Potranno rendere le proprie ragioni al giudice. Intanto chi ha fatto ricorso alla violenza finisce in caserma. Sono due indiani, padre e figlio minorenne. E sono nei guai. I carabinieri arrestano il primo per rapina, mentre il secondo è deferito alla Procura per i minori per concorso nello stesso reato. Fine del primo round.
Che inizia nel primo pomeriggio alla stazione ferroviaria dove viene aggredito un pakistano di 29 anni da non molto uscito dal centro di assistenza fiscale gestito dal 38enne indiano che gli sta insegnando il mestiere. Fra i due c’è stata una discussione. Con l’accusa al «praticante» di aver messo le mani su documentazione e programmi informatici per portarseli via. Finisce con i contendenti che restano fermi sulle proprie posizioni. Il pakistano se ne va per prendere il treno e tornare a casa. Padre e figlio lo raggiungono in auto determinati a far valore le proprie ragioni. L’altro si deve scansare per non finire urtato. La sequenza viene ripresa dalle telecamere di sorveglianza. Come l’aggressione a seguire.
Prima da parte del ragazzo, che colpisce l’altro con una leva di metallo. Poi, a seguire, è il padre a rincarare la dose. Con lo stesso arnese e con le mani. I due prendono il borsone a tracolla del pakistano e prelevano portafogli con 30 euro, documenti personali, una chiavetta usb e il telefono cellulare. Poi se ne vanno via.
Vengono rintracciati poco dopo quando la sequenza viene denunciata ai carabinieri dalla stessa vittima. I militari, al comando del luogotenente Felice Purcaro, ricostruiscono per intero la fase conclusiva della storia visionando le immagini delle telecamere della stazione ferroviaria. Torti e ragioni, rimbalzo di accuse e quanto altro si placano davanti all’epilogo. Che sta nell’arresto dell’indiano e nella denuncia del figlio. Per il pakistano prognosi di una decina di giorni per le botte rimediate. Per ora finisce qui. Prossima tappa, il Tribunale.
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