Milano occupata dagli Zingari: un quartiere in ostaggio

28-04-2012

Quando i residenti di Porta Volta segnalarono al Comune «la presenza di  rom dediti a furti e danneggiamento d’auto», il problema era  circoscritto. Tre o quattro parcheggiatori abusivi, che rigavano le auto  di chi si rifiutava di versare 2 euro per la sosta. Era il luglio  scorso. Da allora la situazione è precipitata. I 2 euro sono diventati 5  e la «presenza» è cresciuta: prima una baracca in lamiera, poi un  furgone all’angolo con viale Crispi usato come dormitorio d’emergenza,  ora un vero campo, abitato da una trentina di persone fra cui anziani e  bambini. Con tende, panni stesi ad asciugare e lamiere a difesa  dell’accampamento. Il campo rom più centrale mai sorto a Milano cresce  fra viale Pasubio e i bastioni di Porta Garibaldi, nell’area abbandonata  che ospiterà il megastore Feltrinelli.

Come molti suoi vicini, Alessia ha segnalato al Comune il campo abusivo che cresce sotto le sue finestre. «Mi hanno rigato la macchina due volte — racconta la donna — sarò testarda, ma pagare il pizzo per lasciare l’auto sotto casa non mi va, mi rifiuto. I vigili un tempo cercavano di allontanare quella gente, poi più nulla. E loro si sono radicati, hanno preso sempre più spazio». Alessia ha chiamato la polizia locale anche di recente, mossa anche da
compassione. «Nella tendopoli ho visto dei bambini — racconta la donna, madre di due figli —e nelle notti di gelo volevo evitare loro sofferenze. Ho pregato il Comune di intervenire, ma il bivacco è rimasto lì».

Le tende sono sette, addossate alle mura in mattoni, invisibili dalla strada. Quattro sono vicine allo storico vivaio Ingegnoli, altre tre sono spostate verso il vicolo che conduce in viale Pasubio, a cento metri dai bar di corso Como dove le modelle in città per la fashion week fanno l’aperitivo aspettando l’apertura delle discoteche. Vista dai balconi la scena è surreale: da una parte del muro, in viale Pasubio, sono posteggiati Suv da 60mila euro con i nomi di agenzie di model management sulle portiere. Oltre la parete, vive un’intera comunità che dorme in tenda, usa i cespugli come latrina, cuoce carne sulla griglia in mezzo ai rifiuti. «Mi chiedo se una cosa del genere sia degna di una città civile — sbotta Alfredo, che a quello spettacolo non vuole abituarsi — lo dico per noi, che subiamo furti e intimidazioni, ma anche per loro. È possibile che non si trovi una soluzione?».
Lo scorso ottobre — quando i nomadi frequentavano la zona per lo più solo di giorno — l’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, promise «una recinzione robusta e invalicabile» che avrebbe cinto lo spiazzo affacciato su viale Crispi, un tempo occupato da un autolavaggio. Era lì che bivaccavano i rom. La cancellata non si è fatta e l’insediamento si è sviluppato oltre il muro di cinta. «Se il progetto della recinzione è stato accantonato — spiegano a Palazzo Marino — è perché sull’area comincerà la bonifica per la costruzione del complesso Feltrinelli, e fare un cancello per poi abbatterlo sarebbe uno spreco».
Il via ai lavori del megastore è stato sempre rimandato per problemi burocratici (in parte irrisolti, come la resistenza di Tamoil a restituire al Comune il terreno su cui sorge il distributore di via Volta). Ora c’è una data: la bonifica dovrebbe cominciare entro il 15 marzo, spetterà poi a Feltrinelli mettere in sicurezza il cantiere. E, quindi, tenere fuori i rom. «Non staremo ad aspettare — dicono all’assessorato alla Sicurezza — manderemo i vigili, perché i residenti vanno tutelati». (28 febbraio 2012)

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Ad oggi, 28 aprile, la situazione non è cambiata, anzi, è semmai peggiorata.
Ecco la testimonianza di un residente che abbiamo “linkato” da IlGiornale:

Da anni abito in viale Francesco Crispi, a due passi da corso Como e da corso Garibaldi, e negli ultimi mesi ho assistito al continuo degradare della zona. Gli zingari hanno letteralmente invaso tutto il quartiere: sembra di vivere in una favela. Dove un tempo sorgeva l’autolavaggio, a due passi da Porta Volta, svariate decine di rom hanno costruito baracche in lamiera e cartone: vivono in pianta stabile nell’indifferenza dei vigili che ogni sera, invece, girano nella zona per multare aspramente i cittadini che parcheggiano in sosta vietata. Oltre alle baracche i cittadini devono sopportare la sporcizia, gli escrementi e i vetri rotti. Basta fare un giro per via Pasubio, piazza Baiamonti e via Ceresio per capire che l’intero quartiere è nelle mani dei rom. Alcuni di loro dormono addirittura all’interno delle automobili abbandonate a due passi dal Cimitero Monumentale. Se di notte gli zingari bivaccano tra le baracche sorte nell’ampio spiazzo di Porta Volta, di giorno prendono d’assalto i semafori, dove fanno i lavavetri, oppure i parcheggi, dove obbligano anche i residenti a farsi dare qualche euro per poter parcheggiare l’automobile.

E il nostro sindaco cosa fa? Niente. Da quando Giuliano Pisapia è a Palazzo Marino, l’Amsa non pulisce più l’area: nelle giornate di caldo e sole i residenti lamentano infatti la puzza di escrementi e cibo in decomposizione. Anche la polizia municipale non interviene più: i nomadi possono accamparsi dove vogliono e continuano ad aumentare. Cosa può fare un normale cittadino come me per chiedere giustizia? È troppo chiedere di vivere in un quartiere pulito e non degradato? È troppo chiedere maggiore sicurezza e non avere paura quando si rientra a casa? Oppure, per il sindaco Pisapia, è normale che sotto casa mia vivano una quarantina di rom che occupano abusivamente un’area privata, che costruiscano baracche dove vogliono, che possano gettare la propria sporcizia per strada senza che nessuno la pulisca? Questa è viale Francesco Crispi, a due passi da corso Garibaldi, dal centro di Milano. Spero che questa mia mail serva a smuovere qualcosa, ma dubito che Pisapia si muova per sgomberare questi rom abusivi.

Giovanni

Fonte: IlGiornale

Aspettare che lo Stato, il Comune e un qualsiasi organo “legale”, risolva i problemi per i quali paghiamo le tasse, è giusto. Ma lo è in una società “civile”, la nostra non lo è più.
E’ tempo che i cittadini si riprendano il quartiere. Senza il falso buonismo che traspare da alcuni di loro: siamo in guerra. E la stiamo perdendo.

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