Category: Crimini Immigrati

VIADOTTO DELLA MAGLIANA:ROM GESTIVANO SPACCIO RIFIUTI

Viadotto della Magliana, scoperto deposito di rifiuti pronti alla vendita gestito da rom
Oltre duemila chilogrammi di rottami sono stati sequestrati dagli uomini del gruppo SPE della Polizia di Roma Capitale intervenuti in forze in via del Cappellaccio. L’intervento era iniziato ieri sotto il viadotto che collega Roma a Fiumicino.

NUBI TOSSICHE – L’attività del Gruppo Sicurezza Pubblica Emergenziale finalizzata al contrasto del traffico di rifiuti e delle nubi tossiche provocate dai fuochi, accesi per separare le sostanze gommose e le vernici dai metalli continua quindi nell’insediamento del campo rom.

RIUFITI PRONTI ALLA VENDITA – I rifiuti sotto il viadotto della Magliana erano in attesa di vendita e illecitamente stoccati all’interno del campo. Nell’intervento gli agenti hanno sequestrato 2440 chili di materiale ferroso e metallico, costituito da parti di elettrodomestici, parti meccaniche, reti e infissi metallici e rame.

CAMPO ABBANDONATO – Tutto il materiale è stato deposto presso un’area di rottamazione autorizzata, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. I vigili sono tornati nel campo stamattina proseguendo l’attività di bonifica, che continuerà nei prossimi giorni. Nel frattempo il campo è stato abbandonato dagli abitanti.“

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Mondo alla rovescia: erano i ‘nomadi’ a spiare la Polizia

(Fotogramma)

Telecamere abusive, il «controspionaggio» dei nomadi

Gli occhi elettronici erano piazzati nei «punti cardinali» del campo. Il vialetto d’ingresso, il solo accesso per le auto che arrivano da via Chiesa Rossa. I due lati del campo, nord e sud, per essere certi che a nessuno venisse la strana idea di tendere un’imboscata. E, infine, il sentiero che dai campi porta al Gratosoglio, via di fuga preferita in caso di controlli delle forze dell’ordine. Ma anche «tallone d’Achille» del campo perché la stradina tra le sterpaglie è servita anche ai poliziotti per mimetizzarsi, appostarsi, dare il via ai blitz nell’insediamento-fortino di via Chiesa Rossa, 351. L’ultimo è di mercoledì mattina, quando una cinquantina di poliziotti ha perlustrato il campo comunale creato nel 1999 al confine tra Milano e Rozzano. Ma appena gli agenti del commissariato Scalo Romana hanno varcato il perimetro dell’area per gli abitanti non c’è stato alcun effetto sorpresa. Perché, in realtà, l’arrivo della polizia era già stato segnalato per tempo. Non dai bambini-sentinella che giocano nei vialetti interni, ma da un sistema di videosorveglianza collegato direttamente con alcuni edifici. Cinque telecamere agganciate ad assi di legno e mimetizzate accanto alla recinzione che rimandavano le immagini su alcuni monitor (in parte di vecchia costruzione, in parte nuovissimi) che si trovavano nelle casette prefabbricate abitate da circa 250 sinti.

Gli investigatori del commissariato Scalo Romana, guidati dal vice questore aggiunto Angelo De Simone, hanno verificato che gli impianti non avevano alcuna autorizzazione e che tutto era stato realizzato in modo artigianale. Seguendo i cavi di connessione tra le telecamere – in grado di funzionare anche di notte – gli agenti hanno scoperto i vari allacciamenti con i monitor nelle case. Nel campo vivono soprattutto membri delle famiglie Deragna e Hudorovic. E proprio un componente di quest’ultimo gruppo ha cercato di giustificare la presenza dell’impianto abusivo sostenendo che le telecamere erano state installate per «prevenire» attacchi da parte di clan rivali. In particolare i Braidich di via Idro, al centro nel recente passato di una sanguinosa faida tra famiglie rom. In realtà, per gli investigatori gli occhi elettronici erano un vero sistema di «controspionaggio» utilizzato per monitorare polizia e carabinieri. Anche per assicurare l’assenza di intrusi durante le quasi quotidiane aggressioni e rapine a camionisti e spedizionieri «indirizzati» al civico 351 di via Chiesa Rossa con acquisti truffa e successivamente derubati del carico dei camion: la specialità di molti degli abitanti del campo comunale (esclusi i minori di 14 anni, non imputabili, tutti gli altri hanno precedenti penali e di polizia).
Dopo il blitz del commissariato Scalo Romana, venerdì pomeriggio intorno alle 14.30, una volante della polizia ha scoperto una nuova telecamera installata abusivamente. Gli impianti sono stati portati via dalla polizia in attesa di un eventuale sequestro. Il caso è stato invece segnalato in Procura, per il momento non sono emersi veri reati ma solo la violazione delle disposizioni del garante della privacy perché l’impianto non aveva autorizzazioni né cartelli che ne segnalassero la presenza. Ma le indagini sono solo all’inizio.Gli occhi elettronici erano piazzati nei «punti cardinali» del campo. Il vialetto d’ingresso, il solo accesso per le auto che arrivano da via Chiesa Rossa. I due lati del campo, nord e sud, per essere certi che a nessuno venisse la strana idea di tendere un’imboscata. E, infine, il sentiero che dai campi porta al Gratosoglio, via di fuga preferita in caso di controlli delle forze dell’ordine. Ma anche «tallone d’Achille» del campo perché la stradina tra le sterpaglie è servita anche ai poliziotti per mimetizzarsi, appostarsi, dare il via ai blitz nell’insediamento-fortino di via Chiesa Rossa, 351. L’ultimo è di mercoledì mattina, quando una cinquantina di poliziotti ha perlustrato il campo comunale creato nel 1999 al confine tra Milano e Rozzano. Ma appena gli agenti del commissariato Scalo Romana hanno varcato il perimetro dell’area per gli abitanti non c’è stato alcun effetto sorpresa. Perché, in realtà, l’arrivo della polizia era già stato segnalato per tempo. Non dai bambini-sentinella che giocano nei vialetti interni, ma da un sistema di videosorveglianza collegato direttamente con alcuni edifici. Cinque telecamere agganciate ad assi di legno e mimetizzate accanto alla recinzione che rimandavano le immagini su alcuni monitor (in parte di vecchia costruzione, in parte nuovissimi) che si trovavano nelle casette prefabbricate abitate da circa 250 sinti.

Gli investigatori del commissariato Scalo Romana, guidati dal vice questore aggiunto Angelo De Simone, hanno verificato che gli impianti non avevano alcuna autorizzazione e che tutto era stato realizzato in modo artigianale. Seguendo i cavi di connessione tra le telecamere – in grado di funzionare anche di notte – gli agenti hanno scoperto i vari allacciamenti con i monitor nelle case. Nel campo vivono soprattutto membri delle famiglie Deragna e Hudorovic. E proprio un componente di quest’ultimo gruppo ha cercato di giustificare la presenza dell’impianto abusivo sostenendo che le telecamere erano state installate per «prevenire» attacchi da parte di clan rivali. In particolare i Braidich di via Idro, al centro nel recente passato di una sanguinosa faida tra famiglie rom. In realtà, per gli investigatori gli occhi elettronici erano un vero sistema di «controspionaggio» utilizzato per monitorare polizia e carabinieri. Anche per assicurare l’assenza di intrusi durante le quasi quotidiane aggressioni e rapine a camionisti e spedizionieri «indirizzati» al civico 351 di via Chiesa Rossa con acquisti truffa e successivamente derubati del carico dei camion: la specialità di molti degli abitanti del campo comunale (esclusi i minori di 14 anni, non imputabili, tutti gli altri hanno precedenti penali e di polizia).
Dopo il blitz del commissariato Scalo Romana, venerdì pomeriggio intorno alle 14.30, una volante della polizia ha scoperto una nuova telecamera installata abusivamente. Gli impianti sono stati portati via dalla polizia in attesa di un eventuale sequestro. Il caso è stato invece segnalato in Procura, per il momento non sono emersi veri reati ma solo la violazione delle disposizioni del garante della privacy perché l’impianto non aveva autorizzazioni né cartelli che ne segnalassero la presenza. Ma le indagini sono solo all’inizio.

Svuotacarceri: Arrestato per furto 2 volte in 10 giorni

G.A. , 36 enne tunisino, senza fissa dimora, è stato tratto in arresto dai militari della Stazione di Lavis intervenuti su segnalazione di furto.

Il 14 marzo, alle ore 16 circa, sulla tratta Trento – Malè, l’uomo si era impossessato di un pc, ma la vittima aveva chiamato prontamente il “112” che individuato l’uomo, dopo un breve inseguimento l’aveva prontamente arrestato.

Ma l’arresto aveva presentato subito dei problemi, infatti il Tunisino per garantirsi la fuga aveva scagliato delle bottiglie di vetro ed il pc contro i militari che però erano comunque riusciti ad immobilizzarlo e arrestarlo per i reati ipotizzati sono furto e resistenza a P.U.

L’uomo era già stato arrestato il 4 marzo da un equipaggio del radiomobile di Trento intervenuto presso il negozio OVS di via Pergher, in cui l’uomo, dopo aver danneggiato le placche antitaccheggio, aveva asportato merce per un valore di circa 130 euro.

Alle ore 12.30 odierne è stata fissata udienza davanti al giudice

http://lavocedeltrentino.it/index.php/breaking-news-trentino/19311-tunisino-arrestato-per-furto-e-la-seconda-volta-in-10-giorni

Si accettano scommesse.

“Datemi i soldi”: pugni a ragazzine italiane

Paura per alcuni ragazzini, sabato sera nella ‘movida’ di Sanremo, tra il porto vecchio e via Nino Bixio. Un marocchino di 23 ani, irregolare sul territorio ma incensurato, ha minacciato in due distinte occasioni alcuni adolescenti, facendosi consegnare i soldi che avevano, sotto la minaccia di un collo di bottiglia rotto.

Il giovane, che era visibilmente ubriaco, ha minacciato due 16enni nella zona dei ‘baretti’ e, quindi, due 20enni in via Bixio. Una di queste l’ha anche colpita con un pugno. Intanto era stato dato l’allarme e gli agenti del Commissariato hanno fermato il 23enne in via Roma. Stamattina verrà processato per direttissima.

http://www.sanremonews.it/2015/03/16/mobile/leggi-notizia/argomenti/cronaca/articolo/sanremo-23enne-marocchino-minaccia-e-rapina-alcune-giovani-nella-zona-della-movida-arrestato.html

‘Nuovo italiano’ pluripregiudicato ruba auto e aggredisce proprietario

Arrestato un giovane pluripregiudicato a Sant’Agata sul Santerno mentre era intento a rubare dal garage di un’abitazione una Smart. Il diciannovenne, libico ‘nuovo italiano’ era stato arrestato nei giorni scorsi a Ravenna dopo aver svaligiato una macchinetta del videopoker e fermato a Lugo a bordo di un’auto rubata sulla quale viaggiava con strumenti da scasso.
Il diciannovenne l’altra sera, invece, alle 4 di notte, si è introdotto in un’abitazione dove, intrufolandosi nel garage, è riuscito a mettere in moto la Smart, ma è stato bloccato dal proprietario dell’auto che ha chiuso in tempo il cancello dell’abitazione per impedire al ladro di scappare a bordo della vettura. Nel frattempo, il padre del proprietario, che si era accorto dell’arrivo del ladro in casa e aveva allertato il figlio, ha chiamato i Carabinieri. A quel punto, il diciannovenne è uscito dall’auto e ha iniziato a prendere a calci e pugni il proprietario della Smart. Nel frattempo, per fortuna, sono arrivati gli uomini della Radiomobile e i militari della stazione di Sant’Agata che sono riusciti a bloccare il giovane di origine libica e ad arrestarlo per tentata rapina e lesioni personali mentre il proprietario dell’auto è stato trasportato al pronto soccorso di Lugo per essere medicato.

http://www.faenzawebtv.it/w/sorpreso-a-rubare-in-casa-arrestato-diciannovenne-libico-pluripregiudicato/

Marocchino sequestra e stupra una donna

Nel tardo pomeriggio di mercoledì i carabinieri di Riccione hanno arrestato un marocchino 42enne accusato di aver schiavizzato e ripetutamente violentato una donna di nazionalità cinese. Verso le 19, una pattuglia dell’Arma stava transitando nella zona del Marano e ha addocchiato uno straniero che, con fare sospetto, si aggirava tra le colonie abbandonate “puntando”, in maniera particolare, alcuni esercizi commerciali. Fermato per un controllo, le sue generalità hanno fatto scattare l’allarme nel database delle forze dell’ordine in quanto, il nordafricano, era ricercato per violenza sessuale e lesioni personali. Portato in caserma per gli accertamenti di rito è emerso che lo straniero, nel febbraio del 2014, aveva stuprato una cinese 38enne a Prato.

La vittima, dopo numerose sevizie, era stata accompagnata in ospedale proprio dal suo carnefice e, i medici, avevano immediatamente allertato le forze dell’ordine. La donna, infatti, presentava sintomi di cefalea e vomito a seguito di percosse. Con la difficoltà della lingua, e il terrore del suo aguzzino, la vittima era però riuscita a raccontare agli inquirenti cosa era successo. Secondo il suo racconto, l’uomo l’aveva percossa alla testa ed al viso e minacciata con un coltello puntato alla gola. Era stata segregata in casa e costretta a subire un rapporto sessuale non protetto. La mattina successiva si era sentita male e l’uomo aveva acconsentito a chiamare il 118. I carabinieri di Prato avevano poi scoperto che tra la 38enne e il marocchino si era instaurata una sorta di convivenza forzata.

I due si erano conosciuti in un bar della città toscana nel settembre del 2014 e, fin da subito, avevano consumato alcuni rapporti sessuali a pagamento in quanto, saltuariamente, la donna si prostituiva. In un secondo tempo, la 38enne aveva deciso di mettere la parola fine a quella situazione anche perchè, il 42enne, era diventato ossessivo nei suoi confronti. Nonostante questo, nel novembre dello stesso anno, il nordafricano si era installato nell’abitazione della donna e, proprio durante questa sorta di convivenza, l’uomo l’aveva costretta a rimanere segregata in casa e a subìre le violenze sessuali. Al termine degli accertamenti di rito, i carabinieri di Riccione hanno trasferito il marocchino nel carcere dei “Casetti” a disposizione della magistratura.

Potrebbe interessarti: http://www.riminitoday.it/cronaca/riccione-schiavizzata-e-costretta-a-subire-rapporti-sessuali-arrestato-il-violentatore.html

Aggredita e pestata in pieno giorno: l’aveva guardato

L’aggressore è stato portato in questura, dovrà spiegare i motivi del suo gesto. Attorno alle 10 di venerdì mattina ha aggredito e picchiato una donna in viale Luzzatti. Non è ancora chiaro se si sia trattato di un tentativo di rapina. La donna, una badante di 45 anni, è stata colpita e spintonata a terra con violenza da un tunisino di 32 anni.

La donna stava rientrando a casa con le borse della spesa in mano. L’uomo l’ha prima incrociata una volta, poi è tornato indietro e l’ha aggredita brutalmente. La donna è finita in pronto soccorso: per lei otto giorni di prognosi. L’uomo ha qualche problema psichico, e in passato è già stato sottoposto due volte a trattamenti sanitari obbligatori. E’ stato denunciato dalla polizia.
http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2015/03/13/news/aggredita-e-picchiata-in-citta-in-pieno-giorno-1.11037074

Roma, borseggiatori a Fiumicino ripresi dalle telecamere

Tre cittadini peruviani, due uomini e una donna, di 32, 30 e 44 anni, sono stati arrestati dalla polizia di frontiera dell’aeroporto di Fiumicino perché ritenuti responsabili del reato di furto aggravato commesso ai danni di un passeggero di nazionalità cinese, in partenza da questo scalo aeroportuale diretto a Dresda. Come dimostra il video diffuso dalla polizia i tre sudamericani per condurre a termine il “colpo” si confondevano tra i viaggiatori, portando con loro borse e valige vuote, osservando i movimenti dei passeggeri intenti a svolgere le operazioni di check-in. Non appena intuivano l’occasione propizia si impossessavano del bagaglio, allontanandosi velocemente dall’aerostazione.

http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/roma_borseggiatori_aeroporto_fiumicino_video/notizie/1236120.shtml

Gli rubano smartphone: ritrovato in Campo Nomadi del Comune

La screenshot della posizione del cellulare inviato ai carabinieri

REGGIO EMILIA – Mentre stava scaricando della merce dal proprio furgone in centro a Reggio Emilia, alcuni ladri si sono introdotti nell’abitacolo del mezzo e le hanno rubato la borsa contenente, tra le altre cose, anche lo smartphone.

Il suo primo pensiero è stato quello di chiamare i carabinieri del suo paese, Casina, riferendo l’accaduto. Grazie infatti all’applicativo “trova il mio cellulare” sul telefono di un’amica, la vittima del furto è riuscita a seguire gli spostamenti del cellulare. Dopo aver fotografato lo schermo, ha inviato gli scatti via Whatsapp al telefono del Maresciallo.

L’ultima posizione segnalata era all’interno del campo nomadi di via Ancini, nei pressi di Roncocesi, dove i carabinieri si sono portati certi di trovare lo smartphone. Il costoso smartphone è in effetti stato ritrovato, insieme alla borsa, vicino ad alcuni cassonetti della spazzatura, abbandonato in tutta fretta dai ladri. Mentre le indagini proseguono per identificare i responsabili, il cellulare è stato restituito alla derubata dopo aver rilevato comunque le impronte digitali trovate e spedite al reparto Ris per la comparazione con i soggetti censiti in banca dati.

Si tratta comunque di persone che hanno oscurato la telecamera con nastro adesivo nero, per evitare di essere fotografati con un altro applicativo che li avrebbe certamente assicurati alla giustizia.

Tentato stupro a Brescia: preso Pakistano

La 50enne, che stava passeggiando nell’area verde, attorno alle 20, è stata afferrata alle spalle e sbattuta a terra, ma è riuscita a fuggire prima che l’uomo, un 30enne pakistano, riuscisse a commettere lo stupro. La donna è quindi corsa in strada fermando il conducente di un pullman che stava transitando in via Cefalonia.
Sul posto una pattuglia dei carabinieri del Radiomobile che è riuscita da identificare e bloccare lo straniero che è stato arrestato  per tentata violenza sessuale.

http://www.quibrescia.it/cms/2015/03/13/tentato-stupro-arrestato-un-pakistano/