Botte tra profughi e lancio di piatti per partita a carte

19-06-2015

SOSPIROLO. Botte tra profughi: un pugno sul naso all’uno e un piatto in faccia all’altro. Il primo episodio durante una partita a carte e il secondo il giorno dopo, all’ora di pranzo. Tutto in un albergo ristorante di Rosolin di Sospirolo, che quattro anni fa era gestito da una famiglia di brasiliani e aveva una convenzione con la prefettura per l’ospitalità dei migranti.

Il 28 novembre 2011 scoppia improvvisamente un litigio, mentre i due stanno ingannando il tempo, che non passa mai, con un gioco di carte. Nessuno è in grado di dire né a cosa stessero giocando né il motivo del diverbio, fatto sta che il più anziano Hassan sferra un pugno al più giovane Idriss, rompendogli il setto nasale. L’uomo sanguina, il figlio del gestore chiama il 113 della questura. La pattuglia di servizio arriva velocemente, anche per evitare che la situazione degeneri. L’ambulanza accompagnerà Idriss al pronto soccorso dell’ospedale San Martino, dove i medici gli diagnosticheranno la rottura delle ossa del naso per una prognosi totale di una trentina di giorni.

La vendetta scatterà puntuale: il giorno dopo sono tutti a tavola, quando la vittima della prima aggressione spacca un piatto e lo tira all’imputato, colpendolo alla fronte e provocandogli una ferita lacero-contusa. L’altra differenza è che il primo ferito ha presentato una querela, mentre il secondo non l’ha fatto e si ritrova nel ruolo di imputato per lesioni personali. Il giudice Domenico Riposati e il pubblico ministero Paolo Sartorello hanno ascoltato padre e figlio che gestivano il locale ed è stato il secondo a chiarire maggiormente la vicenda, essendo stato presente. Detto che l’imputato aveva ammesso di aver fatto partire un diretto al naso, Sartorello ha chiesto una condanna a sei mesi di reclusione. La difesa Elisabetta Bolzan (in sostituzione di Luciano Licini) ha ritenuto le deposizioni insufficienti a dimostrare qualsiasi reato, puntando di conseguenza sull’assoluzione per non aver commesso il fatto o perché non costituisce reato o ancora perché il fatto non sussiste. In subordine il minimo della pena.
Il giudice Riposati ha dimezzato la pena richiesta dall’accusa, arrivando a tre mesi, ma con la sospensione condizionale.

http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2015/06/19/news/botte-tra-profughi-che-giocano-a-carte-al-tavolo-dell-albergo-1.11638066

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Belluno, EVIDENZA

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