Risvegli: scontri tra “razzisti” di sinistra e immigrati. Non vogliono il centro “profughi” accanto al loro centro sociale

23-09-2012

Ieri sera al numero 33, si inaugurava il l’ennesimo centro gestito da centri sociali e sedicenti profughi, quelli che percepiscono 45€ al giorno più vitto e alloggio a spese nostre.
Insomma, una serata all’insegna del degrado, in un quartiere che il degrado lo conosce già, per merito di loschi individui della ex-sinistra locale, come Tarzan (Andrea Alzetta, il consigliere di “Roma in action”, ndr) o Nunzio D’Erme.
Ovviamente, questo progetto xenofilo ha già incassato il patrocinio del III municipio guidato dai su citati politici, e il sostegno finanziario della sedicente Commissione Diritti Umani del Senato (gli stessi politici che rubano i nostri soldi) e ha coinvolto una rete di associazioni a delinquere, tra cui l’Arci.

Ma, a sorpresa, a sinistra qualcuno si è svegliato.
E la notizia è che i “nemici” del progetto xenofilo sono alcuni frequentatori del numero 32 di via dei Volsci, ovvero una delle culle del “movimento” di sinistra romano, una delle prime occupazioni della capitale.

La situazione a via dei Volsci è cambiata da diversi anni, e la strada non è più uno dei riferimenti principali della sinistra di base. Tuttavia nessuno dei “capi” ha mai ufficialmente preso le distanze e, anzi, alcuni di loro lo frequentano ancora.

Ieri la rissa è scoppiata quando due sudanesi sono arrivati a via dei Volsci con la loro macchina per scaricare le cose necessarie alla festa. “Dal 32 sono usciti un paio di ragazzi, hanno cominciato a dire “che ci fate qui? Ve ne dovete andare”, racconta Sara, una delle donne che lavora al locale. Gli animi si sono riscaldati presto, uno dei ragazzi ha tirato fuori un coltello, e un altro ha preso una pietra. Il tutto condito con epiteti razzisti.
E’ stata avvertita la polizia che poco dopo è arrivata e per tutta la sera ha dovuto perdere tempo a monitorare la situazione presentandosi di tanto in tanto davanti al locale, invece di pensare alla sicurezza dei cittadini romani. Quelli veri.

Ecco le parole della proprietaria del locale dato in uso agli immigrati:

“Ma che devo fare? Ho dato questo locale in concessione gratuita a un bel progetto, un progetto per l’integrazione, per il quartiere – dice con frasi fatte Paola Di Salvo, la xenofila che da nove anni gestisce il locale – e mi devo trovare con due attentati incendiari, avvenuti nelle settimane scorse, e la sera dell’apertura del progetto con una scena di questo tipo? Già ho deciso di chiudere perché da una non faccio cassa, ma questo è troppo”. Come dire: un conto sono i problemi di “ordine pubblico” – compreso un pesante spaccio di sostanze – che hanno certamente reso meno vivibile il quartiere; un conto è che a via dei Volsci non possa aprire un centro sociale gestito da rifugiati politici per problemi di razzismo. Un paradosso. “Non è la prima volta che i ragazzi sudanesi vengono aggrediti – aggiunge Di Salvo – Io ho buoni rapporti con moltissime persone che frequentano il 32, ma c’è anche chi è razzista e violento, ed è insopportabile che tutto ciò venga tollerato”.

Cosa dire ad un’autolesionista che non comprende che, se il suo locale non lavora è proprio grazie al degrado importato nel quartiere dalla presenza di immigrati spacciatori e nullafacenti? Cosa dirle, quando invece di combattere per migliorarlo, partecipa all’aumento del degrado importando nuovi immigrati che si spacciano per “rifugiati”? La follia è incurabile.

Proprietario delle mura del 33 è anche Massimo Gaudioso, di mestiere pseudo-sceneggiatore.
Dietro il progetto portatore di degrado nel quartiere, i soliti Andrea Alzetta e Rino Fabiano – uno dei “capi”, che il 32 lo frequenta ancora.

Insomma, anche i frequentatori dei centri sociali sono “razzisti”, o meglio, forse si sono svegliati. Il contatto diretto con il “migrante” -la “pratica”- ha sconfitto la teoria xenofila e terzomondista.
Un conto è “eccitarsi” parlando di integrazione, altra cosa è praticarla e vivere a contatto con Africani.

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