Confessa uno degli assassini di Luca Rosi

09-06-2012

PERUGIA – Ha confessato, ma rigetta l’accusa di omicidio. «Ero lì per una rapina, non per uccidere Luca Rosi». Confessa ma si difende Dorel Gheorghita, uno dei tre romeni in carcere per l’orrore del 2 marzo scorso, quando durante una rapina a Ramazzano con cinque colpi di pistola venne ucciso il giovane bancario che voleva solo salvare la sua fidanzata da una sicura violenza. E mentre la moglie, a Galati, Romania, continua a postare su Facebook foto di loro due assieme al bambino appena nato, lui, Dorel Gheorghita, oggi davanti ai pm Giuseppe Petrazzini e Mario Formisano, nel carcere di Capanne (assistito dal legale Michele Maria Amici) si colloca nella villa dell’orrore. «Sì, ero a casa Rosi assieme a Iulian Ghiorghita e Aurel Rosu – racconta -. Ma ero lì per fare una rapina, non certo per ammazzare una persona. Ero in un’altra stanza quando ho sentito i colpi, e ho avuto paura che Iulian ammazzasse anche me». Racconta di aver avuto paura anche solo a contraddirlo, il capo spietato e quasi fuori di sè dopo aver preso le pistole e sniffato cocaina mentre dalla casa di Bianca (la compagna di Iulian) a Resina andavano da Rosi a Ramazzano. Perché convinti dal basista Catalin Simionescu che in quella casa ci fossero 450mila euro. Le pistole. Quando il capo le prende e le nasconde sotto il giubbetto, Gheorghita racconta di aver pensato a delle scacciacani. Ma quando poco prima di entrare in casa si accorge che una delle due (quella che risulterà rubata in un’altra rapina finita con lo stupro di una donna di 54 anni) è vera e pericolosa, allora le cose cambiano. «Ma io con l’omicidio non c’entro. Ero in un’altra stanza, non ero presente. Stavo sorvegliando che nessuno venisse verso casa». Poi gli spari. «Ho sentito i colpi, ho visto Iulian e Aurel provare ad aprire una porta chiusa. Una volta dentro ho legato di nuovo i polsi a Luca già ferito, ma non gli ho dato nessun calcio o pugno». L’avvocato Amici tira in ballo l’articolo 116 del codice penale: nel concorso di più persone ad uno stesso reato, se il reato commesso è più grave di quello voluto la pena è diminuita riguardo a chi volle il reato meno grave e chiede la scarcerazione. Intanto, lunedì Bianca e Alina, le due donne che hanno inchiodato i loro uomini e connazionali, verranno sentite in incidente probatorio perché le loro testimonianze diventino prova nel processo ai tre killer di Luca.

http://www.ilmessaggero.it/umbria/omicidio_in_villa_di_luca_rosi_uno_dei_tre_romeni_arrestati_confessa/notizie/201164.shtml

Poverino, lui era lì “solo” per una rapina.

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