Tag: avviso

Accolgono in casa immigrato, lui diventa l’aguzzino di un’anziana


Bollate, Estorsione: arrestato un albanese
I Carabinieri della Tenenza di Bollate hanno sottoposto a fermo un cittadino albanese, D.I., classe ’70 per estorsione ai danni di un’anziana donna di 80 anni di Baranzate.

Nel 2006 D.I. era stato accolto dalla donna e dal marito, nella loro abitrazione, per accudire questo ultimo. La coppia, benestante, non aveva fatto mancare nulla all’uomo che però, dopo la morte del marito, aveva cominciato con minacce e violenze a richiedere denaro alla povera donna, fintanto di costringerla a modificare in suo favore il testamento e a vendere un appartamento nel Bergamasco e parte del ricavato, oltre 30mila euro, erano finiti nelle sue tasche.

Mercoledì sera l’epilogo di questa storia, D.I. pretendeva una nuova somma di denaro dalla donna e per convincerla appiccava un incendio all’interno della casa, prontamente spento dall’anziana che pur di scappare all’incubo consegnava al suo aguzzino 3.400 euro.

Nella mattinata di giovedì finalmente la denuncia ai militari di Bollate che hanno diramato le ricerche e individuato il cittadino albanese che aveva ancora in tasca il denaro estoto. Data la gravita’ degli eventi occorsi e anche al fine anche di scongiurare il pericolo, che se rimesso in liberta’, D.I. potesse mettere in atto le proprie minacce di morte nei confronti del propria vittima, questi veniva sottoposto a fermo e dopo gli atti di rito, su conforme avviso del magistrato, condotto presso il carcere di San Vittore.

“Profughi” protestano: «Ci vogliono dare solo 500€, ne vogliamo almeno 1.500»

Professione: "Profughi"


Un gruppo di sedicenti profughi dalla Libia,  sbarcati nell’ormai lontano 2011 a Lampedusa e da allora ospitati nel Comune di Massarosa hanno protestato perché “non soddisfatti” della buonuscita di 500€ che il governo ha gentilmente predisposto per loro. Ne vogliono almeno 1500.
Si tratta di 18 persone di stati come Bangladesh, Nigeria, Senegal. Dal primo marzo la Prefettura ha chiesto loro di liberare gli alloggi, offrendo un contributo una tantum di 500 euro a persona. Da lì nasce un accordo, col Comune di Massarosa, perché l’ente locale aggiungesse alla somma stanziata dalla Prefettura altri 700 euro.«Purtroppo però – spiega l’assessore al sociale del Comune di Massarosa Simona Barsotti – secondo la Prefettura non è possibile stanziare più di 500 euro».
La vicenda provoca reazioni contrastanti nel mondo politico. «La protesta dei profughi di Massarosa è il risultato di una scellerata strategia di accoglienza da parte della Regione Toscana». Di questo avviso è Claudio Morgantieuroparlamentare della Lega Nord.
«Fossi nel sindaco di Massarosa, Franco Mungai – asserisce Morganti –, inviterei i profughi a protestare sotto il Palazzo della Regione Toscana visto che è stato il Presidente Rossi a rendersi disponibile ad accogliere i profughi libici, salvo poi lasciarli a carico delle Amministrazioni locali e al proprio destino».

Sulla richiesta dei rifugiati, invece, di ottenere 1500 euro per lasciare la struttura di Ficaia, anziché accettare i 500 euro previsti dal Ministero dell’Interno, Morganti è lapidario: “Molti cittadini – sottolinea l’europarlamentare – sono senza lavoro o in gravi difficoltà economiche e non ricevono certo soldi giornalieri come i 40 euro dati ai libici fino ad ora. Massarosa e la sua Amministrazione hanno già fatto tanto per accogliere i profughi, accettando anche eventuali rischi di disordine come poi si sono effettivamente verificati. I profughi, finita l’accoglienza, devono tornare nel proprio Paese d’origine visto che le guerriglie sono terminate. Ormai, è evidente che la “ricetta Rossi” sull’accoglienza e sull’integrazione è fallita. D’altronde, non è la prima volta che il Presidente si vanta dei propri modelli, salvo poi essere smentito dai fatti: si veda la sanità».

Viceversa si dice vicino alla protesta il gruppo locale di Rifondazione Comunista«Esprimiamo la nostra solidarietà ai rifugiati politici libici – scrivono – che hanno manifestato sotto il comune per rifiutare un accordo che li avrebbe rispediti in libia con 500 euro di “buona uscita”».