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Pesta moglie e terrorizza il suocero: è un 27enne albanese

 


 

Maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona a scopo di rapina ed estorsione: con queste accuse i carabinieri hanno arrestato un albanese di 27 anni a Viareggio per una vicenda di cui l’Arma è venuta a conoscenza, quando circa un mese fa una giovane donna si è presentata in caserma disperandosi e cercando aiuto. La donna ha raccontato una storia di violenze fisiche e psicologiche che dura dal 2011 quando, con l’albanese arrestato, è iniziato un rapporto di convivenza culminato in un matrimonio e nella nascita di un bambino.

Un periodo in cui sono proseguite angherie, vessazioni e aggressioni fisiche che la donna taceva anche al pronto soccorso, dove si recava a curarsi le ferite inferte dal marito, temendo che l’uomo attuasse le minacce di fare del male ai suoi genitori. Anche l’imposizione di un regime di vita rigido nei comportamenti e nell’abbigliamento fa parte delle vessazioni imposte alla donna dall’arrestato.

Dopo la denuncia alla stazione di Viareggio, i carabinieri hanno messo sotto protezione la donna raccogliendo riscontri al suo racconto. In questo periodo l’albanese ha compiuto un altro reato: è andato ad aspettare il suocero dove lavora, lo ha costretto a salire in auto e lo ha portato sul Monte Pitoro, presso Massarosa (Lucca), dove lo avrebbe minacciato di morte, dicendogli che se la figlia non avesse ritirato la denuncia e non gli fossero stati dati dei soldi, avrebbe ammazzato tutti i suoi familiari. Il suocero è rimasto lì, terrorizzato, e il giorno dopo è andato dai carabinieri a denunciare questo fatto. I carabinieri hanno rintracciato l’albanese e fatto scattare un fermo di polizia per interrompere violenze e minacce. Ora l’albanese è nel carcere di Lucca.

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Torino nel degrado: centinaia di immigrati rubano e portano tutto in edificio occupato

Torino 05 settembre 2013 – Bici smontate, vecchie valigie, elettrodomestici fatti a pezzi. Il tutto protetto dietro una recinzione, alle spalle di una palazzina dell’ex villaggio olimpico. Quasi impossibile da vedere all’esterno; e gli unici che sono a conoscenza di questa situazione sono gli universitari ospitati nella vicina palazzina dell’ostello, che affacciandosi alla finestra possono vedere uno spettacolo da terzo mondo.

Nel cortile della palazzina gli occupanti abusivi (finti profughi, ndr) del Moi hanno allestito una specie di officina nella quale smontano oggetti per i fini più diversi. Da dove provengono queste cose? E con che scopo le smontano? Sono domande retoriche: per i residenti la situazione è ben chiara. L’ex Moi vive in questi mesi una realtà da “ghetto”, come lo definiscono gli stessi cittadini che qui lavorano o abitano. In cinquecento – forse anche di più – hanno occupato quattro palazzine: e il loro numero ormai è foriero di disordini. Innanzi tutto perché i “profughi” (clandestini sarebbe un  termine più adatto, ndr) non sanno più dove dormire. In molti si adattano a stare negli scantinati: dormendo su sudici materassi e tra montagne di vestiti e di ciarpame.

E poi ci sono i problemi di ordine pubblico: musica ad alto volume, schiamazzi. Anche liti in mezzo alla strada. Il tutto mentre bici ed elettrodomestici arrivano su dei carretti e vengono stipati in questa specie di officina a cielo aperto.

“Continua ad essere una situazione di forte disagio per i cittadini della zona ma soprattutto per chi lavora e soggiorna all’interno delle palazzine come le residenze universitarie dell’Edisu, (oltre 200 studenti) e quella dell’ostello della gioventù, con un centinaio di posti; una situazione a cui si deve porre una soluzione – dichiara Andrea Cantore, Vice Presidente della Consulta per la Sicurezza Pubblica e consigliere Pdl della Circoscrizione Nove – La questione più sconvolgente è che “l’emergenza umanitaria”,come era stata chiamata, per essere tale avrebbe dovuto per lo meno garantire l’integrazione, la dignità e i diritti umani ai rifugiati, degni di un paese civile e accogliente quale dovremmo essere. Ma tutto ciò non è avvenuto, anzi si è creata una condizione sub umana dove non può che degenerare in problemi di ordine pubblico e sicurezza sanitaria”. Cantore chiede un censimento delle persone che hanno occupato il Moi; per questo motivo ha anche presentato una richiesta di convocazione di un Consiglio di Circoscrizione con la partecipazione del Vice Sindaco.

http://www.torinotoday.it/cronaca/palazzine-occupate-ex-moi-officina-abusiva.html

Sotto sequestro maxi-baracca rom: sarebbe diventata una moschea – La Nazione


La Nazione

Sotto sequestro maxi-baracca rom: sarebbe diventata una moschea
La Nazione
Un manufatto di circa 30 mq era stato costruito nel campo rom abusivo di Ospedaletto. La comunità islamica pisana non era a conoscenza dell'intervento. Condividi. Clicca due volte su qualsiasi parola di questo articolo per visualizzare una sua definizione

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Picchiata, abusata e strozzata: 16enne in balia di un immigrato

Cava de’ Tirreni: aggredita e molestata dall’ex, un immigrato

Orrore a Cava de’ Tirreni. Percosse, schiaffi, abusi, violenze per una sedicenne del posto, da parte di P.W.A.,  23enne originario della Polonia, ma residente a Nocera. Accusato di stalking, minacce aggravate e dentenzione di armi, il ragazzo, ex fidanzato della vittima. E’ arrivato quasi a strozzarla, puntandole un pugnale alla gola, il polacco che non accettando la fine della relazione con la minore, risalente a gennaio, minacciava e molestava in continuazione la ragazzina, nonché gli amici di quest’ultima: ad uno in particolare, per gelosia, ha puntato alla testa una pistola, facendolo svenire per la paura, per poi sparare in aria quattro colpi.

Già querelato dai genitori della sedicenne, non ha mai smesso di perseguitarla, il 23enne che in un’occasione ha costretto la ragazzina a trascorrere la notte con lui, nel suo appartamento, per poi riempirla di schiaffi e calci, davanti agli amici basiti della ragazza, con lei in gita. Ora il violento, acciuffato dalla Polizia, è agli arresti domiciliari.

http://www.salernotoday.it/cronaca/stalking-aggressioni-ex-fidanzato-cava.html

Anche questo non era a conoscenza dell’approvazione della “Convenziona di Istanbul”.

Ravenna: retata contro case chiuse cinesi

Ravenna apr 2013 – Sabato mattina, la Polizia di Stato ha concluso un’operazione contro il favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione cinese con diversi arresti. L’indagine è partita due anni fa, quando in un appartamento di Ravenna è stato individuato un giro di prostitute cinesi che venivano avvicendate nel tempo dai gestori della casa chiusa. Mesi di appostamento ed attività investigative hanno consentito di effettuare diversi arresti e chiarire il metodo utilizzato dai gruppi cinesi nella gestione delle case di appuntamento diffuse in gran parte del territorio italiano.

La consolidata e pervasiva ramificazione di tale “sistema”, che va oltre i limiti locali, costituisce una “rete” di vere e proprie “case chiuse” operanti in numerose città italiane. Sono tutte costituite, avviate e gestite da membri della “comunità” e possono contare, quale punto di forza, nella difficoltà di un’identificazione certa degli individui coinvolti, dovuta alla “clandestinità” di quasi tutti gli “attori” e ad un’eccezionale capacità dinamica ed organizzativa diretta a creare e spostare “case d’appuntamento” nonché nel “movimentare” le prostitute, prima vittime e poi, talvolta, loro stesse gerenti di nuove analoghe realtà.   

Le “case” sono gestite da donne e in gergo chiamate “padrone”, l’appartamento è definito “negozio” e la donna che vi si prostituisce è chiamata “commessa”. Sempre presente la figura della “telefonista-contabile” che deve avere una minima conoscenza della lingua italiana ed ha l’incarico di rispondere alle telefonate dei potenziali “clienti” ai quali fornisce indirizzo del “negozio”, orari di “lavoro”, tariffe e prestazioni sessuali praticate dalle “commesse”. Non solo, ha il compito di avvisare la commessa dell’effettivo arrivo del cliente e di tenere la contabilità degli incassi così realizzati per calcolare le diverse percentuali degli utili.

Il modulo organizzativo prevede anche l’intervento di altre persone, solitamente anch’esse cinesi che, essendo in regola con le norme sul soggiorno, risultano indispensabili per prendere in locazione gli appartamenti che diverranno “negozi”, intestandosi il contratto di affitto e le utenze domestiche oppure commissionando le inserzioni che pubblicizzano l’attività e le provocanti foto delle “commesse”. Le “prestazioni” offerte dalla commessa hanno prezzi diversi,  anche in relazione ad attività sessuali protette o meno sotto il profilo sanitario, dai 40 euro ai 100 euro a seconda delle richieste dei potenziali clienti. Con cadenza periodica sono effettuati resoconti clienti-incassi. Elevati sia il costo aziendale di un appartamento (“negozio”) sia il fatturato giornaliero ed annuale.

Al termine dell’indagine sono state arrestate e denunciate complessivamente 16 persone, 12 cinesi e 4  italiani. Gli arresti effettuati nella mattinata sono stati eseguiti, sulla base dell’ordinanza di custodia cautelare del GIP di Ravenna e su richiesta della Procura della Repubblica di Ravenna, nelle città di Ravenna, Milano e Varese da parte delle rispettive Squadre Mobili.

http://www.ravennatoday.it/cronaca/sgominato-giro-protituzione-case-chiuse-cinesi-ravenna-varese-milano.html

 

Xenofilo cade nel tranello dei Rom: ricattato dà 80mila a Zingare

Sempre più arroganti

Vidigulfo, 26 marzo 2013 – Quasi 80mila euro in meno di tre mesi. E’ la cifra pagata da un 60enne pensionato di Vidigulfo a una o più donne del campo nomadi di Vairano. La minaccia: mettere a conoscenza i parenti della comunità nomade di una presunta relazione con l’uomo, paventando violente reazioni. La vicenda ha portato all’arresto per estorsione, ieri mattina, di Marika Viola, 30 anni, ma i carabinieri non escludono ulteriori sviluppi. Per ovvi motivi di tutela della vittima, molti particolari della vicenda non possono essere resi pubblici, anche perché alcuni aspetti devono ancora essere appurati dalle indagini. I militari della stazione di Landriano e della Compagnia di Pavia, comandata dal capitano Claudio Arneodo, sono entrati in azione ieri mattina, a seguito di indagini avviate su segnalazione di parenti della vittima, per cospicui e ingiustificati ammanchi dal conto corrente bancario del 60enne, che vive solo, non è sposato e non ha figli.

Forse, proprio la solitudine lo aveva spinto a entrare in contatto con le persone che si sono poi approfittate di lui, spingendolo prima forse a elargire somme di denaro come generoso aiuto a situazioni di difficoltà, poi chiedendogli invece i soldi per pagare il silenzio su una relazione che in realtà non esisteva. La donna arrestata ieri, uscita dalla casa del pensionato con 100 euro contanti e un assegno da 500 euro, lo avrebbe minacciato di raccontare al marito e ad altri parenti del campo nomadi che tra loro c’era una relazione, esponendolo a reazioni presumibilmente violente.

Una vera e propria minaccia, che ha fatto configurare l’ipotesi di reato di estorsione. Dalle indagini dei militari, negli ultimi tre mesi l’uomo avrebbe pagato quasi 80mila euro, un po’ in contanti un po’ con assegni. Ma la vicenda si protrarrebbe da un paio di anni. Sarà il prosieguo delle indagini a verificare il totale della somma estorta al pensionato, non solo dalla 30enne arrestata ma anche da altre giovani donne. Le indagini procederanno anche attraverso la verifica dei destinatari degli assegniemessi dalla vittima del raggiro: i carabinieri si aspettano anzi che chi abbia qualcosa da raccontare al riguardo si presenti spontaneamente alla stazione di Landriano o alla Compagnia di Pavia per offrire collaborazione.

Una vicenda che è emersa solo grazie all’attenzione dei famigliari della vittima, che da sola avrebbe faticato ad ammettere di essere appunto vittima di un raggiro finalizzato ad estorcergli denaro. L’attenzione dei carabinieri è anche rivolta ad altre possibili vittime di simili reati, che spesso per vergogna tendono a non ammettere neppure di essere finite nel mirino di aguzzini che, con crescenti richieste e un’escalation di minacce, dapprima velate e poi sempre più insistenti, si approfittano di persone sole ma con disponibilità economiche.

http://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/2013/03/26/864381-soldi-marito-relazione-nomade-arrestata-estorsione.shtml

Droga, arrestati due tunisini alla stazione di Fontivegge – PerugiaToday


PerugiaToday

Droga, arrestati due tunisini alla stazione di Fontivegge
PerugiaToday
Non si fermano i controlli delle forze dell'ordine nei pressi della stazione ferroviaria di Fontivegge a Perugia, ieri alcuni agenti della 2' sezione della squadra mobile hanno arrestao un tunisino, una vecchia conoscenza delle forze dell'ordine, a
Stazione Fontivegge: arrestato per spaccio una vecchia conoscenza tuttoggi.info

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