Genova, 24 febbraio 2014 – Picchiata e rinchiusa in casa da due anni, liberata dai carabinieri. E’ la storia, accaduta ad Andora (Savona), a T.B., ventiseienne maroccchina. Arrivata in Italia due anni fa con il marito e il fratello, da allora era rinchiusa in casa con il divieto di uscire, ogni sua richiesta veniva annullata con schiaffi e pugni, il suo unico dovere era quello di servire il marito e il fratello, una schiava. Ma la giovane non si è mai data per vinta, all’insaputa dei due uomini ha fotografato quotidianamente i segni e le lesioni sul suo corpo e ieri pomeriggio ha deciso di chiamare i carabinieri e raccontare la sua storia. L’operatore del 112, nonostante il linguaggio appena comprensibile della donna, ha inviato immediatamente un’autoradio dell’aliquota radiomobile. I militari, giunti sul posto, hanno dapprima soccorso T.B., facendola accompagnare all’ospedale e immediatamente dopo hanno intercettato i due uomini e li hanno accompagnati negli uffici della Compagnia Carabinieri di Alassio, per l’identificazione e gli accertamenti del caso. Il capo equipaggio dell’autoradio, conoscendo numerose parole di arabo, ha immediatamente compreso la gravità della situazione.
Ulteriore sviluppo negli accertamenti si è avuto grazie all’intervento di un interprete. Ai militari, la donna, ha consegnato anche una scheda di memoria con tutte le fotografie delle violenze subite. Per il pubblico ministero non ci sono stati dubbi, arresto immediato per lesioni, atti persecutori continuati e sequestro di persona. Oggi il processo in direttissima. La donna si trova in una struttura protetta.(Adnkronos)
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