Tag: Questura

Bergamo: immigrato stupra ragazza incinta

Un'altra vittima dell'integrazione

Un’aggressione brutale in strada da parte di uno sconosciuto, uno stupro nel cuore della città, nel salotto di Borgo Santa Caterina, ai danni di una ragazza bergamasca di 24 anni che stava raggiungendo la sua auto parcheggiata, dopo una serata trascorsa al bar con le amiche. È successo nella notte tra giovedì e venerdì scorso, ma la notizia è trapelata soltanto mercoledì 9 gennaio.

Le indagini della squadra mobile della polizia, però, procedono a ritmo serrato e queste sembrano essere ore decisive. Secondo indiscrezioni, infatti, ci sarebbero già dei sospettati, attorno ai quali si starebbe stringendo il cerchio degli investigatori. Giovedì sera la ragazza, residente in un paese della media pianura bergamasca (che omettiamo a tutela della vittima) aveva trascorso la serata nei locali della vivace zona di Borgo Santa Caterina. In particolare, insieme a due amiche, era stata al Bar Divina, che si trova nel primo tratto della via, verso piazzale Oberdan. Il locale chiude alle 2.

Dopo quell’ora, la ragazza ha salutato le amiche e si è avviata a piedi verso la sua auto, che aveva parcheggiato in una strada laterale. Dopo aver svoltato l’angolo, ha imboccato via Alberico da Rosciate, in direzione della questura. A un certo punto è stata affiancata da un’auto, un’utilitaria bianca. Al volante c’era un uomo, a lei sconosciuto, che ha abbassato il finestrino: «Serve un passaggio?», le ha detto. Lei ha rifiutato e ha cercato di tirar dritto per la sua strada. Ma a un certo punto si è sentita afferrare. L’individuo era sceso dalla macchina e le era piombato addosso, all’altezza del parcheggino che si trova proprio di fronte all’ingresso del liceo scientifico Mascheroni. Proprio nel parcheggio si è consumata la violenza.

Dopo averle messo una mano sulla bocca per impedirle di gridare, lo sconosciuto ha trascinato la sua vittima fra le auto in sosta. Poi l’ha sbattuta sul cofano di una macchina parcheggiata, le ha sollevato gli indumenti e strappato le calze. Poi sono cominciati i palpeggiamenti e la violenza.

Nonostante il parcheggio sia attorniato da palazzi abitati, nessuno sembra aver sentito nulla. A un certo punto, forse disturbato dal passaggio di qualcuno, il violentatore ha mollato la sua preda ed è scappato. La ventiquattrenne a quel punto ha chiamato le due amiche, che poco prima aveva salutato al termine della serata al bar. Le ragazze l’hanno raggiunta, trovandola in stato confusionale, in preda a un forte choc. Loro hanno dato l’allarme e, in breve, sul posto sono intervenute un’ambulanza del 118 e le pattuglie della squadra volante della questura (che peraltro dista dal luogo dello stupro solo poche centinaia di metri). La ragazza è stata portata all’ospedale, dove è stata sottoposta alle visite del caso. Non ha riportato ferite gravi, ma lo choc per quanto accadutole è stato molto forte.

Le indagini della squadra mobile sono scattate subito, grazie alle prime sommarie indicazioni fornite dalla vittima. In particolare riguardo all’auto (un’utilitaria bianca) e alla descrizione fisica del violentatore. L’uomo è stato indicato dalla ragazza come giovane, straniero, anche se parlava l’italiano. Non ha usato armi, ma soltanto la forza fisica. Gli inquirenti al momento sembrano puntare molto sui filmati che hanno acquisito da alcune telecamere presenti nella zona di via Borgo Santa Caterina. I video, stando a indiscrezioni, avrebbero già fornito alcune indicazioni preziose.

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/341820_giovane_violentata_in_s._caterina_c_una_pista__caccia_allautore/

Questura, il capo della Mobile va a Napoli: risolse il caso della … – PisaToday


PisaToday

Questura, il capo della Mobile va a Napoli: risolse il caso della
PisaToday
Dopo mesi di indagini, con intercettazioni e filmati (anche del matrimonio rom all'interno del campo) la squadra Mobile raccolse una mole di indizi che fece scattare una raffica di arresti. Annuncio promozionale. "Da allora – dice Testaì – la

Alessandria: immigrato aggredisce sedicenne e tenta stupro

Riccardi si complimenta con il 'migrante'Riccardi si complimenta con il 'migrante'

Tenta di violentare una sedicenne. Arrestato con i pantaloni abbassati

Alessandria – Drammatica serata per due sedicenni alessandrine, aggredite da un immigrato che ha tentato di violentarne una, sbattendola violentemente contro un muro. L’episodio è avvenuto questa notte.

Erano passate le due e mezza, e le ragazze si trovavano a passeggiare in via Dante. A. C, 24 anni dell’Ecuador le avrebbe aggredite, concentrando le attenzioni su una in particolare che ha sbattuto contro un palazzo, intenzionato a stuprarla.

L’amica, seppur spaventata, ha chiamato il 113 che è intervenuto dalla vicina Questura inviando una Volante. Alla vista dei poliziotti il ragazzo ha tentato di scappare, con ancora i pantaloni calati. E’ stato facilmente arrestato per tentata violenza sessuale.

Società multietnica: poliziotto massacrato da Zingari, poi l’ambulanza assalita da Marocchini


VIAGGIO ALLUCINANTE NELL’ITALIA MULTIETNICA: POLIZIOTTO MASSACRATO DAL CLAN DEGLI ZINGARI, L’AMBULANZA POI  VIENE ASSALITA DA BANDA DI IMMIGRATI

ROMA – Gli zigomi rotti, la mascella fratturata in più punti, il naso irriconoscibile, un’orbita oculare sfondata. Un ispettore di polizia che si era fermato per strada per sedare una rissa non scorderà mai il Capodanno del 2013. È accaduto verso le due del mattino di ieri a Marino, quando Antonio De Vincentis, rientrando a casa con la moglie dopo il cenone, ha visto quattro scalmanati che si menavano furiosamente davanti a un ristorante vicino alla «Fontana dei Quattro Mori», uno dei simboli della località dei Castelli. È sceso dalla macchina. Ha detto chi era. Ha cercato di fermarli. Ma è stato investito da una scarica di pugni che lo hanno fatto finire in coma in ospedale.

Tre uomini sono stati portati ieri sera negli uffici della Squadra Mobile, nella sede della Questura a Roma, e sono stati sentiti a lungo sull’aggressione. Sono memmbri del clan zingaro dei Casamonica. Le indagini, iniziate dal commissariato di Marino, diretto da Walter Di Forti, sono andate avanti per tutta la giornata con l’intervento della Polizia Scientifica. I quattro, stando ai testimoni (ce ne sono altri due oltre alla moglie del poliziotto) hanno picchiato a mani nude. Quindi è presumibile che qualcuno porti i segni del pestaggio sulle nocche delle dita. È stato fatto anche un prelievo di Dna.

CIRCONDATI

Stanno creando una società caotica

De Vincentis, 51 anni, di Marino, in servizio al commissariato Viminale, è stato prima soccorso all’ospedale ad Albano e poi trasferito d’urgenza al San Camillo dopo essere stato intubato. I medici lo hanno messo in coma farmacologico in attesa di operarlo. L’ambulanza che lo portava a Roma – coincidenza che dice molto sul clima di certe notti – è stata assalita lungo il percorso da un gruppo di marocchini a loro volta ubriachi. L’automezzo era vicino a viale Trastevere. Uno degli immigrati si sentiva male. «Gli amici ci hanno circondato – ha raccontato il conducente del veicolo – Volevano a tutti i costi che prendessimo a bordo un secondo paziente. Gli abbiamo detto che avremmo chiamato il 118. Niente da fare: quelli hanno sfondato un vetro e il ferito si è pure beccato le schegge addosso. Per fortuna siamo riusciti a ripartire».

L’aggressione al poliziotto è avvenuta all’esterno del ristorante «Il Cappellone». All’interno del locale il cenone stava finendo. Fuori gli scalmanati se le davano come belve. Non è escluso, secondo gli investigatori, che oltre all’alcol ci fosse di mezzo la cocaina. De Vincentis, per anni in servizio a Marino, il paese dove tutt’ora vive, rientrava a casa in macchina dopo aver salutato l’anno nuovo a casa di amici. Ha fatto vedere il distintivo e non è difficile immaginare cosa abbia detto. «Sono un poliziotto: fatela finita». Parole che potevano costargli la vita.

Poliziotto massacrato per sventare una rissaInfoOggitutte le notizie (4) »

Immigrati assaltano questura: Tg3 li difende, rabbia “comprensibile”

I "nuovi italiani"

FALSI PROFUGHI ASSALTANO ARMATI LA QUESTURA DI NAPOLI
ISTRUITI DAI CENTRI SOCIALI SI FANNO ARRESTARE PER NON ESSERE ESPULSI
Infatti, qualora l’esito della loro richiesta di rifugiati politici, dopo essere già stata bocciata una prima volta, venisse, come probabile visto che si tratta di clandestini camuffati da profughi, rigettata anche in appello, gli immigrati sarebbero rimpatriati.
A proposito del fatto che questi clandestini abbiano presentato “appello” al rifiuto di Asilo Politico.
E’ un appello senza senso, visto che gli immigrati in questione non provengono, appunto, da Paesi in guerra. Ma quel ricorso inutile, tanto inutile non è: costa 250 euro a persona. Naturalmente a spese dello Stato: l’immigrato, il profugo, il rifugiato, non ha i soldi neanche per vestirsi, figurarsi se li ha per pagare un avvocato. E così, si attiva il gratuito patrocinio. Se si calcola che tutti gli ospiti dei vari centri fanno domanda per ottenere lo statuto di rifugiato politico, parliamo di centinaia di migliaia di euro ogni mese.
C’è uno studio legale in particolare, al servizio della Domus Caritatis, che si occupa dell’assistenza legale e anche del ricorso per il riconoscimento dello status di rifugiati nel caso in cui venga respinto.
Intanto, per il Tg3 la rabbia dei “poveri profughi” che hanno preso d’assalto la questura di Napoli aggredendo poliziotti e cittadini,  è legittima e comprensibile.

Il Magistrato li libera: la Polizia li arresta di nuovo

In febbraio, il capo della Squadra moblile Gianpaolo Trevisi l’aveva giurata: «Faremo tutto il possibile per riprenderli», aveva detto. E così è stato due giorni prima di lasciare il suo incarico di dirigente della questura per prendere servizio come responsabile della scuola di polizia di Peschiera. Florida, Guciu e Parni Lakatosz di 34, 26 e 43 anni e Maria Kolompa di 44 anni, sono così in carcere a Novara dove sono stati arrestati per cinque furti commessi ai danni di anziani di cui tre a Verona e due tra Imola e Bergamo. Erano già finiti nel mirino della polizia il 15 febbraio scorso quando furono arrestati e poi rilasciati perché secondo i magistrati non c’erano i gravi indizi di colpevolezza. Ora questi elementi a carico della famiglia di rom, originaria della Polonia ma residente a Novara, ci sono tanto da arrivare all’ordinanza di custodia cautelare. Altre indagini sono in corso alla questura di Bologna per stabilire se sono i responsabili di altri colpi commessi sempre ai danni di anziani. I quattro sono stati arrestati sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare del gip Isabella Cesari alla luce delle indagini degli agenti della Mobile, durate otto mesi. «È la mia ultima conferenza stampa», ha commentato ieri Trevisi, «e mi fa piacere concludere l’attività in questura con questa operazione. Ringrazio tutti gli anziani che quando mi incontrano per strada si complimentano per il nostro operato». A Verona i quattro avrebbero commesso tre truffe il 28 dicembre 2011 in via Emo, il 3 gennaio 2012 in via Monreale e alla fine di quello stesso mese in lungadige Sammicheli. Avrebbero poi continuato le loro imprese l’8 febbraio a Imola per finire a Bergamo due giorni dopo. «Che siano stati loro gli autori di queste rapine», ha detto ieri Trevisi, «lo sta a dimostrare che da quando sono stati arrestati la prima volta il 15 febbraio, le truffe agli anziani sono diminuite del 70 per cento in città». Una delle signore, vittima delle truffe, ha riconosciuto due delle persone arrestate proprio grazie ad una foto pubblicata sul nostro giornale. Le indagini della polizia si sono fondate prima di tutto sui tabulati telefonici. Gli inquirenti hanno verificato che al momento delle truffe, le telefonate dei malviventi avvenissero nei luoghi delle rapine. Altri controlli sono stati fatti con le telecamere per verificare se il passaggio dell’auto dei Lakatosz era stato filmato nei momenti dei colpi. Il modus operandi della gang era sempre lo stesso: entravano negli appartamenti degli anziani con una scusa o un centrino da vendere o scrivere un biglietto da lasciare per chi abitava nel condominio che in quel momento non era in casa. E poi rubavano preziosi e soldi. Quando furono arrestati il 15 febbraio, hanno raccontato in questura, hanno minacciato il malocchio agli agenti ma evidentemente non ha avuto alcun effetto.

http://www.larena.it/stories/Home/423020_furti_in_casa_a_5_anzianiin_cella_quattro_nomadi/