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‘Campetto Pistoia illuminato di notte? I nomadi non conoscono regole’ – Catanzaro Informa

'Campetto Pistoia illuminato di notte? I nomadi non conoscono regole'
Catanzaro Informa
"Gentilissima redazione di Catanzaro Informa ho letto l'articolo riguardante l'illuminazione lasciata aperta di notte nella struttura polivalente di Pistoia intitolata a Borsellino. Come residente e come cittadino qualche verità a riguardo mi preme

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Padova fuori controllo: anziane legate e imbavagliate,

Zanonato, Sindaco di Padova e "amico" degli immigrati

PADOVA – Due violente rapine tra martedì e ieri nel Padovano: la prima in città intorno alle 18, in una casa di via San Massimo, la seconda ad Abano. Vittime due anziane sorelle di 80 e 77 anni, immobilizzate e tenute in ostaggio da una banda di stranieri per 50 euro. A finire nelle mani dei rapinatori ad Abano, invece, una 54enne, picchiata da un immigrato che voleva strapparle la borsetta con l’incasso del negozio di ortofrutta.

Sorelle legate e imbavagliate dai rapinatori. Quindici minuti di terrore per due sorelle, Francesca Balestra, 80 anni, e Maria Luisa, 77. Entrambe ostaggio, in casa, di due banditi che sono scappati allo scattare delle sirene d’allarme, portando via solo un borsellino con 50 euro. Molta paura per le donne, qualche graffio sul viso, e una corsa all’ospedale, ma solo per accertamenti. Accade ieri, dopo poco le 18, in via San Massimo. È lì che abita Francesca Balestra, moglie di Alessandro Gruden, industriale, titolare dell’omonima impresa di imballaggi a Maserà. È sola a casa, le tiene compagnia il cane di famiglia, una cockerina bianca e nera. Arriva sua sorella Maria Luisa. Vive in un’altra abitazione non distante da quella di Francesca. Un pomeriggio insieme, come sempre, nell’antica palazzina color crema che si affaccia sulla strada, solo in parte circondata da un giardino. Alberi e cespugli che riparano la casa dal traffico. È da lì che arrivano i rapinatori. «Mia madre e mia zia erano qui in casa, a piano terra, a parlare tranquillamente. – afferma la figlia di Francesca, Alessandra – Quei due uomini sono entrati dalla porta finestra del giardino. Era chiusa, ma devono avere usato le cesoie». Eccoli dentro in pochi secondi. Sorprendono Francesca appena tornata dalla spesa, in garage. Poi Maria Luisa che le va incontro. «Le hanno bloccate entrambe – seguita Alessandra – Due donne anziane, sole. Terrorizzate. Cosa potevano fare? Forse quei due erano armati, forse avevano un coltello». I rapinatori, a volto coperto, usano nastro adesivo per immobilizzarle, polsi e gambe. E usano quello stesso nastro per imbavagliarle, perchè non urlino. Poi si dirigono al piano superiore della palazzina. Ma scatta l’allarme. Sono in trappola, qualche scalino e fuggono via. Spariscono nel buio. Maria Luisa riesce a slegarsi e a telefonare all’altro figlio della sorella, Franco. In pochi minuti ecco in via San Tommaso tutta la famiglia e la polizia.

«In questa zona non è mai accaduto nulla di grave. Quei due, ladri di polli – seguita Alessandra -. In casa non c’è davvero nulla di valore. Cosa mai potevano trovare? Solo 50 euro in un borsellino. Per fortuna mia madre e mia zia hanno reagito bene all’aggressione. Pensi, mentre erano in quello stato, legate ed imbavagliate, temevano che i due rapinatori potessero far male alla nostra cagnolina Lullami. Eppure lei non abbaia, non è aggressiva, è dolcissima. Chissà, avrà scodinzolato a quei due delinquenti». Appena soccorse le donne sono state accompagnate in ospedale. Nulla di grave, qualche leggera escoriazione sul volto. Dei rapinatori un vago identikit. Soltanto uno dei due avrebbe parlato, in italiano. Indagini della squadra mobile.

Abano. Picchiata e rapinata di 3.000 euro sotto casa. Aggredita sotto casa, al termine della giornata di lavoro: è stata colpita con un pugno e presa a spintoni da un bandito che voleva strapparle la borsetta contenente poco più di tremila euro, provento dell’incasso. Vittima della brutale rapina Mara Garofolin, 54 anni, titolare assieme al marito Augusto Squarcina di un negozio di ortofrutta in via del Commercio 7, nella zona artigianale di Abano. La donna è stata colpita da un pugno alla mascella e ha riportato alcune escoriazioni alla mano sinistra, curate al pronto soccorso della Casa di cura di Abano con tre punti di sutura, oltre a una serie di contusioni su tutto il corpo provocate dalla caduta seguita all’aggressione.

L’agguato è scattato poco prima delle 19.30 di martedì. Mara Garofolin aveva appena lasciato al sede dell’Ortofrutticola Euganea, rivendita all’ingrosso e al dettaglio con annesso magazzino. Il figlio Alberto la seguiva a bordo di una seconda vettura. Percorsi pochi chilometri, la donna era arrivata a casa. Aveva posteggiato l’auto nel parcheggio restrostante la propria abitazione al civico 36 di via Roma.Una volta scesa, è stata affrontata da un uomo con il volto travisato da un passamontagna, smontato da una Golf nera che attendeva poco distante, a fari spenti.
L’uomo le si è lanciato addosso, urlando «Dai! Dai!» e sferrandole un pugno al volto. La donna è crollata sull’asfalto.Ne è nata una breve colluttazione nel corso della quale ha cercato di colpire il rapinatore al volto con la borsetta. Tutto inutile.

Caccia all’auto dei banditi: una Golf con un enorme alettone. L’aggressore gliel’ha strappata di mano ed è risalito sulla Golf che ha imboccato a tutta velocità l’uscita del parcheggio, sempre a fari spenti. La donna ha avuto l’impressione che, oltre al complice alla guida, sull’auto vi fosse una terza persona. Nello svoltare a destra in via Plinia, la vettura dei malviventi ha evitato per un pelo la macchina del figlio della donna, Alberto Squarcina. L’uomo è riuscito a decelerare evitando l’impatto solo per un soffio. La Golf dei banditi, dotata di un vistoso alettone, è poi scomparsa nel dedalo di vie dietro il duomo di Montegrotto. Solo dopo qualche minuto Alberto Squarcina, che nel frattempo aveva proseguito, è stato informato di quanto accaduto alla madre. Sul posto è subito intervenuta una pattuglia dei carabinieri che stazionava in piazza Roma, ma i delinquenti si erano già dileguati. Il 19 dicembre dell’anno scorso, proprio Alberto Squarcina fu vittima di un’altra rapina, chiuso in una stanza del magazzino da tre malviventi che si erano poi allontanati con appena trenta euro di fondo cassa.