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Reportage de Il Tempo: ‘Nomadi, sono 20 anni che ci fregano i portafogli’

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Il Tempo – Ogni giorno una trentina di zingare colpiscono sui treni della metropolitana. Il loro bottino è di migliaia di euro. Vigilantes impotenti, cittadini inferociti

Una vera e propria banda del borseggio, formata da ragazzine rom tutte minorenni (o presunte tali), che da almeno 12 anni terrorizza i passeggeri della Metro A fra borseggi e furti. E che si organizza addirittura in turni, per poi ingrossare le file durante il fine settimana e nei giorni di festa. Con un giro di soldi spaventoso. A rivelarlo sono state due guardie giurate della Italpol, che abbiamo incontrato durante il nostro giro mattutino lungo le fermate «calde» della metropolitana, alla ricerca della girl-gang in salsa romanì. Secondo quanto raccontato dagli agenti che prestano servizio sulle banchine della linea A alla stazione Termini, nei giorni feriali la banda conterebbe sulla presenza di ben 32 ragazzine, che diventerebbero addirittura 48 nel weekend, quando c’è più «lavoro». Il che significa presenza di turisti (americani e giapponesi su tutti) e portafogli pieni di contante per lo shopping. «Non possiamo fare nulla – racconta una delle guardie – Soltanto se le cogliamo in flagrante possiamo denunciarle, poi però dopo qualche giorno ce le ritroviamo di nuovo tutte qui a fare su e giù dai treni».

Il «lavoro» delle giovani nomadi inizia da vent’anni sempre alle 9. Anche se la squadra da noi pedinata s’è data ada fare dalle 8.20. L’appuntamento per quasi tutte è alla fermata di Termini, ma alcune si incontrano anche a Manzoni e a San Giovanni. Si dividono in gruppetti di 5-6, vestite non come una volta (ampie gonne, abiti lisi) ma come normalissime teen-ager. Poi partono all’attacco, prediligendo i convogli semiaffollati, poco dispersivi ma con qualche libertà di movimento. I loro gesti sono sempre gli stessi: entrano tutte insieme sul treno spingendo anche un po’, poi una fa finta di prendere qualcosa nella sua borsa per nascondere la mano, ma in realtà prova a rovistare velocemente in quella dell’ignaro passeggero, sperando di acchiappare direttamente il «pesce grosso». Se il colpo non riesce, le ragazze restano sul treno e scendono alla fermata successiva; al contrario, o comunque se notano presenze «sospette» intorno a loro, bloccano la porta e riscendono velocemente, attraversando il corridoio di uscita e riversandosi sulla banchina in direzione opposta. Si tratta di un sistema ben collaudato, con le «pickpocket» che fanno la spola fra le diverse stazioni intorno a Termini: San Giovanni-Termini-SanGiovanni, Manzoni-Repubblica-Vittorio Emanuele-Manzoni, Termini-Spagna-Termini.

Alla stazione Vittorio Emanuele riusciamo a parlare con una delle ragazze, la più «esperta» del gruppo. «Allora, quanti portafogli avete fatto oggi?». Lo sguardo si fa sospetto: «Oggi ancora niente – balbetta lei – siamo arrivate da poco e non è semplice. Però a Capodanno abbiamo lavorato tanto, è andata molto bene». È evidente che l’aria di impunità e il fatto di essere stati scoperti come giornalisti, o per lo meno come non poliziotti, abbatte i falsi pudori. «I portafogli? Li buttiamo via, mica siamo sceme». E poi racconta: «Noi veniamo da Pomezia. Siamo pendolari pure noi», afferma sorridendo. Arriva la polizia, se ne infischiano e continuano a puntare i polli da spennare. A volte, però, anche queste «ragazzine terribili» sbagliano. A metà mattinata in troppe si ritrovano a Termini, ne contiamo circa 15. Un passeggero, evidentemente un habitué della linea, grida: «Attenti ai portafogli! Ammazza quante so’ oggi, stanno tutte qua, ve siete scatenate». Alcune riescono a salire sul treno in arrivo, altre vengono riprese da un signore che in napoletano le minaccia: «Venite qui se avete coraggio». È un poliziotto in borghese, che riesce a radunarne un gruppetto per provare a identificarle. Così scopriamo che si tratta di un business su cui le giovani rom investono anche dei soldi: «Fanno il biglietto giornaliero – confida il poliziotto – spendono 4 euro e stanno qui tutto il giorno. Se non troviamo portafogli o documenti di qualcun altro, ci sarà poco da fare».

Proprio qui torna quanto mai interessante il racconto del vigilante , che tra lo sfogo e l’indignazione,conferma quanto ci hanno detto le giovani ladre: «Stanno qui da 12 anni – afferma – le ho viste crescere. La madre insegna alla figlia. Le ho identificate una per una, so quante sono e come si muovono». Non solo «non le fanno niente», ma c’è addirittura chi le difende: «Ci è anche capitato che le becchiamo mentre salgono sulla metropolitana: magari per fermarle siamo costrette a strattonarle per un braccio, e puntuale arriva il buonista di turno, una pecora nera rispetto al resto dei passeggeri inferociti». Il giro d’affari è alto. Ogni sera,a fine turno, riveniamo decine di portafogli, ovviamente vuoti, buttati tra i binari dalle ragazzine in fuga. E il rischio è che la situazione peggiori visto che la vigilanza sotto le stazioni della metropolitana sta per diminuire. Di guardie giurate sulle banchine ne abbiamo viste in realtà soltanto alla stazione Termini, mentre il resto dell’area «calda» è risultata essere del tutto scoperta. Così come i treni. «E fra poco non ci saremo nemmeno più noi – avverte l’agente – Entro il mese di gennaio dovrebbero toglierci da qui. Dicono che il servizio costa troppo. Forse resta soltanto qualcuno su a controllare che nessuno entri senza biglietto, anche se in realtà non controlla nessuno».

Appena due giorni fa le forze dell’ordine esultavano per l’arresto della «regina dei borseggi» sulla Metro A». Una rom di 37 anni che derubava almeno 15 passeggeri al giorno e che ha «collezionato» 7 anni e 9 mesi di reclusione ancora da scontare. Ma oggi la stessa linea è assediata da chi quel «business» lo porta avanti con numeri vergognosi. Le istituzioni e il nuovo questore sono avvertiti. I passeggeri lo sanno già.

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Zingare aggrediscono suora: faceva la spesa per loro!

NUORO, 28 MAGGIO 2013 – Siamo a Nuoro. In via Manzoni. Quando un’anziana suora è stata aggredita e spintonata da tre ragazze rom. La religiosa, tra le altre cose, una volta alla settimana si occupava di fare la spesa proprio per i rom. Un episodio che lascia veramente l’amaro in bocca.

I tre la conoscevano veramente molto bene ma non avrebbero esitato ad aggredirla: solo grazie alla testimonianza di un passante la suora facente parte della casa d’accoglienza San Giuseppe di Nuoro, è riuscita a trovare protezione e poi le tre ragazze sono scappate via.

Secondo una prima ricostruzione, la povera anziana religiosa stava rientrando nella struttura affaticata dal peso delle buste della spesa, quando a pochi passi dall’ex mercato civico, un gruppetto di ragazze rom, tre per l’esattezza, le sono andate incontro. Una di loro, sigaretta in mano, e teneva anche un neonato all’interno del marsupio, si sarebbe avvicinata con fare minaccioso. Inizialmente l’avrebbe spintonata e poi con la complicità dell’amica la suora sarebbe stata insultata; mentre una terza componente del gruppetto cercava di toglierle il velo.

Però solo grazie all’intervento di un passante che ha assistito alla tragica scena ha permesso alla religiosa di arrivare in piena sicurezza alla struttura dove alloggia.

http://www.infooggi.it/articolo/nuoro-anziana-suora-aggredita-verbalmente-e-fisicamente-da-tre-ragazze-rom/43240/

Aggredito da Cingalesi con bastoni e catene

Una vera e propria spedizione punitiva. Questo pomeriggio in via Manzoni, un gruppo di srilankesi ha aggredito un connazionale con catene, bastoni, spranghe e mattoni procurandogli gravi ferite. Il giovane mal capitato è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Piemonte. Sull’episodio indaga la Polizia che nelle ore seguenti all’accaduto ha già fermato alcuni dei protagonisti. Secondo le ricostruzioni sembra che l’aggressione del “branco” sia scaturita da una lite che l’extracomunitario ha avuto stamani con due connazionali nei pressi della palestra Juvara.

http://www.strettoweb.com/2013/05/messina-gruppo-di-extracomunitari-aggredisce-connazionale-forse-un-regolamento-di-conti/73954/

“Sono stati attimi davvero terribili” I rapinatori hanno agito con brutalità

Parabiago, 5 febbraio 2013 – Attimi di paura. Di angoscia. Vuole dimenticare, smettere di pensare a quei drammatici momenti. Giovanna, la moglie dell’avvocato che ha reagito alla rapina nella sua villa sparando contro uno dei malviventi, abbozza però un sorriso e cortesemente accetta di ripercorrere quei minuti di puro terrore. «Erano circa le 22. In casa, oltre a mio marito ed io, c’era una delle mie tre figlie che stava preparandosi per uscire. Le altre due (una delle quali è sposata, madre di una bimba di un anno e residente a Milano, ndr) non c’erano. Anche mio figlio era fuori. Alla vista di quei due ladri in casa, la paura è stata tantissima. Me li sono trovati di fronte all’improvviso. Sono sbucati in corridoio dal nulla. Mi hanno strattonato violentemente, volevano i soldi. Hanno agito con brutalità. Ho gridato e mio marito è corso in camera da letto a prendere la pistola. Poi ha sparato e loro sono fuggiti».
Uno dei due balordi è rimasto colpito cinque volte all’addome, ma è riuscito comunque a scappare. Nell’abitazione, una bella villa monofamiliare in via Manzoni, gli investigatori hanno poi effettuato tutti i rilievi scientifici e balistici per verificare la traiettoria dei cinque colpi esplosi, in modo da ricostruire con precisione la dinamica dell’accaduto. Confermato che la pistola con cui ha sparato l’avvocato parabiaghese è una semiautomatica calibro 7.65, regolarmente detenuta.

È stato accertato che i delinquenti hanno forzato una porta finestra, per poi introdursi nella villa, e che un terzo complice li aspettava all’esterno, in auto. Il ladro rimasto ferito è stato lasciato un’ora dopo davanti all’ospedale San Carlo di Milano. Si tratta di Franco Milan Kovic, un 26enne agli arresti domiciliari nel campo nomadi di via Martirano.
Ed ora è ufficiale che anche i due malviventi hanno sparato mentre fuggivano: due colpi calibro 9 andati a vuoto. «Dopo tutto quello che succede in giro – aggiunge la moglie dell’avvocato – eravamo terrorizzati da una possibile rapina in casa. Simili assalti sono del resto già avvenuti ai danni di alcuni nostri amici e proprio qui vicino alla nostra abitazione. Nonostante fossimo quasi preparati, mai avremmo però pensato che poteva davvero succedere. E mai avremmo immaginato che si potessero vivere dei momenti così terribili».

http://www.ilgiorno.it/legnano/cronaca/2013/02/05/840958-parabiago-avvocato-rapina-villa-moglie.shtml