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Pesta la moglie perché incinta di femmina: condannato con ‘calma’, ora è latitante

Picchia la moglie perché incinta di una Femmina: condannato ma non si trova

E’ stato condannato ad un anno e mezzo di carcere il siriano che picchiava la moglie perché “rimaneva incinta di sole femmine”. Adesso bisogna trovarlo. E’ latitante. Auguri.

Nel 2001 il matrimonio: una ragazza italiana sposa Hulmi S.. Tutto sembrava potesse andare per il meglio. Ma il matrimonio si è trasformato rapidamente in un inferno per la ragazza costretta a subire vessazioni continue e persistenti da parte dell’uomo. La donna, che ha avuto due bambine dall’uomo, è stata insultata e maltrattata anche per non aver partorito un figlio maschio.

Durante il processo la donna ha raccontato che il marito “non voleva una femmina perché sarebbe stata una poco di buono come me… una merdaccia”. Dopo che la prima figlia muore ancora neonata, a causa di una malformazione, la donna rimane incinta di un’altra bambina. E l’uomo riprende a picchiare la donna.

Un giorno, durante una delle tanti liti, l’uomo ha detto alla donna: “Io sono dio, anche se arrivano i carabinieri non possono farmi nulla”. A quel ponto la donna lo lascia, fa la denuncia e torana a vivere dai genitori. L’ex marito non si dà per vinto e minaccia di dare fuoco a lei e ai suoi genitori.

Poi, d’improvviso, l’uomo torna in Siria. E ora non si trova.

 

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Scuole multietniche, 13enne albanese in classe con coltello: “Devo farmi rispettare”

Perugia 05 giugno 2013 – Nello zaino, in mezzo ai libri di storia, italiano e matematica, salta fuori un coltellaccio di quelli da baby-gang. E’ stata questa l’inquietante scoperta fatta da un preside di una scuola media di Perugia, dopo le segnalazioni di alcuni alunni, che è stato poi costretto ad avvertire la Questura per denunciare il 13enne “armato”. Gli agenti sul posto, hanno fermato il ragazzino, di origine albanese, recuperando il coltello con lama retrattile di 7 centimetri che custodiva nella tasca dei pantaloni .

Il giovane ha confessato di aver comprato pochi giorni prima il coltello presso una ferramenta non lontano dalla sua abitazione, per potersi – a suo dire – difendere dai ragazzi più grandi. Ma non risultato né atti di bullismo nei suoi confronti né precedenti nella scuola frequentata dal 13enne. L’allarme era stato dato da alcuni suoi compagni che dopo aver visto la lama, forse temendo qualche gesto inconsulto hanno spifferato tutto all’insegnante di turno. Il minore è stato denunciato alla Procura della Repubblica per porto ingiustificato di oggetti atti ad offendere e successivamente veniva affidato alla madre.

http://www.perugiatoday.it/cronaca/denunciato-studente-medie-coltello-in-classe.html

Monza: la diciassettenne aggredita da marocchino racconta

Aprire un quotidiano, ascoltare il telegiornale, e quasi non stupirsi neanche più – cosa tanto pericolosa quanto agghiacciante – di quel che la cronaca riporta.
Potrebbe forse toccarci più da vicino sapere che lo scorso sabato, proprio in centro Monza, c’è stata un’aggressione ai danni di una diciassettenne, che per convenzione chiamerò Nicole. Pur conoscendola, con quanto più tatto possibile, ho chiesto alla ragazza se le andava di raccontare quel che le è accaduto, rispondendo a qualche domanda.

Nicole, mi racconteresti la storia dall’inizio? Che cosa è successo?
«Sabato, nel pomeriggio, mia mamma riceve una chiamata da un ragazzo che dice di essere mio amico e di aver bisogno del mio numero di telefono. Mia madre gliel’ha dato.»
Ma scusa, il numero di tua madre? Come faceva ad averlo?
«Non ne ho idea, sto cercando ancora una risposta.»
Ok, lui ha il tuo numero. Poi che è successo?
«Io questo ragazzo lo conoscevo di vista. Un amico dei miei amici, un ragazzo marocchino che quando incrociamo ci fermiamo a salutare. Niente di che. Ha iniziato a chiamarmi in maniera insistente, io dopo un po’ rispondo e mi dice solo di farmi trovare quella sera in centro a Monza, perchè voleva parlarmi.»
Quindi quella sera eri a Monza?
«Sì, sono andata con i miei amici al cinema. Una serata tranquilla, poi loro sarebbero andati a ballare, ma io no. Dovevo tornare a casa presto. Fuori dal cinema, lo vedo. Era in macchina. Ma io ho fatto finta di niente, e mi sono diretta con tre amiche verso il centro. Siamo entrate in un posto a mangiare qualcosa, lui arriva e mi chiede di uscire. Io non volevo, lui insisteva e diventava sempre più maleducato. Una delle mie amiche voleva venire con noi, ma lui continuava a dire di no, che doveva parlarmi a quattrocchi. Usciamo, e mi dice di salire in macchina. Io chiaramente non volevo, faccio per andarmene, ma lui mi afferra per un braccio e mi sbatte in macchina.»
Scusa, ma in tutto questo nessuno ha visto? Tu non hai urlato?
«No, ero bloccata. Tremavo come una foglia. Appena è partito son saltata giù dalla macchina e sono corsa via, mentre lui mi urlava che sapeva dove e a che ora mio padre sarebbe venuto a prendermi. Non so come, perché io non l’avevo detto a nessuno se non a mio padre.»
Hai chiaramente raccontato ai tuoi genitori quel che è accaduto. Che è successo il giorno dopo?
«La domenica sia io che mia madre abbiamo ricevuto chiamate su chiamate. I miei genitori mi hanno portata dai carabinieri, ho raccontato tutto quanto, ho detto tutto quello che sapevo su di lui, e loro si sono limitati a darmi consigli, del tipo «se tu lo dovessi vedere ancora, parlaci serenamente.» Ma cosa vuol dire?!»
Ah, beh. Un saggio consiglio, sicuramente. Ma sono riusciti a trovarlo?
«Sì. Domenica sera io ero con un mio amico, siamo passati davanti alla caserma dei carabinieri e uno di loro mi è venuto incontro chiedendomi se ero la ragazza che aveva sporto denuncia quella mattina, perché forse l’avevano trovato. Mi portano davanti a lui, e io l’ho riconosciuto chiaramente. Gli fanno svuotare le tasche e trovano dell’erba e un coltellino. Il permesso di soggiorno dice di averlo lasciato a casa. Poi mi hanno lasciata andare dicendo che lo avrebbero portato in caserma. Però non lo so
Tu hai più rivisto questo ragazzo?
«No, né io né i miei amici. So solo che domenica pomeriggio era andato a chiedere in giro dove abitassi, e guarda caso quando l’hanno trovato era proprio vicino a casa mia.»
I tuoi genitori? Come stanno? Cos’è cambiato?
«Dire che sono preoccupati è a dir poco, e hanno ragione. Mi chiamano continuamente, anche la mattina a scuola non vado più col pullman, mi porta mio padre. A mia madre viene la pelle d’oca appena sente squillare il telefono.»
Tu come stai?
«Io ho paura. Faccio fatica persino ad addormentarmi, forse perché è appena successo, ma mi sono spaventata.»
Non ti sei chiesta nulla sull’ambiente che frequenti? Credi che conti qualcosa?
«Io non penso che quello c’entri. Io credo solo che quello che è successo non sia minimamente giustificabile.»

http://www.newstorm-ita.com/articoli/aggressione-a-monza-parla-la-vittima-diciassettenne/148954/

Terni, minaccia un uomo con un coltello: “Non potete farmi niente, ho sposato un’italiana”

CATTIVI MAESTRI

Terni – Un’operazione di ieri della Squadra Volante ha visto coinvolto un cittadino marocchino di 40 anni, già noto alla Polizia per numerose denunce, tra le altre, furto e lesioni, anche recenti. Ieri pomeriggio, l’intervento della polizia è stato richiesto dal gestore di un supermercato che si trova nei pressi dell’ospedale perché esasperato dal comportamento minaccioso ed oltraggioso del marocchino che dopo essere uscito dal negozio senza pagare la merce (due bottiglie di rhum), lo ha anche minacciato con un coltello. L’uomo, non nuovo a simili comportamenti, stando a quanto dichiarato anche dal gestore del bar del piazzale dell’ospedale, si fa forte del fatto di essere sposato con una cittadina italiana e per questo, secondo lui, nessuno può fargli niente. Il suo atteggiamento strafottente è rivolto anche alle persone che tentano di parcheggiare nella zona dell’ospedale, alle quali chiede insistentemente dei soldi. Ieri, dopo l’ennesimo episodio, probabilmente dovuto anche alla quantità di alcol ingerita, l’uomo è stato arrestato; c’è voluto l’intervento di due pattuglie per calmarlo, è stato accompagnato nelle camere di sicurezza della questura in attesa della direttissima. L’Ufficio Immigrazione ha iniziato la procedura per la revoca del permesso di soggiorno per famiglia.

Fonte:   http://www.ternimagazine.it/98456/il-fatto/terni-quattro-arresti-per-rissa-espulso-un-nigeriano-clandestino-arrestato-marocchino-per-minacce.html