Tag: botte
Integrazione: ladro tunisino indiavolato aggredisce 5 vigilantes
Botte al Centro Lame: ladro indiavolato affronta 5 vigilantes e ne …
Il Resto del Carlino Bologna, 5 febbraio 2014 – Il parapiglia scoppiato ieri pomeriggio all’Ipercoop del Centro Lame, in via Marco Polo, si è risolto con la frattura alla mano per un vigilante e con l’arresto di un ladro, un 30enne tunisino. L’uomo, aiutato da un complice … |
‘Femminicidio’: Massacra di botte moglie davanti ai bambini
Picchia la moglie davanti ai figli, arrestato a Genova
AGI – Agenzia Giornalistica Italia (AGI) – Genova, 26 dic. – Un 31enne ecuadoriano e’ stato arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile per i maltrattamenti a cui aveva sottoposto la moglie, sua connazionale di 32 anni, nell’appartamento dove i due vivono con i quattro figli in via … Picchia moglie davanti a figli,arrestatoANSA.it Picchia la moglie davanti ai suoi bambini, arrestato dai carabinieriPrimocanale Sampierdarena: picchia la moglie davanti ai figli il giorno di NataleGenovaToday La Prima Pagina tutte le notizie (5) » |
Lo pesta per farlo studiare
Schiaffi e insulti al figlio per farlo studiare, mamma imputata al tribunale di Macerata.
Oggi si è aperto il processo per una donna romena di 43 anni, che vive a Tolentino, e che è accusata di abuso di mezzi di correzione. Secondo il pm Francesca D’Arienzo, la donna, in più di una occasione, avrebbe colpito con schiaffi il figlio (che all’epoca aveva dieci anni) e gli avrebbe tirato i capelli per motivi che erano legati allo studio.
La donna, sempre secondo l’accusa, lo avrebbe insultato ripetutamente, dandogli del deficiente e causandogli, a causa delle botte, lesioni personali in un caso giudicate guaribili in 8 giorni, in un secondo caso in 5 giorni (gli avrebbe causato una contusione al volto). La cosa era stata denunciata dal padre del ragazzino, che era separato dalla moglie. Queste le accuse per la donna per fatti che sarebbero avvenuti dal 2008 e fino al novembre del 2009. La donna è difesa dall’avvocato Umberto Sanarighi. “Si tratta di un episodio sporadico, dovuto ad un momento di crisi. Non è stato un maltrattamento, e spero che questo venga compreso dai giudici” dice l’avvocato Sanarighi.
Pescara, rom arrestato dopo inseguimento: in manette anche … – CityRumors.it
IlPescara |
Pescara, rom arrestato dopo inseguimento: in manette anche …
CityRumors.it carminecirelli Pescara. Far west nella notte a Pescara. I Carabinieri della Compagnia di Pescara, unitamente ai colleghi di quella di Montesilvano e ad agenti della Polizia di Pescara, hanno arrestato Carmine Cirelli (nella foto in alto a sinistra … ROM VS FORZE DELL'ORDINE, TRE ARRESTI A PESCARA Sabato folle a Pescara. Rom sperona auto dei Carabinieri Pescara, inseguimento e botte: arrestati tre rom, ferito poliziotto |
Non c’è Sky: detenuto massacra di botte agente
TORINO 24 Set – Aggrediti due agenti della polizia penitenziaria. E’ accaduto ieri mattina all’interno del carcere delle Vallette di Torino. Dove un detenuto marocchino di 28 anni ha colpito con calci e pugni i due per futili motivi, provocandogli diverse contusioni.
La denuncia arriva direttamnete da Osapp, sindacato autonomo di polizia penitenziaria. “L’episodio di ieri – sottolinea Leo Beneduci, segretario generale Osapp – al di là delle dirette conseguenze la dice lunga sulla situazione di un istituto penitenziario quasi completamente abbandonato a se stesso e in cui il personale teme ogni giorno di più per la propria incolumità nel prestare servizio in ambienti privi di controllo”. Per mettere fine ad una situazione esasperata ed esasperante, in cui gli stessi agenti sono continuamente esposti alle continue aggressioni di detenuti senza scrupoli, Beneduci chiede che “il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria si assuma le proprie responsabilità disponendo la sostituzione di direttore e comandante di reparto e per dare ai poliziotti in servizio – conclude – i necessari supporti”.
http://www.perotorino.it/attualita/16387-torino,-carcere-delle-vallette-detenuto-aggredisce-agenti
Fa l’elemosina a immigrato: aggredito, pestato e derubato
TREVISO – La sua generosità gli è costata cara. Pasquale Bianco, 86 anni, ha fatto l’elemosina ad un mendicante e questo, anziché ringraziarlo per il gesto altruista, gli ha sferrato un pugno in faccia e l’ha fatto cadere a terra.
Si è preso il portafogli ed è scappato via, lasciandolo a terra dolorante, con contusioni in varie parti del corpo ed un femore rotto, che si sa, a quell’età, può portare a conseguenze gravissime. I fatti si sono verificati ieri, verso le 18,30, in via Castelmenardo, in centro storico a Treviso.
Bianco, ex agente del Fisco in pensione residente in via Dell’Oro, era uscito da poco di casa a piedi quando è stato avvicinato dallo sconosciuto, un uomo che stando ai primi riscontri dei carabinieri sembrerebbe essere uno straniero sulla cinquantina.
«Dammi qualcosa…», gli ha detto. A quel punto Bianco ha estratto il portafogli ed ha fatto il gesto di dare qualcosa al mendicante.
Quest’ultimo ha reagito prendendolo a botte, l’ha fatto cadere a terra e poi gli ha sottratto il portafogli, contenente all’incirca cento euro. Un’azione violenta durata pochi istanti. L’anziano è rimasto a terra dolorante e sotto choc.
La prima persona a prestargli soccorso è stata una donna straniera, che ha chiamato il 118. Pasquale Bianco è stato quindi trasportato in pronto soccorso al Ca’ Foncello di Treviso, dove tuttora si trova ricoverato. A preoccupare in modo particolare i famigliari è la frattura al femore.
Ora è caccia al rapinatore, che è riuscito a volatilizzarsi in pochi istanti facendo perdere le proprie tracce.
Sull’accaduto stanno indagando i carabinieri.
http://www.oggitreviso.it/fa-l%E2%80%99elemosina-anziano-pestato-dal-medicante-70515
Venezia: continue scaramucce etnica, scontri veneziani-cinesi
VENEZIA – Da una parte un gruppo di amici veneziani, e dall’altro uno di cinesi. Sul posto, avvisati dai passanti, sono arrivati i poliziotti delle volanti, i carabinieri di San Zaccaria e anche l’idro-ambulanza con i medici del Suem. I referti del pronto soccorso dell’ospedale civile parlano solo di botte, graffi, e di qualche escoriazione. Nulla di grave, insomma. Per guarire ci vorranno pochi giorni, per risolvere i problemi con la legge probabilmente qualcosina di più. La polizia infatti ha denunciato quattro persone, tre veneziani e un ciittadino cinese, per rissa e lesioni. Chi è passato per San Bartolomeo verso le 23 si è trovato di fronte alla scena del gruppetto di veneziani seduti per terra, ai piedi della statua del Goldoni, e un gruppetto di cinesi pronto a menar le mani, invitati alla calma da carabinieri e poliziotti. Goldoni non potrà rivedere le sue baruffe, ma per studiare la trama di quanto successo i poliziotti potranno contare sulle immagini delle telecamere di sorveglianza del bar.
È da qualche settimana che il centro storico si riscopre rissoso, nei campi e nei vaporetti. L’ultimo caso risale a inizio settembre, quando scoppiò una lite furibonda tra “statue” in Riva degli Schiavoni, verso le 14.30. Il finimondo – tra grida, spintoni e poi pugni – era scoppiato quando tre cittadini rumeni avevano affrontato a brutto muso due figuranti che stavano facendo le “statue” in Riva, insieme ad altri due accompagnatori, in posti che non dovevano essere loro.
Da evidenziare il tono demenziale con il quale questo ‘giornale’ si occupa della vicenda e del totale degrado di Venezia. |
Genova: immigrato rapisce bambina di 18 mesi e la sevizia
Genova – Immigrato ecuadoriano rapisce una bambina di 18 mesi e la sevizia con mozziconi di sigaretta e botte. Peggio delle botte che aveva sopportato tante volte in silenzio, confondendo la violenza con l’amore. Martha, 39 anni, ecuadoriana, quando ha riabbracciato la sua bambina di 18 mesi dopo tre giorni di separazione forzata, ha visto tra le lacrime che il volto della piccola era segnato da bruciature di sigaretta. Ed è scappata di casa, per trovare solo dopo alcuni giorni la forza di presentarsi in questura. «È stato il mio compagno, suo padre, a rapirla e a ridurla così – ha raccontato stringendo la bambina – non so dove l’avesse portata, non so cosa le ha fatto durante i tre giorni in cui me l’ha nascosta. Ma quando l’ha riportata a casa era sporca, dimagrita, ferita. Sono qui per lei». «Molte non le rendiamo pubbliche perché sarebbe come tradire la fiducia di chi viene da noi a denunciare, spesso con molta paura, quello che accade nel chiuso dell’ambiente familiare – racconta una funzionaria – ma questa volta è giusto parlarne». È giusto perché (anche se non può esistere una classifica degli orrori) strappare una figlia a una donna per ripicca, spegnere un mozzicone sul volto di una bambina, è una violenza non diversa, forse peggiore, da altre che la cronaca di questi giorni è costretta a raccontare con inquietante frequenza. La storia è dettagliata, anche se è necessario omettere ogni particolare che renda riconoscibili i protagonisti. Lei, 39 anni, è arrivata in Italia dall’Ecuador nel 2011 inseguendo il sogno di ogni immigrato (che è il nostro incubo), sull’esempio di altri parenti che l’avevano preceduta a Genova. Clandestina, crede di trovare un conforto nell’abbraccio di quel connazionale di sei anni più giovane che sembra già inserito nel nuovo ambiente, è in regola con i documenti e si arrangia facendo lavori saltuari, Martha non può sapere che è già conosciuto alla poliziae la sua precedente compagna lo ha denunciato per maltrattamenti. La donna capisce quale sarà il suo destino quando iniziano le botte, ma è già tardi. Lei, di tanto in tanto, si presenta al pronto soccorso raccontando qualche scusa per giustificare lividi e contusioni. Dice di essere caduta, di aver avuto un mancamento. Gli episodi si ripetono anche quando, un paio d’anni fa, resta incinta. E cresce la paura ogni volta che si fa visitare: «Sono scivolata, ho male alla pancia, posso stare tranquilla?».
Vive esclusa dal mondo. Ogni volta che esce di casa deve chiedere il permesso al compagno-padrone che le impedisce di frequentare chiunque, le vieta di lavorare e intanto minaccia di denunciarla perché non ha (e non può avere) un permesso di soggiorno. La sua speranza, adesso, è quella bambina che nasce sanissima un giorno di primavera del 2012. Malgrado tutto. E per qualche momento sembra ridarle la voglia di vivere.
Invece, l’inferno continua e si aggrava. Il compagno-padrone, dopo il parto, usa la bambina per ricattare la madre. E ai primi del mese, una mattina, fa la cosa più atroce: gliela strappa letteralmente dalle braccia ed esce di casa sbattendo la porta. Quando torna, la piccola, semplicemente, non c’è. E, di fronte al pianto e alle domande, non c’è alcuna risposta. Silenzio, insulti e altre botte. E violenza. Vivono tre giorni sotto lo stesso tetto così, nello strazio. Poi, come se niente fosse, lui esce di casa e ritorna con la bambina, mamma e figlia possono piangere e abbracciarsi. Ma la piccola è sporca, ha il viso segnato da bruciature. E questa volta la donna trova la forza di ribellarsi, appena resta sola prende la bambina con sé e scappa, trova un alloggio provvisorio. Poi, dopo altri giorni di disperazione, accetta il consiglio che qualcuno le ha dato e si presenta alla polizia. Ricostruire la sua storia non è semplice, l’agente che raccoglie la sua denuncia si accorge subito che, appena ventiquattr’ore prima, l’uomo che lei accusa ha presentato a sua volta una denuncia di scomparsa: sperava fosse la polizia a restituirgli la “sua” donna, per questo aveva avuto l’impudenza di denunciarne la sparizione. «Abbiamo trovato precisi riscontri al racconto di quella povera mamma e abbiamo informato la magistratura, il sostituto procuratore Piercarlo Di Gennaro ha ritenuto gli indizi sufficienti perrichiedere l’arresto di quell’uomo». È un rosario di accuse pesantissime. Nei confronti della compagna: maltrattamenti in famiglia, tentata violenza sessuale, minacce gravi e aggravate, violenza privata. E in più sottrazione di incapace e abbandono di minore aggravato dalle lesioni commesse ai danni della figlia. Adesso la donna è al sicuro in una comunità protetta, avrà un permesso di soggiorno e potrà sperare di avere una vita nuova. Con la sua bambina. Ma con la paura, fin d’ora, che una volta libero l’ex compagno torni ad essere un’ombra sulla sua vita. Per il codice uno stolker (che giornalisti abbiamo in Italia) , per lei (come per troppe altre donne) un incubo senza fine.
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