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Nigeriano la prende a bastonate per rapinarla: salvata dal fidanzato italiano

Modena 02 settembre 2013 – Via Morselli, rapina con bastonate alle 11 di domenica mattina. Il bandito, quando ha capito che la donna, una 27enne, opponeva resistenza e che non riusciva, per quanto tirasse e strattonasse, a prenderla ha usato le maniere forti: ha preso il bastone di legno che aveva nel portapacchi della bici e ha iniziato a colpire. Bastonate alla nuca: il nigeriano di 39 anni ha sferrato alcuni colpi ma, attirato dalla grida, è intervenuto il fidanzato, un maresciallo della Finanza che era sopraggiunto in auto. È sceso, ha affrontato il rapinatore che, anche per la presenza di un capannello di residenti, non ha tentato la fuga e si è arreso. Il militare della Finanza ha così consegnato il 39enne, incensurato ed in regola col premesso di soggiorno, ad una Volante accorsa sul posto.

http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2013/09/02/news/la-prende-a-bastonate-per-rapinarla-della-borsa-1.7674585

Lampedusa terra di nessuno: disordini, sfregi alle chiese e degrado

Lampedusa ore 05 e 38 di questa mattina davanti la chiesa bottiglie di urina e donne che defecavano nel giardinetto.

Lampedusa ore 05 e 38 di questa mattina davanti la chiesa bottiglie di urina e donne che defecavano nel giardinetto.

Gli immigrati rifiutano l’identificazione e invadono l’isola, hanno capito, evidentemente, di poter fare quello che vogliono…
Lampedusani e turisti stanno a guardare, i primi, spentisi i riflettori delle TV, tornano alla realtà di un’isola condannata ad essere piattaforma di sbarco per tutti i “disperati” africani. Dei “disperati” che sembrano mossi, ogni giorno di più, da un’abile regia.

http://www.forzanuovapalermo.org/?p=950

Nigeriana sul bus: picchia controllore e morde un agente – Polizia attacca magistrati

Ferrara, 18 luglio 2013 – PRIMA è toccato al controllore. Poi ad alcuni passeggeri. Infine ai poliziotti accorsi per fermarla. A scatenare la furia incontenibile di una nigeriana di 31 anni è stata una semplice richiesta: quella di vedere il biglietto. Sono stati attimi di violenza allo stato puro quelli vissuti ieri mattina dai passeggeri dell’autobus 11A. Erano da poco passate le 9.30 quando, circa all’altezza dipiazza Travaglio, un controllore si è avvicinato alla giovane nigeriana e gli ha chiesto di poter vedere il biglietto. Al suo rifiuto, l’uomo le ha chiesto le generalità per poterle fare la multa. E’ stata quella la scintilla che ha fatto scattare la follia. La donna — già nota alle forze dell’ordine per i suoi problemi psichici — ha improvvisamente dato in escandescenza aggredendo il controllore con calci e pugni. Alcuni passeggeri che avevano assistito alla scena hanno cercato di separarli, ma con scarsi risultati. La donna infatti ne ha avute anche per loro.

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E’ STATO a quel punto che si è capito che la situazione era fuori controllo; così è stato dato l’allarme alla polizia. Sul posto sono accorse due volanti insieme a un’ambulanza. Ma non è bastata nemmeno la vista delle divise a calmare la 31enne che continuava a menare calci e pugni. Anzi. Vedendo avvicinarsi gli agenti la straniera è stramazzata a terra, fingendo uno svenimento. A quel punto, due agenti — un uomo e una donna — si sono avvicinati per capire cosa le stesse succedendo. I due si sono chinati su di lei che, all’imporvviso, si è alzata di scatto e come una furia ha prima colpito il poliziotto e poi morso a un braccio la collega. Solo allora, e grazie anche all’ausilio di altri agenti, è stato possibile bloccarla e arrestarla. Per i due poliziotti è stato necessario un passaggio all’ospedale per le medicazioni del caso. Dopo una tappa in Questura anche la nigeriana è stata accompagnata all’ospedale.

UN EPISODIO inquietante, sul quale ha voluto dire la sua Fabio Zaccarini, segretario provinciale dell’Ugl. «Innanzi esprimiamo vicinanza e solidarietà ai colleghi feriti — dice il sindacato in una nota —. In merito all’episodio esprimiamo forte preoccupazione per la violenza e per la gratuità del gesto che potrebbe avere gravi conseguenze sanitarie sulla collega. Gli attacchi agli uomini in divisa sono sempre più frequenti. In un paese civile è inammissibile che una persona morda e strappi un pezzo di carne ad una poliziotta e non vada in galera. Che messaggio da uno Stato che non protegge i suoi servitori — conclude —? Che messaggio da una magistratura che tutela i delinquenti e non i poliziotti?».

Immigrato moldavo violenta una bambina di nove anni

TREVISO – Ha avuto stuprato per anni la figlia della convivente. La vittima, quando sono iniziati gli abusi, nel 2004, aveva appena 9 anni.
Le violenze sessuali sono durate fino al 2009, poi la madre della ragazzina, una donna moldava che all’epoca aveva 35 anni, si è rivolta alla polizia.
Il pedofilo, un 44enne sempre moldavo, è stato arrestato sabato a Roma, dopo tre anni di latitanza. La coppia viveva nell’hinterland di Treviso. Apparentemente poteva sembrare una famiglia normale, ma all’interno dell’abitazione si sono consumati per anni eventi gravissimi. Il moldavo infatti aspettava che la madre della bambina uscisse di casa per abusare sessualmente di lei.La madre, scoperto che cosa accadeva, ha deciso di denunciarlo nel 2010 ed a novembre scorso è stato condannato in via definitiva a 6 anni e 8 mesi di carcere. All’epoca del processo, però, si era già dato alla latitanza. Sapeva di essere braccato e per questo aveva cambiato identità, dandosi un finto nome rumeno.
Gli uomini della squadra mobile della Questura di Treviso, coordinati dal dirigente Enrico Biasutti (in foto), hanno continuato per tre anni a cercarlo, finché sono riusciti a trovarlo.
L’uomo era ospite a casa di un amico a Roma, nella zona di via Cassia. Venerdì alcuni agenti della mobile di Treviso sono scesi nella Capitale, dove, con il supporto dei colleghi di Roma, si sono appostati nei pressi del palazzo in cui avevano capito che si nascondeva.
Sabato hanno individuato il moldavo e l’hanno tratto in arresto.Ora si trova in carcere a Roma.

Pedofilo violenta per anni la figlia della convivente

 

Terni: inchiodato lo stupratore dominicano, era libero non ostante reato simile

La violenza c’è stata. Questo è quanto è stato accertato dagli agenti della squadra mobile che in pochi giorni, raccogliendo testimonianze, basandosi sui rilievi della scientifica, tenendo in considerazione i precedenti comportamenti del presunto aggressore, hanno delineato il quadro di quanto accaduto quella mattina del 23 gennaio scorso in un garage di via XX Settembre. Il giudice, sulla base degli elementi raccolti, ha emesso nei confronti di un uomo di origini dominicane di 27 anni, regolarmente residente a Terni, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita questa mattina.

I fatti La mattina del 23 gennaio, dopo una nottata passata in discoteca, il sudamericano e due ragazze ternane di 24 e 29 anni, si fermano a fare colazione in un bar. La 29enne poco dopo dice di voler andare a casa e il sudamericano si offre di accompagnare l’altra, dicendo di avere l’auto parcheggiata nel suo garage in via XX Settembre. La 29enne li accompagna e se ne va, dopo che il ragazzo le indica la sua autovettura parcheggiata in un posto auto nel grande parcheggio coperto. A quel punto, però, il ragazzo dice di non avere le chiavi con sé, ma di averle lasciate nel suo garage ed invita la ragazza rimasta con lui a seguirlo. Appena entrati nel garage, il ragazzo chiude la porta, inizia a spogliarsi e sbatte violentemente la testa della ragazza, che avendo capito le sue intenzioni aveva cercato di scappare, contro il muro e dopo averla scaraventava su dei materassi gettati a terra, la costringe ad un rapporto sessuale.

La violenza La ragazza cerca di opporsi, ma poi temendo il peggio, dato che l’uomo le tiene tappati il naso e la bocca impedendole di respirare, cessa ogni resistenza, riuscendo in questo modo però a chiamare un suo amico al telefono. Accortosi della telefonata, il ragazzo le strappa il telefono di mano e lo getta via, ma è proprio in questo frangente che la ragazza riesce a divincolarsi e a scappare. Fuori dal parcheggio, viene soccorsa dal suo amico, arrivato nel frattempo, che l’accompagna subito al pronto soccorso, dove le viene diagnosticato un trauma cranico. Ai medici, la ragazza non racconta della violenza, ma poi, la mattina dopo, si convince a rivolgersi alla polizia e a sottoporsi a una visita ginecologica, in cui le vengono riscontrate delle escoriazioni all’inguine oltre a delle ecchimosi alle ginocchia.

La caccia L’uomo viene rintracciato in fretta, ma nega le accuse, dicendo che la ragazza era consenziente, ma nel garage gli agenti trovano i materassi, una confezione di profilattici aperti e nella lavatrice dell’uomo gli slip strappati della ragazza. Dagli accertamenti in banca dati, emerge un altro avvenimento, risalente al 2 luglio 2011, quando i vigili urbani erano stato chiamati da un condomino del palazzo di via XX Settembre per dei lamenti simili al pianto di un bambino che provenivano da un garage sottostante. Il proprietario del garage era sempre il domenicano e a fatica i vigili erano riusciti a farsi aprire la porta. All’interno, dei materassi a terra e una ragazza, che su suggerimento del domenicano, aveva tentato di scappare, mentre lui ingaggiava una lotta con gli agenti. La ragazza veniva identificata per una sedicenne ternana, che nonostante in forte stato di agitazione, non aveva voluto sporgere alcuna denuncia. L’uomo, che aveva già dei precedenti per rissa e lesioni, nella colluttazione feriva e minacciava i vigili e per questo veniva denunciato; mentre veniva accompagnato negli uffici per ulteriori accertamenti, aggrediva di nuovi gli agenti, minacciandoli. Condannato ad un anno di carcere, aveva visto la sua pena sospesa. Stavolta, però, il dominicano, assiduo frequentatore di discoteche e disoccupato, è stato portato in carcere con l’accusa di violenza sessuale, lesioni e sequestro di persona.

http://www.umbria24.it/terni-violentato-una-ragazza-sui-materassi-in-garage-la-squadra-mobile-inchioda-un-dominicano/149692.html

Incinta a 12 anni, violentata a 6 anni dal padre ecuadoriano – “Epidemia” di stupri nelle famiglie “migranti”

L'integrazione "funziona"

Incinta a 12 anni, violentata dal padre
Un malore, il ricovero in ospedale e la scoperta di essere incinta, a soli 12 anni, dopo una violenza subita dal padre. L’ultima di una serie da quando aveva l’età di 6 anni. E’ un quadro sconvolgente quello che emerge dalle rivelazioni di una bambina ecuadoriana ai medici dell’ospedale dove era ricoverata. I fatti sono venuti alla luce lo scorso mese di dicembre quando, durante una vacanza in Ecuador con i genitori, la bambina ha accusato un malore che ha convinto la madre a farla visitare in ospedale. Qui la sconvolgente scoperta: la bambina era incinta di circa quattro mesi e, alla domanda di chi fosse il padre del nascituro, ha risposto che si trattava del papà. La ragazza ha abortito spontaneamente pochi giorni dopo. Il padre, presente alla visita medica, si è subito allontanato.

Sabato 9 febbraio gli uomini del Commissariato della Polizia di Stato di Busto Arsizio hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto l’ecuadoriano 43enne, residente in città. Gravissime le accuse che gli vengono rivolte: maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale nei confronti della figlia di 12 anni.

In Ecuador sono state avviate indagini dalle Autorità locali ma anche in Italia, al rientro di madre e figlia, è stata sporta una denuncia che Polizia di Stato e Procura della Repubblica di Busto Arsizio hanno immediatamente approfondito. Grazie ad indagini tecniche e all’audizione protetta della bambina, gli inquirenti hanno capito che la minore subiva gli abusi sessuali del padre da quando aveva 6 anni. Le violenze si sono svolte senza soluzione di continuità per sei anni tra le mura domestiche all’insaputa della madre in un quadro familiare sconvolgente. Anche la donna, infatti, era a sua volta vittima della prepotenza del marito che la picchiava e umiliava. Davanti alla violenza del padre la bambina era in uno stato di totale soggiogamento e non ha mai osato ribellarsi o confidare ad altri gli abusi per proteggere la mamma, che vedeva trattata come un oggetto, e per evitare le botte che lei stessa aveva ricevuto nelle rare occasioni in cui aveva tentato di resistere agli approcci del genitore.

L’uomo, nel frattempo, era tornato da solo a Busto Arsizio, intuendo che nei suoi confronti si stavano svolgendo indagini aveva manifestato l’intenzione di fuggire in Spagna. Di fronte al concreto pericolo di fuga che gli agenti del commissariato avevano captato, il sostituto procuratore Cristina Ria ha emesso un decreto di fermo grazie al quale l’uomo è stato condotto in carcere dai poliziotti. Oggi il giudice per le indagini preliminari di Busto Arsizio, Patrizia Nobile, ha convalidato il fermo e ha disposto che l’uomo rimanga in carcere in custodia cautelare.

 

 

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Ancona: prelevata dall’auto e trascinata in casa abbandonata per essere stuprata

Ancona, 6 febbraio 2013 –  E’ il pomeriggio di lunedì, una ragazza 29enne – dipendente di un’azienda della Baraccola – si trova in uno dei parchi di Montedago, quello a cui si accede da via San Gaspare.

Al momento di lasciare il luogo per risalire a bordo della sua auto, parcheggiata in una zona priva di illuminazione, sarebbe stata aggredita da due uomini col volto travisato. Con la minaccia dei coltelli – sempre stando al suo racconto – i due l’avrebbero costretta a seguirli.

LA GIOVANE non ha saputo fornire dettagli approfonditi sui due aggressori, a parte che non erano italiani. I due tipi sarebbero riusciti a portarla dentro la casa abbandonata, senza porte e finestre, lei gettata a terra e i polsi legati dopo una violenta colluttazione per sfuggire ai suoi aguzzini. Il suo racconto è proceduto tra le lacrime, passando attraverso il momento più drammatico. I due, infatti avrebbero iniziato a calarsi i pantaloni, pronti a disporre del corpo della ragazza. Istanti terribili. Poi i latrati di un cane molto vicino, rumori sospetti, tali al punto da convincere i due aggressori a rivestirsi in grande fretta, lasciarla a terra e allontanarsi. Con fatica l’anconetana sarebbe riuscita a slegarsi. Infreddolita e terrorizzata si è poi accorta di una perdita di sangue che l’avrebbe fatta svenire. Quando è tornata in sé, sempre all’interno della casa diroccata, ha capito che era molto tardi. A piedi ha raggiunto la sua auto e poi ha deciso di denunciare l’aggressione subita. à.

http://www.ilrestodelcarlino.it/ancona/cronaca/2013/02/06/841579-ragazza_ospedale.shtml

Il Romeno che ha travolto mamme e bambini di nuovo libero?

AOSTA – L’istinto di una madre. Con il cuore che quasi non batteva più dall’ansia Elisabetta ha preso da terra il suo bambino e lì, in mezzo alla strada e al freddo, ha cominciato ad allattarlo. Il piccolo si è attaccato al seno, segno che aveva voglia di vivere. Un minuto prima dormiva tranquillo nella carrozzina, poi lo schianto, il volo, e quel fagottino sull’asfalto che non si muoveva né piangeva più. «La macchina è arrivata a velocità folle e ci ha preso in pieno» racconta sua madre davanti alla porta della divisione di Neurochirurgia dell’ospedale Regina Margherita di Torino. Il bimbetto è ricoverato lì: ha un ematoma alla testa che aveva fatto temere il peggio, un braccino e il femore rotti. Ma i medici dicono che se la caverà e se la caverà la bambina di Caterina che è l’altra mamma investita dalla vecchia Audi A3 di Marius Pohrib, romeno, 21 anni, un lavoro da metalmeccanico all’acciaieria Cogne.

FUORI DI TESTA – Giovedì pomeriggio, nel centro di Aosta, Marius li ha centrati tutti e quattro come fossero birilli, ha tranciato di netto la parte d’acciaio delle due carrozzine, ha fatto volare per qualche metro i piccoli e le loro mamme e si è schiantato contro un muretto. «L’ho visto scendere e ho capito subito che non era un tipo a posto – ricorda Elisabetta -, aveva gli occhi da uno fuori di testa e se ci penso… è mancato poco che ci ammazzasse tutti e quattro. Io voglio che sia fatta giustizia per il mio bambino perché non trovo giusto che a persone come queste venga consentito di andare in giro ad ammazzare la gente». Dice tutto d’un fiato, Elisabetta, stretta nella sua felpa rosa dalla quale spunta un collare ortopedico. 27 anni, maestra elementare, se ne sta accanto al marito che non dice una parola e prova a tornare alla scena dell’incidente. «Io mi sono precipitata verso il mio bambino, questo lo ricordo bene. E ricordo il rumore del botto e la gente vicino a me venuta ad aiutarmi».
LA RAPINA – Lei e Caterina sono amiche recenti. Si sono conosciute in ospedale e i loro figli sono nati a un giorno di distanza l’una dall’altro, due mesi fa. Giovedì erano state assieme alla Fiera di Sant’Orso, artigiani di ogni genere e grado in esposizione per la mille-e-tredicesima volta in città. Quel ragazzo, Marius, dice di aver perduto il controllo della sua Audi per recuperare un pacchetto di sigarette cadute vicine ai pedali. E dice che ogni tanto fuma hashish. Ma non è né per l’incidente né per gli spinelli che da due giorni è in carcere. E venerdì c’è voluta tutta la pazienza del procuratore capo Marilinda Mineccia per spiegare a una selva di telecamere e blocchetti d’appunti come mai Marius è stato fermato per rapina soltanto dopo l’incidente. Dopo e non quattro giorni prima, quando si è presentato in Procura per confessare di aver partecipato a una rapina in tabaccheria. Incensurato, con un lavoro fisso e dei genitori in grado (erano convinti) di farlo rigare dritto. Aveva ammesso tutto, si era detto pentito, aveva collaborato per rintracciare i complici e non c’era pericolo di fuga: davanti a tutto questo la Procura aveva deciso di escludere il carcere.

PERICOLO DI FUGA – E pazienza se era chiaro a tutti che fosse andato a costituirsi perché il giorno prima la squadra mobile (che lo aveva identificato per la rapina) aveva perquisito casa sua trovando una pistola giocattolo senza il tappino rosso. Probabilmente ha giocato d’anticipo proprio per evitare l’arresto ma la faccenda della rapina non poteva non riemergere adesso, dopo lo schianto. Perché ora sì, è diventato un «pericolo sociale», date «le concrete attuali modalità del suo comportamento» e «la grave condotta tenuta a breve distanza dalla commissione dell’altrettanto grave fatto». E adesso c’è anche il pericolo di fuga visto il «tentativo di linciaggio di alcune persone presenti al momento dell’incidente» (l’ha salvato la polizia, ndr). «Io sono scioccato» dice di tutto questo Maurizio, il marito di Caterina e papà della bimba investita (dimessa venerdì sera).

http://www.corriere.it/cronache/13_febbraio_02/voglio-giustizia-per-il-mio-bambino-fasano_c07868dc-6d03-11e2-8cda-116f437864e3.shtml

Intanto, dopo avere rapinato una tabaccheria – e chissà quante altre – e avere travolto mamme e bambini, il Romeno è ancora libero.

Secondo altre fonti, l’immigrato dovrebbe trovarsi ancora – momentaneamente – in carcere. Il solito avvocato ne chiede la scarcerazione “perché i bimbi stanno meglio e non sussiste più il rischio di fuga”. Sul secondo punto non vale la pena soffermarsi, sul primo: la gravità del fatto non dipende dall’esito dell’azione, ma dalla volontà o dall’irresponsabilità di chi la compie. Questo dice la morale, se la legge dice diversamente, allora deve essere cambiata.

Chi si mette drogato alla guida – come nel caso di questo Romeno – deve essere punito con il carcere perché il suo atto è in “potenza” un’azione omicida.

Intanto, il Gip Maurizio D’Abrusco, ha convalidato la richiesta di fermo per Marius Pohribche dovrà dunque momentaneamente rimanere al Carcere di Brissogne dove è già stato interrogato sulla vicenda della rapina a alla tabaccheria di Sarre. L’avvocato del giovane, Corinne Margueret, tuttavia ha chiesto la scarcerazione del suo assistito “perché i bimbi stanno meglio e non sussiste più il rischio di fuga”.

Il procuratore capo di Aosta, Marilinda Mineccia, già ieri aveva ampiamente motivato la richiesta di custodia cautelare in carcere : “abbiamo valutato che l’imputato poteva avere il timore di subire una condanna grave perché si potevano sommare le pene per la rapina, per l’incidente colposo e, in ipotesi, per l’omicidio colposo e poteva prendere corpo un pericolo di fuga. La richiesta di fermo tiene conto anche del comportamento successivo dell’imputato rispetto all’accusa della rapina”.

http://edizioni.lastampa.it/aosta/articolo/lstp/32485/

 

Picchia lei e minaccia di sgozzare la figlia: arrestato Tunisino

Picchia lei e minaccia la figlia: arrestato
LIVORNO – La perseguita inseguendola e picchiandola, e arriva a minacciare di morte la figlioletta di lei di appena un anno. Tutto per un rifiuto. Un tunisino di 36 anni è stato arrestato mercoledì dai carabinieri per stalking. Vittima una livornese di 29 anni che aveva avuto con lui una relazione di qualche mese, poi finita per volere di lei. Lui non ha accettato la separazione e ha perso la testa, dimostrando tutta la sua aggressività. La situazione è precipitata a fine anno quando lui per tre giorni di seguito l’ha fermata per strada picchiandola. Prima l’ha sbattuta contro un muro, intimandole di tornare con lui. Poi l’indomani, il 29 dicembre, l’ha sbattuta contro una saracinesca, l’ha trascinata per qualche metro in mezzo alla strada per poi puntarle un coltello alla schiena. Poi l’ha picchiata procurandole anche dei tagli alla gola.

Infine, il 30 dicembre l’ha bloccata per strada mentre lei era col passeggino con la figlia di 1 anno: come accertato dai carabinieri e denunciato dalla vittima, il tunisino ha accarezzato la testa della piccola, dicendo alla mamma: «Se non torni con me l’ammazzo». La donna s’è sentita male ed è stata costretta ad andare in ospedale dove le hanno dato 21 giorni di prognosi per le ferite e lo stress. A quel punto la vittima s’è convinta a fare denuncia. I carabinieri della stazione Livorno centro, dopo intense indagini, hanno rintracciato il 36enne e, ottenuto dal pm il provvedimento di custodia cautelare il carcere, l’hanno arrestato.

Milanese: stuprata da un Nordafricano. Violenza tenuta nascosta per due settimane

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_gennaio_25/corsico-violenza-sessuale-stuprata-sottopassaggio-fermata-autobus-2113709992526.shtml

Gli stupratori sono bestie

CORSICO – Violentata per strada, vicino a un sottopassaggio, in un quartiere popolare di Corsico. Vittima una donna di 38 anni, residente a Milano. Nessuna traccia dell’uomo che dopo averla aggredita l’ha lasciata seminuda per strada ed è fuggito. Lo stupro risale a due settimane fa, ma la notizia è stata diffusa soltanto mercoledì. L’episodio è accaduto verso le 22.30. La trentottenne, che lavora come donna delle pulizie nella zona, stava raggiungendo la fermata dell’autobus per tornare a casa, a Milano, dopo il turno di lavoro. Secondo quanto ha raccontato ai carabinieri, a pochi metri dalla fermata è stata avvicinata da un uomo che non conosceva. «Era molto alto, scuro. Nordafricano», ha spiegato.

L’uomo, inizialmente, si sarebbe mostrato gentile e le avrebbe fatto dei complimenti. Poi, quando ha capito che le sueavances non erano gradite, ha afferrato la donna per un braccio. Minacciandola l’ha trascinata nel sottopassaggio nei pressi di via Copernico, quartiere popolare di Corsico, già noto per episodi di spaccio e microcriminalità. A quel punto l’aggressore le ha strappato i pantaloni, l’ha violentata ed è scappato. La donna, sotto choc e seminuda, è riuscita a rialzarsi per chiedere aiuto. Dopo pochi metri, alla vista di alcuni passanti, è svenuta. Sono stati proprio gli abitanti del quartiere a chiamare i soccorsi. In ospedale, i medici hanno confermato la violenza sessuale.