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Gruppo di ragazze aggredite a sprangate da immigrati

"Profughi"

Avevano appena lasciato la discoteca quando la loro corsa è stata bruscamente interrotta da una banda di stranieri.
Il gruppetto composto da quattro ragazze e un ragazzo di San Donà di Piave aveva passato la serata al locale “Casa di Caccia” e verso le 3, ha deciso di avviarsi verso casa, percorsi pochi metri, allo stop sono stati assaliti da sei nordafricani, uno dei quali armato di un arnese simile a un piede di porco.
Questi ha spalancato la portiera dell’auto dal lato del conducente e ha tentato di trascinarlo fuori, sferrandogli anche alcuni pugni. Ma la cintura di sicurezza, fortunatamente, ha ancorato il giovane al sedile che, a fatica, è riuscito a chiudere la portiera.
L’aggressore però non si è fermato lì e si è avventato con la spranga sul parabrezza, il lunotto e uno dei finestrini dell’auto.
Alla fine i ragazzi, terrorizzati, sono riusciti a chiamare il 112 e a mettersi in salvo.

http://voxnews.info/2012/12/25/monastier-ragazzi-aggrediti-alluscita-dalla-casa-di-caccia/

Venne massacrato a martellate: presi 6 Indiani

I ministri Riccardi e Cancellieri soddisfatti dagli effetti della loro Sanatoria

Lesioni aggravate in concorso. È’ questa l’accusa nei confronti di sei cittadini indiani residenti nel pordenonese, denunciati dai carabinieri di Motta di Livenza dopo il riscontri dell’aggressione subita da un loro connazionale il 27 settembre a Meduna: per il malcapitato un forte trauma cranico e una commozione cerebrale.
Identificati gli autori del brutale pestaggio, con martellate sulla testa, calci e pugni, per un debito di 500 euro.
Non vi erano testimoni: subito dopo l’accaduto gli autori dell’aggressione si erano repentinamente dileguati senza lasciare traccia. Inoltre la vittima, date le condizioni fisiche ed il timore di eventuali ritorsioni, inizialmente non aveva fornito alcuna indicazione in merito.

http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2012/12/25/news/preso-a-martellate-per-debiti-sei-indiani-denunciati-per-lesioni-1.6249804

Brescia-Insegue ladri e ne blocca uno: sono gli Zingari della Cgil

Ha sorpreso tre Zingari nella sua abitazione e li ha inseguiti e ne ha bloccato uno, recuperando anche i gioielli che aveva portato via. E’ accaduto ieri sera a Pedrengo (Bergamo), in via Mayer.

I tre ladri avevano forzato una finestra e rubato dei monili d’oro. Nella fuga sono stati inseguiti e uno dei tre è stato bloccato dal padrone di casa.

Il ladro è uno Zingaro di 52 anni, di Desenzano del Garda ma domiciliato in un campo nomadi di Cazzago San Martino. I carabinieri di Seriate lo hanno poi arrestato per furto.

http://www.bresciatoday.it/cronaca/bergamo-pedrengo-furto-nomadi-via-amyer.html

E’ uno dei campi dove “risiedono”  gli Zingari finanziati dalla Cgil.

Milano: Pestata e stuprata da Romeno

Pisapia saluta le "tradizioni" dei fratelli "migranti"

Milano  – Picchiata e violentata sotto minaccia di un coltello. La violenza è stata denunciata da una donna 44 anni. L’aggressione si è consumata in via San Mamete a Milano.
Intorno alle 24.40 di ieri, la donna ha fermato l’equipaggio di una Volante in transito in piazza Argentina spiegando di essere andata a casa dell’ex, accettando l’invito del 38enne romeno che aveva incontrato intorno alle 13.30 di ieri al mercatino di Cascina Gobba.

Una volta giunti a casa, l’uomo l’avrebbe presa a calci e pugni e minacciandola con un coltellol’avrebbe costretta a dei rapporti sessuali. Sempre secondo il racconto della 44enne, verso le 19.30 i due sarebbero usciti di casa per andare in pizzeria e lei, approfittando di un momento di distrazione dell’uomo, sarebbe fuggita a piedi arrivando in piazza Argentina. Accompagnata in Questura, la donna ha sporto formale denuncia e poi è stata accompagnata alla centro “Soccorso violenza sessuale e domestica della Clinica Mangiagalli. Sul suo racconto sono in corso accertamenti da parte degli investigatori del commissariato Villa Giovanni.
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2012/12/24/821552-milano-aggredita-da-ex–in-via-San-Mamete.shtml

Carabinieri presi in giro dai Magistrati: arrestano pericolosi rapinatori, giudice li libera!

Vietato difendersi

Autori di almeno 5 furti (2 effettivi, 3 tentati). Arrestati dai carabinieri. Giustizia è fatta? Macché. Il giudice decide per la scarcerazione.
È l’esito-beffa di una brillante operazione dei carabinieri di Gradisca. I fatti. Vestivano di nero. E indossavano abbigliamento tecnico: maglie in pile e pantaloni in microfibra, capaci di tenere caldo il corpo e di non limitare i movimenti. Un look da perfetto Diabolik. Ma nonostante la cura per il particolare, due giovani di nazionalità serba sono stati individuati e arrestati pressoché in flagranza di reato dai carabinieri di Gradisca d’Isonzo. Avevano appena rubato oro e contanti in due abitazioni di Cormòns (in via Cellini e Gramsci). Non contenti, avevano tentato di penetrare all’interno di tre altri edifici, in via XXV Aprile, in via Filanda e ancora in via Gramsci. Senza fortuna, però.
Essenziale è stata la segnalazione di un cittadino cormonese. Senza perdere tempo, ha immediatamente allertato i militari dell’Arma. «Correte, ci sono due persone vestite di nero che camminano sui tetti», il tenore della chiamata al 115. I carabinieri, già presenti in forze per i consueti controlli nella zona del Cormonese, si sono fiondati in loco. E nella vicina via Ara Pacis, hanno individuato due persone che corrispondevano perfettamente alle descrizioni. Non opponendo alcuna resistenza, sono stati repentinamente identificati. Si tratta di due serbi di venticinque (Bojan Usjlianin, il suo nome) e di ventisei anni (Nikola Rakocevic). Entrambi alti, atletici, agili. Per la verità i due, visibilmente nervosi dopo aver tentato di sottrarsi alla vista dei militari, hanno provato a giustificare la loro presenza in zona parlando di un appuntamento amoroso con una ragazza cormonese conosciuta su Facebook. Ma sono stati immediatamente smentiti da una perquisizione personale che ha permesso di rinvenire addosso ad uno dei due malviventi cacciaviti utilizzati per commettere le effrazioni e perfettamente compatibili con i segni lasciati sugli infissi. All’interno degli slip dell’altro è stata trovata l’intera refurtiva dei furti appena perpetrati ammontante a ben oltre 5.000 euro in monili in oro e 250 euro in contanti. Entrambi i soggetti, fanno sapere i carabinieri di Gradisca guidati dal capitano Marco Sutto, erano dotati del perfetto “kit” del topo d’appartamento: abiti scuri ed attillati, guanti da giardiniere e torce tascabili. Il controllo sulla vettura da loro utilizzata (una Renault Laguna bianca con targa serba lasciata parcheggiata a circa un chilometro dai luoghi dei furti) ha inoltre evidenziato la presenza di scarpe ed abiti puliti che gli stessi avrebbero utilizzato per cambiarsi dopo il raid ladresco. Viste, quindi, le chiare responsabilità, i due sono stati arrestati e trattenuti nelle camere di sicurezza del comando di Gradisca d’Isonzo per essere sottoposti nel pomeriggio di ieri a giudizio direttissimo. E qui, si è materializzata la beffa: il giudice Luca Marani ha convalidato l’arresto e ha fissato l’udienza per il 29 marzo, disponendo la scarcerazione, nonostante il Pm avesse chiesto la custodia cautelare in carcere in attesa del processo. Sbigottimento fra le parti lese: oltre al danno, hanno dovuto subire la beffa.
Oltre alle responsabilità in merito ai cinque furti e tentati furti, i carabinieri sospettano che i due possano avere commesso anche i furti in abitazione perpetrati nei giorni scorsi nell’ambito della provincia di Gorizia: dal capoluogo, a Ronchi dei Legionari, a Monfalcone, a San Pier d’Isonzo. Troppe le coincidenze nel modus operandi caratterizzato da: private abitazioni e monili in oro quale obiettivo; utilizzo di grossi cacciavite per commettere le effrazioni; l’arco orario orientato verso il tardo pomeriggio.

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Rapimento Calevo: la pista degli “imprenditori” romeni

Europa senza frontiere

La pista più definita al momento è quella che porta alle attività economiche dell’impresario. Il primo indizio è la testimonianza di alcuni artigiani, che avrebbero parlato di un prestito concesso a un’impresa gestita da proprietari di origine romena. Soldi che Calevo, la cui azienda aveva in tutto tre milioni di euro di crediti, avrebbe chiesto con insistenza ai debitori, troppa secondo il testimone: «Gliel’avevo detto che stava tirando troppo la corda». Il secondo porta invece a una grande operazione immobiliare. Un affare in cui Andrea Calevo era stato coinvolto in un primo tempo e da cui poi era uscito, perché non convinto dai alcuni soci. È al vaglio degli esperti del Ris di Parma invece una traccia di dna trovata nella macchina dell’imprenditore.

http://www.ilsecoloxix.it/p/la_spezia/2012/12/24/AP7xVRHE-calevo_sentiti_imprenditori.shtml

Sia d’insegnamento agli imprenditori collaborazionisti con l’invasore.

Pestati da “tassisti” albanesi

“Picchiati e rapinati da tassisti abusivi”. Indaga la Polizia

“Picchiati e rapinati da due tassisti albanesi”. E’ quanto hanno raccontato venerdì sera due giovani turisti macedoni di 21 e 22 anni ad una pattuglia delle Volanti della Questura di Rimini. Gli agenti però hanno dubbi che il fatto sia realmente accaduto: infatti sul corpo dei due stranieri non sono state riscontrate lesioni. I macedoni hanno riferito di essersi imbattuti nella coppia di tassisti abusivi albanesi alla stazione d Rimini
Questi si sarebbero accordati per esser trasportati a San Marino dietro un pagamento di 45 euro. In strada però i due albanesi hanno aggredito i macedoni, prendendoli a pugni e rapinandoli di 1000 euro ed un cellulare, per poi abbandonarli in strada. I turisti hanno raggiunto a piedi il centro di Rimini. In Piazza Tre Martiri hanno trovato una pattuglia delle Volanti, raccontando la rapina. I poliziotti però non hanno trovato lesioni. Sono in corso le indagini per verificare l’attendibilità dell’episodio.

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Nudo e ubriaco brandisce coltellaccio in mezzo alla strada

Nonostante il freddo pungente un uomo, verso le 23 di venerdì, a Spinetta Marengo, si aggirava a torso nudo in preda ai fumi dell’alcol. Era reduce da una violenta lite familiare, come spiegato dalla Polizia, e in mano brandiva un coltello. l’immediato intervento delle forze dell’ordine non ha placato l’alterato marocchino che, alla vista delle divise si è avventato sui poliziotti, cercando di aggredirli con il coltello. L’uomo è stato comunque bloccato e arrestato per “violenza e resistenza a pubblico ufficiale”.   

http://www.radiogold.it/notizie/cronaca/2012/12/24/seminudo-ubriaco-e-con-un-coltello-in-mano-arrestato-48085.html

Pestava la moglie e la costringeva a battere

 

FORLI’ – E’ uscita di casa per denunciare le minacce subìte dal marito, e alla fine ha trovato il coraggio e ha confessato tutto alla Polizia. Venti anni di soprusi, di botte e persino di “prostituzione forzata”. Al centro dei racconti, sempre il marito, un ex operaio 44enne di origine albanese. Secondo la donna, oggi 38enne, da anni residente a Forlì e madre di due figli di cui uno maggiorenne e l’altro di 8 anni, il marito connazionale l’avrebbe costretta tra il 1996 e il 1997 a prostituirsi con gli amici per incassare denaro. In quegli anni, colei che chiameremo Cristina, era arrivata in Italia per vivere insieme al consorte e padre dei suoi figli. All’epoca però era clandestina, e proprio su questa debolezza avrebbe fatto leva l’uomo, al fine di costringerla a vendere il suo corpo.

La donna, nonostante le botte e le umiliazioni, piano piano è riuscita a trovare lavoro come badante di una insegnante forlivese, dove ha imparato la lingua italiana. Finito l’incubo della prostituzione, nascosto ora da una vita apparentemente normale e tranquilla, la vita coniugale della coppia – sempre secondo il racconto di lei confermato da diversi riscontri raccolti dalla polizia – sarebbe proseguita a suon di violente liti, e minacce. Nel ‘curriculum’ delle percosse con ingresso al pronto soccorso, ve n’è una in cui la moglie ha riportato la perforazione di un timpano e vari lividi sul corpo. Eppure fino a poco tempo fa, non aveva mai trovato il coraggio di denunciare tutti quei maltrattamenti. Ad aggravare la situazione, sempre secondo l’accusa, c’era anche il fatto che l’uomo (disoccupato) giocava ai video poker, costringendo dunque la vittima a lavorare per mantenere i suoi vizi.

A spingere un mese fa la donna a varcare la soglia della Questura, è stata una sorta di escalation di violenza da parte del marito, che negli ultimi tempi la costringeva a stare chiusa in casa sotto la minaccia delle percosse. La sezione reati sessuali e contro la persona della Questura di Forlì guidata da Claudio Cagnini, ha condotto una “indagine lampo”. Nel giro di poco sono stati raccolti elementi e riscontri che venerdì hanno spinto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Forlì, Luisa del Bianco (il sostituto procuratore della Repubblica Filippo Santangelo, il magistrato che ha richiesto il provvedimento al gip) a firmare l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di B.A. L’uomo è stato arrestato, mentre la vittima è stata collocata in una struttura protetta con i figli. Per il marito l’accusa è di maltrattamento, mentre per il reato di induzione alla prostituzione riferito a circa venti anni fa, c’è stata la prescrizione prevista dal codice di procedura penale. Per la donna in ogni caso sembra essere finito un incubo durato troppi anni.

 
http://www.romagnanoi.it/news/forlì/739869/Dopo-vent-anni-di-violenze-denuncia-il-marito.html

Romeno gonfia di botte la convivente

Prima Porta: picchia la convivente e la manda all’ospedale

Maltrattamenti, lesioni personali e minaccia aggravata nei confronti della convivente. Queste le accuse che hanno portato i carabinieri della stazione di Prima Porta, a seguito di un intervento per una lite animata in famiglia, ad arrestare un 42enne di nazionalità romena. La donna, vittima delle percosse, è stata trasportata con l’ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea, dove le è stata diagnosticata, una frattura dell’arco laterale della VII^ costa sx con prognosi di giorni 15.

ARMI IN CASA – I militari hanno poi rinvenuto nell’abitazione del predetto una pistola ad aria compressa (marca beretta mod. 92Fdi colore nero) e un coltello da caccia della lunghezza totale di 30 centimetri. Le armi sono state poste sotto sequestro e l’arrestato è stato associato presso la Casa Circondariale di Regina Coeli a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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