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Roma: sono tornati i ‘lavavetri’

Quanti “vaffa” ricevuti. Quante liti con gli automobilisti furibondi e sempre più insofferenti alle loro avance. Quante inzuppate dello stesso spazzolone in quell’acqua fetida che sembra fango. Quante auto al semaforo viste fermarsi e ripartire senza essere riusciti a lavargli il vetro. Quanti verde-arancione-rosso e poi ancora verde-arancione-rosso. Col sole e con la pioggia, in centro come in periferia. Sono tra noi ma facciamo finta di non vederli, sono come noi ma ci sembrano così diversi.

Ombre senza volto, sagome claudicanti che si muovono tra i parafanghi delle nostre auto pronte a ripartire, e che se anche crepassero in quell’istante, molti farebbero finta di non vedere e se ne andrebbero come se niente fosse.

Sono loro, l’esercito dei lavavetri, un’orda di poveracci nuovamente tornati a Roma, provenienti da chissà dove, che per racimolare qualche spicciolo si piazzano agli incroci delle strade e tendono verso di noi il loro spazzolone grondante melma con la promessa di regalarci una visuale migliore.

Il rifiuto, però, è quasi sempre automatico. Il solo rapporto esistente tra noi e loro è quello che c’è tra l’uomo e le zanzare, ma più li scacciamo e più ritornano brandendo ogni volta con rinnovata determinazione il loro utensile da lavoro all’indirizzo del nostro parabrezza.
Spesso evitiamo addirittura di fermarci troppo a ridosso della macchina davanti per lasciare lo spazio necessario a ripartire quando si avvicinano. Lo capirà o no che lo voglio sporco il vetro ?

In principio erano i polacchi, memorie di fine anni ottanta, adesso vengono da ogni parte del globo.
Li trovi ovunque a Roma, ma in alcune zone la percentuale è decisamente più alta.

Il quadrante Nord della città, ad esempio, è una di quelle a maggiore densità. Una vera invasione.
Si spartiscono il territorio con la capillarità di un’organizzazione criminale, anche se a fine giornata il bottino sarà tutt’altro che pingue, e perfino il boss più sprovveduto realizzerebbe che il business non è dei più proficui.

Ma chi sono questi stakanovisti del semaforo ? Dove vivono, con chi vivono, cosa fanno quando non “lavorano” ?

All’incrocio tra Lungotevere Flaminio e Ponte Duca d’Aosta, in zona stadio Olimpico, poco prima di Piazza Mancini, chiediamo a uno di loro se gli va di raccontarsi. Ovviamente gli proponiamo un corrispettivo per il disturbo, non vorremmo causargli un danno da mancati incassi.
Ci accordiamo per cinque euro, anche se siamo convinti che neppure in un’intera mattinata di lavoro riuscirebbe a mettere insieme quella cifra.

Si chiama Ion, è un padre di famiglia di etnia rom e vive – ci spiega – nel campo nomadi di via Sebastiano Vinci, zona Trionfale-Torrevecchia, poco prima dei terreni dove una volta sorgevano le strutture ormai dimesse della A.S. Monte Mario.
Per la verità Ion non è il classico lavavetri, lui vende accendini, ma è lo stesso.

E’ basso, grassoccio e ha la bocca coperta da due enormi baffoni neri. Sembra Super Mario. Ha un fare sorridente, spigliato, e la faccia rassicurante da buon padre di famiglia. Lo osservi e te lo immagini la sera a casa, dopo cena, che si mette la figlioletta sulle ginocchia per farsi raccontare com’è andata a scuola.

“Ho cinquantaquattro anni, da diciannove vivo in Italia. Di giorno vendo accendini e la sera torno a casa da mia moglie e i miei figli. Non mi interessa quanti soldi faccio in una giornata, anche se cerco di vendere più accendini che posso, perché quello che conta alla fine è essere felici a casa con le persone che ami.”

Riesci a mantenere la tua famiglia con quello che guadagni ? “Da noi il concetto di famiglia non è come lo intendete voi. Noi siamo tutti una grande famiglia, ci si aiuta a vicenda, e quando uno non ce la fa gli altri gli vanno in soccorso. Siete voi quelli strani. Famiglie ristrette. Padre, madre, figli, e se uno dei due viene licenziato non gli rimane che sbattere la testa contro il muro. Sì, certo ci sono i genitori, i suoceri, ma se stanno male pure loro, o se sono morti, è finita. Da noi invece il problema non esiste. Se guadagno io aiuto gli altri, se guadagnano gli altri aiutano me.”

Non c’è che dire, una vera e welfare society in salsa rom.

Sull’altra sponda del Tevere, all’incrocio tra Ponte Duca d’Aosta e Lungotevere Maresciallo Diaz, c’è un altro semaforo dove incontriamo un lavavetri nel senso più tradizionale del termine.

Jeans macchiati, camicia a mezze maniche scolorita, pelle olivastra. Proponiamo anche a lui una breve intervista, ma stavolta il prescelto non sembra avere molta voglia di parlare, e a nulla serve la nostra proposta di un “onorario”.

Svoltiamo a destra e imbocchiamo la galleria Giovanni XXIII in direzione Trionfale.

In via di Torrevecchia, all’incrocio con via Commendone, tra l’area del mercatino e il parco pubblico, incontriamo un altro lavavetri al quale proponiamo la solita breve intervista. Anche lui non sembra molto propenso a “sbottonarsi”, però negli occhi gli si legge, oltre alla sorpresa per il fatto che qualcuno si interessa a lui, anche una voglia immensa di raccontarsi e chiedere aiuto.

E’ un ragazzone di colore abbastanza alto e robusto. Gli promettiamo che non ci vorranno più di cinque minuti e che gli faremo solo tre o quattro domande, ma riusciamo a vincere la sua riluttanza solo quando gli offriamo una colazione al bar lì vicino.

Non parla per niente l’italiano, solo l’inglese. Ci chiede preoccupato se la sua faccia finirà in TV ma lo rassicuriamo dicendogli che siamo della carta stampata (non ci avventuriamo a spiegargli cos’è un quotidiano on-line, anche se magari già lo sa) e che non faremo foto.

“Mi chiamo Benson, ho 32 anni e vengo dal Ghana” – ci spiega – “vivo sulla Prenestina insieme ad altri come me, e mangio e dormo grazie alla Caritas.”
Gli chiediamo da quanto tempo vive in Italia. “Sono arrivato un anno e mezzo fa. Nel mio paese ho perduto padre, madre e tre fratelli, tutti morti per malattia. Adesso mi rimangono solo un fratello e una sorella, che vivono ancora lì, anche loro in povertà.”

Alla domanda su come è giunto qui da noi non vuole rispondere, però prosegue: “Sto cercando un lavoro, un lavoro vero intendo. Va bene tutto, fare le pulizie, fare le consegne, cucinare in un ristorante. Qualsiasi cosa. Sono una persona onesta” – conclude – “e vorrei tanto dimostrare che di me ci si può fidare.”

Di più non ci racconta, anche perché forse di più non c’è molto. Con gli occhi sembra implorarci di fare qualcosa, è triste, affranto. Ci chiede di sentire in giro se cercano qualcuno. Vorremmo dirgli che non siamo in America, vaglielo a spiegare che è già difficile per noi.

Lo guardiamo con una pena pari almeno alla voglia che avremmo di aiutarlo, però non abbiamo il coraggio di sbattergli in faccia la cruda realtà e spezzare così quella breve illusione.

Perché in fondo, perdere la speranza è un po’ come morire. E qualcuno che ti chiede come stai, può aiutarti ad arrivare al giorno dopo.

http://www.vignaclarablog.it/2013091024593/erano-spariti-ma-sono-tornati-i-lavavetri/

Romeno tenta di stuprare italiana senza casa

E’ una storia che vede due disperati come protagonisti. Lei è una 57 enne del Nord Italia che vive in una roulotte, lui un rumeno vagabondo e pieno di precedenti penali. Lei dorme nel letto del rifugio di fortuna, lui si avvicina e la spia. Poi entra. La donna ha gli occhi socchiusi quando sente una mano palparla e il corpo del tipo che si adagia su di lei e tenta di spogliarla.

E’ un’istante e la violenza carnale sta per essere consumata. Ma trova la forza di reagire e si libera dalla morsa. Stringe le gambe e lo allontana quanto basta per allungare una mano e prendere una pala: con quest’arma improvvisata cerca di difendersi alzandola e minacciando di colpirlo. L’uomo desiste, è salva.
Teatro della scena, un parcheggio nella zona di Grotte Celoni, Roma Est, quel quadrante dove l’abusivismo edilizio ha realizzato una porzione di città con strade strette e case appiccicate l’una all’altra.
La donna si è salvata grazie alla pala che teneva vicino e alla telefonata che alcuni vicini hanno fatto ai carabinieri, quando hanno sentito le urla. Lei 57 anni italiana, una vita difficile; lui 32 anni sbandato rumeno. I carabinieri l’hanno arrestato per tentata violenza. E’ ospite nel carcere di Regina Coeli.

http://www.affaritaliani.it/roma/lei-dorme-lui-tenta-lo-stupro-lo-prende-a-palate-e-si-salva-12072013.html

Il governo ti sbatte fuori di casa, per fare posto ai clandesntini, poi, i ‘migranti’ finiscono il ‘lavoro’.
No, giornalista che hai scritto l’articolo. Lei è una disperata, lui è uno stupratore importato.

Roma, controlli a tappeto dei carabinieri: arrestati 24 immigrati

Cento uomini impegnati per un totale di ventiquattro arresti. E’ questo il bilancio dei controlli a tappetto che negli ultimi due giorni hanno interessato la periferia sud est di Roma. Da Tor bella Monaca a Tor Vergata, da Ponte di Nona a Morena, i militari hanno messo in piedi una vasta rete di controlli per contrastare furti e rapine, fenomeni particolarmente di rilievo in quel quadrante della Capitale.

In particolare 14 i cittadini di nazionalità romena trovati in possesso di merce, del valore di circa 30mila euro, sottratta fraudolentemente all’interno di negozi ed esercizi commerciali, dell’area commerciale Anagnina e Romanina, già interamente restituita.

Altri 4 cittadini romeni sono stati arrestati a Morena, sorpresi a compiere furti all’interno di cantieri edili. Anche in questo caso i militari sono riusciti a recuperare molta refurtiva, del valore di circa 130mila euro che è stata in parte restituita. Tra la refurtiva recuperata ci sono, 180 litri di carburante aspirato dai serbatoi da automezzi parcheggiati lungo le strade e travasati in taniche, e anche grondaie e fasce in rame.

I Carabinieri della Compagnia di Castel Gandolfo nel quartiere della Romanina a seguito di mirato servizio, hanno recuperato all’interno di un furgone condotto da un cittadino bosniaco di etnia rom, materiale edile tra cui costosissimi misuratori laser per un valore complessivo di 100mila euro. L’uomo per compiere il furto si era avvalso di un connazionale 12enne, che è stato riaffidato alla madre.

I Carabinieri della Compagnia di Tivoli e Frascati hanno invece arrestato 4 cittadini romeni per furto di gomme, asportate da diverse auto parcheggiate sulla strada.

I Carabinieri stanno pianificando altri servizi da attuare nei prossimi giorni con le medesime finalità.

http://www.romatoday.it/cronaca/24-arresti-roma-sud-est.html

 

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(AGENPARL) – Roma, 27 feb – “Penso che oramai sia a tutti chiaro il fatto che urge intervenire in questo quadrante della città contro le scorrerie dei senza fissa dimora che proseguono impuniti nella loro attività di furti di rame e nella

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(L'UNICO) «In Via Morselli, nel quadrante Parco de' Medici, precisamente nel sito ove morì carbonizzato un bambino nell'agosto del 2010, il campo nomadi abusivo esistente da qualche settimana a questa parte continua a crescere ed è ciò che ho potuto