Scandalo: il business dei ‘Profughi’ e i soldi a pioggia

22-06-2012

NAPOLI – Dal 2008 agli ultimi mesi del 2011, contando anche le settimane calde della cosiddetta primavera dei popoli africani, che ha generato sussulti politici, ma anche un’ondata di clandestini in Italia. È tutto chiuso lì, al secondo piano di via Santa Maria a Fonseca, un intero piano posto sotto sequestro da tempo.

Chiuso per tutti, non per loro, quelli che da tempo stanno scavando nei soldi spesi per lo stato sociale, puntando di recente su un filone in particolare: il fiume di denaro investito per accogliere immigrati da Libia, Marocco, Egitto, gli under-21 ospitati in strutture convenzionate con il Comune. A leggere le carte acquisite in questi mesi, c’è qualcosa che non quadra, anzi, i conti non sembrano tornare: c’è qualcuno che ha autorizzato pagamenti doppi, maneggi contabili finiti oggi sotto i riflettori.
Una truffa, secondo il ragionamento investigativo, a colpi di fatture gonfiate in modo seriale. Come funzionerebbe il sistema? Chi c’è dietro il presunto sacco sull’emergenza africana? Un paio di funzionari comunali, un’impresa specializzata nell’accoglienza, un paio di strutture nell’hinterland metropolitano e convenzionate con il Comune di Napoli.

Chiari i trucchi usati in questi anni: lo stesso «ospite» viene fatturato due volte, grazie a una semplice inversione di nomi e cognomi; oppure: lo stesso nome e cognome viene ritrovato nella struttura «uno» e nella struttura «due», a voler ripercorrere lo schema trovato al secondo piano di via Santa Maria a Fonseca. Poi c’è una questione di spazi, un dato obiettivo: in alcuni mesi – dal 2008 alla fine del 2011 – sarebbero stati ospitati 15-20 immigrati, a dispetto della capienza resa possibile dalle case famiglia prese in esame. E non è finita. Anche una semplice comparazione dei costi per i servizi resi sul territorio sembra aver dimostrato che lo scenario è stato per molti mesi fuori controllo: il costo di un «ospite» raddoppia da una struttura all’altra, nel senso che nella casa «uno» costa ottanta euro al giorno, nella casa «due» costa 160 euro. Possibile tutto ciò?

Anomalie, contraddizioni, sospetti, in uno scenario che ora attende la versione delle persone finora coinvolte. Indagine complessa, c’è un pool di pm che sta passando al setaccio i conti del «sociale»: il pm Graziella Arlomede (che si sta occupando dell’ufficio politiche sociali, immigrati compresi), il pm Ida Frongillo (al lavoro sulle graduatorie per l’accesso alla casa e formazione), il pm Giancarlo Novelli (titolare di un filone che punta ad accertare presunte irregolarità in seno allo Iacp). Un pool, indagini incrociate, al lavoro gli uomini della pg della polizia municipale agli ordini del comandante Luigi Sementa. Anomalie, contraddizioni, sospetti.

C’è un capitolo top secret, su cui battono gli investigatori: sono almeno un paio i funzionari comunali finiti sotto i riflettori, accertamenti di rito, non manca uno screening sui conti correnti bancari. E spuntano contraddizioni, tasselli da inquadrare in un mosaico più ampio: come le movimentazioni per svariate centinaia di migliaia di euro di un dipendente comunale, uno di quelli impegnati proprio nella gestione dei fondi riservati al welfare. Quanto basta a spingere gli accertamenti fino in fondo, a partire da qualche punto interrogativo: come fa un funzionario comunale a comprare titoli per 500mila euro in un solo giorno? Come fa, uno che guadagna neanche 2mila euro al mese, a possedere due o tre immobili? Si parte dall’emergenza africana, per aprire lame di luce sulla gestione di un servizio cruciale per l’assistenza delle fasce deboli.

http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=203405&sez=NAPOLI

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