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Trento: anziana aggredita e rapinata davanti alla chiesa

TRENTO. Dopo le due donne scippate – da nordafricani – nel giro di poche ore in pieno centro storico, lo scorso fine settimana, ieri sera un nuovo episodio di violenza si è verificato in città. Questa volta in Bolghera, quartiere messo in allarme nelle ultime settimane da una raffica di furti in appartamento.

La vittima è un’anziana che è stata derubata della borsa davanti alla chiesa di Sant’Antonio, sull’omonima via. L’aggressore è un uomo, apparentemente di giovane età, che per colpire ha aspettato che fosse buio. Erano circa le 18, la zona davanti alla chiesa a quell’ora della domenica non è particolarmente frequentata e non ci sono locali né negozi aperti. Dalla prima sommaria ricostruzione dell’accaduto, un uomo ha affrontato l’anziana riuscendo a farsi consegnare la borsetta che aveva con sè e in pochi minuti è riuscito a dileguarsi. Sul posto è intervenuta la squadra volante della polizia, che ora sta indagando sull’episodio. In particolare per capire se possa essere messo in relazione ad analoghi episodi di violenza avvenuti una settimana fa a in centro storico.

Il primo risale a sabato scorso, in via Dietro le Mura B, dove poco dopo le 19 una giovane commessa di un negozio Oro cash è stata aggredita da due uomini nell’androne del palazzo dove abita: i due l’hanno spintonata e le hanno strappato di mano la borsa, scappando di corsa e riuscendo a prelevare più di mille euro con il bancomat trovato nel portafoglio rubato alla ragazza. La seconda aggressione soltanto poche ore dopo, alle 2 di notte, in piazza Duomo. Vittima anche questa volta una ragazza. La giovane stava attraversando a piedi la piazza che a quell’ora era quasi deserta. In due le sono saltati addosso e dopo averla insultata l’hanno strattonata e sono riusciti a rubarle il telefono cellulare. Episodi che, in sequenza, fanno temere una recrudescenza della microcriminalità in città.

http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2014/01/27/news/derubata-della-borsa-davanti-alla-chiesa-1.8545010

Arrestato per la violenta rapina in treno finisce ai domiciliari: perché è albanese

Arrestato per la rapina in treno Concessi i domiciliari ad albanese
Ha respinto tutte le accuse, negando di aver messo a segno una rapina sul treno a Verdello insieme a un complice e di aver colpito le persone intervenute con una bottiglia, come gli veniva contestato. Interrogato in carcere dal giudice per le indagini  

Pesta moglie e terrorizza il suocero: è un 27enne albanese

 


 

Maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona a scopo di rapina ed estorsione: con queste accuse i carabinieri hanno arrestato un albanese di 27 anni a Viareggio per una vicenda di cui l’Arma è venuta a conoscenza, quando circa un mese fa una giovane donna si è presentata in caserma disperandosi e cercando aiuto. La donna ha raccontato una storia di violenze fisiche e psicologiche che dura dal 2011 quando, con l’albanese arrestato, è iniziato un rapporto di convivenza culminato in un matrimonio e nella nascita di un bambino.

Un periodo in cui sono proseguite angherie, vessazioni e aggressioni fisiche che la donna taceva anche al pronto soccorso, dove si recava a curarsi le ferite inferte dal marito, temendo che l’uomo attuasse le minacce di fare del male ai suoi genitori. Anche l’imposizione di un regime di vita rigido nei comportamenti e nell’abbigliamento fa parte delle vessazioni imposte alla donna dall’arrestato.

Dopo la denuncia alla stazione di Viareggio, i carabinieri hanno messo sotto protezione la donna raccogliendo riscontri al suo racconto. In questo periodo l’albanese ha compiuto un altro reato: è andato ad aspettare il suocero dove lavora, lo ha costretto a salire in auto e lo ha portato sul Monte Pitoro, presso Massarosa (Lucca), dove lo avrebbe minacciato di morte, dicendogli che se la figlia non avesse ritirato la denuncia e non gli fossero stati dati dei soldi, avrebbe ammazzato tutti i suoi familiari. Il suocero è rimasto lì, terrorizzato, e il giorno dopo è andato dai carabinieri a denunciare questo fatto. I carabinieri hanno rintracciato l’albanese e fatto scattare un fermo di polizia per interrompere violenze e minacce. Ora l’albanese è nel carcere di Lucca.

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Uccise tre persone a picconate, Kabobo vuole sconto di pena


Milano, 10 dicembre 2013 – La difesa di Adam Kabobo, il  ghanese che lo scorso maggio ha ammazzato a colpi di piccone tre passanti a Milano e recentemente ha tentato di strangolare il compagno di cellaha chiesto il giudizio abbreviato, condizionato a un approfondimento della perizia psichiatrica.

In merito deve decidere il giudice per l’udienza preliminare Manuela Scudieri. In ogni caso i legali che assistono Kabobo hanno chiesto in subordine l’abbreviato semplice, che in caso di condanna concede lo sconto di un terzo della pena.

PERIZIA PSICHIATRICA – Kabobo si trova, sin dall’inizio della sua detenzione, nel reparto psichiatrico del carcere. “Appena arrestato era stato messo in una cella da solo – aveva chiarito l’avvocato – ma poi gia’ da pochi giorni ha avuto altre persone con lui”. Secondo il difensore, pero’, “il pericolo che accadessero episodi violenti” di aggressione era stato evidenziato chiaramente nella perizia psichiatrica che ha messo nero su bianco, oltre alla sua “pericolosita’ sociale”, sia il rischio di gesti suicidiari e autolesivi che di atti “eterolesivi”.

Perizia che pero’, sul fronte processuale, ha descritto Kabobo come capace di partecipare al procedimento penale e “capace di volere” al momento del fatto, tanto che pochi giorni fa il gip Andrea Ghinetti, accogliendo la richiesta del pm Isidoro Palma, ha disposto per il ghanese il processo con rito immediato, fissando l’udienza per il 28 gennaio in Corte d’Assise.

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Perugia: soffitta usata da nordafricani come centrale di spaccio

Perugia 28 settembre 2013 – E’ andata a buon fine la segnalazione di un cittadino di Elce che aveva allertato i Carabinieri, nei giorni scorsi, perchè allarmato di uno strano giro di droga e clienti che nelle ultime settimane si era intensificato. I militari hanno messo in piedi dunque una rete di pedinamenti a partire da un  gruppo di tossicodipendenti che si muovevano nel quartiere. I Carabinieri  sono risaliti a quel punto ad una soffitta angusta – si cerca di capire se è regolare l’affitto e se abbia l’abitabilità  – che è stata affittata ad un tunisino che risulterebbe regolare. Sulla porta i militari hanno subito fermato un pusher che stava per uscire per andare a spacciare: nella tasca aveva una decina di palline di eroina e cocaina. Nella casa sono stati arrestati altri due tunisini che stavano preparando altre dosi con bilancini di precisione.  Sequestrati diversi telefoni cellulari utilizzati per l’attività illegale. I tre spacciatori sono stati portati al Carcere di Capanne. “Anche questi arresti – ha spiegato il Maggiore Giovanni Cuccurullo – sono la dimostrazione di come tutte le segnalazioni dei cittadini vengano prese in considerazione. E sono oggetto anche di una verifica da parte dei nostri militari. Chiediamo ai cittadini di continuare a collaborare con noi per la sicurezza di Perugia”

http://www.perugiatoday.it/cronaca/elce-arresti-spacciatori.html

Più che la collaborazione dei cittadini, servirebbe il blocco dell’immigrazione.

 

Coi soldi del massacro fanno ‘business’ in Marocco

marocchini

Una condanna esemplare, peccato che non sarà mai scontata, salvo che i due feroci rapinatori non tornino in Italia.

Possibilità remota visto che, con i soldi arraffati spaccando la testa ad un’ottantenne sola in casa, hanno messo su bottega in Marocco.
Si occupano di moda. E chissà se mai sapranno che il bottino più grosso, pari a 104 mila euro in contanti, rimase nel cassetto dal quale avevano trafugato ori per un valore di 20 mila euro.
Il processo contro Adil Channita, 22 anni, e Mohamed Lamghari, 25, entrambi marocchini, difesi dall’avvocato d’ufficio Marinella Pasin, si è chiuso ieri dopo un rapido dibattimento e un’altrettanta rapida discussione. La vittima è Maria De Freitas, a Rasai: i due la legarono e poi la picchiarono in testa usando pare un portacenere in marmo che non venne mai ritrovato. Poi sparirono con destinazione Marocco. Le lesioni riportate furono gravi, tanto che l’anziana finì in rianimazione, riportando danni permanenti. La giustizia ha fatto la sua parte. Ma la sentenza è destinata a restare carta straccia.

http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/marocco_massacrano_anziana_rapina_negozio_foto/notizie/330991.shtml

Vengono qui e razziano. Per poi investire a casa loro. E non solo chi delinque, ma anche quelli che si comportano ‘bene’: solo di rimesse perdiamo 3 punti di Pil ogni anno.
Intanto, mentre il Marocco istituisce corsi di Islam nelle scuole italiane col beneplacito del nostro non governo – caso di Treviso – noi non riusciamo nemmeno a farci rimandare i delinquenti.

Un paese serio direbbe: “Non mi estradi questi due? Allora riprenditi tutti i marocchini.” E poi via.

SEGNALAZIONE

Vi seguo sempre con interesse e piena condivisione di valori e ideali.

Ho fatto una piccola ricerca su Google e questa è la pagina di uno dei due marocchini che nel 2011 hanno massacrato di botte una anziana signora e poi hanno aperto un negozio in Marocco con i soldi rubati.

http://it.netlog.com/adilchnnaydar (nato nel 1991)

Il suo nome è Adil Channita o più esattamente Adil Chnnaydar.

Ha anche un canale di Youtube dove appare in sella ad una moto

http://www.youtube.com/user/adil9519

Da quel poco che ho capito, vive nella zona della Medina (città vecchia) di Fès.

Le persone devono vedere la faccia di questo delinquente.

 

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