Pescara, 19/03/2013 – Avevano commesso furti anche in Ciociaria le 14 persone tratte in arresto, alle prime luci dell’alba, dalla Polizia di Pescara. Una vera e propria organizzazione specializzata nella commissione di furti e rapine ai danni di anziani. Le modalità di “approccio” erano sempre le stesse: si fingevano falsi assistenti sociali, impiegati comunali, dipendenti dell’Enel, amici di famiglia e addirittura medici. “Erano queste – si legge in una nota della Questura di Pescara – le mentite spoglie sotto le quali un’organizzazione criminale, formata da zingari residenti tra Pescara e Chieti, usava presentarsi, con fare rassicurante e confidenziale, presso le abitazioni di persone sole ed in età avanzata, che venivano poi immancabilmente derubate dei risparmi di una vita. Con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti e rapine in abitazione ai danni di persone anziane sono finiti in carcere 12 nomadi abruzzesi del clan Spinelli-Bevilacqua, già noti alle forze dell’ordine. Ai domiciliari, invece, sono finiti 2 ricettatori, padre e figlio, che ricompravano i preziosi razziati dalla banda per rivenderli tramite le loro due gioiellerie, una nel pieno centro di Pescara e l’altra a Chieti, ora sottoposte a sequestro preventivo. Questi ultimi devono rispondere, oltre che della partecipazione all’associazione per delinquere, del reato previsto dall’articolo 648 ter del Codice Penale che punisce, con una pena che va un minimo di quattro anni ad un massimo di dodici, chi impiega nelle proprie attività economiche beni di provenienza illecita”. “Gli Zingari, che colpivano in formazioni di volta in volta diverse secondo un copione ben congegnato e rodato da anni di consumata esperienza criminale – chiariscono dalla Questura – solevano partire da Pescara, per raggiungere le abitazioni delle loro prede. Per rendere ancora più credibile la “sceneggiata”, specie le donne si presentavano alle vittime in abiti per così dire “civili”, evitando accuratamente di indossare capi di abbigliamento e accessori che potessero in qualche modo tradire la loro origine “zingaresca”. Sono ben tredici i casi scoperti nel corso delle indagini, compreso un episodio in cui, di fronte alla reazione di due anziani coniugi che avevano scoperto l’inganno, quattro degli arrestati hanno agito in maniera violenta per impedire alle due vittime di chiamare le forze dell’ordine e per guadagnare la via di fuga, meritandosi così la più grave accusa di tentata rapina. Chieti, Teramo, Frosinone e Rieti: queste, oltre a quella pescarese, le province colpite dalle scorrerie degli insaziabili ladri, che hanno fruttato ragguardevoli cifre all’associazione criminale, considerato il valore dell’oro e dei monili trafugati e del contante sottratto”.
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