Sono vittima del Vodoo: e si impicca

29-04-2012

E’ inconcepibile come si possa pensare di “integrare”, anche volendo, e non vogliamo, individui simili. Persone aggrappate a credenze e riti, non solo segno di un continente mai evolutosi, ma pericolosi per la società ospitante.

SASSARI. «Sono vittima del voodoo». Lo aveva raccontato come se volesse avvisare del suo malessere, e chiedere aiuto. Un detenuto, cittadino nigeriano, forse in preda al panico, per liberarsi da quel sortilegio tribale è arrivato, mercoledì sera, a cercare la morte, nel carcere di San Sebastiano. Gli agenti di polizia penitenziaria gli hanno salvato la vita: dallo spioncino della serratura del bagno hanno visto il suo corpo penzolare. Hanno sfondato la porta e afferrato il corpo prima dell’ultimo respiro, liberandogli il collo dal cappio, creato con le lenzuola della branda. I medici che l’hanno soccorso hanno parlato di intervento in extremis: qualche istante di ritardo, e sarebbe spirato per sempre.

Ha dello straordinario, il modo con il quale il giornalista quasi “scusa” l’immigrato e le sue bizzarre richieste:

Il detenuto era stato arrestato lo scorso 6 aprile perché sospettato di essere un corriere della droga. Da subito si era presentato in infermeria per dolori al ventre. Col passare dei giorni e nonostante le cure del Centro clinico del penitenziario, i suoi mali non erano passati, anzi si erano aggiunti problemi allo stomaco e poi al cuore. In effetti, gli avevano riscontrato una forte tachicardia. Nel frattempo, aveva avviato la richiesta per effettuare una telefonata alla madre in Nigeria: solo lei aveva il potere di «togliere il malocchio», liberarlo dalla morsa della “stregoneria”, convinzione che è quasi religione in alcune aree nel più popoloso paese africano. Ma le norme dell’ordinamento penitenziario impongono una lunga trafila burocratica per autorizzare un detenuto ancora indagato (non definitivo, dunque) ad effettuare telefonate. Ci vuole il consenso del magistrato inquirente, indispensabile perché la comunicazione potrebbe inquinare le indagini, o consentire al soggetto di inviare messaggi a complici. Nel frattempo, però, i dolori per il detenuto sembravano aumentare. Fino alla disperazione. Mercoledì sera ha preso le corde precedentemente realizzate intrecciando le lenzuola della branda. Si è appartato in bagno (in alcune celle è separato), ha chiuso la porta. Ma subito i compagni hanno capito che qualcosa non andava e hanno avvisato gli agenti. A loro è bastato guardare dallo spioncino della serratura per capire: il corpo del detenuto era penzoloni, appeso al cappio collegato alle sbarre di una finestra. In un salto i poliziotti hanno rotto la serratura e spalancato la porta per alzarlo, in modo da allentare la stretta. Era ancora cosciente quando è stato visitato dal medico, che ha definito buone le sue condizioni nonostante il grande rischio corso. Qualche minuto di indecisione, e forse non ce l’avrebbe fatta

http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/cronaca/2012/04/27/news/vittima-del-voodoo-e-tenta-il-suicidio-1.4431173

Che cattivi, non volevano telefonasse per farsi togliere il “malocchio”, questi sono i giornalisti che ci ritroviamo e questa, è la “gente” che stiamo facendo entrare a casa nostra. Individui che ci “arricchiscono” culturalmente.

Uncategorized

RSS Feed Widget

Lascia un commento