DOLO magg 2013 – Tre parcheggiatori abusivi nigeriani sono finiti in manette per aver minacciato di morte un 68enne che si era rifiutato di versare l’obolo nell’area di sosta di via Pasteur, di fornte all’ospedale di Dolo. Si tratta di James Onoriode, 29 anni, Tony Abraham (25), Mahmoud Hameda (33), tutti senza fissa dimora. L’anziano, malato, era stato circondato da sei stranieri che l’avevano minacciato di morte. L’avevano preso per il collo, avevano cercato di colpirlo con pugni al volto e scosso l’auto per farlo scendere dal mezzo. L’uomo era però riuscito a scappare e chiamare in aiuto i carabinieri della Tenenza di Dolo. Tre nigeriani sono finiti in manette per estorsione aggravata in concorso minacce e lesioni personali. Per cercare di scappare uno si è buttato anche nel Brenta ma poi è stato riacciuffato. Di fronte al rifiuto di dargli soldi per il posteggio libero i due avevano cominciato a offendere l’anziano con pesanti ingiurie. L’uomo a quel punto ha cercato di concludere la manovra restando all’interno dell’auto. I due si sono frapposti e hanno cominciato a chiamare in aiuto altri parcheggiatori abusivi gridando frasi del tipo “Vedrai se non ti ammazziamo italiano”. Udendo le grida altri quattro “parcheggiatori” sono accorsi sul posto, dando manforte agli altri due. L’anziano, è rimasto atterrito a bordo della sua auto. Uno degli aggressori ha inserito la mano all’interno, tentando di afferrare alla gola la vittima, mentre un secondo ha cercato di sferrare un pugno al volto. Quattro si sono aggrappati all’auto, iniziando a scuoterla con violenza, tutto davanti a tanti utenti. Preso dal panico, il paziente è riuscito a riprendere la marcia, allontanandosi e poi chiamando in aiuto i carabinieri. L’anziano ha indicato tre dei responsabili dell’aggressione. I carabinieri invitano le vittime di queste aggressioni a denunciare i fatti e fornire indicazioni per identificare i criminali. Ieri mattina per i tre c’è stata la convalida dell’arresto.
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“Siamo immigrati, dacci la borsa o ti stupriamo”
VENEZIA 22 apr 2013 – Rapinata in strada da due energumeni che avevano minacciato di violentarla. Erano le 10.15 di ieri mattina, in via Loncon, poco distante dalla rotatoria di Corbolone di San Stino (Venezia), quando la 39enne C.P., collaboratrice domestica, di origini sudamericane, che si era incamminata verso casa, è stata bloccata dai due individui. Ha dovuto cedere la borsetta con 350 euro dentro. Erano i soldi dei contributi Inps che si accingeva a versare all’ufficio postale. Grave è stata la perdita economica di soldi tanto sudati, ma ancora più è stato lo spavento. Sono stati attimi di vero terrore in quanto il luogo dell’aggressione aveva tutte le caratteristiche di zona isolata in cui si potessero veramente concretizzare le minacce. Appena terminato il lavoro la donna si era avviata a piedi, già da qualche centinaio di metri verso San Stino, dove abita. Giunta in prossimità della rotatoria, da una casa disabitata, conosciuta come “Casa Marson”, sono sbucati fuori all’improvviso i due individui.
I due si erano appostati in attesa di qualche malcapitato o meglio qualche donna malcapitata. «Avevano la carnagione ancora più scura della mia – riferisce la 39enne – e a parlare in un italiano stentato è stato uno solo. L’altro ha sempre taciuto. Per prima cosa mi hanno detto di non gridare e poi mi hanno minacciato di portarmi in mezzo ai campi per violentarmi se non avessi ceduto la borsetta. Erano così determinati che ho dovuto assecondarli. Ero veramente paralizzata dalla paura. Appena ho consegnato la borsetta sono fuggiti a piedi verso Loncon». Riavutasi dallo spavento, la donna si è incamminata in senso opposto verso San Stino, che da lì dista circa due chilometri. Rincuorata dalle amiche, una delle prime cose che ha fatto è stata la denuncia ai carabinieri. Il particolare della carnagione scura e il fatto che i due siano fuggiti a piedi verso Loncon fa pensare che non siano residenti a San Stino.
Trestina, carabinieri scoprono laboratorio cinese con operai a nero
Bloccata azienda di tessile cinese a Trestina che aveva operai a nero e macchinari senza un minimo di sicurezza per le maestranze. La decisione è stata presa dai Carabinieri e dal personale civile della Direzione Territoriale del Lavoro di Perugia, che hanno proceduto al controllo di un’azienda tessile con sede nella zona industriale di Trestina dove vengono realizzati pantaloni e camice per conto di un’azienda italiana.
Su nove operai tre erano stati assunti in nero, senza che la titolare – una cinese di 60 anni – avesse dunque mai versato i contributi di legge. Oltre a comminare circa 7mila euro di sanzioni per le irregolarità riscontrate, la proprietà dovrà versare una somma particolarmente salata rappresentata dai recuperi contributivi, ancora da quantificare. In aggiunta alle sanzioni economiche per le irregolarità contributive.
http://www.perugiatoday.it/cronaca/trestina-azienda-tessile-cinese-bloccata-lavoro-nero.html