Per quale motivo, agli immigrati sieropositivi, che sono un grave pericolo per la salute pubblica, viene permesso di rimanere in Italia, invece di essere rispediti a casa loro? O la xenofilia arriva fino al punto estremo di “morire”, in nome della “multiculturalità”?
Genova – Un morso al dito, una telefonata dal pronto soccorso e cambia una vita. Di un uomo che ha quarant’anni, di un controllore dell’Amt che l’altro giorno è stato aggredito da una passeggera all’uscita dell’ascensore che conduce alla collina di Castelletto. Una donna sieropositiva che l’ha morso a un dito perché non aveva il biglietto, e ora l’uomo attende di sapere quale sarà la reazione del suo organismo a quel morso. Una vicenda che ha scatenato la reazione dei sindacati che hanno chiesto un incontro urgente con l’azienda. «Servono azioni per la sicurezza dei verificatori – afferma Giuseppe Gulli, responsabile Uil Trasporti – Ma anche cartelli multilingue per riuscire a comunicare certe regole a tutti i cittadini, queste cose non dovranno accadere più».Tutto è successo alle 15.30 in belvedere Montaldo, Spianata Castelletto, punto d’osservazione sui tetti del centro storico e giù sino al porto dove arriva l’ascensore che parte da piazza Portello. Due verificatori aspettano gli utenti dell’ascensore per chiedere i biglietti. A un certo punto arriva una donna, originaria della Nigeria. Uno dei due uomini chiede il tagliando timbrato, ma questa si innervosisce e inizia a urlare. Lui insiste, deve vederlo, qualcuno già si allontana, e a un certo punto la donna aggredisce quel verificatore.Sono attimi confusi, la donna morde un dito all’uomo che inizia a sanguinare copiosamente. Lei si accorge di quel che è successo e passa al contrattacco: «Mi voleva picchiare», grida, ma non è vero. L’uomo viene accompagnato al pronto soccorso del Galliera, dove i medici gli danno alcuni punti e subito lo dimettono con sette giorni di prognosi.Alla sera però arriva una chiamata dall’ospedale che avverte il quarantenne di essere stato morso da una donna sieropositiva. Serve una visita più accurata, una cura a base di antivirali, una reazione immediata per riuscire a ridurre a zero le possibilità di contagio da Hiv, l’uomo non aspetta un attimo e corre all’ospedale Galliera, serviranno tre mesi per capire se sia stato contagiato.
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