Segregata in un motel abbandonato nei pressi di Lama. Giorni passati nella paura, nell’orrore sin quando sono arrivati i carabinieri a salvarla. Si è concluso con l’intervento dei militari dell’Arma di Taranto l’incubo di una ragazza rumena, appena 18enne, madre di un bambino in tenerissima età, affidato alle cure dei nonni, che era stata segregata in un ex motel diroccato, picchiata, violentata, più volte al giorno, e costretta, da un suo connazionale, a prostituirsi alla periferia del capoluogo ionico. L’aguzzino, Pandel Laurentiu Constantin, 30 anni, in Italia senza una dimora stabile, pluripregiudicato, è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria dai militari della Stazione di Taranto Centro, coadiuvati dai colleghi del Nucleo Operativo e Radiomobile, con accuse gravissime: sequestro di persona, riduzione in schiavitù, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione. La vittima è stata subito trasferita in una località protetta, in cui sono garantiti l’anonimato e la riservatezza ( a spese nostre). A sua disposizione un’equipe di volontari e professionisti disposti ad aiutarla nel suo percorso verso una vita serena e dignitosa (sempre a spese nostre invece di farle fare il “percorso” in Romania).
L’uomo aveva convinto la donna a seguirlo in Italia con il miraggio di un lavoro ben retribuito. Ragazza madre da poco più di un anno, avrebbe utilizzato quei soldi per garantire un futuro migliore al proprio piccolo. Condotta a Policoro, in provincia di Matera e, successivamente a Taranto, per farle perdere l’orientamento ed evitarne la fuga, la donna, secondo quanto ha riferito ai carabinieri, sarebbe stata trattenuta, contro la propria volontà, in due immobili abbandonati, costretta a vivere mezza nuda, tra la sporcizia ed i rifiuti, e a dormire su un materasso sporco. Qui, hanno ricostruito i militari, il suo carceriere ha più volte abusato sessualmente di lei, costringendola ad avere rapporti anche con altre persone. Una segnalazione anonima giunta al 112, ha permesso all’Arma di organizzare servizi antiprostituzione sul territorio che hanno portato alla liberazione della ragazza ed al fermo del suo presunto aguzzino dopo un vano tentativo di fuga all’estero.
Una realtà tragica quella romena dove la violenza ha un ruolo purtroppo predominante. Ogni due minuti in Romania una donna viene picchiata. Queste le statistiche (elaborazione Osservatorio Balcani) di una società dove la violenza si impara innanzitutto in famiglia e dove la prima causa di atteggiamenti violenti è rappresentata dall’alcolismo. La violenza in famiglia, secondo varie Ong che si occupano del problema, non conosce differenze di classe sociale, visto che le donne sono aggredite, picchiate e umiliate al di là dello status socio-economico e culturale. Alle radici della violenza, infatti, c’è spesso un problema di autorità e esercizio del controllo. Un sondaggio di qualche anno fa rivelava che gli uomini diventano violenti dopo cinque anni di matrimonio, mentre nel 16% dei casi i primi casi di violenza compaiono addirittura prima del matrimonio. Il 26% delle donne non prendeva alcuna misura contro il marito violento, il 17% si limitava a sperare in un futuro miglioramento della situazione, mentre il 14% delle intervistate dichiarava di essere ancora innamorata dell’aggressore.
http://www.corrieredelgiorno.com/2012/11/03/rumena-18nne-venduta-in-un-ex-motel-66444/
E noi continuiamo a farli venire, nel silenzio assordante delle associazioni contro la violenza. Se non ora, quando?
E poi smettiamo di “santificare” le “povere ragazze romene in cerca di un futuro migliore”, sanno benissimo che le porteranno a battere, certo non immaginando il totale degrado morale dei loro connazionali che le pestano a sangue e le vendono all’asta. Ormai sono anni che accade, le cronache sono piene di queste storie, potevano cadere in inganno le prima, ora no.
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