Immigrati scatenati a Roma: nuova violenza

01-07-2012

ROMA – Tornava a casa tranquilla, nella città più vuota di questi giorni. Aveva appena posato quella bici che usa per spostarsi per Roma quando un uomo l’ha aggredita, cercando di rapinarla nell’androne di casa. Era l’una di notte. La donna, una tedesca di32 anni che vive nella capitale, rientrava in largo Francesco Anzani 19, alle spalle di Porta Portese. Quegli attimi di terrore in balìa del balordo li ha ancora davanti agli occhi.

La rabbia e la paura le impediscono di sfogarsi. «Ero davanti al mio portone di casa, quando un uomo, cingalese mi si è avvicinato – ha raccontato la donna, che ha sporto denuncia al commissariato Monteverde – Aveva un coltello, minacciandomi è riuscito a spingermi dentro il portone. Ha iniziato a toccarmi, sempre puntandomi il coltello alla gola».

Un incubo, per la trentaduenne tedesca, viso acqua e sapone, occhi chiari, capelli castani. Nonostante lo choc che la bloccava, è riuscita a urlare. «Ho gridato, chiesto aiuto, mi sono divincolata mentre tentava di portarmi via la borsa». A quel punto il suo aggressore ha scelto la fuga. E’ scappato lungo viale Trastevere, lasciando la sua vittima frastornata. Il giorno dopo nel luogo dove quell’uomo ha tentato di violentarla, nessuno ha visto e sentito niente. Largo Francesco Anzani 19 è deserto: davanti banche e uffici, dentro un lungo viale ornato di ortensie di sei palazzine, dove molti appartamenti sono affittati a stranieri, c’è anche un bed&breakfast.

«Ma sul serio? – arriva una signora – Ero sveglia a quell’ora e non ho sentito niente». Come dice di non essersi accorto di nulla, né che qualcuno l’ha avvertito di quanto accaduto, il portiere. Qualcuno stava lavorando davanti al suo computer, qualcun altro era barricato in casa al fresco dei condizionatori. «Forse è per questo che non ho ascoltato le grida d’aiuto. Ma ora ho paura, voglio capire che è successo», commenta un’altra signora mentre rientra accaldata. Ecco una giovane donna, anche lei va verso la stanza dove si depositano le biciclette.

Sta andando al lavoro. «Un negozio di scarpe in centro, aperto fino a tardi – dice in sella alla sua bicicletta – anche io rientro a quell’ora, poteva succedere a me. Finora non è mai accaduto niente».
Il tentativo di violenza avvenuto l’altra notte, segue di pochi giorni quello subìto da una specializzanda del Policlinico Umberto I: la donna era entrata nel laboratorio al piano sotterraneo che usano come spogliatoio per indossare la divisa, quando un etiope l’ha aggredita, gettata a terra, cercato di violentare. Anche ha reagito, lottato, si è dimenata. E’ riuscita a prendere il telefono in mano, farlo squillare chiamando un’amica, ha urlato.

L’uomo è scappato con il suo cellulare e le chiavi dello spogliatoio. Due giorni dopo è tornato, a cercarla, o forse a rubare. I colleghi l’hanno riconosciuto, ora è in arresto. Un altro tentativo di violenza è avvenuto l’11 giugno in Caffarella. Vittima stavolta una ventitreenne israeliana che stava facendo jogging verso le otto di sera. Un uomo, straniero, armato di coltello l’ha aggredita alle spalle, dandole un pugno e trascinandola dietro un cespuglio. Anche stavolta la ragazza ha chiesto aiuto, le sue urla hanno attirato l’attenzione di chi era nel parco, se l’è cavata con qualche graffio. E tanta rabbia.

http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/roma_riesce_a_fuggire_allo_stupro_mi_puntava_il_coltello_alla_gola/notizie/205705.shtml

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