una 30enne in preda al panico ha contattato il 112 poiché il suo ex fidanzato, ubriaco, non ancora rassegnato per la fine della relazione sentimentale che li vedeva legati fino ad alcuni mesi prima (i due hanno anche una figlia di circa cinque anni), dopo averla minacciata per l’ennesima volta, stava distruggendo il suo negozio di rivendita di articoli africani nella zona della stazione ferroviaria del capoluogo umbro, dandosi poi alla fuga.

La rapina I carabinieri lo hanno poi rintracciato non lontano dal locale. Nel frattempo, tranquillizzata la donna, i militari hanno accertato che era stata più volte minacciata. La situazione tra i due, del resto, era nota ai carabinieri di Perugia che alcuni giorni prima avevano raccolto una denuncia da parte della donna  per una rapina messa in atto proprio da lui il 25 marzo scorso quando, insieme ad altri due uomini, era entrato nel locale Afro Pride e aveva rubato l’incasso di 700 euro e aveva distrutto alcuni scaffali.  Per lui sono dunque scattate le manette per stalking.  Si tratta di Igbuwe Ezekiel, nigeriano, classe 1975. L’operazione è stata esposta in una conferenza stampa venerdì mattina al comando provinciale dei carabinieri in via Ruggia.

http://www.umbria24.it/perugia-minaccia-la-ex-e-la-rapina-nel-suo-locale-arrestato-38enne/160695.html

Padova fuori controllo: anziane legate e imbavagliate,

Zanonato, Sindaco di Padova e "amico" degli immigrati

PADOVA – Due violente rapine tra martedì e ieri nel Padovano: la prima in città intorno alle 18, in una casa di via San Massimo, la seconda ad Abano. Vittime due anziane sorelle di 80 e 77 anni, immobilizzate e tenute in ostaggio da una banda di stranieri per 50 euro. A finire nelle mani dei rapinatori ad Abano, invece, una 54enne, picchiata da un immigrato che voleva strapparle la borsetta con l’incasso del negozio di ortofrutta.

Sorelle legate e imbavagliate dai rapinatori. Quindici minuti di terrore per due sorelle, Francesca Balestra, 80 anni, e Maria Luisa, 77. Entrambe ostaggio, in casa, di due banditi che sono scappati allo scattare delle sirene d’allarme, portando via solo un borsellino con 50 euro. Molta paura per le donne, qualche graffio sul viso, e una corsa all’ospedale, ma solo per accertamenti. Accade ieri, dopo poco le 18, in via San Massimo. È lì che abita Francesca Balestra, moglie di Alessandro Gruden, industriale, titolare dell’omonima impresa di imballaggi a Maserà. È sola a casa, le tiene compagnia il cane di famiglia, una cockerina bianca e nera. Arriva sua sorella Maria Luisa. Vive in un’altra abitazione non distante da quella di Francesca. Un pomeriggio insieme, come sempre, nell’antica palazzina color crema che si affaccia sulla strada, solo in parte circondata da un giardino. Alberi e cespugli che riparano la casa dal traffico. È da lì che arrivano i rapinatori. «Mia madre e mia zia erano qui in casa, a piano terra, a parlare tranquillamente. – afferma la figlia di Francesca, Alessandra – Quei due uomini sono entrati dalla porta finestra del giardino. Era chiusa, ma devono avere usato le cesoie». Eccoli dentro in pochi secondi. Sorprendono Francesca appena tornata dalla spesa, in garage. Poi Maria Luisa che le va incontro. «Le hanno bloccate entrambe – seguita Alessandra – Due donne anziane, sole. Terrorizzate. Cosa potevano fare? Forse quei due erano armati, forse avevano un coltello». I rapinatori, a volto coperto, usano nastro adesivo per immobilizzarle, polsi e gambe. E usano quello stesso nastro per imbavagliarle, perchè non urlino. Poi si dirigono al piano superiore della palazzina. Ma scatta l’allarme. Sono in trappola, qualche scalino e fuggono via. Spariscono nel buio. Maria Luisa riesce a slegarsi e a telefonare all’altro figlio della sorella, Franco. In pochi minuti ecco in via San Tommaso tutta la famiglia e la polizia.

«In questa zona non è mai accaduto nulla di grave. Quei due, ladri di polli – seguita Alessandra -. In casa non c’è davvero nulla di valore. Cosa mai potevano trovare? Solo 50 euro in un borsellino. Per fortuna mia madre e mia zia hanno reagito bene all’aggressione. Pensi, mentre erano in quello stato, legate ed imbavagliate, temevano che i due rapinatori potessero far male alla nostra cagnolina Lullami. Eppure lei non abbaia, non è aggressiva, è dolcissima. Chissà, avrà scodinzolato a quei due delinquenti». Appena soccorse le donne sono state accompagnate in ospedale. Nulla di grave, qualche leggera escoriazione sul volto. Dei rapinatori un vago identikit. Soltanto uno dei due avrebbe parlato, in italiano. Indagini della squadra mobile.

Abano. Picchiata e rapinata di 3.000 euro sotto casa. Aggredita sotto casa, al termine della giornata di lavoro: è stata colpita con un pugno e presa a spintoni da un bandito che voleva strapparle la borsetta contenente poco più di tremila euro, provento dell’incasso. Vittima della brutale rapina Mara Garofolin, 54 anni, titolare assieme al marito Augusto Squarcina di un negozio di ortofrutta in via del Commercio 7, nella zona artigianale di Abano. La donna è stata colpita da un pugno alla mascella e ha riportato alcune escoriazioni alla mano sinistra, curate al pronto soccorso della Casa di cura di Abano con tre punti di sutura, oltre a una serie di contusioni su tutto il corpo provocate dalla caduta seguita all’aggressione.

L’agguato è scattato poco prima delle 19.30 di martedì. Mara Garofolin aveva appena lasciato al sede dell’Ortofrutticola Euganea, rivendita all’ingrosso e al dettaglio con annesso magazzino. Il figlio Alberto la seguiva a bordo di una seconda vettura. Percorsi pochi chilometri, la donna era arrivata a casa. Aveva posteggiato l’auto nel parcheggio restrostante la propria abitazione al civico 36 di via Roma.Una volta scesa, è stata affrontata da un uomo con il volto travisato da un passamontagna, smontato da una Golf nera che attendeva poco distante, a fari spenti.
L’uomo le si è lanciato addosso, urlando «Dai! Dai!» e sferrandole un pugno al volto. La donna è crollata sull’asfalto.Ne è nata una breve colluttazione nel corso della quale ha cercato di colpire il rapinatore al volto con la borsetta. Tutto inutile.

Caccia all’auto dei banditi: una Golf con un enorme alettone. L’aggressore gliel’ha strappata di mano ed è risalito sulla Golf che ha imboccato a tutta velocità l’uscita del parcheggio, sempre a fari spenti. La donna ha avuto l’impressione che, oltre al complice alla guida, sull’auto vi fosse una terza persona. Nello svoltare a destra in via Plinia, la vettura dei malviventi ha evitato per un pelo la macchina del figlio della donna, Alberto Squarcina. L’uomo è riuscito a decelerare evitando l’impatto solo per un soffio. La Golf dei banditi, dotata di un vistoso alettone, è poi scomparsa nel dedalo di vie dietro il duomo di Montegrotto. Solo dopo qualche minuto Alberto Squarcina, che nel frattempo aveva proseguito, è stato informato di quanto accaduto alla madre. Sul posto è subito intervenuta una pattuglia dei carabinieri che stazionava in piazza Roma, ma i delinquenti si erano già dileguati. Il 19 dicembre dell’anno scorso, proprio Alberto Squarcina fu vittima di un’altra rapina, chiuso in una stanza del magazzino da tre malviventi che si erano poi allontanati con appena trenta euro di fondo cassa.