“TI UCCIDIAMO, TANTO IN GALERA NON CI MANDANO”
MODENA. «Mi hanno anche alzato la gonna e uno aveva iniziato a toccarmi le gambe. Poi un complice ha fatto fretta a tutti, ha detto di andare. E così ha smesso. Ma come si fa, alla mia età…».
La signora aggredita da quattro immigrati a Modena Est, picchiata, legata e rapinata in casa propria, racconta i terribili momenti nelle mani dei malviventi. “Hanno anche tentato di violentarmi. Ma, per fortuna, sono stati costretti a scappare”. Video di Luigi Esposito
Maria Teresa Zucchi, 72 anni, vedova del dottor Antonucci, medico a suo tempo molto conosciuto, ieri alle 15 scende dall’auto per raggiungere la villetta del terrore, la sua casa in viale XXII Aprile «dove quei quattro mi hanno assalito, mi hanno teso un agguato. Gente senza pietà, violenta, assetata di denaro: mi hanno picchiata, riempita di botte, mi hanno camminato sulla schiena, legato mani e piedi, braccia e gambe. Sono riuscita a liberarmi dopo due ore mordendo i fili elettrici, i fili delle prolunghe del telefono che hanno usato per immobilizzarmi. E non potevo urlare perché mi avevano accolto la testa con una coperta e degli asciugamani. Oggi non ho più i lividi viola perché tutti qui colpi che mi davano in viso per farmi dire dove fosse la cassaforte sono stati attutiti dalle coperte. Altrimenti mi avrebbero distrutto la faccia».
«Il momento più terribile, quello che mi torna e ritorna in mente e che non mi fa dormire è quando vengo aggredita alle spalle, quando sento una mano che mi afferra da dietro e mi butta per terra, come fossi un sacco. È questo l’attimo più terrorizzante».
Maria Teresa racconta tutto dall’inizio. «Erano circa le nove di sera. Ho aperto il cancello che da sulla strada, sono entrata con l’auto e ho raggiunto il garage sul retro. Ho aperto la porta, ho infilato la macchina, sono scesa ed ecco l’assalto alle spalle. Uno mi ha afferrato da dietro, mi ha messo un sacco in testa e poi mi ha sbattuta in terra. Ero vestita con questo cappotto lungo, un po’ spesso, che mi ha così attutito i colpi. Ho capito che era un gruppo, che erano in quattro. Mi hanno subito legato tutta e mentre uno legava un altro mi è salito sulla schiena, mi schiacciava a terra, pii pestava, mi dava calci, sulle spalle, sulla schiena». «Poi mi hanno trascinato di peso – spiega – nello studio di mio marito, al pian terreno. Legata e incappucciata mi hanno fatto sedere su una poltrona e ancora mi hanno legato con dei fili elettrici, quelli delle prolunghe dei telefoni, poi mi hanno messo la coperta e gli asciugamani. Qui forse uno si è ferito. c’è del sangue sull’asciugamano. Adesso ci penseranno quelli della Scientifica. Io credevo di morire soffocata, mi mancava l’aria. E poi le urla: “Ti ammazzo, ti riempio di botte, so chi sei. Dimmi dove è la cassaforte, diccelo se no ti ammazzo. Non ho mica paura di finire dentro anche se ti ammazzo, tanto ho fatto già sette ani di galera”.
Continuava con il “dimmi dov’è la cassaforte” e intanto mi riempiva di botte alla faccia e alle braccia. Ma la cassaforte non c’è in casa, non ce l’ho, non esiste». «Ma quello insisteva – prosegue l’anziana – e io gli o ho detto “ma perché non ti accontenti di quello che hai già preso…Vale tanti soldi”. Appena mi hanno messo nella poltrona uno mi ha strappato dal polso il Rolex d’oro, d’oro pure il cinturino. E dalle dita via la fede di mio marito e un anello con un rubino. Dal collo mi hanno strappato una catenina con un ciondolo in corallo rosso. Regali, ricordi, in mano a qui delinquenti. Poi uno mi ha sollevato la gonna…».. Anche questa umiliazione, anche questa violenza per l’anziana salvata, forse, dai tempi stretti previsti per il colpo. «I quattro poi – dice Maria Teresa – sono saliti in casa: dico la verità, non so ancora cosa mi abbiamo portato via. So solo che hanno messo tutto sotto sopra. Ma io non sono salita, nè subito e neanche dopo. Ci pensa la Scientifica. Quando ho sentito che la banda era andata via, ho cercato di liberami e ci sono riuscita. Ho rosicchiato i fili elettrici con i denti , ho liberato le mani e ce l’ho fatta. Ci ho messo due ore. Ho chiamato la polizia. Ho detto loro che i banditi avevano accento dell’Est. Io sto male però, ho qualcosa ad una vertebra dovuta allo schiacciamento. Il medico mi ha detto che per 15 giorni devo stare ferma e portare il busto».