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Business dei joystick cinesi maxi sequestro a Palermo
La Sicilia PALERMO – I militari del Gruppo della Guardia di Finanza Palermo, in servizio di vigilanza all'interno dell'area portuale hanno sequestrato circa 2 mila apparati … Sequestrati 2.000 joystick a Palermo e Napoli, 4 denunciati Palermo, sequestrati duemila joystick falsi per Playstation |
Tag: cinesi
Business dei joystick cinesi maxi sequestro a Palermo – La Sicilia
Invasione cinese e degrado: dormitori e subaffitti
Al Grand Hotel Cina
L’offerta di camere o di singoli posti letto avviene attraverso bacheche di fortuna allestite sulle vetrine di negozi cinesi
Tra mutuo soccorso e sfruttamento, i lavoratori orientali trovano un tetto in bed & breakfast clandestini e subaffitti
Grandi numeri, poche pretese. La galassia «Cina» cresce a Torino. I dati dell’ufficio stranieri della Questura registrano 8.905 unità regolari. Anche se le stime degli stessi cinesi parlano di 15 mila persone, inclusi gli immigrati-fantasma senza permesso di soggiorno e i minori a carico dei genitori.
Un popolo invisibile: il 30% è in continuo movimento. E’ il vortice senza sosta degli operai vagabondi. Torino, Milano, Sondrio, Bergamo, Brescia. Tre mesi qui, sei là, in cerca di un lavoro. Ingaggiati a cottimo, per lo più senza tutele, alle dipendenze di padroni connazionali e spesso, purtroppo, anche italiani. Ma dove vivono questi lavoratori silenziosi? Facendo un viaggio nella comunità orientale, si scoprono usanze estranee alla nostra cultura. «La maggior parte di noi abita in affitto in una sola stanza – spiega Zhao Bin -. I prezzi sono vantaggiosi, 300 euro a camera. Se abbiamo stanze in eccedenza le subaffittiamo, a studenti o ad altri lavoratori». E’ il Grand Hotel Cina, il mutuo soccorso tra connazionali con cui si risolve il problema abitativo di chi studia, viaggia o ha redditi da fame.
E’ così che molti appartamenti dei quartieri orientali, dall’affollatissimo corso Regina, dove si concentrano numerose attività commerciali cinesi, a Barriera di Milano e Borgo Dora, tra corso Giulio Cesare, corso Brescia e dintorni, si trasformano in dormitorio. Alberghi irregolari al limite della condizioni di igiene e sicurezza. L’affitto delle stanze, spesso in nero, è un ottimo business. Può avere gestione familiare, oppure diventare fonte di reddito tout court per chi specula sulle ben poche esigenze della povera gente. Co’’è d’abitudine in Cina, dovrebbe essere il padrone a fornire la sistemazione ai «dipendenti». Ma se il boss non ha gli spazi, la soluzione è «pagare un tot in più al lavoratore», in modo che riesca a subaffittare un materasso. Quattro mura, un bagno, fino a tre posti letto insieme, pigiati come sardine.
Davanti a un piatto di riso, melanzane cinesi e pancetta, cucina casalinga doc in un ristorante di via Alessandria, i due orientali si sbottonano e raccontano qualche dettaglio in più. «Ogni immigrato che arriva in Italia sa già come troverà da dormire – spiegano -. Sul suo taccuino ha gli indirizzi dei migliori affittacamere». Per il resto, ci sono gli annunci sui giornali, quelli appesi alle bacheche nei negozi etnici. E poi i siti internet dedicati, una miriade: sono il Trip Advisor del viaggiatore che vuole dormire fuori legge, a 10-15 euro a notte. Prezzi stracciati. Alcuni forniscono lo stretto indispensabile: letto, coperta, toilette.
Se ci si vuole fermare più notti, o tutto il mese, crescono gli optional: «Frigo a disposizione, colazione inclusa, armadio», «cucina utilizzabile», «via cinese, sopra negozio orientale, albergo familiare-affittacamere temporanea, trasporto comodo», «internet free, sistemazione immediata, precedenza studenti», recitano gli annunci.
In corso Vercelli c’è anche l’«ostello degli universitari», che affittano tutti da uno stesso proprietario, entrato in possesso di molti alloggi dello stabile», continua Hu Jie. Pochi metri quadri per dormire a costi mai visti. L’idea imprenditoriale è di certo redditizia: «Chi prende dagli italiani una casa e la subaffitta ai cinesi, fa pagare ogni stanza anche 350 euro al mese, da dividere per il numero degli inquilini”. Il traffico di soldi e uomini non conosce crisi. Anche se nella comunità sono in molti a dire che “il business a Torino non è più quello di una volta”. Vent’anni fa, “quando si dormiva anche in otto in una stanza, pur di sopravvivere”.
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/458153/
Qualcuno poi ha il coraggio di asserire che l’immigrazione porta ricchezza.
Verona: l’invasione delle prostitute cinesi
Ancora un altro blitz della Polizia contro lo sfruttamento della prostituzione e connesso al fenomeno, oramai diffuso, dei centri massaggi orientali “a luci rosse”, è stato effettuato a Verona, con la chiusura del centro stesso , il sequestro dei locali e la denuncia in stato di libertà dei due gestori cinesi.
Si tratta del centro “XIN SHI Ji”, situato in viale della Fiera, gestito da due cittadini cinesi, in regola con le norme di soggiorno, entrambi titolari dell’omonima società.
“Favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione” sono i reati loro contestati e per i quali sono stati deferiti, in stato di libertà, alla locale Autorità Giudiziaria.
Poiché la libera disponibilità del centro estetico da parte degli indagati avrebbe potuto aggravare le conseguenze dei citati reati, è stato altresì effettuato il sequestro preventivo dell’immobile in questione.
In occasione del blitz i poliziotti hanno identificato, oltre al predetto gestore, 4 massaggiatrici cinesi, tutte domiciliate presso l’abitazione dell’indagato, aventi eta’ compresa tra i 24 e i 30 anni, regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale.
Quanto alle pregresse indagini, i medesimi investigatori, dalla verbalizzazione di numerosi clienti, reperiti attraverso numerosi servizi di appostamento, molti dei quali giovanissimi, sia nelle ore mattutine che in quelle pomeridiane, hanno avuto conferma che all’interno del centro in questione si effettuavano massaggi e prestazioni sessuali differenziate, pagate con somme variabili da 20 ai 30 euro, in aggiunta al prezzo del massaggio tradizionale.
Ogni giorno vi erano numerosi clienti, che aumentavano ulteriormente durante il fine settimana.
All’interno dei locali del centro vi era anche un calendario in cui erano evidenziati i giorni degli eventi fieristici, periodi durante i quali, evidentemente, i clienti che provenivano da fuori erano numerosi e molto attratti dagli « ulteriori, particolari massaggi ».
Durante uno dei servizi effettuati prima del sequestro preventivo, e’ stato altresì accertata l’assenza della responsabile tecnica, che, invece, deve necessariamente presenziare durante gli orari di apertura; tale circostanza ha permesso ai poliziotti della Divisione di Polizia Amministrativa e Sociale della Questura scaligera di contestare un illecito amministrativo.
Parimenti, in relazione alla mancata osservanza degli orari di lavoro delle massaggiatrici cinesi, circostanza anche questa appurata e documentata dai poliziotti, è stato oggetto di una segnalazione al locale Ispettorato del Lavoro.
In ordine di tempo, questo è il quarto centro del genere chiuso dalla Polizia di Stato in città e provincia, infatti:
– il 19 marzo, a Villafranca, è stato sequestrato penalmente un centro e arrestata la cittadina cinese titolare d’impresa;
– l’8 maggio, a Valeggio sul Mincio, è stato effettuato il sequestro preventivo di un altro centro massaggi, con la denuncia sia della titolare che della responsabile tecnica;
– il 23 aprile, a Verona, zona Borgo Roma, un ulteriore sequestro preventivo e la denuncia di un’altra cittadina cinese è stata effettuata sempre dai poliziotti della Squadra Mobile.
http://questure.poliziadistato.it/Verona/articolo-6-673-43816-1.htm
Questo è il “turbocapitalismo” alla cinese che Monti e i suoi sodali del Pd-Pdl vogliono imporre all’Italia: tutto ha un prezzo e tutto è oggetto. E grazie a Bersani e alla sue “liberalizzazioni delle licenze”, i negozi etnici pullulano e insozzano le nostre città.
Centri “massaggi” cinesi
Nell’ambito di un’articolata attivita’ investigativa volta al contrasto delle attivita’ illecite compiute da extracomunitari all’interno della Provincia di Gorizia, le fiamme gialle hanno scoperto un’organizzazione diretta da cinesi dedita al favoreggiamento e all’induzione alla prostituzione di proprie connazionali, e che utilizzava come luogo di incontro con i clienti un locale adibito, apparentemente, a centro massaggi.
Presente sia sulla pubblicita’ cartacea che in quella on-line, dal giorno dell’apertura la fama del centro massaggi e’ andata sempre piu’ in crescendo, grazie anche alla risonante eco delle particolari abilita’ delle ragazze, tanto da suscitare anche l’interesse degli investigatori. Dal costante monitoraggio effettuato nei confronti dell’esercizio concesso in locazione ad un cinese, l’attenzione dei militari si e’ concentrata sul massiccio quanto anomalo via vai di clientela che quotidianamente fruiva dei servizi del locale, dalle prime ore del mattino fino a tarda nottata. Gli avventori erano di tutte le eta’, di ogni estrazione sociale.
Entrando nel locale, le fiamme gialle hanno individuato alcune ragazze cinesi, senza documenti ne’ regolare contratto di lavoro, stipate all’interno di stanze bene odoranti di una mistura tra incenso e balsamo di tigre, sommariamente adibite a luogo di incontri sessuali piuttosto che a centro benessere. Le cinesi sono state tutte identificate per gli adempimenti di legge, mentre la titolare dell’esercizio e’ stata tratta in arresto per favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione, mentre l’immobile e’ stato sequestrato.
La perquisizione domiciliare presso l’abitazione della titolare, predisposta dalla locale Autorita’ Giudiziari, ha portato alla luce un vero e proprio dormitorio, in cui erano stipate altre ragazze di giovane eta’ in attesa del proprio turno di servizio. Inoltre, l’attivita’ ha permesso ai finanzieri di trovare grosse somme di denaro contante, presumibilmente provento dell’attivita’ illecita. Dall’analisi dei profili di natura tributaria, si e’ scoperto che erano sconosciuti al fisco non solo i cospicui guadagni del centro massaggi, ma anche le posizioni lavorative di tutte le cittadine cinesi impiegate, sia sotto il profilo contributivo che previdenziale.
L’indagine portata a termine dai finanzieri, diretta e coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Gorizia Michele Martorelli, non rappresenta altro che una delle appendici del costante impegno del Comando provinciale di Gorizia rivolto ad un pedissequo monitoraggio delle fenomenologie migratorie extracomunitarie all’interno della Provincia, spesso foriere dell’aggravarsi di situazioni patologiche che conducono all’emersione di attivita’ di natura prettamente illecita.