Genova assediata: prove di Resistenza Nazionale

19-07-2012

GenovaGiulia aveva pensato proprio a tutto, anche al parcheggio. Invece di acquistare un box in un altro caseggiato, era riuscita a trovare un posto macchina proprio sotto casa. Poi è comparso un nuovo locale, l’ex All-In, tutto birra e musica latina e sono iniziati i guai. Percorrere il breve tratto di strada tra il posteggio e il portone del palazzo in cui abita, in via Sampierdarena 40, è diventato un’odissea. Ogni volta che rientra tardi dal lavoro, alle 21 o alle 22, deve fare i conti con decine di persone completamente ubriache.

«Gli sguardi insistenti, i fischi e i pesanti apprezzamenti verbali sono il meno. Il problema è che alcuni si avvicinano, cercano di toccarmi. E fanno lo stesso anche con mia figlia, che ha 15 anni». Giulia, che nella vita fa l’estetista, non sa più cosa fare. In più di un’occasione non le è rimasto altro da fare che farsi scortare dai carabinieri: «Lasciata l’auto in quel posto maledetto vago senza meta in via Sampierdarena o in Lungomare Canepa e aspetto che passi una pattuglia. Poi la fermo e mi faccio accompagnare fino a casa».

In via Sampierdarena anche l’azione più banale, come il ritorno a casa, diventa un calvario. Gli abitanti dei civici 38, 40, 101 e 103 sono esasperati: «Il momento più drammatico è stato quando hanno distrutto il portone del nostro palazzo – dice Duilio Chiapperini, 63 anni, funzionario dell’Università – Le scale dell’edificio venivano usate come toilette. Le prostitute incontravano i clienti davanti alle porte dei nostri appartamenti. Ho scattato io stesso delle fotografie per documentare il degrado: preservativi usati lasciati sui pianerottoli, deiezioni umane solide spiaccicate sulle pareti».

Polizia e carabinieri fanno quello che possono per arrestare la violenza. Ma è un lavoro difficile. Nei mesi scorsi, tanto per fare un esempio, sono stati chiamati davanti all’ex All-In per una gigantesca rissa in cui erano coinvolti due nuclei famigliari latinoamericani. Erano spuntate le lame e qualcuno era rimasto a terra ferito.

Sotto la Lanterna non si vive più, si resiste soltanto: «Combattiamo ogni giorno contro il degrado e la violenza – dicono i residenti dei palazzi adiacenti al locale notturno – Non possiamo mollare: vogliamo riprenderci Sampierdarena. È il nostro quartiere. Purtroppo siamo completamente soli e dobbiamo trovare noi il modo in cui continuare a resistere».

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2012/07/13/APzGKOwC-scortata_rientrare_polizia.shtml

Parole sagge quelle pronunciate dai cittadini. Non bisogna abbandonare il proprio quartiere a causa degli immigrati colonizzatori, sono loro a dover andare via. Questa è la nostra terra, è necessaria la Resistenza Nazionale.

 

Uncategorized

RSS Feed Widget

Lascia un commento