Category: Belluno

Tre colpi in 24 ore, rapinatore marocchino era in prova in una coop grazie ai magistrati


Il Gazzettino
Tre colpi in 24 ore, rapinatore marocchino era in prova in una coop
Il Gazzettino
BELLUNO – Rapinatore seriale per comprarsi la droga: è Abdellatif Khetta, 27enne marocchino, residente a Pontelongo (Padova) ma domiciliato alla coop tossicodipendenti Dumia, è l’uomo che mercoledì pomeriggio alle 15.05 è entrato alla tabaccheria …

Nuova rissa tra profughi al centro accoglienza: 3 casi in 7 giorni

MEL – Ancora liti tra profughi: ancora interventi delle forze dell’ordine per calmare gli animi. Dopo il caso di Belluno dove in due diverse occasioni nei giorni scorsi sono spuntati persino i coltelli, martedì sera è capitato a Mel. Salgono così a tre, in una sola settimana, le liti tra migranti finite anche in all’ospedale.
Questa volta però il disordine è stato sedato sul nascere nella struttura per migranti di Mel e nessuno dei richiedenti asilo è ricorso alle cure dei sanitari. Sono intervenuti i carabinieri della locale stazione che hanno riportato alla ragione i migranti.

http://ilgazzettino.it/nordest/belluno/mel_lite_profughi-2102710.html

Nigeriano in giro con patente africana scaduta

Nigeriano in giro con patente africana oltre tutto scaduta
il Corriere delle Alpi
BELLUNO. Sempre in giro senza patente. Meglio: con un documento di guida nigeriano scaduto e non convertibile, che poi è la stessa cosa. L’uomo era in provincia, ma non si era mai preoccupato d’iscriv. 

Marocchino senza biglietto e fuma in treno minaccia controllore: “Chiamo il mio avvocato”

BELLUNO – «Fai quello che vuoi: io non lavoro e non pago il biglietto. Ora chiamo il mio avvocato». Il suo rammarico più grande non era quello …altro »

Marocchino pesta donna incinta

AURONZO DI CADORE – L’avrebbe picchiata persino quando era incinta e anche dopo, schiaffeggiandola anche quando la donna aveva il neonato in braccio. Una vicenda terribile quella ricostruita ieri in aula in tribunale a Belluno e che vede alla sbarra con l’accusa di maltrattamenti un marocchino di 43 anni difeso dall’avvocato Paolo Ghezze. L’imputato ieri ha parlato in aula, ma pur essendo sotto accusa invece che difendersi anche in aula ha continuato ad accusare la ex moglie, una donna del posto. Lo ha fatto di fronte al giudice Elisabetta…

http://www.ilgazzettino.it/pay/belluno_pay/picchia_la_moglie_incinta_43enne_manesco_guai-1516877.html

Bus di ragazzini italiani assaltato da immigrati: tombino e sassate, ragazza ferita

BELLUNO – Un gruppo di ragazzi, circa una cinquantina partiti dal Bellunese, e il loro autista sono stati aggrediti dopo la festa di Halloween al centro Fallai a Conegliano, da una quindicina di nordafricani dall’apparente età compresa tra i 16 e i 21 anni. Calci sputi, pugni e il lancio di un tombino che ha colpito una ragazza, che è finita all’ospedale. Il tombino ha colpito anche il bus della ditta bellunese Monego di Santa Gistina che ha riportato ingenti danni.

Pare che tutto sia nato da un piccolo litigio per una ragazza: ha acceso gli animi fino a portare il gruppo di magrebini ad accerchiare il pullman, sequestrare le chiavi del mezzo e dare via alla maxi rissa. I nordafricani infine hanno rapinato l’autista, un 51enne di Belluno, portandogli via le chiavi del mezzo e il suo borsello con patente e effetti personali. Si sono poi dileguati all’arrivo dei carabinieri che però sono riusciti a fermarne un paio, riconosciuti dall’autista.

http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/TREVISO/conegliano_belluno_santa_giustina_centro_fallai_festa_di_halloween/notizie/1654310.shtml

Botte tra profughi e lancio di piatti per partita a carte

SOSPIROLO. Botte tra profughi: un pugno sul naso all’uno e un piatto in faccia all’altro. Il primo episodio durante una partita a carte e il secondo il giorno dopo, all’ora di pranzo. Tutto in un albergo ristorante di Rosolin di Sospirolo, che quattro anni fa era gestito da una famiglia di brasiliani e aveva una convenzione con la prefettura per l’ospitalità dei migranti.

Il 28 novembre 2011 scoppia improvvisamente un litigio, mentre i due stanno ingannando il tempo, che non passa mai, con un gioco di carte. Nessuno è in grado di dire né a cosa stessero giocando né il motivo del diverbio, fatto sta che il più anziano Hassan sferra un pugno al più giovane Idriss, rompendogli il setto nasale. L’uomo sanguina, il figlio del gestore chiama il 113 della questura. La pattuglia di servizio arriva velocemente, anche per evitare che la situazione degeneri. L’ambulanza accompagnerà Idriss al pronto soccorso dell’ospedale San Martino, dove i medici gli diagnosticheranno la rottura delle ossa del naso per una prognosi totale di una trentina di giorni.

La vendetta scatterà puntuale: il giorno dopo sono tutti a tavola, quando la vittima della prima aggressione spacca un piatto e lo tira all’imputato, colpendolo alla fronte e provocandogli una ferita lacero-contusa. L’altra differenza è che il primo ferito ha presentato una querela, mentre il secondo non l’ha fatto e si ritrova nel ruolo di imputato per lesioni personali. Il giudice Domenico Riposati e il pubblico ministero Paolo Sartorello hanno ascoltato padre e figlio che gestivano il locale ed è stato il secondo a chiarire maggiormente la vicenda, essendo stato presente. Detto che l’imputato aveva ammesso di aver fatto partire un diretto al naso, Sartorello ha chiesto una condanna a sei mesi di reclusione. La difesa Elisabetta Bolzan (in sostituzione di Luciano Licini) ha ritenuto le deposizioni insufficienti a dimostrare qualsiasi reato, puntando di conseguenza sull’assoluzione per non aver commesso il fatto o perché non costituisce reato o ancora perché il fatto non sussiste. In subordine il minimo della pena.
Il giudice Riposati ha dimezzato la pena richiesta dall’accusa, arrivando a tre mesi, ma con la sospensione condizionale.

http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2015/06/19/news/botte-tra-profughi-che-giocano-a-carte-al-tavolo-dell-albergo-1.11638066

Immigrati che gestiscono hotel e li usano per fare arrivare altri immigrati. Come si chiama?

‘Profugo’ spacciava dall’hotel: non può essere espulso perché ‘rischia persecuzioni’

FELTRE – Per quella droga che era forse destinata agli studenti era finito in carcere, ora per lui, profugo arrivato a Feltre dalla Liberia, è arrivata la condanna. Diallo Daouda, 32 anni, assistito dal suo avvocato Marzia Ianese, è stato giudicato in tribunale a Belluno nei giorni scorsi, con rito abbreviato, dal gip Giorgio Cozzarini.
Per quella droga ritrovata nella stanza dell’albergo dove era ospitato (144 dosi) è stato condannato a 2 anni e 4 mesi e 6 mila euro di multa. Li dovrà scontare, qui in Italia, perché per i profughi c’è il divieto di rimpatriarli al loro paese, dove potrebbero subire persecuzioni, visti i motivi per i quali hanno lasciato le loro case (guerre e persecuzioni).

http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/BELLUNO/diallo_daouda_profugo_liberia_droga_condannato_feltre/notizie/1041351.shtml

E certo, rischia le persecuzioni in Liberia. Meglio qui a spacciare.

AI ‘profughi’ non piace la pasta: tagliate gomme a volontari!

Ai profughi non piace la pasta: gomme tagliate ai volontari

Ci risiamo. Ancora profughi che rifiutano cibo italiano. La nostra cucina, agli ospiti del Mare Nostrum, proprio non piace. L’ultima dimostrazione, dopo i casi di Pozzallo e Roma – dove numerosi pasti sono finiti nell’immondizia – l’hanno fornita una quarantina di immigrati che da quattro mesi alloggiano al Centro di solidarietà di La Secca, frazione del comune bellunese di Ponte nelle Alpi.

In segno di protesta contro un menù a loro dire monotono e per nulla incline ai palati africani, gli immigrati hanno occupato una delle strade principali del paese con una panchina di legno messa di traverso, e hanno appoggiato sull’asfalto il pranzo (come riportato dal Gazzettino), pasta al pomodoro, pane e uova: «Noi questa roba non la mangiamo» avevano detto. Accanto ai piatti hanno posato i borsoni con dentro i vestiti e hanno minacciato di abbandonare la struttura. Poi, per essere sicuri che le ragioni del sit-in venissero capite fino in fondo, hanno tagliato i pneumatici delle auto del personale della cooperativa che lavora nel centro. Oltre a pasti migliori, hanno chiesto di essere ospitati in un ambiente più confortevole dove poter praticare qualche hobby per ammazzare le giornate. Già, perché tra i motivi della protesta c’è stata pure la noia: non sanno cosa fare, e a loro disposizione – hanno fatto sapere – non ci sarebbe nemmeno un insegnante di italiano. In realtà le lezioni sono state sospese solo ad agosto: l’insegnante è in ferie.

Per sgomberare la strada è stato necessario l’intervento della polizia, dei carabinieri e dei mediatori culturali. Nonostante il caos, nessuno dei profughi è stato denunciato. In caso contrario la richiesta di asilo con tutta probabilità non sarebbe andata a buon fine. Lo sciopero del cibo italiano si è protratto per due giorni. Poi gli immigrati hanno fatto uno sforzo e hanno mangiato.

Al coro di proteste della Lega – secondo la senatrice Raffaela Bellot «i nostri nonni emigrati non si sarebbero mai comportati in un modo così incivile» – si aggiunge quello del Libero sindacato di Polizia Lisipo. Per il presidente, Antonio De Lieto, «è incredibile che mentre centinaia di migliaia di famiglie italiane fanno la coda per avere un piatto di pasta, degli immigrati disprezzino quello che il nostro Paese gli dona con generosità». Anche don Gigetto De Bortoli, presidente del Ceis di Belluno, si dice amareggiato. «Dispiace che passi il messaggio che nella struttura si viva di stenti» aggiunge.
E intanto ieri dallo Janas Village di Sadali, in Sardegna, dopo le proteste della settimana scorsa, un’altra cinquantina di extracomunitari ha deciso di allontanarsi. I nuovi arrivati, famiglie di siriani, palestinesi, cittadini del Mali, un sudanese e un eritreo, hanno deciso di abbandonare il paese a due ore d’auto da Cagliari.

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11678131/Ai-profughi-non-piace-la-pasta.html

Banda assalta Luxottica – Magistrato: ‘potete rubare, ma cambiate obiettivo’

Ieri mattina il giudice ha convalidato l’arresto dei sei romeni e ha disposto il divieto di dimora nelle province di Treviso e Belluno, dove sono dislocate quattro delle sei unità produttive italiane del gruppo

PEDEROBBA. Volevano fare le cose in grande: un colpo alla Luxottica, fabbrica di occhiali di Pederobba. Sono stati arrestati in sei, tutti romeni.

Pendolari dei furti, arrivano dalla zona tra Brescia e Verona. Probabilmente preparavano il blitz da mesi. Sono entrati in azione la scorsa notte, ma l’arrivo dei carabinieri ha fatto rovinosamente saltare il loro piano e scattare le manette ai loro polsi.

I colpi recenti nei negozi di occhiali ormai si contano a decine, nella Marca. Refurtiva di valore, leggera, facile da trasportare: tanti buoni motivi, per i ladri. Ma perché tentare l’assalto a un negozio quando puoi andare all’origine, alla fonte? Forse per questo la banda dei sei ha deciso di fare le cose in grande: puntare direttamente alla fabbrica Luxottica di Pederobba, proprietaria e licenziataria di molte firme prestigiose dell’occhialeria, da Ray-Ban a Persol passando per Vogue. Un piano studiato per mesi, probabilmente. Alcuni dei sei arrestati, infatti, si sono spostati qui in zona da tempo. Chi da un paio di mesi, chi da qualche settimana. Un caso? No, secondo gli inquirenti, che stanno cercando di capire se davvero il blitz della scorsa notte fosse stato studiato a tavolino, nei dettagli. Fatto sta che è andato tutto a rotoli: una pattuglia dei carabinieri ha arrestato l’intera banda. Uno di loro stava uscendo dalla fabbrica di Pederobba, gli altri cinque erano nei dintorni. Tentato furto aggravato, questa l’ipotesi di reato.

Ieri mattina il giudice ha convalidato l’arresto dei sei romeni e ha disposto il divieto di dimora nelle province di Treviso e Belluno, dove sono dislocate quattro delle sei unità produttive italiane del gruppo (oltre a Pederobba, nel Bellunese ci sono Agordo, Sedico e Cencenighe). Un modo chiaro per fagli passare la voglia di ritentarci, insomma.

Come detto, i sei romeni sono tutti residenti nel Veronese e nel Bresciano, e hanno età comprese tra i 23 e i 41 anni. Saranno interrogati nelle prossime ore dal giudice per le indagini preliminari: gli inquirenti cercheranno di capire ruoli e compiti di ciascuno. Nel gruppo anche una ragazza, fidanzata di uno degli altri cinque componenti.

Come detto, i colpi ai negozi di occhiali ormai sono quasi all’ordine del giorno. Nelle scorse settimane, in provincia di Treviso, è finito nel mirino dei ladri il negozio di ottica “Salmoiraghi & Viganò” di Preganziol: è addirittura la quarta volta in meno di un anno. L’ultimo assalto, lì come a Pederobba, per i ladri è andato male: sono stati messi in fuga dall’arrivo dei carabinieri. Verifiche sono in corso per capire se si possa trattare della stessa banda.

Capito? Potranno rubare, ma non alla Luxottica. Questi sono i magistrati italiani.