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Presa la banda dei delitti in Lomellina

VIGEVANO. Regolamenti di conti fra albanesi per la gestione delle prostitute: nell’arco di un anno, la Lomellina è stata teatro di delitti efferati. Uno degli albanesi arrestati ieri, Elton Duka, 22 anni, residenza a Vigevano, è il fratello di Aurel Duka, uno dei tre killer condannati (34 anni di carcere in tutto) per il delitto della frazione Sforzesca. Dove il 19 maggio 2011 è stato ucciso un albanese 33enne, freddato a colpi di revolver calibro 38 in mezzo alla strada, davanti a un bar. Il 7 gennaio 2012, la serie nera continuava con il delitto del Sayonara, altra brutale esecuzione. Un colpo di pistola a bruciapelo alla testa della vittima, dentro un locale da ballo in riva al Ticino, al bancone del bar. Poi il duplice delitto di corso Pavia, o “delitto della clinica”, datato 17 marzo 2012. Due dei tre presunti assassini, due albanesi, sono stati portati in carcere pochi giorni dopo i fatti, poi si è costituito anche un connazionale. Il 17 maggio 2012, in un fosso viene trovato il cadavere di Amalia Murgu, 25 anni. Una prostituta romena uccisa con due colpi in fronte, almeno uno sparato a bruciapelo con una pistola di grosso calibro. Di nuovo un’esecuzione che si può collegare alle attività dell’organizzazione spazzata via dai carabinieri, che gestiva la prostituzione di strada a Vigevano, in zona Ticino, sulla provinciale 206 fino a Borgo San Siro, e la sera sulla ex statale 596, in direzione Pavia, in particolare fra Garlasco e Gropello. Il “ricambio” in arrivo dalla Romania era frequentissimo, lavoravano una cinquantina di ragazze ogni giorno. E fra le figure di vertice della “cupola” compaiono anche tre donne. Tutte arrestate dai carabinieri che in 15 mesi di indagini hanno fatto 40 perquisizioni domiciliari, e analizzato oltre un milione e 600 mila conversazioni telefoniche intercettate. Di 40 ordini di custodia cautelare per destinatari a piede libero– concessi per 18 rumeni, 8 albanesi, tre egiziani e 11 cittadini italiani – 24 sono custodie cautelari in carcere, 6 agli arresti domiciliari in Italia, e dieci sono state eseguite in Romania. (a.m.)

http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2013/03/08/news/in-cella-anche-il-fratello-del-killer-1.6664870

Racket dei parcheggiatori milionari: “minacciando le donne guadagnano 500€ al giorno”

Sfruttano la "pietà" per arricchirsi

Il problema dei parcheggiatori abusivi in piazza Ebensee è stato riportato all’attenzione del consiglio comunale con una domanda d’attualità presentata dal consigliere dell’Italia dei Valori, e candidato al Parlamento per Rivoluzione Civile, Aurelio Donzella.
“In questo parcheggio – lamenta Donzella – continuano a stazionare gruppi di stranieri, che minacciano le persone che parcheggiano, soprattutto se donne, imponendo loro la consegna almeno di un euro, pena aggressioni o danneggiamento dell’ auto, come già avvenuto e documentato, in caso di mancata corresponsione del cosiddetto obolo. Ribadisco che le vittime di questo stato di cose sono soprattutto donne. Non so perchè le associazioni a tutela dei diritti della donna, non siano ancora intervenute. Sembra che questi malviventi, ne ricavino un volume di circa 500 euro al giorno con il quale riforniscono gli esercizi commerciali di moneta spicciola”.
“L’ assessore Milone – prosegue Donzella – aveva risposto che la società che gestisce i parcheggi si sarebbe fatta carico della sorveglianza, installando anche strumenti di delimitazione di queste aree e pertanto di ingresso, pagamento ed uscita. I protagonisti di questi gravi fatti sono consapevoli dell’ impunità della quale gode chi delinque in Italia, giorni fa sono arrivati anche ad aggredire i poliziotti intervenuti nel suddetto parcheggio, senza di fatto aver subito alcuna sanzione. Forse, come nei film western, tra poco le persone andranno a giro con il cinturone e i due revolver? ”.

http://www.notiziediprato.it/2013/02/piazzale-ebensee-donzella-accusa-i-parcheggiatori-abusivi-guadagnano-fino-a-500-euro-al-giorno-intimidendo-soprattutto-le-donne/

Come si possa sostenere l’immigrazione selvaggia come fa l’ex Idv oggi lista Ingroia, e poi lamentarsi della presenza di questi individui, è cosa che sfugge alla comprensione.

Sgominata gang di Filippini a Milano

Quattro filippini sono stati arrestati in flagranza di reato a Milano dalla polizia per spaccio di shaboo, ovvero la forma più pura della metanfetamina, capace di produrre effetti simili a quelli garantiti dall’ecstasy.

Il primo cittadino di origine filippina, 49enne, è stato arrestato il 28 gennaio in via delle Forze Armate, gli altri tre (di 39, 43 e 49 anni) sono stati fermati invece il 7 febbraio in via Lucca.

Trentadue i grammi di droga sequestrati, per un valore commerciale, come ha riferito il vicequestore aggiunto Daniele Barberi, di circa ventimila euro. Durante le perquisizioni domiciliari sono stati trovati numerosi cellulari, bilancini di precisione, 3mila e 500 euro in contanti, diversi assegni e un revolver 7.65 privo di matricola.

Lo spaccio di shaboo, secondo gli inquirenti, garantisce meno rischi (é una sostanza chimica che si può produrre in loco) e maggiori introiti, ed è riservato soprattutto a cittadini di origine filippina.

Presi i violenti rapinatori con l’accetta: tutti sudamericani

MILANO – Una rapina particolarmente violenta, con i giovani «latinos» scatenati (tra loro anche una ragazza) che entrano e spaccano tutto, tra i clienti terrorizzati. E’ successo il 16 novembre scorso in piazzale Corvetto, e oggi, dopo aver arrestato 10 sudamericani, tutti ragazzi tra i 21 e i 29 anni, la polizia ha reso pubbliche le immagini delle telecamere di sorveglianza, acquisite nel corso delle indagini. Per quell’episodio, avvenuto nel negozio «Valentino Gioielli», la polizia ha fermato una «banda» composta da 10 cittadini cileni, che sono stati individuati dalla Squadra mobile.
SCATENATI – Nel video, tratto dalle telecamere di sicurezza a circuito chiuso della gioielleria, si vede una coppia di giovani, un ragazzo e una ragazza, entrare abbracciati nella gioielleria. La dipendente, dopo aver dato un’occhiata alla coppia, ha premuto il tasto che apre la porta, pensando a normali clienti. Appena dentro, però, i due romantici fidanzatini smettono all’improvviso di amoreggiare e si trasformano in furie scatenate: lui estrae un cuneo che teneva nascosto sotto il cappotto e lo posa sul pavimento per bloccare la porta, lei lo incastra con forti calci. Quindi altri 5 complici appostati fuori entrano di corsa, armati di accette e spranghe, e sotto gli occhi terrorizzati dei presenti spaccano gli espositori a mazzate e calci per appropriarsi dei gioielli.

GLI SPARI – A questo punto il proprietario, che dal piano di sopra ha visto tutto attraverso il monitor interno, decide di intervenire. Afferra il suo revolver calibro 38 e scende con l’arma in pugno. Inutile il primo colpo sparato in aria; ne spara un altro in direzione dei rapinatori, senza colpire nessuno, ma riuscendo a terrorizzarli. La telecamere all’uscita riprende la fuga precipitosa della banda. Le indagini della polizia hanno permesso di identificarli e di arrestarli a Pioltello: sette sono gli esecutori materiali della tentata rapina, gli altri tre facevano da «pali»