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MIRANDOLA: Massacrato dagli zingari per vendetta: erano ai domiciliari – VIDEO

 


MIRANDOLA. Malmenato e ridotto con il volto tumefatto da due nomadi, evasi dagli arresti domiciliari, che l’hanno assalito per vendicarsi di una denuncia risalente a cinque anni prima.

Vittima di un inquietante episodio che poteva trasformarsi in tragedia Andrea Fabbri, 51 anni, residente a San Martino Spino, in via Doschi Nuovi, 21, a due passi dalla casa dove i nomadi vivono da alcuni anni.

Lunedì, poco dopo le 21, Fabbri, che vive da solo in una porzione di casa ripristinata dopo il terremoto, si era coricato quando, improvvisamente, ha sentito un rumore provenire dalla porta d’ingresso. Si è avvicinato alla porta scostandola lievemente e due donne gli si sono parate davanti. In una frazione di secondo, due nomadi appartenenti alla famiglia Cavazza, agli arresti domiciliari presso la loro abitazione, a 200 metri dal civico 21, sono spuntati dal nulla e si sono avventati su Fabbri, picchiandolo ripetutamente.

Gli hanno provocato una seria lesione dell’arcata dell’occhio destro, che ha reso necessari 4 punti di sutura, oltre a lividi ed escoriazioni varie.

«Li ho sentiti arrivare in casa mentre mi ero coricato, ma subito non mi sono allarmato, un po’ per la sonnolenza, un po’ perché il mio cane bastardino non ha abbaiato – spiega Andrea Fabbri, camionista e carrellista all’Apo Fruit di Mirandola, trasferitasi a Bologna dopo il sisma – Prima, ho visto due donne. Poi Luciano Cavazza e un altro uomo, credo fosse Eros, mi sono saltati addosso con una ferocia inaudita. Tutto per vendicarsi di una denuncia che ho sporto contro di loro ai carabinieri cinque anni fa quando mi ricattarono, dicendo: “Se non ci dai il carburante, noi ti bruciamo la casa”. Un episodio di persecuzione fra i tanti perpetrati da questi nomadi. La mia vita è diventata impossibile da quando si sono trasferiti vicino a me: richieste di denaro assillanti, minacce da cui ho sempre cercato di difendermi, ripetute richieste di carburante».

A Fabbri, medicato al Pronto Soccorso di Mirandola, il personale sanitario ha prescritto una prognosi di otto giorni. I carabinieri sono intervenuti immediatamente, andando a prelevare i due nomadi, arrestati per evasione dagli arresti domiciliari. Erano infatti freschi di caserma per avere commesso una rapina in abitazione nel reggiano e il giudice aveva assegnato loro l’obbligo di restare a casa. Dove invece hanno meditato e commesso la vendetta.

Ieri pomeriggio, i due nomadi sono comparsi davanti al giudice per la convalida. Una udienza nella quale il testimone ha dovuto riferire, sotto lo sguardo inequivocabile dei due e dei loro parenti. Ed è proprio a Mirandola che il Sindaco sta facendo questo: http://voxnews.info/2013/05/24/mirandola-i-soldi-del-terremoto-il-comune-li-da-agli-zingari/

Ravenna: retata contro case chiuse cinesi

Ravenna apr 2013 – Sabato mattina, la Polizia di Stato ha concluso un’operazione contro il favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione cinese con diversi arresti. L’indagine è partita due anni fa, quando in un appartamento di Ravenna è stato individuato un giro di prostitute cinesi che venivano avvicendate nel tempo dai gestori della casa chiusa. Mesi di appostamento ed attività investigative hanno consentito di effettuare diversi arresti e chiarire il metodo utilizzato dai gruppi cinesi nella gestione delle case di appuntamento diffuse in gran parte del territorio italiano.

La consolidata e pervasiva ramificazione di tale “sistema”, che va oltre i limiti locali, costituisce una “rete” di vere e proprie “case chiuse” operanti in numerose città italiane. Sono tutte costituite, avviate e gestite da membri della “comunità” e possono contare, quale punto di forza, nella difficoltà di un’identificazione certa degli individui coinvolti, dovuta alla “clandestinità” di quasi tutti gli “attori” e ad un’eccezionale capacità dinamica ed organizzativa diretta a creare e spostare “case d’appuntamento” nonché nel “movimentare” le prostitute, prima vittime e poi, talvolta, loro stesse gerenti di nuove analoghe realtà.   

Le “case” sono gestite da donne e in gergo chiamate “padrone”, l’appartamento è definito “negozio” e la donna che vi si prostituisce è chiamata “commessa”. Sempre presente la figura della “telefonista-contabile” che deve avere una minima conoscenza della lingua italiana ed ha l’incarico di rispondere alle telefonate dei potenziali “clienti” ai quali fornisce indirizzo del “negozio”, orari di “lavoro”, tariffe e prestazioni sessuali praticate dalle “commesse”. Non solo, ha il compito di avvisare la commessa dell’effettivo arrivo del cliente e di tenere la contabilità degli incassi così realizzati per calcolare le diverse percentuali degli utili.

Il modulo organizzativo prevede anche l’intervento di altre persone, solitamente anch’esse cinesi che, essendo in regola con le norme sul soggiorno, risultano indispensabili per prendere in locazione gli appartamenti che diverranno “negozi”, intestandosi il contratto di affitto e le utenze domestiche oppure commissionando le inserzioni che pubblicizzano l’attività e le provocanti foto delle “commesse”. Le “prestazioni” offerte dalla commessa hanno prezzi diversi,  anche in relazione ad attività sessuali protette o meno sotto il profilo sanitario, dai 40 euro ai 100 euro a seconda delle richieste dei potenziali clienti. Con cadenza periodica sono effettuati resoconti clienti-incassi. Elevati sia il costo aziendale di un appartamento (“negozio”) sia il fatturato giornaliero ed annuale.

Al termine dell’indagine sono state arrestate e denunciate complessivamente 16 persone, 12 cinesi e 4  italiani. Gli arresti effettuati nella mattinata sono stati eseguiti, sulla base dell’ordinanza di custodia cautelare del GIP di Ravenna e su richiesta della Procura della Repubblica di Ravenna, nelle città di Ravenna, Milano e Varese da parte delle rispettive Squadre Mobili.

http://www.ravennatoday.it/cronaca/sgominato-giro-protituzione-case-chiuse-cinesi-ravenna-varese-milano.html

 

Treni e stupri: impossibile viaggiare sicure con gli immigrati in giro

VOGHERA. Treni pericolosi, soprattutto di notte. Stazioni trasformate in terra di nessuno e parcheggi a rischio, in particolare per le donne. L’altra notte una ragazza di 29 anni è stata violentata da tre immigrati sul treno regionale 20251, che parte per Voghera a mezzanotte e mezza da Milano Centrale. I carabinieri del nucleo radiomobile di Voghera hanno arrestato subito dopo i fatti uno dei suoi assalitori: Alexandre Popescu, un romeno di 23 anni abitante a Voghera. Gli altri due sono stati identificati il giorno dopo e denunciati dagli stessi carabinieri. L’accaduto getta però un’ombra di insicurezza sui treni utilizzati dai pendolari per muoversi fra casa e posti di lavoro.
«Ho letto questa storia sulla Provincia – afferma Gloria, una mamma di 42 anni che ogni giorno fa la spola fra Voghera e Milano Rogoredo – Per fortuna io lavoro in un ufficio e non torno mai a casa dopo l’ora di cena, come fanno invece alcune mie conoscenti, operaie che hanno i turni. Due anni fa, però, mi è capitato un episodio analogo, anche se meno grave. Quel pomeriggio mi ero fermata un po’ di più in ufficio perchè avevo del lavoro arretrato e quindi verso le 20 dovevo ancora arrivare a Voghera. Ero al piano superiore di una carrozza a due piani e non c’era nessuno, ma io non ho pensato che potesse essere una situazione pericolosa. Ad un tratto sono arrivati quattro o cinque ragazzotti (ndr. parola in codice per “immigrati”), avranno avuto sui 17 o 18 anni, che mi hanno circondato. Non ho capito se miravano alla mia borsetta oppure se ero io il loro obiettivo. Stavo per gridare quando mi sono accorta che nel frattempo il treno era arrivato in stazione: sono riuscita a divincolarmi e a scendere di corsa. Per fortuna sul marciapiede c’erano altri viaggiatore e quindi quei giovani non mi hanno seguito. Ma non oso pensare a cosa sarebbe accaduto se invece di scendere a Voghera fossi scesa a Lungavilla o in un’altra delle stazioncine ormai disabilitate e quindi senza personale».
«Questo è uno dei problemi più grandi fra quelli legati alla sicurezza – afferma Armando Accardo, portavoce del coordinamento provinciale pendolari – Da molti anni le stazioni minori sono in abbandono. Per risparmiare personale sono state automatizzate e non ci sono più ferrovieri cui chiedere aiuto in caso di necessità, qualcuno che telefoni al 118, alla polizia o ai carabinieri. Mettiamoci nei panni di una donna che scende da sola da un treno dopo il tramonto, oppure che deve aspettare un treno su un marciapiede buio perchè non c’è più nemmeno una sala d’aspetto illuminata. Queste stazioni spesso sono in mezzo alla campagna deserta, troppo esposte ai malintenzionati. Abbiamo già fatto presenti a Trenitalia e Trenord le nostre preoccupazioni in materia di sicurezza».
«Per fortuna i nostri treni,quelli delle fasce diurne, sono abbastanza tranquilli – spiega Simone Verni, anche lui del coordinamento pendolari – La direttrice 22, e cioè la Voghera – Lungavilla – Pavia – Milano non ha mai dato particolari problemi di sicurezza. Vista la vetustà dei materiali ci sono piuttosto preoccupazioni per l’incolumità dei viaggiatori: finestrini che non si chiudono, porte di comunicazione fra i vagoni rotte, sedili che ballano e quant’altro. Noi pendolari sappiamo però bene che queste situazioni di pericolosità latente sono state provocate dalla politica di tagli al personale perseguita da Trenitalia e Trenord. Anche di giorno è raro vedere un controllore che passa a verificare i biglietti: e questo provoca un’elevata presenza di “portoghesi” sistematici sui treni. Sui convogli più corti spesso ci sono solo un macchinista e un capotreno che non esce dalla cabina di guida, anche per la sua incolumità. Capita frequentemente che il capotreno, anche di notte, sia una donna da sola. Come si può chiederle di affrontare da sola gruppi di uomini senza biglietto, spesso prepotenti o addirittura violenti? La mancanza di ferrovieri che percorrono il treno viene percepito come un “liberi tutti”, che dà il permesso ai malintenzionati di fare tutto ciò che vogliono. La Polfer? Si vedono pattuglie sugli intercity, ma sui treni regionali, soprattutto di notte, non se ne vedono». Intanto interviene la mamma di Popescu. «Mio figlio non ha fatto nulla – afferma – Non è tipo da molestare le ragazze. Forse saranno stati gli altri, i suoi amici».

http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2013/03/23/news/tentato-stupro-di-notte-viaggiare-fa-paura-1.6747768

Quanti bla bla bla, per non dire l’unica parola: IMMIGRAZIONE.

Sanremo: arrestato dalla Polizia lo scippatore seriale ricercato da … – Sanremonews


Sanremonews

Sanremo: arrestato dalla Polizia lo scippatore seriale ricercato da
Sanremonews
Già arrestato dalla Polizia quattro anni fa quando era minorenne, aveva dato agli agenti come proprie generalità quelle del noto cantante algerino Jamel Debouz e, con questo nome, aveva subito una condanna dalla corte di appello di Genova nel febbraio

Disordini a Lucca: “Dateci 1500 euro o spacchiamo tutto”

 

Professione: "Profughi"

Momenti di tensione in via della Formica a San Concordio dove un gruppo di immigrati sbarcati due anni fa a Lampedusa hanno asediato la dirigente del Ceis chiamata dai carabinieri per cercare di risolvere i problemi legati all’allontanamento di alcuni soggetti per la scadenza del progetto di ospitalità. Scene allucinanti, con una donna di colore che ha aggredito, offeso, colpito il maresciallo dei carabinieri Riccardo Tramaglino, intervenuto insieme ai colleghi, agli agenti della polizia municipale di Lucca, per permettere alla responsabile del Ceis Gabriella Mauri – assediata e costretta a chudersi dentro la propria auto, la Fiat Panda gialla che si vede nell’immagine – di andarsene. Tutto è cominciato intorno alle 12 quando gli otto immigrati occupanti la casa del Ceis di via della Formica hanno lasciato l’abitazione “devastata” e in condizioni penose, essendo finito il progetto di accoglienza che consentiva di ricevere dallo stato italiano la cifra di 750 euro al mese. “Sono due anni che siamo qua e se vogliono che ce ne andiamo – ha spiegato la più facinorosa, unica donna del gruppo – devono darci 1500 euro almeno. Con 500 euro che ci vogliono dare non sappiamo cosa farci. A Capannori hanno dato 2500 euro e la Croce Verde di Lucca ne ha dati 1500. Noi non ci muoviamo”. La realtà, come ha spiegato, letteralmente terrorizzata, la dirgente del Ceis, è un’altra: questi immigrati hanno raggiunto un accordo e lo hanno firmato per la somma di 500 euro, e il governo tanto può dare tanto darà.  “Noi come Ceis non possiamo dare niente – ha commentato la donna prima di doversi dare alla fuga inseguita dagli immigrati che si sono gettati per terra davanti alla sua auto – il governo ha detto 500 euro e loro hanno firmato. Noi non sapremmo dove prenderli. La nostra casa di via della Formica? Adesso è chiusa, ma è ridotta in condizioni incredibili. Se non se ne andranno, sfonderanno sicuramente la porta e torneranno dentro, ma è tutta da rifare”. Sul posto il comandante della stazione dei carabinieri di San Concordio Vincenzo Finocchi che ha dovuto fare il possibile e anche di più per evitare che la situazione degenerasse. All’interno del cortile della casa del Ceis c’è una sorta di cimitero di biciclette, provenienti da chissà dove. Al momento la situazione sembra essersi calmata e la strada, che era stata bloccata, è tornata libera.

http://www.lagazzettadilucca.it/cronaca/2013/03/http-www-lagazzettadilucca-it-cronaca-2013-03-immigrati-assediano-gabriella-mauri-del-ceis-o-i-soldi-o-non-ce-ne-andiamo/

Assolto dall’accusa di maltrattamenti, condannato per lesioni – Tribuna novarese 2.0


Tribuna novarese 2.0

Assolto dall'accusa di maltrattamenti, condannato per lesioni
Tribuna novarese 2.0
Si è concluso così, con la condanna a 1 anno e mezzo di reclusione, senza i benefici, il processo a carico di un quarantenne peruviano arrestato in flagranza di reato dai carabinieri la sera del 23 gennaio di due anni fa. A denunciarlo era stata la

Immigrata “seduce” 82enne e distrugge una famiglia: anziana picchiata e umiliata

CATTIVI MAESTRI

LA STORIA TRISTE DI UN’OTTANTENNE VITTIMA DELLA CARITAS, DI RICCARDI E DELLA LORO IDEOLOGIA DEMENZIALE

ANCONA – Lascia la moglie, sua coetanea, per una immigrata di 20 anni più giovane in cerca soldi, lei non si rassegna e continua a cercare di svegliare il marito ormai rimbambito: la nuova “coppia” la aggredisce, la umilia, la minaccia e finisce sotto processo per maltrattamenti in famiglia.

Il rinvio a giudizio dell’ex marito e della convivente, una polacca di 60 anni, è stato disposto ieri dal gup del Tribunale. La faida familiare, sfociata prima nel tradimento e poi nei soprusi, è avvenuta a Camerano, dove fino al 2008 i coniugi, entrambi di 82 anni, imprenditori artigiani in pensione, sposati da 60 anni, erano andati d’amore e d’accordo.

Un rapporto solido spezzato 4 anni fa dall’arrivo improvviso della straniera. La donna era stata presentata al nonnino come una povera bisognosa di aiuto. Così l’uomo l’aveva accolta in casa per offrirle
un pasto caldo e un piccolo sostegno economico. E dalla frequentazione della villa è nata l’affettuosa amicizia con il vecchietto. Fino a febbraio 2011 quando i due avrebbero allacciato una vera e propria relazione.
La polacca trascorreva la notte con il suo nuovo partner, mentre la moglie era stata invitata a trasferirsi al piano superiore della villa. Folle di gelosia, l’anziana che non riusciva ad accettare di essere stata messa da parte avrebbe cercato di riconquistarlo. La nonnina scendeva tutti i giorni al piano di sotto pretendendo di trascorrere ogni istante della giornata con il coniuge e la nuova convivente. Così la novella coppia l’avrebbe bistrattata, offesa, aggredita. «Se non ci lasci in pace, lui ti caccia di casa» le avrebbe detto più volte la polacca, facendola andare su tutte le furie.
Erano stati mesi e mesi di insulti e liti, che avevano spinto l’anziana a sporgere varie querele e i carabinieri a numerosi interventi nella villa per cercare di calmare gli animi. Poi a ottobre 2011 la decisione del marito di rivolgersi al Tribunale e di chiedere la separazione, concessa nonostante la moglie non ne volesse sapere. Le discussioni erano proseguite anche dopo il provvedimento del giudice. E ieri l’oramai ex marito e la compagna sono stati rinviati a giudizio per maltrattamenti. Lui dovrà anche affrontare un processo per mancata corresponsione degli alimenti all’ex moglie e alla figlia di 54 anni, che abita con lei.

http://www.ilmessaggero.it/marche/ancona_tradimento_amore_sesso/notizie/245123.shtml

Legnano: anziana “sfrattata” dai Rom


Legnanonews
“CIRCONDATA” DAI ROM, ABBANDONA LA CASA
Legnanonews
“Era una vecchia casa di campagna e i rom, poco a poco, hanno portato via quasi tutto”. La denuncia è di Roberto Bertani, figlio dell’anziana signora che fino a 2 anni fa abitava nella casa tra i campi sulla Sp12 a Legnano, quasi circondata dalle