Category: EVIDENZA

Africano aggredisce commessi: voleva pantaloni gratis

E’ finito in manette con l’accusa di rapina impropria un 39enne della Sierra Leone che si è reso responsabile di un concitato episodio in via Mazzini. L’uomo è entrato in un negozio d’abbigliamento e ha cercato di impossessarsi di un paio di pantaloni. Scoperto da due commessi, li ha aggrediti per guadagnarsi la fuga. I carabinieri sono giunti sul posto e lo hanno bloccato in flagranza. Il 39enne è stato condotto in cella in attesa del processo per direttissima.

http://parma.repubblica.it/cronaca/2015/02/02/news/aggredisce_commessi_per_un_paio_di_pantaloni_arrestato-106336491/

Aggredita a colpi di tenaglie dall’ex albanese

SAN CASCIANO VAL DI PESA – Colpita al volto dall’ex marito con un paio di tenaglie, mentre era sul posto di lavoro, in un agriturismo alle porte di San Casciano Val di Pesa. Vittima una donna, che ha riportato lesioni giudicate guaribili in 25 giorni.

L’ex marito, un 48enne albanesie, è stato arrestato dalla polizia di Poggibonsi dopo l’intervento al pronto soccorso di Capostaggia dove la donna si era recata per le cure. L’aggressione è avvenuta ieri, domenica 1 febbraio. L’uomo si era appostato dietro a una siepe e all’arrivo dell’ex moglie ha iniziato a picchiarla e a colpirla al volto con un paio di tenaglie minacciandola di morte. Solo dopo le rassicurazioni della donna sul fatto che sarebbero tornati insieme, l’uomo ha placato la sua ira e ha accompagnato la donna al pronto soccorso disfacendosi durante il tragitto delle tenaglie e intimando all’ex moglie di dire ai sanitari che le ferite erano state procurate da un incidente stradale.

Una volta rimasta sola con i medici, la vittima ha però raccontato ciò che era realmente accaduto, chiedendo l’aiuto delle forze dell’ordine. Lo straniero, già destinatario di una misura cautelare che gli impediva di avvicinarsi all’ex moglie, disposta lo scorso novembre in seguito al suo arresto per atti persecutori e violenza sessuale commessi nei confronti della donna, è stato pertanto arrestato e accompagnato al carcere di Santo Spirito a Siena.

http://www.firenzepost.it/2015/02/02/san-casciano-aggredita-a-colpi-di-tenaglie-dallex-marito-luomo-un-albanese-e-stato-arrestato/

Nigeriani sequestrano donna per strada: caricata in auto

Aggrediscono e sequestrano una donna, la caricano in auto, la picchiano e la rapinano della borsa della spesa. Sono tre nigeriani. Due degli aggressori sono stati denunciati, la terza non è stata identificata.

Sono le 13 di venerdì quando al 113 arriva la chiamata di un uomo che in via Bellinato assiste ad una violenta colluttazione tra tre donne di colore: in due picchiano una giovane connazionale e poi la caricano a forza su una Opel Corsa. l testimone indica il numero di targa. Nel frattempo la vittima viene portata in via Casona. Una delle due che l’hanno aggredita chiama il marito, che picchia pure lui la ragazza. Poi i tre le prendono la borsa della spesa che contiene anche il cellulare, denaro, e gli effetti personali. A questo punto la giovane nigeriana, con una vistosa ferita ad un occhio, riesce a scappare all’interno di un vicino supermercato, chiedendo soccorso ad uno dei commessi che chiama il 113.

Mentre una volante presta soccorso alla donna, una seconda rintraccia l’auto del sequestro. Tutti i protagonisti sono nigeriani. L’auto appartiene ad una coppia che vive in via Casona e che viene riconosciuta dalla vittima, in quanto avevano condiviso un appartamento.

Il controllo dell’Opel ha consentito di rinvenire la busta della spesa presa alla vittima. La perquisizione effettuata nei confronti della coppia ha permesso ai poliziotti di ritrovare, addosso alla donna, la tessera sanitaria dell’aggredita.

I due aggressori accompagnati in questura, sono stati fotosegnalati: ha 41 anni, lei 39, entrambi sono incensurati. La coppia, regolarmente residente a Mestre, in via Casona, con due figli minori, è stata denunciata a piede libero per concorso in rapina e lesioni. A carico della moglie anche l’ipotesi di sequestro di persona in concorso con l’altra donna nigeriana, nei confronti della quale la polizia sta effettuando gli accertamenti per giungere alla sua identificazione.

La vittima, che ha 26 anni e vive a Mogliano, è stata trasportata all’ospedale dell’Angelo, dove le hanno riscontrato ferite al volto e al capo, dichiarate guaribili in una decina di giorni. Al vaglio degli inquirenti i motivi che hanno causato l’aggressione nei confronti della giovane nigeriana, che già conosceva la coppia, per aver condiviso la stessa abitazione.

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/02/01/news/aggredita-sequestrata-e-picchiata-per-un-regolamento-di-conti-1.10784704

Banditi speronano auto CC che sparano: gravissimo ladro colpito a testa

ANCONA – E’ stato ferito alla testa da un colpo di pistola sparato da un carabiniere dopo un furto in casa a Castelleone di Suasa e poi abbandonato dai complici. E’ ricoverato in gravissime condizioni a Torrette un ladro – circa 30 anni, dell’Est europeo – che insieme ad altre due persone stava scappando a bordo di un Suv nella campagna di Ostra Vetere.

I carabinieri, intorno alle 20 e 30, stavano accorrendo dopo la segnalazione del furto, quando in contrada Lanternone hanno notato, fermo sul margine della strada, un Suv proprio del tipo segnalato da alcuni testimoni. Due militari si sono avvicinati a piedi, pensando che l’auto fosse stata abbandonata dai ladri, ma all’improvviso il Suv è ripartito tentando di investire i due carabinieri. A questo punto da un’altra vettura dell’Arma è partito un colpo, che ha centrato uno dei ladri all’interno del Suv.

L’auto della banda comunque non si è fermata e solo poco più tardi, grazie alla segnalazione di un’automobilista di passaggio, il Suv è stato rintracciato poco distante dal luogo della sparatoria. Sul sedile posteriore c’era uno dei ladri, ferito alla testa da un proiettile. E nel raggio di pochi chilometri i carabinieri della Compagnia di Senigallia hanno trovato un’altra auto, una Fiat Panda, abbandonata probabilmente dai ladri in fuga prima di scappare a piedi nella campagna.

Il ferito è ricoverato all’ospedale di Torrette. Nella notte va avanti la caccia ai complici.

http://www.corriereadriatico.it/ANCONA/ostra_vetere_spari_colpi_arma_fuoco_ferito_ladro/notizie/1156151.shtml

Morto il 90enne massacrato di botte dalla badante

Piacenza – E’ morto nel corso della notte Sebastiano Trogu, l’uomo di 90 anni che dal 15 novembre scorso era ricoverato in gravissime condizioni dopo essere stato picchiato a sangue dalla sua badante ecuadoriana di 46 anni, Katia Delfina Calderon Poveda, nella sua abitazione di via Dei Ripalta a San Lazzaro. L’uomo, colpito ripetutamente alla testa dalla 46enne, era stato dapprima ricoverato all’ospedale di Piacenza, per poi essere trasferito all’ospedale di Borgonovo dove è spirato questa notte. Sul cadavere dell’uomo sarà effettuata nei prossimi giorni l’autopsia per chiarire con precisione le cause del decesso: dopodiché per la badante 46enne, in carcere alle Novate dal 16 novembre scorso, la situazione potrebbe aggravarsi pesantemente nel caso il capo di imputazione dovesse passare da tentato omicidio a omicidio.
La mattina del 15 novembre, la sudamericana cominciò ad aggredire l’anziano da lei assistito colpendolo ripetutamente con calci n testa. Le urla dell’uomo e il trambusto attirarono nell’appartamento una vicina di casa che fu a sua volta aggredita e leggermente ferita da un vaso di terracotta scagliato dalla 46enne. A quel punto intervenne un secondo vicino di casa, un uomo di origini marocchine che fu ‘accolto’ dalla donna con alcuni frammenti dello stesso vaso impugnati come lame: l’uomo si vide costretto addirittura a difendersi con una scala a pioli, imbracciata per tenere lontana l’ecuadoriana in preda alla follia. Subito dopo intervennero gli uomini della squadra mobile della polizia che bloccarono la badante e chiamarono il 118.
Katia Delfina Calderon Poveda accudiva il 90enne da due anni, un lungo periodo durante il quale non aveva mai dato segni di aggressività o indole violenta, non aveva nemmeno precedenti penali. Eppure quella mattina qualcosa scatenò una follia incontenibile, si parlò anche di motivi legati al lavoro, anche se queste voci non vennero più confermate. Interrogata dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Bersani, la 46enne rispose a tutte le domande mostrandosi fortemente provata per l’accaduto. Per lei ora, come detto, l’accusa potrebbe passare da ‘tentato omicidio’ a ‘omicidio’.

http://www.piacenza24.eu/Cronaca/63718-Picchiato+dalla+badante+nella+sua+casa+di+via+Dei+Ripalta,+morto+il+90enne.html

Potrebbe?

“Sei troppo occidentale”: la pesta, violenta e le rapisce il figlio

Violenta, pesta e perseguita l’ex moglie diventata “occidentale” e “rapisce” il figlio

E’ la mattina del 27 gennaio quando la Squadra Mobile bussa alla sua porta. In mano gli agenti hanno il provvedimento restrittivo emesso dal Gip di Perugia Giangamboni per il 46enne marocchino che da anni perseguita l’ex moglie, in tutti modi immaginabili, perché è diventata “occidentale”. D’ora in poi l’uomo dovrà restare a più di 300 metri dalla donna e dal figlio di sei anni e non potrà in alcun modo comunicare con loro. Sarà seguito a vista dalla Polizia e al primo sgarro ci sono le sbarre di Capanne ad attenderlo.

La storia, più nel dettaglio, è quella di un inferno. Un inferno in cui la 30enne si è trovata a lottare per sé e per il proprio figlio. La verità di questa sconcertante storia viene resa nota, per la prima volta, soltanto nel 2012, quando una giovane donna marocchina di poco più di 30 anni, sposata e madre di un bimbo di 6 anni (allora 4 anni), si rivolge alle forze dell’ordine per sporgere querela contro l’ex marito.
Il racconto della donna è un fiume in piena, un romanzo di episodi di violenza, prevaricazione, minacce, umiliazioni subite e terrore, che l’hanno costretta a chiedere il divorzio.

Secondo la ricostruzione fatta dalla donna, il marito, H.B., quarantaseienne marocchino, si è rivelato violento fin dai primi giorni di matrimonio: un’avventura coniugale fatta di sevizie, continue lesioni e violenze sessuali.
Dopo la decisione, presa con coraggio e determinazione, di procedere contro il marito e di mettere fine alla violenza, i problemi si moltiplicano: il marito, non solo cerca in tutti i modi di opporsi alla separazione ed al divorzio dalla moglie, ma continua a minacciarla, a percuoterla, a violentarla.
L’uomo, non solo non vuole perdere la donna che dice di amare, non solo non sopporta l’idea che la stessa un giorno possa legarsi ad un altro uomo: la sua più grande paura è che l’ex moglie diventi una donna “occidentale”.

Dopo il divorzio, la paura aumenta: l’uomo la segue, la pedina con continui appostamenti, ad ogni utile occasione la insulta in pubblico, la diffama davanti a conoscenti ed al telefono con i familiari della donna in Marocco, le invia centinaia di sms alternando insulti, minacce ed espressioni di profondo odio e rancore a “ti amo” e “mi manchi”, oltre a proposte oscene.

Con chiunque parla della ex moglie come di una poco di buono, in quanto divenuta ormai donna “occidentale” e quindi emancipata, e medita e promette vendetta.
Lo scorso aprile 2014, la giovane mamma dimostra ancora più coraggio: per porre ulteriormente fine a questa tragedia, mette il figlioletto al sicuro affidandolo temporaneamente ai suoi familiari in Marocco, e si rivolge ad un centro antiviolenza che le offre protezione ed ospitalità; inoltre, denuncia nuovamente il suo persecutore. Ma l’uomo non si perde d’animo e l’odio lo porta a farsi sentire ancora: approfitta dell’allontanamento del figlio, minacciando la moglie sul bene più prezioso per lei. In sostanza, le promette che, qualora non avesse ritirato le sue querele contro di lui, egli non avrebbe mai acconsentito a dare il suo consenso al rientro in Italia del bambino.

A questo punto, lo scorso giugno si è presentata in Questura per rimettere la querela contro l’ex marito. Ha scelto di rivedere il figlio, accettando in cambio di continuare a subire. Nel frattempo, ovviamente, gli insulti, le minacce e le violenze non sono mai finite.

Il “mostro”, ad un certo punto, la segue dappertutto. Persino a Roma, al Lago Trasimeno e dovunque lei decida di recarsi per sentirsi più al sicuro. Una sera, di rientro da Roma, la attende alla Stazione, ovviamente per insultarla ed intimorirla, e per aumentare il suo stato di angoscia le mostra un servizio fotografico dettagliato con il quale l’uomo ha documentato tutta la giornata “fuori porta” della ex moglie, che ormai vive da “occidentale”.

Potrebbe interessarti: http://www.perugiatoday.it/cronaca/perugia-persequita-ex-occidentale.html

Ora, la manteniamo noi.

Sposa tunisino: inizia un incubo di violenze

PADOVA – Da marito violento si è trasformato in molestatore seriale. Tanto da costringere l’autorità giudiziaria ad emettere nei suoi confronti un’ordinanza di divieto di avvicinamento alla vittima. H.D., ventottenne operaio tunisino, è stato iscritto sul registro degli indagati con le accuse di maltrattamenti in famiglia e stalking. M.F., ventiseienne padovana, aveva conosciuto il magrebino nell’estate del 2010 durante una vacanza in Tunisia. All’epoca lui lavorava come cameriere in un albergo.

Tra i due era nata una forte simpatia. Avevano iniziato a frequentarsi. Nel luglio 2011 H.D. le aveva formalmente chiesto di sposarlo. Le nozze erano state celebrate in Tunisia l’estate successiva. Poi il giovane si era trasferito a Padova con i genitori, nell’abitazione dei familiari della moglie. (Una famiglia di geni…ndr)

Anni di sofferenze e violenze continue. Minacce e aggressioni proseguite anche dopo la separazione.
Telefonate, sms, messaggi via Facebook e appostamenti sotto casa o nelle vicinanze dei suoi luoghi di lavoro, con urla e scenate. Tutti comportamenti molesti che gli sono costati il divieto di avvicinamento alla ex.

http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/PADOVA/padova_violenza_tunisino_separazione/notizie/1148107.shtml

Intanto però, la demente, ce lo ha portato qui. Insieme con i genitori ai quali paghiamo la pensione sociale.

Banda dell’Est assale casa comandante GDF: coniugi picchiati e sequestrati

ORA, SCHENGEN COMINCIA A ‘COLPIRE’ ANCHE L’ELITE: DOPO LA MOGLIE DEL COMUNISTA MACALUSO, E’ LA VOLTA DEL COMANDANTE DELLA GDF

E’ successo sabato sera all’Infernetto, il quartiere dei vip disteso tra la via Cristoforo Colombo e la Tenuta del Presidente della Repubblica di Castelporziano. Rapinato in casa l’ex comandante generale della Guardia di Finanza ed ex deputato Roberto Speciale nella sua villa all’Infernetto, nei pressi di Ostia. L’ex militare, 72 anni, insieme con la moglie, 68, sono stati assaliti sabato sera da un commando di banditi che li ha attesi nascosti nel buio del giardino al rientro nella loro abitazione.

I malviventi, tutti con il volto coperto da passamontagna e sciarpe, armati di pistola, hanno aggredito Speciale appena sceso dalla macchina, sferrandogli un pugno in pieno volto. Subito dopo la coppia, sotto la minaccia dell’arma, è stata portata all’interno dell’appartamento e immobilizzata con fascette da elettricista legate ai polsi. “Dacci tutti i soldi che hai, tanto non ti mancano” hanno ingiunto gli sconosciuti in un italiano con inflessione esteuropea diretti al padrone di casa che gli ha indicato i cassetti nei quali era conservata una collezione di orologi di lusso.

Dopo aver fatto razzia di tutta l’argenteria, raccolta in diversi sacchi e buste, e presi i costosi orologi, i banditi si sono dileguati avendo però l’accortezza di legare i due coniugi con mezzi meno invasivi delle fascette. Per la fuga i banditi hanno utilizzato la Toyota Rav della signora. Dopo un paio d’ore la coppia è riuscita a liberarsi e a dare l’allarme. Il generale ha riportato una ferita ad un labbro ma non ha richiesto le cure mediche. L’entità del bottino non è ancora stata quantificata ma supererebbe ampiamente i 100mila euro di valore.

http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/rapinato_in_casa_ex_comandante_guardia_finanza_speciale/notizie/1155810.shtml

Da leggere la ridicola frase in neretto del Messaggero…

 


Un gruppo di banditi, armati e a volto coperto si sono introdotti nel suo giardino e hanno atteso che il generale rientrasse. A quel punto li hanno minacciati per farsi aprire la porta e poi li hanno legati e imbavagliati mentre ripulivano l’abitazione da gioielli e argenteria. “Sapevano chi ero, mi chiamavano per nome”, racconta Speciale, “Probabile che qualcuno li abbia informati. In 50 anni di carriera ne ho passate di peggio: sono stato in Afghanistan, nel Kosovo, in Libano. Le ho viste tutte, però questa non l’avevo messa in conto: questo tipo di violenza è indescrivibile”.

Tutto è avvenuto poco dopo le 20 di ieri sera, quando Speciale (71 anni) è tornato a casa e, mentre apriva la porta d’ingresso, è stati aggredito. “All’inizio hotentato di reagire, ma erano in tre con una pistola: una scacciacani probabilmente”, continua il generale, “Mia moglie era in casa. Ci hanno legato polsi e caviglie con delle fascette da elettricista. Prima di andare via ci hanno tolto le fascette e ci hanno legati con le mie cravatte alle poltrone. Mi hanno vuotato casa: hanno preso le medaglie ricevute in 50 anni di carriera, i gioielli di mia moglie, l’argenteria, hanno svuotato la cassaforte, preso 5mila euro che avevo in tasca per pagare delle spese. Hanno riempito la macchina di mia moglie e sono scappati. Pure il cane, un pincher, volevano portare via. Erano ragazzi tra i 20 e i 30 anni molto probabilmente albanesi. Avevano guanti e passamontagna, jeans, scarpe da ginnastica, giubbotto: divisa classica. Il capo, l’unico che parlava, aveva gli occhi azzurri e ci diceva di stare tranquilli altrimenti ci avrebbero fatto male. Io indossavo un anello e la fede, si è preso l’anello e mi ha lasciato la fede“.

Scatta ora l’allarme sicurezza: “In 20 anni che viviamo qui non era successo mai niente”, aggiunge Speciale, “Da due anni stanno iniziando questi furti. Nessuno ha sentito niente, pioveva. La gente la sera ha paura si chiude in casa. Siamo corazzati, ci difendiamo con sbarre, allarmi, ma questi scavalcano e ti aspettano dentro ilgiardino. In casa non avevo armi, ma anche l’avessi avuta non avrei potuto far niente: mi hanno immobilizzato subito”.

Firenze: biblioteca bivacco di clandestini, marocchino accoltella custode

ERA FURIOSO, PERCHE’ LA BICI CHE AVEVA APPENA RUBATO ERA SPARITA

LA MATTINA nei bagni ci vanno i clochard, “si lavano, si svestono e si rivestono”. “A volte cacciano fuori in malo modo gli studenti”. Biblioteca Umanistica di Lettere dell’università. Fuori c’è piazza Brunelleschi che, insieme a Santissima Annunziata, è il dormitorio degli “ultimi”, di chi passa la notte fra i cartoni e qualche coperta. Ci sono anche famiglie rom con bambini, basta aprire uno sportello dei contatori che sta su piazza Brunelleschi e si trovano piccole pentole: “fanno un falò per cucinare”. “Più volte abbiamo sorpreso persone che dormono dentro le aule o in qualche stanza della biblioteca…” racconta una delle dipendenti di quel tesoro librario che da tempo non tiene nemmeno più la conta dei furti. Muri che avrebbero bisogno di una rimbiancata, “il pavimento di una pulita”, dice Cecilia, da 30 anni in questo posto. “Certi libri di valore hanno una tacchetta, ma quando suona l’allarme non c’è nessuno che interviene”. Pare sia una questione di mansioni, nessuno è tenuto a inseguire i presunti ladri prendendosi i relativi rischi, spiegano al front desk. Pare sia anche una “questione di paura “. Biciclette rubate, portafogli sfilati dalle borse qui sono pane quotidiano: “Una sera hanno sfondato una porta per prendere un portafoglio” riferiscono i dipendenti. Uno zaino abbandonato si vede appena al di là del loggiato dei dipartimenti della ex facoltà di Lettere. Fra le bici parcheggiate è stato svuotato e abbandonato.

La sicurezza è sempre stato un tema critico qui. Fino a pochi anni fa c’era il problema dello spaccio, nei bagni morì anche un giovane di overdose. Dopo decine di lettere ai rettori che si sono succeduti, è stato messo un cancello, per un breve periodo sono comparse delle guardie giurate. “Ma ci vuole molto a mettere dei tornelli o degli ingressi con il badge come ci sono in altre sedi universitarie?” chiedono i lavoratori. Michele, addetto di una cooperativa che ha l’appalto delle pulizie, è l’uomo che è stato minacciato prima con il collo di una bottiglia, poi con un trincetto da uno sconosciuto: “Era arrabbiato perché non trovava più la bicicletta – racconta – alcuni studenti gli hanno spiegato che era arrivato il proprietario, ha riconosciuto la bici che gli era stata rubata giorni prima e se l’è ripresa”. L’uomo, un immigrato di nazionalità marocchina, in evidente stato di alterazione e ha cominciato a urlare: “Gli studenti si sono impauriti, io sono intervenuto: ‘lasciali stare’, gli ho detto. E lui: ‘Dammi 150 euro o ti taglio la gola – prosegue Michele – ha preso una bottiglia, l’ha spaccata e ha cercato di tagliarmi davvero la gola, mi sono spostato appena in tempo e sono scappato dentro la biblioteca. Abbiamo chiamato la polizia ma ci hanno detto che non avevano macchine libere. Dopo venti minuti quello è tornato stavolta con un taglierino e sono di nuovo scappato. Stavolta la polizia è arrivata in due minuti e l’ha bloccato. Però lui mi ha detto: ‘qui restano i miei amici, ti accoltelleranno alle spalle’. Adesso ho paura, ho chiesto un’aspettativa alla cooperativa L’Operosa”. Gliel’hanno concessa, ma lui non prenderà lo stipendio. È giusto tutto questo? È normale che all’interno dell’università vengano accettate queste cose?

Il rettore Alberto Tesi corre ai ripari: annuncia il ripristino di un servizio di vigilanza ed esprime solidarietà al lavoratore aggredito. “È un episodio di una gravità assoluta” scrive in una nota, ricorda le tante segnalazioni “alle autorità locali” e spiega che l’ateneo, “consapevole che gli spazi accademici richiedono per loro natura di essere accessibili” ha adottato svariate misure: dal cancello alla chiusura per due anni dell’entrata di piazza Brunelleschi, “alla chiusura anticipata delle strutture per evitare il verificarsi di iniziative non autorizzate”. Quindi fa un appello: “alla sensibilità di tutti i soggetti competenti. Offriamo la nostra disponibilità al confronto perché il problema della sicurezza di studenti, personale universitario e residenti – a cui l’Università da sola non può dare soluzione – venga affrontato in modo deciso e coordinato “.

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2015/01/31/news/aggressione_a_lettere_la_biblioteca_bivacco_di_clochard_e_rom_il_rettore_metteremo_una_vigilanza-106224678/

Scende dal bus, immigrato la stupra: salvata da tassista

Due occhi infuocati la fissavano. Due braccia forti la serravano. E due mani avide la palpeggiavano mentre era distesa a terra, vicino a una aiuola poco distante dall’ingresso del cimitero Vantiniano di via Milano. Inutili le suppliche di lasciarla andare e di non farle del male: l’aggressore, un egiziano di 40 anni che nella serata aveva ecceduto con il bere, voleva avere un rapporto sessuale con lei e ha cercato di strapparle i vestiti, dopo essersi abbassato i pantaloni. Per strada a quell’ora – le 9 di lunedì sera, ma la notizia è stata tenuta celata sino a ieri per ordine della magistratura – non passava nessuno e gli automobilisti in transito per via Milano non potevano sentire le grida e neppure vedere dietro le auto in sosta quel groviglio di corpi. La vittima: una bresciana di 40 anni. Poco prima di essere aggredita alle spalle dall’egiziano, era scesa dal bus per rincasare. Si dirigeva verso corso Garibaldi, quando è stata bloccata alle spalle e gettata a terra. Minuti di terrore che non potrà mai dimenticare. La donna si è difesa gridando, scalciando e morsicando le mani dell’aggressore, che ha reagito minacciandola di morte e graffiandola in volto mentre si rotolavano per terra.

LA VIOLENZA non si è consumata perché un taxista, fermo nel piazzale antistante il camposanto ha udito le grida d’aiuto. Salito in auto, ha percorso alcuni metri e si è avvicinato al luogo dell’aggressione alzando i fari. A quel punto l’egiziano, vistosi scoperto, ha desistito: ha abbandonato la presa e si è nascosto ancora seminudo tra le auto in sosta.
La richiesta di aiuto, arrivata alla questura, ha fatto intervenire un equipaggio della Volante in perlustrazione in via dei Mille. Sono bastate poche parole da parte del taxista e della donna per capire cosa fosse successo. L’egiziano è stato trovato nascosto dietro due auto. Un agente della Volante Carmine gli ha puntato la torchia sul viso e lui si è alzato. La donna lo ha riconosciuto come l’uomo che voleva abusare di lei. La prova schiacciante? I segni dei morsi sulle mani.

L’EGIZIANO, M. E., in Italia da anni ma con un permesso di soggiorno scaduto (quindi clandestino) è persona nota alla polizia per vari precedenti. E’ stato nuovamente arrestato, stavolta per tentata violenza sessuale e lesioni, oltre che per minacce. La quarantenne bresciana è ricorsa alle cure dei medici ed è stata dimessa in serata. Ora avrà bisogno di un supporto psicologico.
L’egiziano si trova nel carcere di Canton Mombello: il gip ha convalidato l’arresto e disposto la permanenza in cella.
Da parte della polizia sono scattate le indagini per stabilire se debbano essere attribuite o meno all’arrestato analoghi episodi. In estate in un paio di occasioni alcune donne sono state aggredite nei giardinetti tra via Nullo e via Milano e diverse sono state le segnalazioni di molestie a sfondo sessuale da parte di stranieri o di tossicodipendenti verso ragazze, ma anche verso donne mature, comprese alcune badanti, che camminavano per via Milano.

http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/1038586_taxista_fa_fallire_una_violenza_sessuale_vicino_al_vantiniano/