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Ora basta: disabile in carrozzina massacrato da Zingaro

Adriano Pimpini vive da anni su una carrozzella

TERAMO. Aggredito, preso a pugni e rapinato sotto casa. La vittima è un disabile: Adriano Pimpini vive da anni su una carrozzella, ora piange mentre racconta la sua notte di terrore. Ha il braccio sinistro fasciato e appeso al collo, la spalla gli fa ancora molto male e gli occhi si bagnano di lacrime mentre contrae il viso per il dolore. Con se aveva 400 euro, la tessera del Postmat e i documenti. E quei soldi gli servivano per aiutare il suo miglior amico, Vincenzo Di Michele, notissimo a Teramo, che in queste ore sta lottando contro la morte in una clinica di Ascoli Piceno da dove sta per essere trasferito a Pisa. I soldi per il viaggio della speranza di Vincenzo sono spariti dopo l’aggressione sotto le palazzine popolari all’ingresso di Teramo. Adriano rivede come in un film di violenza l’auto con quattro persone a bordo che gli taglia la strada mentre con la carrozzella alimentata a batteria sta per arrivare davanti al portone.
Sono le 20,40 di martedì, saluta gli amici del bar Alterego, che gli vogliono bene e gli stanno vicino. Si avvia, piano piano, verso via Longo. Supera ponte San Francesco, gira a destra e si avvicina a casa. Ma all’improvviso spunta l’auto di colore scuro: alla guida c’è un rom che scende e lo aggredisce. Lo colpisce con un pugno alla testa, gli urla parole incomprensibili, gli afferra il braccio e glielo storce.
E’ un uomo in carrozzella, un disabile, la persona che il rom sta massacrando di botte mentre gli altri tre restano immobile nell’auto. «Ho cercato di difendermi, ho provato a sfilarmi la cinta dei pantaloni mentre quell’uomo mi colpiva alla testa», racconta Adriano, « dalla tasca della giubba mi cade qualcosa sulla pedalina della carrozzella: sono i soldi per Vincenzo. Ma in quegli attimi terribili erano l’ultima cosa che pensavo di raccogliere». Adriano deve solo difendersi, ripararsi dall’aggressore che però all’improvviso si allontana ed entra nella casa popolare, come se fosse interessato ad un’altra persona affacciata. Per Adriano sono secondi preziosi da non sprecare.
Con le mani che gli tremano afferra il telefonino e chiama il 112. Riesce a dare l’allarme e sul posto arrivano carabinieri e polizia. Ma l’aggressore fa a tempo a scendere e ad afferrare ancora una volta il disabile per sbattergli la testa al portone di casa. Poi fugge mentre le sirene cominciano a sentirsi in lontananza. Adriano viene soccorso da un’ambulanza del 118 e trasportato all’ospedale dove viene medicato e dimesso. Ora è qui, in piazza Martiri. La carrozzella è rimasta a casa, si è rotta.«Sono un disabile, aiutatemi, ho urlato al telefonino. Polizia e carabinieri sono arrivati in un attimo. Grazie, grazie, grazie» ripete con gli occhi lucidi e il braccio appeso al collo. Chi gli sta accanto gli fa una carezza. E lui piange: è il primo gesto d’amore dopo una notte maledetta di violenza.

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