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Madre e figlie aggredite e picchiate in casa: per 80€

PESCARA – Tre donne, cioè madre e due figlie, sono state rapinate in casa, ieri sera, a Montesilvano (Pescara), da due stranieri con il volto coperto da passamontagna e con tute scure addosso, uno dei quali armato con pistola.

Il bottino è stato piuttosto magro, per la coppia di malviventi, cioè 80 euro presi da una borsa, ma le tre donne se la sono vista brutta, come hanno riferito successivamente ai carabinieri che si stanno occupando delle indagini, coordinati dal capitano Enzo Marinelli.

Le ricerche dei rapinatori in fuga non hanno avuto esito positivo.

I due malviventi si sono presentati in via Torrente Piomba verso le 22.30, quando una prima donna, 31 anni, stava rientrando a casa, dopo aver lavorato nella tabaccheria di famiglia.

Mentre era sul portoncino della villetta a schiera i rapinatori l’hanno minacciata alle spalle e l’hanno fatta entrare in casa dove c’erano la sorella di 22 anni e la madre di 63.

I malviventi hanno immobilizzato le tre utilizzando fascette da elettricista e la madre è stata anche messa a tacere con del nastro adesivo, che le hanno applicato sulla bocca.

Le sorelle sono state condotte al piano superiore dell’abitazione, in camera da letto. I banditi hanno chiesto che venisse aperta la cassaforte ma le vittime hanno spiegato che non sarebbe stato possibile, considerato che le chiavi della cassetta sono state rubate durante un furto avvenuto in passato.

I malviventi hanno provato a insistere usando le maniere forti e hanno schiaffeggiato le giovani donne, colpendo la giovane in testa con il calcio della pistola e spruzzando dello spray al peperoncino sul volto della più grande.

Mentre la madre della due era sola al piano sottostante è riuscita a liberarsi, ha raggiunto il balcone e ha cominciato a urlare chiedendo aiuto.

A quel punto i due, in difficoltà, sono fuggiti dopo aver prelevato 80 euro da una borsa. Nella corsa hanno perso il caricatore della pistola, lungo la strada, recuperato dai carabinieri che parlano di un’arma a salve.

Le vittime hanno lanciato l’allarme al 112 e le più giovani sono state medicate in ospedale.

Indagini in corso da parte dei militari dell’Arma per rintracciare la coppia, che sarebbe composta da abruzzesi.

Roma: immigrati incendiano Cie e assaltano agenti, Vendola si schiera dalla loro parte!

ROMA –  Violenta rivolta al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, alle porte di Roma, che ospita i clandestini – spesso criminali incalliti – in attesa di essere rimpatriati. Alcuni immigrati sono saliti sul tetto, altri hanno dato fuoco a coperte, materassi e vestiti e si sono asserragliati all’interno. L’incendio ha sprigionato una lunga colonna di fumo nero che ha reso inagibile una parte della struttura.

IMMIGRATI ASSERRAGLIATI – I vigili del fuoco hanno fatto fatica a farsi strada nel Cie per via del fumo. Solo dopo tre ore sono riusciti a spegnere l’incendio. Sul posto anche alcuni contingenti del reparto mobile della Questura e del commissariato di Fiumicino, che hanno tentato una mediazione con gli ospiti. Una funzionaria di polizia si è rotta una mano, ma la frattura non è da attribuire agli immigrati in rivolta.

L'intervento della polizia al Cie di Ponte Galeria (Proto)IL RIFIUTO DEL NIGERIANO – A originare la violenza, secondo la ricostruzione del garante dei detenuti, Angiolo Marroni, è stato «il rifiuto, da parte di un ospite nigeriano del centro, di essere rimpatriato per effetto di un decreto di espulsione. La sua resistenza alle forze dell’ordine ha causato la loro reazione e gli altri nigeriani che hanno assistito alla scena, hanno protestato e messo a ferro e fuoco il settore maschile, causando ingenti danni». I nigeriani sono gli immigrati più presenti al Cie: rappresentano il 40% della popolazione maschile, con 43 ospiti su 132. «Per tutta la durata degli incidenti – prosegue Marroni – gli ospiti delle altre nazionalità sono rimasti alquanto indifferenti all’accaduto. Alla fine il giovane nigeriano,Victor, di 29 anni, non è stato rimpatriato e otto suoi connazionali sono in stato di fermo».

LA TESTIMONIANZA – «I nigeriani sono entrati alle 10 e mezzo nelle celle e ci hanno preso tutti i materassi – racconta Hichar Abdendi, marocchino, da due mesi al Cie -. Si sono ribellati al decreto di espulsione. Ora però non abbiamo più niente nelle celle, tutti i materassi sono andati in fumo. E con i materassi anche le coperte e tutto il resto. La protesta è andata avanti fino alle 13.».

E subito arriva la presa di posizione di Pd-Sel che si schierano con i clandestini violenti

I vigili del fuoco costretti a intervenire per domare l'incendio (Proto)

«STRUTTURE DA CHIUDERE» – Immediate le polemiche: «La rivolta conferma l’emergenza e la drammaticità delle condizioni di detenzione all’interno del Cie di Ponte Galeria – attacca Gianluca Peciola, di Sel -. I centri di identificazione ed espulsione sono disumani luoghi di privazione delle libertà fondamentali. Persone che non hanno commesso alcun reato sono private della libertà personale, solo perché si trovano nel territorio del nostro Paese senza un permesso di soggiorno. Sinistra Ecologia e Libertà continua a battersi perché i Cie vengano chiusi e perché venga riformata la nostra legislazione sull’immigrazione».

 

 

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_febbraio_18/rivolta-cie-ponte-galeria-2114066572602.shtml