Dal campo rom gestivano traffico di droga milionario: vite distrutte

18-05-2013

ISERNIA Un sodalizio ben organizzato in grado di gestire lo smercio di crack e kobret a Isernia, allungando i suoi tentacoli fino alla Marsica. Si è chiuso con quattordici condanne in primo grado, il maxi processo scaturito dall’inchiesta «Impero» della Squadra Mobile che, nel gennaio del 2011, portò a galla un giro di spaccio tra Molise e Abruzzo. Garantiva un introito annuale di un milione di euro a tre famiglie rom che vivono tra Isernia e Avezzano, Di Silvio, Morelli e Sarachella. Il verdetto del collegio giudicante, presieduto da Francesco Ferdinandi (con Roberta D’Onofrio e Francesco Iamartino a latere), è arrivato nella tarda serata di giovedì, dopo più di otto ore di camera di consiglio e ha riconosciuto, per la prima volta nel capoluogo pentro, l’associazione a delinquere legata allo spaccio. Le pene vanno da sette a tre anni di reclusione con la condanna al pagamento delle spese processuali di mantenimento in carcere e l’interdizione dai pubblici uffici. Tutti assolti gli altri imputati, una cinquantina di persone tra spacciatori assoldati dai rom per fare rifornimento di droga a Napoli in cambio di qualche dose omaggio e assuntori. I giudici hanno in pratica accolto le richieste della pubblica accusa che, la settimana scorsa, aveva chiesto pene fino a otto anni per i principali indagati.

«Il collegio – ha commentato Fabio Papa – ha recepito integralmente la linea di questo pm, le richieste e le impostazioni giuridiche». Papa si è detto soddisfatto per la conferma del reato di associazione che, con l’applicazione del Comma 6 richiesta dallo stesso pm, ha previsto pene meno severe. I difensori hanno già annunciato ricorso in appello.

«Attendiamo le motivazioni della sentenza – ha commentato l’avvocato Pasquale Colitti, difensore di uno dei principali imputati – vogliamo capire com’è stata riconosciuta l’associazione, sebbene affievolita nei suoi aspetti strutturali organizzativi. Ciò vuol dire che dall’imputazione originaria, che prevedeva ventiquattro anni di reclusione, siamo arrivati a una sentenza che ha condannato fino a sette anni». Le motivazioni della sentenza saranno note tra novanta giorni, ma intanto il processo che si è appena concluso ha fatto emergere un quadro per nulla rassicurante. Al di là dell’immenso mercato dello spaccio, sono le storie che ci sono dietro l’acquisto di ogni singola dose dare un’idea dell’allarme sociale che si sta determinando. Tantissimi i giovani coinvolti, di ogni ceto sociale. Tra loro anche figli di noti professionisti.

«Passano l’intera giornata a trovare il modo per comprarsi la droga. Pensano solo a quello, a reperire soldi – ha ribadito il pm Papa durante la sua requisitoria -, senza soluzione di continuità, rinunciando completamente ad avere una loro vita privata, a fare una vita normale. Per quella dose sono disposti a tutto, anche a derubare i loro stessi familiari o a compiere qualche furto nelle case degli amici. Tutto questo per farsi del male, ogni giorno, con quella droga che prima ti illude e poi ti annienta».

http://www.iltempo.it/molise/2013/05/18/spaccio-di-crack-e-kobret-condannati-in-quattrodici-1.1139694

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