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Non indossano il burka: il padre le violenta

Violenze e stupri su familiari Arrestato muratore pakistano

Il 53enne riteneva moglie e figli «troppo occidentali» Abusi anche sessuali.

Percosse e violenze, anche di natura sessuale, nei confronti della moglie e dei figli, per imporre i costumi tradizionali della loro terra d’origine. Con questa motivazione, un muratore pakistano di 53 anni che abita sul primo Appennino bolognese, avrebbe soggiogato per anni l’intera famiglia: la moglie, cinque figli (tra cui due minorenni) e la nuora. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri che, al termine di una indagine durata tre mesi, gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiesta dal Pm Simone Purgato, con le accuse di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.

Dagli accertamenti emersi durante le indagini, maltrattamenti e azioni prevaricatorie sarebbero andati avanti da circa sette anni, soprattutto nei confronti delle figure femminili della famiglia. Se non indossavano i costumi ‘tradizionalì, venivano immediatamente accusate di condotte sessuali scandalose e punite con gesti violenti: calci, pugni, bastonate, testate, lanci di scarpe, oltre alle minacce con coltelli da cucina che i conviventi, per timore, avevano iniziato a nascondere. In alcune circostanze, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, ci sarebbero state anche attenzioni morbose verso le figlie,  sfociate tuttavia in rapporti sessuali veri e propri. Per uno dei figli maschi invece, di 14 anni, il comportamento violento del padre consisteva in percosse immotivate e forti limitazioni alle relazioni sociali. Ad aggravare le cose sarebbe stato anche il frequente abuso di alcol. In casa, nascosta sotto il letto dell’uomo, i carabinieri hanno sequestrato una mazza in ferro lunga circa un metro, con alcuni bulloni avvitati all’estremità per aumentarne il potere offensivo. Sarebbe stato lo stesso muratore, al momento dell’arresto eseguito sabato scorso, a giustificare il proprio comportamento come semplice applicazione di «antichi e saggi usi e costumi tradizionali della propria terra di origine».

L’integrazione è un’utopia indesiderabile: stiano nella loro terra d’origine, e mantengano pure i loro “antichi e saggi usi e costumi”. Invece di venire a casa nostra, figliare come conigli, e poi scaricare il mantenimento dei loro figli sulla società ospite.

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2012/17-aprile-2012/violenze-abusi-familiari-arrestato-muratore-pakistano-2004115533641.shtml

Integrazione: Pakistano stupra le figlie perché non indossano il burka

Violenze e stupri su familiari Arrestato muratore pakistano

Il 53enne riteneva moglie e figli «troppo occidentali» Abusi anche sessuali.

Percosse e violenze, anche di natura sessuale, nei confronti della moglie e dei figli, per imporre i costumi tradizionali della loro terra d’origine. Con questa motivazione, un muratore pakistano di 53 anni che abita sul primo Appennino bolognese, avrebbe soggiogato per anni l’intera famiglia: la moglie, cinque figli (tra cui due minorenni) e la nuora. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri che, al termine di una indagine durata tre mesi, gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, chiesta dal Pm Simone Purgato, con le accuse di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.

 Dagli accertamenti emersi durante le indagini, maltrattamenti e azioni prevaricatorie sarebbero andati avanti da circa sette anni, soprattutto nei confronti delle figure femminili della famiglia. Se non indossavano i costumi ‘tradizionalì, venivano immediatamente accusate di condotte sessuali scandalose e punite con gesti violenti: calci, pugni, bastonate, testate, lanci di scarpe, oltre alle minacce con coltelli da cucina che i conviventi, per timore, avevano iniziato a nascondere. In alcune circostanze, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, ci sarebbero state anche attenzioni morbose verso le figlie,  sfociate tuttavia in rapporti sessuali veri e propri. Per uno dei figli maschi invece, di 14 anni, il comportamento violento del padre consisteva in percosse immotivate e forti limitazioni alle relazioni sociali. Ad aggravare le cose sarebbe stato anche il frequente abuso di alcol. In casa, nascosta sotto il letto dell’uomo, i carabinieri hanno sequestrato una mazza in ferro lunga circa un metro, con alcuni bulloni avvitati all’estremità per aumentarne il potere offensivo. Sarebbe stato lo stesso muratore, al momento dell’arresto eseguito sabato scorso, a giustificare il proprio comportamento come semplice applicazione di «antichi e saggi usi e costumi tradizionali della propria terra di origine».

L’integrazione è un’utopia indesiderabile: stiano nella loro terra d’origine, e mantengano pure i loro “antichi e saggi usi e costumi”. Invece di venire a casa nostra, figliare come conigli, e poi scaricare il mantenimento dei loro figli sulla società ospite.

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2012/17-aprile-2012/violenze-abusi-familiari-arrestato-muratore-pakistano-2004115533641.shtml

Roma: notte di paura. Sette rapine con pestaggi e violenze

Immigrati scatenati a Roma: sette rapine in una notte, arrestati

È stata una notte di violenza e paura quella che  hanno messo in piedi ieri quattro giovani ecuadoregni figli di badanti con le loro rapine ed aggressioni. Hanno messo a segno sette rapine in una sola  notte, con metodi violenti, dopo una serata trascorsa in un locale del quartiere  San Lorenzo bevendo birra: loro sono quattro giovanissimi immigrati tra cui tre ventenni e  un minore.

 

PRESO A CALCI E PUGNI – «Sembrava che più che rapinarmi, si divertissero a prendermi a calci – racconta il giovane, a Roma da un anno e mezzo, studente di psicologia alla Lumsa –. Stavo tornando a casa sulla Cassia, quando sono sceso dall’autobus in via Flaminia, al Ministero della Marina, per aspettarne un altro. Quelli sono arrivati con un furgone, due sono scesi e hanno cominciato a colpirmi. “Dacci tutto quello che hai”, hanno gridato mentre mi colpivano a calci e pugni». Prosegue il ragazzo: «Mi hanno strappato l’orologio dal polso (un Omega SpeedMaster) e poi anche la borsa con il portafoglio. Mi hanno rotto un braccio. Gridavo di lasciarmi stare, che tanto gli avrei dato tutto lo stesso, ma loro non mi hanno ascoltato».

Le indagini condotte dagli investigatori del Commissariato Salario  Parioli, guidati dal Dirigente Antonio Pignataro, hanno consentito di  chiudere il cerchio intorno alla ‘baby gang’, ricostruendo tutti i passaggi e le aggressioni  messe a segno quella notte. Le rapine venivano precedute da violente aggressioni che hanno  visto una delle vittime riportare anche la frattura di un braccio. Tra le  vittime anche un diabetico a cui i quattro hanno addirittura sottratto  l’apparecchio per la misurazione del tasso di diabete. I dettagli  dell’operazione saranno illustrati nel corsod i una conferenza stampa che si  terrà alle 11 nella sala Prisco Palumbo della Questura di Roma.

I MAGISTRATI COLPISCONO ANCORA – In tre, tutti maggiorenni, di 20 anni, sono stati condannati a due anni e otto mesi di reclusione e a 800 euro di multa, hanno l’obbligo di dimora, ma sono stati rimessi subito in libertà. L’unico minorenne che si trovava con loro è stato invece soltanto denunciato.

 

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_aprile_17/sette-rapine-presa-babygang-2004107333477.shtml

Potrebbe interessarti: http://www.romatoday.it/cronaca/baby-gang-arresti-rapine-17-aprile-2012.html

Como: stuprata da 3 Africani. Magistrati li liberano!

Sono tre gli iscritti sul registro degli indagati in merito alla tragica violenza sessuale dello scorso 13 marzo avvenuta in via Italia Libera con vittima una 19enne di Como. Si tratta di  tra ventenni africani, uno dei quali tra l’altro sarebbe l’ex fidanzato della giovane. I violentatori risiedono a Como (in due) e a Cucciago. Le indagini sono state seguite dalla squadra Mobile della Questura lariana.

Ulteriori riscontri sono attesi dall’esame del Dna su alcuni indumenti sequestrati. L’aggressione avvenne in una cantina dove la giovane – secondo il suo racconto – fu attirata con l’inganno dal ragazzo che aveva amato (ecco la fine delle “coppie miste”). Poi, dal buio, sarebbero saltati fuori gli altri due aggressori. Per tutti l’accusa è violenza sessuale aggravata.

Nonostante l’efferatezza del crimine,  la Procura,  ha optato per una semplice denuncia, un avviso di garanzia recapitato a piede libero. Perché i tre non sono in carcere? Perché non si è ritenuto di doverli arrestare, di doverne limitare la libertà personale quantomeno in attesa della conclusione dell’indagine? La risposta, colpa in parte delle nefasta sentenza della Consulta e un’altra della Cassazione sugli stupri di gruppo

Ma in questo caso, la procura è, vergognosamente, andata oltre.   Infatti la sentenza della Consulta sul non al carcere preventivo, si applica, a meno che non sussista, una di queste  tre condizioni: dev’esserci un rischio concreto di “reiterazione del reato” – brutto modo per dire che il crimine può essere commesso di nuovo -, deve esserci un pericolo concreto di fuga, deve sussistere il rischio che, restando a piede libero, l’indagato riesca a nascondere le prove.
Senza esprimerci sugli altri, il pericolo di fuga è ovvio per tre stupratori stranieri con parenti all’estero. I magistrati, colpiscono ancora.

http://www.corrieredicomo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=38171:violentata-in-via-italia-libera-indagati-tre-ragazzi-20enni&catid=14:prima-pagina

Roma: chi aggredisce l’immigrata? Un “nuovo italiano”!

[stextbox id=”alert” defcaption=”true”]Ecco uno dei figliocci di Napolitano e dell’abitante di Montecarlo all’opera.
Vogliono dare loro la cittadinanza, così, nelle statistiche, tutti i loro stupri e reati, diverranno per “magia”: crimini commessi da “italiani”.[/stextbox]

Rapina ai danni di una ragazza di colore martedì sera a Boccea. Intorno alle 19.30, i carabinieri della stazione Roma Madonna del Riposo sono intervenuti per bloccare due giovani che avevano aggredito una ragazza congolese per sottrarle il cellulare. In manette sono finiti un 21enne (nato a Roma da genitori tunisini), con precedenti, ed un 27enne romeno già noto alle forze dell’ordine e sottoposto ad arresti domiciliari. Entrambi sono accusati di tentata rapina in concorso, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale.

TENTIVO DI CORRUZIONE – I due malviventi avevano avvicinato una ragazza, originaria del Congo, di 21 anni, mentre camminava lungo via Soriso. Dopo averla bloccata, l’hanno spinta a terra per portarle via il cellulare senza risparmiarle apprezzamenti. Alcuni passanti che avevano assistito alla scena hanno allertato al 112 i Carabinieri che sono giunti in pochi istanti. I rapinatori, alla vista dei militari, si sono scagliati contro di loro nel tentativo di guadagnare la fuga. Vistosi bloccato, poi, il 27enne – fuggito ai domiciliari per reati in materia di droga – ha tentato di offrire una somma di denaro ai carabinieri affinché chiudessero un occhio. Inevitabili, per lui, sono scattate anche le accuse di evasione e tentata corruzione.

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_aprile_11/rapina-ragazza-congolese-2004031637532.shtml

Ecco perché gli immigrati stuprano: credono sia un modo per “sposarsi”

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Sarebbe prudente, studiare le abitudini delle popolazioni che si intende far immigrare a casa propria. Si eviterebbero così, drammatici esiti come la “epidemia di stupri” a cui stiamo assistendo e che vede gli immigrati protagonisti in negativo, con un’incidenza dieci volte superiore agli Italiani.

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Amina aveva 15 anni quando Mustapha, di dieci anni più grande, ha abusato di lei. Inutile la denuncia presentata dal padre Lahcen per “circonvenzione di minore” (secondo i termini della legislazione marocchina), dal momento che l’articolo 475 del Codice penale autorizza l’autore dello stupro a sposare la sua vittima per evitare il giudizio e la condanna.

Una soluzione, in questi casi, sollecitata dai magistrati e accettata dalla famiglia della ragazza, che permette di salvare l’onore (della famiglia) e di sfuggire al biasimo della società.

Concluso l’accordo, grazie alla mediazione del giudice e di una terza famiglia della zona, Lahcen ha acconsentito al matrimonio tra Amina e Mustapha.

Ma la piccola, costretta a trasferirsi dai suoceri, non è riuscita a resistere.

Oltre a dover convivere con il suo carnefice, Amina era sottoposta alle pressioni e agli insulti dei genitori del marito, che la consideravano “una prostituta”, giustificando così il comportamento del figlio e facendo ricadere su di lei la colpa dello stupro.

Dopo aver tentato, inutilmente (secondo il quotidiano al-Massae), di essere riammessa nella casa paterna, la ragazza ha scelto di liberarsi dai vincoli assurdi di una società impregnata di tradizionalismo nell’unico modo rimasto a sua disposizione.

http://www.osservatorioiraq.it/marocco-il-suicidio-di-amina-minorenne-costretta-a-sposare-il-suo-stupratore

Grosseto: immigrato violenta e picchia donna

Grosseto: Violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, lesioni e minacce nei confronti della giovane moglie. Con queste pesanti accuse è finito in manette un operaio agricolo extracomunitario di 38 anni. L’uomo è stato arrestato dalla Squadra Mobile. Un mese fa la moglie è finita in ospedale, vittima dell’ennesimo episodio di violenza. Sono stati i sanitari ad attivare immediatamente il cosiddetto “Codice Rosa”, il percorso a tutela delle donne maltrattate. Ed è scattata così anche l’indagine della Polizia. Secondo quanto emerso, l’uomo avrebbe più volte abusato della ragazza. Secondo una ricostruzione avvalorata da riscontri e testimonianze, il primo episodio di violenza sessuale sarebbe avvenuto nel settembre 2011 in un vigneto nella campagna Maremmana. La donna avrebbe subito altri stupri dietro le intimidazioni dell’uomo, il quale la terrorizzava con pesanti minacce. Le diceva, ad esempio, che avrebbe violentato pure sua sorella minorenne, se avesse parlato. In questo clima di terrore, la giovane avrebbe visto come unica soluzione alla sua triste vicenda quella di unirsi in matrimonio con il suo aggressore, ma la convivenza si sarebbe dimostrata sin da subito insostenibile. E sarebbero proseguite le violenze e le botte, fino a quando, finita al Misericordia, ha deciso di denunciare tutto alla Polizia.
Le indagini sono state coordinate dal Sostituto Procuratore Laura D’Amelio. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Grosseto Valeria Montesarchio, visto i gravi indizi di colpevolezza, ha disposto per lo straniero la misura cautelare in carcere. L’uomo è stato prelevato ieri mattina dagli agenti nella sua casa, in un paese del grossetano, ed arrestato.
Stamani si è tenuto l’interrogatorio di garanzia. L’uomo rimane rinchiuso nel carcere di via Saffi.

http://www.maremmanews.tv/it/index.php?option=com_content&view=article&id=17094:operaio-agricolo-arrestato-per-stupro-e-maltrattamenti-in-famiglia&catid=42:cronoca&Itemid=54

Gb: islamico rapisce e violenta 4 donne, perché in giro di sera.

Un uomo musulmano che ha violentato delle donne per “dare loro una lezione” per essere in strada di notte è stato imprigionato a tempo indeterminato oggi a causa del pericolo che pone alle donne.
Sunny Islam (nomen omen), 23 anni, che proviene da una famiglia musulmana rigorosa, ha trascinato le sue vittime terrorizzati — tra cui una 15enne — dalla strada e trattenuto, legato e aggredito durante un regno del terrore durato due mesi.
La Polizia teme che l’Islam può averne violentate molte di più.
Tre degli assalti ebbero luogo vicino alla sua casa a Barking, est di Londra, mentre un quarto si è verificato nella vicina Forest Gate.
Il Giudice Patricia Lees, che lo ha condannato a un minimo di 11 anni, ha detto: “il danno che avete fatto alle vostre vittime è incalcolabile.
La natura e la portata di questi reati mi porta alla conclusione che lei rappresenta un pericolo estremo e continuo per le donne, in particolare quelle fuori di notte
.”
Fu rintracciato attraverso il numero di targa della vettura della sua ragazza, dopo aver rapito e violentatola 15enne nel settembre 2010.
La afferrò da dietro mentre camminava verso casa con un amico, la rinchiuse nel bagagliaio minacciandola con un coltello, prima di guidare in un posto appartato dove la violentò due volte nonostante la sua rivendicazione di avere 11 anni.
Il giudice ha detto: “lei ha detto che doveva “darle una lezione”, e ad altre donne diceva cose simili.
‘ Quelle parole sono un atto d’accusa agghiacciante del suo atteggiamento molto preoccupante per tutte queste vittime.
‘ Per lei, le donne fuori di notte non sono meritevoli di rispetto o protezione.
‘ Non ho alcun dubbio che era fuori quella notte alla ricerca di una vittima, come in ciascuna di queste occasioni.

L’adolescente, che temeva che lui l’avrebbe uccisa, era in tribunale.
In una dichiarazione di impatto la vittima alla Corte, ha detto: “nessuno capirà mai i miei ricordi di quella sera — sono così reali. Di notte, io sono nel mio letto, ma è come se fossi lì”
«È come uno schermo nella mia mente costringendomi a rivivere quella notte ancora e ancora.
“La gente dirà che il tempo guarirà, ma penso che il tempo mi ha aiutato a accettare la verità — che non sarà mai sfuggire quello che è successo a me.”
Dopo il suo arresto, il DNA dell’Islam è stato collegato con tre altri attacchi vicino a casa sua a Barking, il procuratore Sara Lawson ha detto.
Il giudice ha detto che l’8 luglio 2010 lo stupratore islamico ha sottoposto una prostituta di 20 anni ai ‘suoi stupri’ , legandola e ripetutamente colpendola in faccia.
Ha detto: «egli mi ha trattato come un animale e mi ha fatto sentire inutile — ho pensato che stavo per morire. ”
Sei giorni dopo, di Forest Gate, ha colpito ancora su una 28enne quando l’ha trascinato nella sua auto e costretta a commettere un atto sessuale.
Riuscì a fuggire a calci fuori dalla finestra posteriore della sua auto non ostante la stesse strozzando.
La sua quarta vittima, violentata e picchiata anche lei nel mese di settembre, non si è fatta avanti fino a quando la polizia ha trovato il suo sangue nella parte posteriore della macchina del violentatore, in un coltello che questi usava per minacciare le sue vittime.
Sunny Islam, che ha detto alla giuria di essere un musulmano praticante, è stato condannato per sette accuse di stupro, uno di violenza sessuale e una di rapimento.
Sua madre, in abito religioso, seduta con la testa coperta ha pianto come suo figlio è stato imprigionato.

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2091669/Sunny-Islam-Strict-Muslim-raped-4-women-knifepoint-punish-them.html

Pakistan: violenze su bimbi,pulizia etnico-religiosa

Ogni popolo dovrebbe avere una terra dove esprimere la sua identità: nessun Imam e Islamico in Europa, nessun missionario nelle terre islamiche. Siamo contrari all’esportazione di culture estranee e al loro trapianto in terre inadatte, perché il melting pot, non solo etnico, ma anche culturale e religioso, genera conflitto.
Come si può permettere la costruzione di Moschee in Italia, e l’arrivo di milioni di Islamici, senza essere complici dei futuri massacri che commetteranno?

Stupri e torture ai bambini, estorsioni alle famiglie, abusi e violenze che avvengono nel silenzio e nel terrore delle vittime: è quanto accade alla comunità cristiana di alcuni quartieri suburbani della metropoli Karachi, la maggiore città del Pakistan meridionale, capitale del provincia del Sindh, riferisce l’agenzia vaticana Fides oggi. La denuncia choc viene da Michael Javed, parlamentare cattolico attivo in Sindh. Javed ha lanciato l’ allarme spiegando che i cristiani dei quartieri Essa Nagri, Ayub Goth e Bhittaiabad da mesi sono vittime di indicibili violenze, perpetrate da membri di movimenti politici a forte connotazione etnica e islamica, come i pashtun. Le famiglie cristiane vivono un calvario ma «la gente non denuncia gli abusi per timore di ritorsioni». Solo nel mese scorso, racconta Javed, «abbiamo registrato 15 casi di stupro». In Essa Nagri esistono autentiche «celle di tortura» dove vengono confinati e stuprati bambini e bambine cristiane. «Per loro – aggiunge – si chiede un riscatto fino a 100.000 rupie e se le famiglie non possono pagare, i piccoli vengono torturati fino a diventare irriconoscibili». Come risultato di tali violenze, negli ultimi sei mesi, numerose famiglie hanno preferito lasciare Karachi. «Il fine di tali violenze – prosegue la testimonianza – è eliminare la presenza cristiana dalla zona, una sorta di pulizia etnica: siamo considerati schiavi, indegni di calpestare il suolo pakistano». […]