Ravenna: tunisini marciano a favore dei criminali al grido di “Allah Akbar” e “carabinieri assassini”.

11-04-2012

Si sono dati appuntamento in centro storico e hanno  marciato fino al tribunale di Ravenna un centinaio di stranieri, in prevalenza  tunisini, che hanno deciso di manifestare in ricordo di Hamdi Ben Hassan, il 27enne tunisino deceduto nella nottata tra sabato e  domenica al termine di un inseguimento con i Carabinieri. Al corteo c’erano  un centinaio di persone, tra cui anche diverse donne. Il corteo è sfilato in  ordine, scortato dalle pattuglie della Polizia.

Dal centro storico è passato per viale Randi, raggiungendo il Palazzo di  Giustizia. Qui è stato invocato il nome del pubblico ministero Cristina  D’Aniello, che indaga sul sanguinoso episodio di via Bassano del Grappa. I manifestanti hanno invocato giustizia per il giovane deceduto,  definendo “assassini” i Carabinieri con grida, cartelli e striscioni. Molti  ravennati, compresi gli utenti di RavennaToday.it, hanno invece espresso  solidarietà nei confronti delle forze dell’ordine. E’ stato sottolineato come la sparatoria della notte di Pasqua sia stata  conseguenza del mancato rispetto dell’alt dell’auto sulla quale la vittima  viaggiava insieme altri due magrebini. Rimarcata anche la pericolosità  della fuga dei tre extracomunitari, che a folle velocità, secondo le  ricostruzioni dei fatti, hanno imboccato le vie della città, fortunatamente in  quel momento scarsamente trafficate, senza causare incidenti. La manifestazione segue quella di domenica, quando un gruppo di  tunisini si è radunato di fronte al pronto soccorso dell’ospedale di  Ravenna.

IL PRI: “INACCETTABILI INSULTI ALLE FORZE DELL’ORDINE” – “Non sono accettabili cortei o  manifestazioni che, da parte di chicchessia,  insultino e denigrino le forze dell’ordine in un momento così delicato della  vita cittadina”, affermano il vicesindaco Giannantonio Mingozzi  e il capogruppo  del Pri Alberto Fussi. “Proprio quando si cerca di realizzare una  corretta integrazione degli immigrati che ne hanno titolo nella nostra comunità,  occorre che il  rispetto delle leggi sia  un vincolo ineludibile da parte di  tutti”, aggiungono i due esponenti repubblicani. “In questo siamo pienamente d’accordo con il Sindaco  Matteucci nel sostenere  il principio di legalità nel quale tutti i ravennati nella stragrande  maggioranza si riconoscono e per il quale  impegnano tutto il proprio dovere  civico e ogni valore di convivenza – continuano Mingozzi e Fussi -. I  repubblicani esprimono il loro totale appoggio a tutte le forze dell’ordine,  carabinieri, polizia, guardia di finanza e polizia municipale ed allo stesso  Prefetto, che operano tutti i giorni per la salvaguardia della legalità e della  tutela dei cittadini  con la fermezza necessaria affinché possano evitarsi   situazioni ancora più drammatiche”. A tale proposito il Gruppo PRI si  riserva di presentare in Consiglio Comunale un proprio Ordine del giorno.

IL PDL – Duro il commento di Alberto Ancarani,  vicecapogruppo del Pdl: “Benché non siano state spaccate vetrine non solo non  solo non sono state manifestazioni per nulla pacifiche ma hanno viceversa  rappresentato una violenza politica agghiacciante perché sono state l’emblema  del rifiuto di quelle persone per il rispetto delle regole che sono alla base  del nostro stato di diritto. Le grida che risuonavano in piazza del  Popolo andavano da “Allah Akbar” a “Carabiniere assassino”. Questo non è  evidentemente chiaro al Sindaco Matteucci che vergognosamente non ha speso una  parola sulla gravità della manifestazione di domenica ma ha preferito  fare la solita predica paternalista e pure stantia accusando l’opposizione di  “incendiare”. “Ora – continua l’esponente del Pdl -, visto che giovedi 12 è in programma  una seduta di consiglio comunale noi pretendiamo che egli venga a riferire al  consiglio sull’esito del Comitato per l’ordine e la sicurezza svoltosi martedi e  soprattutto che spieghi ai rappresentanti del popolo seduti nei banchi di  palazzo Merlato perché sia stato permesso che si svolgesse una manifestazione  non autorizzata (sappiamo benissimo che è competenza della questura, ma avrà  parlato con il questore, si deduce…), perché non siano stati rimossi i  volantini indegni che venivano in essa distribuiti nonché affissi lungo le  strade interessate da tale sceneggiata, quali contromisure siano state chieste  al Prefetto e alle forze di polizia affinchè non abbiano a ripetersi simili  eventi, ma soprattutto cosa intenda fare per restituire a questa città quel  senso di tranquillità che è venuto meno. Sempre che egli si sia accorto  che qualcosa non va, cosa di cui iniziamo a dubitare”. Conclude Ancarani: “Non riteniamo di essere né razzisti né tantomeno  responsabili di esasperare gli animi. Gli animi sono già esasperati da chi pur  avendo la responsabilità politica di farlo, non ammette che integrare  chi non vuole integrarsi non solo è un esercizio inutile ma diventa addirittura  controproducente. Non abbasseremo i toni perché abbassarli significa fingere di  non vedere”.

ANCISI – Per Alvaro  Ancisi, di Lista per Ravenna, “è finito il tempo delle chiacchiere, della  “Ravenna sicura”, del “qui non c’è emergenza”, del “siete tutti razzisti”,  perché l’emergenza c’è, è grave e continuare a negarlo è suicida. Non ci sono  altre strade che nell’immediato, stroncare, con dispiego di forze dell’ordine da  richiedere in aiuto anche da altre città, ogni manifestazione di ribellione  (come sono i cortei non autorizzati e regolati), identificandone gli  organizzatori e i partecipanti e perseguendone ogni stato di illegalità”. Ma occorre anche “dichiarare lo stato di allarme e commissariare la  gestione dell’emergenza umanitaria, trasferendola dal sindaco al prefetto, come  già fecero (con successo) l’anno scorso la Lombardia e la Liguria;  adottare misure straordinarie e richiederne al Governo e al Ministero  dell’Interno per poter revocare i permessi di soggiorno a quanti “hanno  dimostrato con la loro condotta di essere socialmente pericolosi” e sottoporli  “a respingimento o sospensione” (lo ha già fatto la questura di Bologna  per 44 casi, alla data del 21 gennaio scorso). Ed infine “selezionare  rigorosamente quanti dimostrino ai servizi per l’immigrazione del Comune di  Ravenna, con fatti concreti, certificati dalla dirigente la volontà di volersi  correttamente inserire nella comunità ravennate: a tutt’oggi non sono più di una  ventina. Per gli altri, il tempo della tolleranza sul suolo ravennate è  scaduto”.

L’INSEGUIMENTO – Hamdi Ben Hassan era alla guida dell’Audi  A3 che, nella notte tra sabato e domenica, è fuggita all’alt dei carabinieri e  ha speronato quattro volte l’auto dei militari che lo ha inseguito dal litorale  fino al centro città, dove è stato ferito nel corso di una sparatoria.  Già noto alle forze dell’ordine per spaccio di droga, secondo i  connazionali che protestano. la vittima sarebbe fuggita al posto di blocco  perché era alla guida con una patente sequestrata e perché aveva bevuto prima di  mettersi al volante.

[stextbox id=”alert”]Il video della manifestazione: il solito corteo di musulmani furiosi e sbraitanti che urlano Allah Akbar (frase che va bene per ogni occasione) con l’aggiunta, questa volta, di “carabinieri assassini” http://multimedia.quotidiano.net/?tipo=media&media=24685. Questi sono i famosi “migranti” e questa è la gente che dovrebbe “integrarsi” in Italia. Gente che non sa cosa sia lo stato di diritto, che non riconosce le leggi italiane, che solidarizza con i criminali chiamando assassini i Carabinieri che hanno fatto semplicemente il loro dovere; gente che non perde occasione per creare problemi alla società italiana, che marcia sulle nostre città urlando frasi arabe incomprensibili e che offende la dignità dell’Italia e degli italiani costretti a subire le loro sfilate furiose. Un consiglio: tornate nel vostro paese, l’Italia non vi vuole.[/stextbox]

http://www.ravennatoday.it/cronaca/ravenna-tunisino-morto-sparatoria-manifestazione-tribunale.html

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