VIGEVANO. «Mi ha strappato dal collo un ricordo preziosissimo, la catenina che portava mio figlio Lele quando è morto». Maria Grazia Trotti, 62 anni, figura simbolo della lotta al racket in Lombardia, presidente dell’associazione Vigevano Libera, è stata scippata l’altra sera a pochi metri dalla sua casa di Cassolnovo, in via IV Novembre.
Nella colluttazione con l’uomo che l’ha aggredita si è fratturata un dito, il mignolo della mano destra: ha una prognosi di 21 giorni. «Ma il dolore vero è la perdita di qualcosa che per me aveva un valore inestimabile e certamente non rivedrò più». Trotti come sempre portava la catenina d’oro appartenuta all’unico figlio, morto 19enne in un incidente stradale. «Aveva incastonato un dentino di Lele e agganciata una medaglietta con la sua foto». Erano le dieci e mezza di sera e stava rientrando a piedi a casa, una villa in una zona semicentrale del paese, quando è stata affiancata da un uomo in bicicletta con un cane di media taglia al guinzaglio. «Sicuramente nordafricano, sui 35 anni, capelli lunghi: sembrava un cittadino qualunque a passeggio. Invece, di punto in bianco ha allungato la mano per strapparmi la catenina».
Trotti ricorda di aver reagito, «come una furia per riprendermi un ricordo tanto caro». Ma lo scippatore «era più alto e forte, è riuscito a scappare con un bottino che gli renderà pochi euro. Per me, invece, è una perdita enorme».
Maria Grazia Trotti spiega di aver gridato, «ma nessuno dei residenti è uscito. Mio marito era in casa, ma c’è troppa distanza dal punto in cui ero e non mi ha sentita». Ha chiamato i carabinieri, «intervenuti immediatamente». Dice ancora la donna, che con la sua denuncia aveva dato il via alle indagini sul clan di usurai Valle: «Spero che quell’uomo sia stato ripreso dalle telecamere anticrimine». L’episodio dell’altra sera «è un’ulteriore beffa per me che ho dedicato buona parte della vita a difendere la legalità. E continuerò a farlo».
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