I padroni di Milano: ferito a bottigliate e malmenato un vigile

24-09-2012

MILANO IN BALIA DELL’IMMIGRAZIONE

 

DEGRADO ALLE COLONNE. L’ultima istantanea della movida è una rissa tra immigrati alle Colonne di San Lorenzo. Un uomo finisce a terra, con una ferita alla gola. L’arma usata dal suo aggressore è una bottiglia di vetro rotta. La mezzanotte di sabato è passata e ci vorranno due ore prima che polizia locale e polizia di stato riescano a sgomberare la piazza, dove l’alcol scorre a fiumi da ore, la gente danza a ritmi di bongo sotto la statua dell’imperatore Costantino, sta accampata e fa pipì alla base delle colonne corinzie, trasportate si qui nel IV secolo a completamento della Basilica. Tutti incuranti delle transenne che ogni sera il Comune fa montare a protezione (inutile) di un monumento che il mondo intero ci invidia. Il bilancio del sabato sera è di un uomo fermato, un altro ricoverato al pronto soccorso e, ciliegina sulla torta, un vigile aggredito e malmenato. Venerdì sera, identico scenario, salvo la rissa. Con mezzi pubblici, taxi e tram 3, ripetutamente bloccati dalla folla festante e alticcia che si divertiva a fare muro.

E i residenti disperati, chiusi come in una trincea nelle loro abitazioni o per strada ad ingannare il tempo di una nuova e lunga notte insonne, a discutere tra loro o con i ghisa. Tredici a rotazione, chiamati a vigilare su una piazza che è impensabile controllare. A cominciare dai locali etnici che svuotano bottiglie di alcol nei bicchieri di plastica (2 euro a dose), senza scontrino. Per finire con i venditori abusivi africani, che arrivano dopo la mezzanotte e vendono bottiglie di birra a prezzo «politico», rigorosamente di vetro (l’ordinanza c’era o è scaduta? Nessuno qui lo sa). Poco più giù, via Vetere dispensa alcol e fumo a volontà. Sette bar in sessanta metri da una parte, il convento delle Orsoline e prostitute dell’Est dall’altro. In mezzo, affacciati sul corso di Porta Ticinese, griffe che lasciano e il degrado dei negozi etnici che arriva: c’è un ristorante, cinese, al posto di Armani jeans; «Tutto a 1 euro» al posto di Diesel; di fronte 4 vetrine vuote e oscurate. E, poi, i graffiti, di nuova generazione (con l’acido aggiunto alla vernice), indelebili salvo buttare la vetrata.

Questa è Milano Pisapiastan al tempo dell’immigrazione.

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