Le manette ai polsi dell’immigrato sono state l’ultimo capitolo di un dramma iniziato nell’ottobre del 2010, quando lui la adesca in chat. Allora la piccola ha 11 anni, un’età innocente che le impedisce di distinguere il bene dal male. L’uomo sembra rassicurante, ha un linguaggio semplice che gli permette di abbattere in pochi istanti le sue deboli difese. L’orco la «aggancia» all’uscita della scuola. Comincia così il dramma della bambina, incapace di sottrarsi alle violenze.
I due si vedono spesso, sempre in posti appartati, lontani da sguardi che potrebbero svelare le perversioni del bosniaco. Che non si ferma di fronte a nulla: la convince anche a posare per lui, con foto da scambiare poi con il cellulare. Le violenze toccano l’apice quando lei, all’età di dodici anni, resta incinta: rivela ai genitori la sua situazione ma omette di dire chi è il responsabile delle terribile e precoce maternità. Inizialmente sostiene che è stato un coetaneo. I genitori le credono e viene fatta abortire.
L’orco pare si fosse convinto di averla fatta franca. Mededovic insiste, come se niente fosse. E riprende a frequentare la bambina, finche la vicenda non viene smascherata dal un testimone, rimasto anonimo. «Ha bisogno di essere assistito per imparare a capire le differenze affettive tra un rapporto con una donna ed una relazione con una bambina», ha sottolineato dopo la sentenza il difensore, Luca Guerra. Che ha aggiunto: «Sulla modalità delle violenza, secondo me non è stata raggiunta la prova». E il legale dei genitori della piccola vittima, Monica Nassisi: «Lei ha rimosso del tutto il dramma. Spero dimentichi per sempre…».
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_novembre_29/20121129ROM06_13-2112931809201.shtml
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