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Africani occupano villa e la trasformano in magazzino di merci false

MONTERONI DI LECCE 13 mag 2013 – Praticamente un deposito. Così era stata riconvertita una villetta di Monteroni di Lecce, da tre uomini di nazionalità senegalese, scoperti dai militari della guardia di finanza della compagnia di Lecce. Nel corso di un’ispezione eseguita dal personale delle fiamme gialle, infatti, sono stati rinvenuti 13mila e 244 capi e accessori di abbigliamento contraffatti, accatastati in questo “magazzino all’ingrosso” dal quale si approvvigionavano anche i venditori al dettaglio, loro connazionali.

L’indagine è partita da u singolo controllo, effettuato dai baschi verdi, nei confronti di un uomo che si era appena rifornito di merce, detenendola nella propria autovettura. Notando che si trattava di indumenti visibilmente contraffatti, i finanzieri leccesi hanno voluto vederci chiaro perquisendo anche l’abitazione occupata assieme ad altri amici. Lì è avvenuta la scoperta.

I quattro individui sono stati denunciati all’autorità giudiziaria, anche perché trovati in possesso di circa 5mila etichette di marchi di note griffe, rigorosamente false e pronte per essere apposte su ulteriori prodotti destinati ad essere immessi sul mercato. Tutta la merce finita nelle mani delle fiamme gialle, intanto, se venduta avrebbe consentito entrate non inferiori ad una somma di circa 35mila euro.

http://www.lecceprima.it/cronaca/contraffazione-marchi-monteroni-di-lecce-13-maggio-2013.html

 

Sampierdarena, spaccio in pieno giorno: arrestato immigrato 19enne


Genova24.it

Sampierdarena, spaccio in pieno giorno: arrestato 19enne
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L'acquirente è stato trovato in possesso di 2 grammi circa di marijuana mentre, Santiago D. C., ecuadoriano di 19 anni, è stato trovato con altri 5,5 grammi di “erba” e di una modica somma di denaro, tutto sequestrato. Il 19enne, è stato arrestato per

“Profughi” protestano: «Ci vogliono dare solo 500€, ne vogliamo almeno 1.500»

Professione: "Profughi"


Un gruppo di sedicenti profughi dalla Libia,  sbarcati nell’ormai lontano 2011 a Lampedusa e da allora ospitati nel Comune di Massarosa hanno protestato perché “non soddisfatti” della buonuscita di 500€ che il governo ha gentilmente predisposto per loro. Ne vogliono almeno 1500.
Si tratta di 18 persone di stati come Bangladesh, Nigeria, Senegal. Dal primo marzo la Prefettura ha chiesto loro di liberare gli alloggi, offrendo un contributo una tantum di 500 euro a persona. Da lì nasce un accordo, col Comune di Massarosa, perché l’ente locale aggiungesse alla somma stanziata dalla Prefettura altri 700 euro.«Purtroppo però – spiega l’assessore al sociale del Comune di Massarosa Simona Barsotti – secondo la Prefettura non è possibile stanziare più di 500 euro».
La vicenda provoca reazioni contrastanti nel mondo politico. «La protesta dei profughi di Massarosa è il risultato di una scellerata strategia di accoglienza da parte della Regione Toscana». Di questo avviso è Claudio Morgantieuroparlamentare della Lega Nord.
«Fossi nel sindaco di Massarosa, Franco Mungai – asserisce Morganti –, inviterei i profughi a protestare sotto il Palazzo della Regione Toscana visto che è stato il Presidente Rossi a rendersi disponibile ad accogliere i profughi libici, salvo poi lasciarli a carico delle Amministrazioni locali e al proprio destino».

Sulla richiesta dei rifugiati, invece, di ottenere 1500 euro per lasciare la struttura di Ficaia, anziché accettare i 500 euro previsti dal Ministero dell’Interno, Morganti è lapidario: “Molti cittadini – sottolinea l’europarlamentare – sono senza lavoro o in gravi difficoltà economiche e non ricevono certo soldi giornalieri come i 40 euro dati ai libici fino ad ora. Massarosa e la sua Amministrazione hanno già fatto tanto per accogliere i profughi, accettando anche eventuali rischi di disordine come poi si sono effettivamente verificati. I profughi, finita l’accoglienza, devono tornare nel proprio Paese d’origine visto che le guerriglie sono terminate. Ormai, è evidente che la “ricetta Rossi” sull’accoglienza e sull’integrazione è fallita. D’altronde, non è la prima volta che il Presidente si vanta dei propri modelli, salvo poi essere smentito dai fatti: si veda la sanità».

Viceversa si dice vicino alla protesta il gruppo locale di Rifondazione Comunista«Esprimiamo la nostra solidarietà ai rifugiati politici libici – scrivono – che hanno manifestato sotto il comune per rifiutare un accordo che li avrebbe rispediti in libia con 500 euro di “buona uscita”».

Ragazza violentata da immigrato Roma

Stupro viale Marconi: ragazza riconosce aggressore

Aggredita, rapinata e violentata. Vittima dell’incubo una straniera che il giorno dopo, mentre camminava su viale Marconi, ha avvistato il suo aggressore e l’ha immediatamente segnalato ad una volante che passava di li.
La vittima – una prostituta – ha raccontato ai poliziotti che la sera prima, dopo essere stata avvicinata da un giovane straniero, questo le ha chiesto una prestazione sessuale per 30 euro. Dopo aver ricevuto la somma stabilita, l’uomo si è infilato dei guanti in lattice e ha chiesto alla donna di voltarsi. Appena si è voltata, all’improvviso è stata colpita con un pugno che l’ha fatta cadere a terra.
L’uomo, dopo aver estratto un dalla tasca un coltello ha iniziato a minacciarla. Prima le ha rubato 120 euro che aveva addosso e poi, dopo averla spogliata, ha abusato di lei consumando un rapporto sessuale completo. Subito dopo l’aggressore si è dato alla fuga facendo perdere le proprie tracce. Ascoltata la vittima, i poliziotti hanno subito seguito le sue indicazioni cercando così di rintracciare lo straniero. Dopo qualche minuto sono riusciti ad individuarlo mentre stava tentando di scappare e l’hanno così bloccato.
E’ stato perquisito, ed all’interno di uno zainetto, sono stati rinvenuti altri guanti in lattice. L’indiano di 24 anni è stato condotto negli uffici del Commissariato Tor Carbone dove è stato sottoposto a “fermo di indiziato di delitto” per il reato di violenza sessuale e lesioni nonché per rapina aggravata.

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La costringono a prostituirsi per pagare le cure al figlio malato: magistrato li manda ai domiciliari

Intorno alle due della notte scorsa i carabinieri hanno sottoposto a fermo un cittadino albanese di 28 anni e una romena di 20 con l’accusa di estorsione in concorso. Le manette sono scattate a seguito della denuncia di una connazionale della donna che l’ottobre scorso, dopo aver perso il lavoro come governante, ha chiesto aiuto alla conterranea. La 26enne per racimolare i soldi, circa 2mila euro, necessari a coprire le spese per le cure mediche del figlio nel suo paese d’origine, ha accettato anche di battere il marciapiede di via Pistoiese. Ma anche per vendersi c’era una tassa da pagare: cinquanta euro a sera da consegnare alla coppia per prostituirsi. La vittima ha provato a ribellarsi all’imposizione del ‘tributo’ ma è stata minacciata di morte.

A dicembre, racimolata una somma consistente, la donna è rientrata in Romania. Una volta sul posto ha capito che i denari per le cure del figlio non erano ancora abbastanza. Per questo è tornata sulle strade italiane. Ma la coppia aveva alzato la tariffa, il pizzo del marciapiede non era più 50 euro ma il doppio, 100 euro a sera.

La romena ha provato a ribellarsi fino alla notte scorsa quando a seguito di un suo rifiuto è stata portata in auto fino a una zona isolata e poi picchiata. A questo punto la donna ha deciso di chiamare il 112. Alla pattuglia del Radiomobile intervenuta, la 26enne ha raccontato la sua storia fornendo informazioni utili a rintracciare la coppia. Nella casa dell’uomo, in via Lombardia, sono stati sequestrati una pistola a gas e 1400 euro oltre a due coltelli a serramanico trovati a bordo della sua auto. Il PM di turno ha disposto gli arresti domiciliari per la coppia.

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Rubano la cassaforte, arrestata banda di bosniaci e bulgari

I carabinieri di Bressanone e Rio Pusteria hanno bloccato una banda che aveva rubato la cassaforte di una azienda di La Valle.

I ladri si erano introdotti degli uffici della ditta “Decor s.r.l.”, specializzata nella posa di pavimenti e cartongessi, asportando una cassaforte contenente la somma di 7.200 euro. La banda si era allontanata subito dopo a bordo di un’autovettura Bmw con targata bulgara, segnalata da un testimone.

I carabinieri sono riuscito a rintracciare l’auto a Rio Pusteria ed arrestare i ladri, recuperando il bottino.

I carabinieri hanno arrestato in flagranza per furto: Mario Starcevic, 35enne, cittadino bosniaco, in italia senza fissa dimora; · Nebojsa Novic, 31enne, cittadino bosniaco, in italia senza fissa dimora; Yulian Sirilov Shopski, 28enne, cittadino bulgaro, in italia senza fissa dimora; · Milan Jelic, 34enne, cittadino croato, residente a Rio di Pusteria.

LinkArticolo: http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2013/02/02/news/rubano-la-cassaforte-arrestata-banda-di-bosniaci-e-bulgari-1.6459786

Usurai: Zingari sfruttano la crisi per “strozzare” gli Italiani

Hanno prestato soldi a tassi usurai ad un gestore di un distributore di benzina e poi gli hanno portato via l’auto in attesa della restituzione della somma. Per questo, stamattina, tre uomini di Sora, di etnia Rom sono stati arrestati dai carabinieri di Arce. A far scattare le indagini è stata la denuncia presentata dal padre della vittima. I tre, approfittando di un momento di disagio economico momentaneo del giovane hanno prestato la somma di 1.300 euro da restituire in pochi giorni con tassi di interesse usuraio. Poi, con violenza e minacce hanno portato via l’auto della vittima dal valore di molto superiore alla somma prestata. Per questo, stamattina, sono

Quelli che "gli Zingari non sono delinquenti"

stati arrestati con l’accusa di usura, estorsione aggravata e furto in concorso.

http://www.ilpuntoamezzogiorno.it/2012/12/18/soldi-a-strozzo-al-benzinaio-e-gli-portano-via-lauto-tre-rom-in-manette-a-sora/