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Milano: receptionist stupra turista, magistrato lo rimanda al lavoro in hotel
Milano, 7 settembre 2013 – L’ha accolta nell’albergo, l’ha accompagnata in camera e poi ha tentato di aggredirla con l’intenzione di violentarla. Per fortuna la vittima – una giovane studentessa tedesca – ha reagito, ha urlato, si è dimenata fino a quando non è intervenuto un altro ospite del B&B e così la consumazione dello stupro è stato scongiurato. Per il maniaco, un egiziano di 27 anni, solo una denuncia a piede libero. L’aggressione è maturata ieri pomeriggio alle 17 in un bed and breakfast di via Comandini, zona Greco.
La ragazza si è presentata alla reception da sola, con una valigia e uno zainetto in spalla. Ha mostrato la prenotazione e ha consegnato i documenti. Pochi minuti di difficile conversazione (anche se lei parla bene l’inglese) con l’addetto al ricevimento clienti, un egiziano che non risulta avere alcun precedente penale e poi l’assegnazione del «posto letto». Tutto è filato liscio – almeno così ha raccontato la ragazza con l’aiuto di un interprete di lingua tedesca, al momento di sporgere denuncia -il nordafricano si è mostrato disponibile a darle una mano d’aiuto, portandole la valigia fino in camera, anche perchè in quel momento non c’era nessun altro nella piccola hall dell’albergo.
Così l’uomo ha deciso di accompagnare, di scortare in un certo senso, la ragazza fin dentro la camera che le era stata assegnata. Al primo piano letto singolo, così come lei aveva richiesto con la prenotazione on line. Il portiere ha aperto la porta ed ha fatto accomodare la straniera. Ancor prima che la ragazza potesse togliersi lo zaino dalle spalle, lui l’ha aggredita, cercando di spingerla sul letto. L’ha toccata dappertutto senza nascondere il suo vero intento, non mettendo nel conto l’energica reazione della tedesca che ha urlato con quanto fiato aveva in gola. Un manciata di secondi di paura fino a quando un cliente si è materializzato davanti la porta, e il tentativo di violenza è abortito. Piuttosto che abbozzare, la vittima ha voluto telefonare al 113. Subito l’intervento di una volante e la denuncia.
La 23enne – a Milano per motivi di studio – in preda ad un forte shock ha riferito tutto agli agenti e subito è stato informato il magistrato di turno. Diversamente da quanto accade in altre circostanze, per il bruto non è scattato l’arresto, ma una denuncia a piede libero. Probabilmente a pesare a suo favore ci sono l’assenza di altri precedenti specifici e una residenza certa a Milano. Ma l’egiziano da domani potrà riprendere ad accogliere turiste e studentesse straniere.
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2013/09/07/946131-stupro-turista-tedesca.shtml
Ma pensa, lo stupratore ha una ‘residenza certa’, quindi grazie al decreto svuotacarceri del governo Alfano-Letta-Kyenge e al fanatismo migrante del magistrato di turno non va in carcere.
Deve essere poi una violazione della privacy indicare il nome di questo B&B. E il lavoro alla reception deve essere uno di quei lavori che gli italiani ‘non vogliono fare’.
Effetto Kyenge: “Sono immigrato, voglio casa e lavoro sennò ti taglio la gola”
Minaccia impiegata ai servizi sociali: “Voglio casa e lavoro, se no ti taglio la gola”
Momenti di panico per le minacce di un uomo che pretendeva dal Comune di Bologna una casa e un impiego. Tutto è cominciato quando il 112 ha ricevuto una richiesta di aiuto da parte di un impiegata in servizio presso gli uffici dei Servizi Sociali, ubicati al primo piano di via Faenza. La donna ha raccontato che una persona straniera, di sesso maschile, si era presentata allo sportello, minacciando il personale e impedendogli di lavorare.
“VOGLIO UNA CASA E UN LAVORO”. All’arrivo dei Carabinieri, la richiedente indicava ai militari la presenza di un uomo che si trovava nei pressi delle scale che conducono agli uffici. Il soggetto era giunto fino li con una pretesa inesistente (voleva una casa dal Comune di Bologna e un lavoro) ed al loro giustificato rifiuto di fornirgli quanto richiesto, l’uomo è andato in escandescenza, urlando negli uffici e nei corridoi, ed era arrivato addirittura al punto di minacciare di morte l’impiegata, promettendole che l’avrebbe aspettata fuori dall’edificio per ucciderla.
UNA MANO ALLA GOLA PER INTIMORIRE L’IMPIEGATA. Per intimorirla ancora di più, il marocchino mimava il gesto di tagliarle la gola, urlando: “Kaputt!”. I Carabinieri lo hanno tranquillizzato e accompagnato fuori dagli uffici, dove è stato identificato. Il quarantaquattrenne, privo di occupazione, coniugato e incensurato, ha esibito una regolare carta di identità, rilasciata dal Comune di Bologna lo scorso 2009. La persona denunciata è titolare di una Carta di Soggiorno per Stranieri a tempo indeterminato, rilasciata dalla locale Questura. Alla vicenda hanno assistito altre due impiegate. Nel corso dei fatti, nessuna persona è rimasta ferita.
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Albisola, tentano furto in appartamento: due romeni arrestati e … – Il Vostro Giornale
Il Vostro Giornale |
Albisola, tentano furto in appartamento: due romeni arrestati e …
Il Vostro Giornale Albisola S. Quella finestra semiaperta al primo piano di un palazzo di piazza Dante ad Albisola Superiore è sembrata probabilmente un'occasione ghiotta per non tentare di entrare nell'appartamento per svaligiarlo. Il piano di due romeni, Andrei Lako e … |
Integrazione: massacra ragazzo e stupro la fidanzata
Ancora terrore: donna aggredita in casa da banda di immigrati
Lerici (La Spezia), 7 giugno 2013 – TERRORE ieri pomeriggio in una palazzina al Guercio di Lerici. Erano le diciassette quando una donna di 46 anni, Corinna Monica M., casalinga, è stata affrontata da due malviventi che hanno usato uno spray urticante, la donna è caduta sul pavimento semisvenuta. Quindi l’hanno derubata. Tutto è successo in pochi minuti. Erano le 17 circa quando la donna si trovava sul divano di casa davanti al televisore, al primo piano di una palazzina, quando s’è vista sbucare due individui dalla porta d’ingresso. Sono stati momenti concitati e di grande paura. La donna è stata immobilizzata e successivamente uno dei banditi è andato a colpo sicuro nella camera da letto dove si è impossessato di denaro e di numerosi oggetti d’oro. Quindi la fuga a piedi.
E’ stata la stessa vittima, ancora in preda a un forte choc, a telefonare al 112. Sul posto sono intervenuti, a sirene spiegate, i carabinieri del nucleo radiomobile della Compagnia di Sarzana che hanno compiuto un primo sopralluogo nell’appartamento e ascoltato la vittima. Lei ricorda poco. Ha detto solo che erano stranieri, forse dell’est europeo. I banditi, per entrare, hanno forzato la serratura della porta d’ingresso. Ma una volta dentro, hanno trovato la proprietaria seduta sul divano. La donna, che in quel momento si trovava sola, credeva si trattasse del figlio.
Invece si è trovata di fronte i malviventi a volto scoperto che hanno usato lo spray urticante. A Corinna Monica sono venute meno le forze. Mentre un bandito la immobilizzava, il complice si recava nella camera da letto e qui arraffava dai cassetti del comò tutti gli oggetti d’oro e una busta contenente la pensione della mamma che al momento dell’incursione non era in casa. Ai militari dell’Arma, la donna ha detto che i suoi aggressori avevano un accento dell’est europeo. Non è escluso si tratti di una banda che ha compiuto altri furti a Lerici e in Val di Magra. I carabinieri hanno istituito posti di blocco ma dei malviventi non è stata trovata traccia. Non ci sono testimoni. La donna, dolorante a un braccio, si è fatta accompagnare al pronto soccorso e medicata per una probabile lussazione ad una spalla.
http://www.lanazione.it/laspezia/cronaca/2013/06/07/900679-terrore_casa_lerici.shtml
Banda di Zingari sorpresa a rubare: condomini tentano linciaggio, purtroppo agenti li salvano
OSTIA – Li hanno visti scivolare dalla finestra con i sacchi pieni delle cose appena rubate nell’appartamento del primo piano. E non ci hanno pensato ad aggredirli mettendoli in fuga. E per sottrarre al linciaggio gli altri due complici intenti ancora a svaligiare la casa c’è voluto l’intervento di una pattuglia di poliziotti. Rocambolesca rivolta di un intero condominio contro una banda di zingari pizzicata mentre stava svuotando un appartamento in quel momento disabitato. L’intervento degli inquilini ha fatto fallire il colpo, ha messo in fuga due ladri e ha permesso l’arresto degli altri due bosniaci, uno di 18 anni e l’altro di 17, entrambi provenienti dal campo nomadi di Castel romano.
E’ successo nel tardo pomeriggio di ieri al civico 56 di via Padre Perilli, nella zona di Madonnetta di Acilia, un condominio troppo spesso preda dei topi d’appartamento. Il movimento sospetto di quattro persone intrufolatesi in una casa del primo piano non è sfuggito a dei testimoni che hanno avvisato il 113. Nell’attesa dell’arrivo della polizia, i temerari condomini, esasperati per i furti già patiti, hanno cercato di mettere in fuga gli ospiti indesiderati. Due dei ladri, infatti, avevano già lanciato nel giardino condominiale un sacco con parte della refurtiva, ma, appena scesi, sono stati aggrediti dai condomini e messi in fuga, abbandonando il sacco dove l’avevano lasciato.
All’arrivo della volante del Commissariato Lido, i due erano appena fuggiti, ma gli altri erano ancora chiusi in casa. Gli agenti allora si sono arrampicati fino al balcone, percorrendo la stessa strada dei ladri, e sono entrati nell’appartamento. All’interno hanno visto che era già tutto a soqquadro, ma hanno sentito dei rumori provenire dalla camera da letto. La porta della stanza era chiusa a chiave dall’interno, i poliziotti hanno quindi intimato ai “visitatori” di uscire, ma questi non si sono lasciati intimorire. A quel punto gli agenti hanno sfondato la porta e, sebbene assaliti dai due uomini all’interno, entrambi armati con un coltello da cucina e un mattarello di legno, sono riusciti a disarmarli e tenerli fermi fino all’arrivo degli altri colleghi, nel frattempo chiamati in ausilio.
Quando gli agenti sono usciti dall’appartamento con i ladri sotto braccio si sono visti venire incontro una trentina di condomini, esasperati da queste “visite indesiderate”, che hanno assalito i due malviventi. Gli agenti però sono riusciti a riportare la calma e accompagnare i due uomini sulla volante. I due sono stati identificati come bosniaci, l’uno di 18 e l’altro di 17 anni, provenienti dal campo nomadi di via Pontina. Accusati di rapina impropria, resistenza, minaccia e lesioni a pubblico ufficiale, sono stati il maggiorenne arrestato e l’altro condotto al entro di prima accoglienza di via Virginia Agnelli.
Prima di raggiungere le camere di sicurezza, sono stati accompagnati al pronto soccorso dell’ospedale per essere curati delle contusioni riportate nel corso del tentativo di linciaggio.
http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/acilia_topi_appartamento_picchiati/notizie/252177.shtml
Terrore a Bergamo: banda di Albanesi picchia e rapina una coppia
http://www.bergamonews.it/cronaca/rapina-villa-coppia-aggredita-e-derubata-valverde-170747
Zingara picchia il suo bimbo per farlo piangere e impietosire i passanti (deficienti)
Picchia il suo bimbo
Picchiava il figlio per farlo piangere e impietosire i passanti. Tutto per poter mendicare qualche spicciolo in più di elemosina. Già denunciata, il magistrato non aveva fatto nulla ed era tornata allo stesso posto con gli stessi metodi. Per questo motivo L.S., una ventottenne Rom domiciliata in un campo nomade di Torino, ora è finita nei guai. E’ stata denunciata e rinviata a giudizio per riduzione e mantenimento in schiavitù del figlio di 1 anno e mezzo. La cosa più assurda, però, è che dopo che i giudici le avevano tolto il piccolo affidandolo alla tutela di un avvocato, lei tre mesi dopo si era ripresentata a mendicare. Nello stesso punto e con lo stesso bambino in grembo. La vicenda ora è finita in Tribunale. L’altro ieri, nell’aula al primo piano del palazzo di giustizia di Ivrea, questa storia è stata ricostruita nei dettagli davanti al giudice, Marianna Tiseo. Una vicenda che Paolo Campanale, il legale che ha ottenuto dal Tribunale dei minori la tutela del bambino, ancora fatica a comprendere. «Già è grave quello che ha commesso – spiega –, ma la cosa più incomprensibile e assurda, è che quella donna, subito dopo questa storia, è tornata in strada. Portando con sé il piccolo». I fatti, ricostruiti in aula, risalgono all’agosto del 2009. E’ una mattina calda e assolata, la donna Rom è seduta a pochi passi dell’ascensore che porta al piazzale dell’ospedale di Ivrea. Ormai tutti la conoscono e sono abituati a vederla appoggiata al muro accanto al montacarichi. Tiene in grembo un bambino e ogni tanto allunga la mano per chiedere ai passanti qualche spicciolo. C’è il solito via vai di persone: quasi tutti fanno finta di nulla e tirano dritto. In pochi le fanno la carità. Che cosa accade poi quella mattina lo racconta in aula Angelo Perri, di Montalenghe. «Stavo aspettando che si aprissero le porte dell’ascensore – ha spiegato al giudice – quando a un certo punto ho visto una cosa che mi ha colpito davvero». La donna, ha raccontato Perri, ha iniziato a percuotere il bambino. «Lo sculacciava, lo picchiava. Ha fatto di tutto per farlo piangere. Le ho detto di smetterla e lei, come se nulla fosse, mi ha chiesto dei soldi. Disse, in parole povere, che il piccolo aveva bisogno di cure». A quel punto Perri ha avvertito la polizia. Quando sono arrivati gli agenti, lei e il piccolo erano ancora lì: la donna è stata identificata e portata in commissariato, mentre il bimbo, su ordine del Tribunale dei minori, è stato immediatamente posto sotto la tutela di un legale. Peccato non sia servito a nulla. Pochi mesi dopo, infatti, la nomade è tornata a Ivrea. Sempre a fianco dell’ascensore che porta al piazzale dell’ospedale. E’ stato lo stesso Perri a rivederla lì e a raccontarlo ai giudici in aula. Uscendo dal palazzo di giustizia si è lasciato andare ad un commento pieno di amarezza: «Evidentemente la mia denuncia non è servita a niente». |