I Terroristi difendono gli immigrati

13-06-2012

TORINO – Un marocchino di 34 anni ruba una bici del To-bike Sharing e «buca» un semaforo rosso. Una volante del 113 lo intercetta, per caso, e gli agenti tentano di fermarlo. Lui fugge a piedi verso via Aosta. Si infila nel portone del civico 47. Dal lato via Monterosa, ci sono un gruppo di anarco-insurrezionalisti; hanno occupato da qualche giorno un appartamento vuoto, l’ennesimo tentativo di crearsi un qualche favore tra i residenti, soprattutto i più disperati. Quando i poliziotti entrano nel cortile se li trovano di fronte. Cercano di bloccarli e chiudono una porta con un lucchetto e così il marocchino riesce a raggiungere un sottotetto.
Aggrediscono i poliziotti, che chiamano rinforzi. Arrivano altre volanti e le pattuglie della Digos. Sono momenti di tensione, con gli agenti rimasti isolati, circondati dagli anarchici che subito «convocano» altri soggetti della stessa area. Passano alcuni minuti. Due agenti restano lievemente feriti; poi la polizia riprende il controllo: dieci anarchici vengono fermati e identificati, mentre gli altri fuggono verso i loro rifugi, tra Porta Palazzo e Barriera Milano, lasciando gli amici nei guai. Due vengono denunciati per resistenza, lesioni e violenza privata, altri due per resistenza e lesioni, gli ultimi sei per resistenza. Alcuni sono stati già denunciati per altri episodi di violenza politica. Uno è di nazionalità francese, poi cuneesi, uno di Mantova, uno di Milano, gli altri sono di Torino. I soliti, tutti conosciuti dalla Digos, abituali protagonisti di scontri di piazza in città e altrove, laddove c’è un conflitto qualsiasi, su un qualsiasi tema o un qualsiasi «No».
Il marocchino, privo di documenti, s’è intanto barricato in una soffitta. I poliziotti sfondano la porta, mentre i colleghi tengono sotto controllo il gruppo di antagonisti, intanto i residenti si chiudono nelle case, in preda alla paura. Il marocchino viene fermato e arrestato per resistenza e ricettazione della bicicletta, i «difensori» finalmente bloccati e identificati uno per uno. Le indagini continuano per controllare altre persone che frequentano la casa «occupata», le cui imprese venivano puntualmente raccontate persino su Facebook da elementi della stessa area politica. Impedire gli sfratti e azioni violente contro le forze dell’ordine: sono le nuove parole d’ordine dei militanti nerovestiti. Nei giorni scorsi la campagna che ha lo scopo di ottenere «consenso tra i cittadini» fa registrare una serie di episodi preoccupanti. Gli anarchici, sui loro siti, pubblicano i nomi degli ufficiali giudiziari che hanno il compito di eseguire gli sfratti e, dal 7 giugno, anche i dati dei fabbri che vengono convocati per aprire le serrature. Minacciose scritte sui muri a lettere cubitali: «Il fabbro di via X numero X sfrutta i poveri del quartiere…».
Spesso vengono resi pubblici anche i dati dei proprietari o pubblicate le foto di poliziotti e carabinieri, video ripresi – ossessivamente – durante le operazioni di ordine pubblico. Una parte dei soggetti segnalati in via Aosta hanno partecipato, il 7 maggio, al raid vandalico contro una sede di un’organizzazione giovanile del centro-destra, in via Montanaro, attaccata più volte. Scritte sui muri promettono «morte» ai nemici politici, come negli anni 70. Infine, sulle serrande chiuse: «Fascisti, andate via con le vostre gambe».

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/458162/

Questi “anarchici” dei miei stivali. Mosche cocchiere del Sistema che ancora pensano al fascismo e ragionano con un metro di giudizio antidiluviano. Difendono i ladri immigrati, gli stessi che colpiscono non certo i ricchi, ma i cittadini comuni, anzi, quelli più deboli delle periferie degradate.

Ma vallo a spiegare a dei ricchi e sciocchi figli di papà che giocano a fare i rivoluzionari.

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