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Immigrazione clandestina, 9 arresti Nei guai anche un agente di … – L’Eco di Bergamo


L’Eco di Bergamo

Immigrazione clandestina, 9 arresti Nei guai anche un agente di
L’Eco di Bergamo
L'operazione ha così permesso di individuare un'organizzazione criminale operante in provincia di Bergamo e nel Bresciano, con ramificazioni nei territori di Milano, Monza, Ragusa, Pescara e Matera, attiva nel favoreggiamento dell'immigrazione
Bergamo – Immigrazione clandestina, nove arrestiAncona.OggiNotizie.it
OPERAZIONE ANTI IMMIGRAZIONE, ARRESTI ANCHE A PESCARAAbruzzoweb.it
BERGAMO: 9 ARRESTI DELLA GDF PER FAVOREGGIAMENTO AgenParl – Agenzia Parlamentare
BresciaToday –ANSA.it
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Treviso: reagisce ai ladri, infilzato con cacciavite e preso a martellate

TREVISO apr 2013 – Prima gli hanno infilzato l’avambraccio destro con un cacciavite, poi gliel’hanno fratturato con una martellata. Stefano Pavan, 49 anni, titolare dello storico bar “Gianni dei Cavai” di Casacorba, viste come sono andate le cose, ha passato forse i 5 minuti più brutti della sua vita. Il raid, con tutta probabilità, è stato deciso dai banditi dopo una lunga preparazione: hanno studiato per bene le abitudini del titolare, l’orario di chiusura del bar e l’ubicazione degli obiettivi di interesse all’interno del locale. Poi sono passati all’azione utilizzando diversi arnesi: un piccone, un martello e una serie di cacciaviti, successivamente abbandonati in una vicina aiuola.

Il fattaccio si è verificato nel cuore della notte. Erano circa le due quando Stefano Pavan ha chiuso il locale ed è salito nell’appartamento al piano superiore con la moglie e le due figlie. Come tutti coloro che sono abituati a fare tardi, anche Stefano ci ha impiegato un po’ prima di prendere sonno. Poi, verso le 5, ha sentito quegli strani rumori. Provenivano dall’esterno. I malviventi ieri notte stavano passando in rassegna gli esercizi della zona. Poco prima erano passati dalla ferramenta Seccafien, ma il colpo era fallito: i titolari si erano svegliati e loro, per evitare guai, avevano fatto marcia indietro. Così si sono spostati verso il bar di Pavan.

Con il piccone hanno cercato di aprire il portone d’ingresso facendo volare qualche pezzo di legno: il portone, pur rovinato, ha retto grazie alle spesse sbarre di ferro che lo proteggevano dall’interno. Allora l’attenzione dei ladri si è spostata sulla finestra accanto al portone. Le protezioni più deboli hanno ceduto di schianto: aperta la finestra, uno è entrato nel locale, l’altro è rimasto fuori a fare il palo. Il bandito in ispezione, ha oscurato le telecamere, è andato dietro il bancone e ha messo in uno zainetto intere serie di “Gratta & vinci“.

Poi ha raccattato dalla cassa quello che ha trovato e, per non avere rimorsi, alla fine ha divelto e portato via tutto il registratore. Ultima tappa, la saletta del biliardo dove ci sono videogiochi e la colonnina cambia soldi. Ma quando ha iniziato a prenderla a martellate per scardinarla, Stefano Pavan, al buio, è sceso nel locale. Si è trovato di fronte il malvivente, incappucciato, con il cacciavite e la pila in una mano e il martello nell’altra. Il bandito, spaventatissimo, gli ha puntato la pila sugli occhi gridando più volte in un italiano stentato: «Ti ammazzo, ti ammazzo, ti ammazzo». Pavan, in un impeto di rabbia, è riuscito a sferrare un pugno alla cieca. La reazione del malvivente è stata però ancora più feroce: ha subito tentato di infilargli il cacciavite nel basso ventre, colpo che il barista ha “parato” col braccio destro, salvo restare infilzato. La sanguinosa colluttazione è proseguita fra grida e urla finchè il bandito ha sferrato una martellata sullo stesso avambraccio ferito col cacciavite, fratturandolo di netto. Poi la fuga a piedi verso Cavasagra, seguito dal complice.

Un centinaio di metri più avanti, nel cortile dell’abitazione di Franco Biliato, i rapinatori hanno avuto un colpo di fortuna: dentro c’era infatti la Fiat Punto di qualcuno che forse si apprestava a partire perchè le chiavi erano inserite nel quadro. I due sono saliti a bordo e se ne sono andati indisturbati con un ulteriore bottino, mentre già albeggiava. Stefano Pavan è stato invece portato al Pronto soccorso dove è rimasto dalle 7 alle 12. Lunedì nell’avambraccio gli verrà applicata una placca metallica per ridurre la frattura. Ma per sanare lo choc ci vorrà molto più tempo.

http://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/reagisce_ai_ladri_barista_infilzato_con_un_cacciavite_e_poi_preso_a_martellate/notizie/273878.shtml

Mai fidarsi degli immigrati: attirata in luogo isolato e stuprata

È accusato di violenza sessuale nei confronti di una studentessa di 19 anni che avrebbe condotto in un vecchio edificio abbandonato con la scusa di parlarle e invece avrebbe abusato di lei costringendola a un rapporto completo. La ragazza, dopo un iniziale smarrimento e uno stato di choc, ha raccontato tutto alla mamma e ad alcune amiche per poi presentarsi in questura dove è stata presa a sommarie informazioni e con le lacrime agli occhi ha descritto ogni istante di quell’incubo. Sostiene di aver conosciuto quel giovane disoccupato attraverso amici comuni. Di aver avuto un appuntamento nel gennaio del 2012 e di essere arrivata in centro storico con una navetta. Il ragazzo più grande di lei di due anni era lì ad aspettarla. L’ha condotta in un capannone abbandonato in periferia con la scusa di parlare. Invece una volta soli ha scatenato i suoi istinti peggiori e, contro la sua volontà, le ha tolto i jeans e l’ha costretta a subire un rapporto sessuale completo. Il giovane immigrato, indagato dalla procura per violenza sessuale, nega ogni addebito. Sostiene di non aver mai avuto l’occasione di restare solo con quella studentessa che ritiene essersi inventata tutto. Il suo legale ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini e adesso ci sono venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o farsi interrogare prima che la procura chieda il rinvio a giudizio.

http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2013/04/06/news/studentessa-denuncia-lo-stupro-nei-guai-un-conoscente-di-21-anni-1.6827565

Litiga con moglie e carabinieri, arrestato operaio ecuadoriano – Città di Genova

Litiga con moglie e carabinieri, arrestato operaio ecuadoriano
Città di Genova
Genova – Ha avuto una feroce lite con la sua compagna e non contento ha sfogato la sua rabbia con i carabinieri: uno di questi ha subito una prognosi di una settimana. A finire nei guai un operaio ecuadoriano arrestato e accusato dai militari di

Rubavano giochi bimbi, nomadi nei guai – ANSA.it


ANSA.it

Rubavano giochi bimbi, nomadi nei guai
ANSA.it
Nei guai sono finite due nomadi residenti in Valbisagno (Genova), una minorenne e l'altra maggiorenne, che sono state bloccate dai carabinieri del nucleo radiomobile nei pressi di un parco giochi di Isoverde in Valle Scrivia. La prima e' stata
Isoverde, sorprese a rubare giochi nel parco dei bambini: due Genova24.it
Tentano di portare via giochi per bambini, nomadi fermate dai Città di Genova

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Roma: setacciato campo nomadi, trovato di tutto

ROMA: CC PASSANO AL SETACCIO CAMPO NOMADI FORO
AgenParl – Agenzia Parlamentare
A finire nei guai è stato un cittadino romeno di 19 anni, domiciliato nel campo nomadi e già conosciuto alle forze dell'ordine: nella sua baracca i Carabinieri hanno trovato merce di vario genere, soprattutto generi alimentari, prodotti cosmetici e per

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Topo d’auto scoperto e arrestato “in diretta” telefonica – La Nuova Ferrara


Ferrara 24ore

Topo d'auto scoperto e arrestato “in diretta” telefonica
La Nuova Ferrara
A finire nei guai, un ventenne moldavo, Daniel Cravcenco, già processato per direttissima e condannato a 1 anno e 4 mesi e 600 euro di multa. E' successo l'altra notte attorno alle 3 tra le vie Barlaam e Leati. Insospettito da alcuni rumori provenienti
Ruba da auto in sosta: condannato ad 1 anno e 4 mesiFerrara 24ore

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Peggio di Corona: Marocchino fregato dal Gps

LUGO – Da Faenza, passando per Cotignola, per trascorre la notte a Lugo. Ecco il tour di un’auto rubata due sere fa a Faenza e ritrovata nella città di Baracca ieri mattina. Un viaggio malandrino, perché quell’auto era stata rubata. E ieri è stata ritrovata dagli agenti di polizia del Commissariato di Lugo, grazie al sistema satellitare installato sulla Chevrolet Matiz. A finire nei guai è un giovane marocchino di 22 ann sorpreso dai poliziotti mentre stava aprendo la portiera dell’auto. Immediatamente è scattata la denuncia per ricettazione. Tutto era cominciato un paio di sere fa a Faenza, quando un automobilista si accorge che la sua auto è scomparsa. Rubata. E’ così che è partita la denuncia alla polizia. Ma quell’auto era ben custodita. Una Chevrolet Matiz dotata di sistema satellitare che ha permesso agli agenti che hanno raccolto la denuncia di seguire il suo percorso a zonzo per la Romagna.

http://www.romagnanoi.it/news/ravenna/741470/Topo-d-auto-fregato-dal-gps.html

Ecco perché i delinquenti romeni vengono in Italia

In Romania, se rifiuti di fare l’alcol test alla guida, ti prendi 3 anni e mezzo di carcere, e le autorità locali ti cercano in tutta Europa! Da noi, ammazzi gli italiani e il giorno dopo sei fuori. Al Don Bosco di Pisa sono stati accompagnati, come hanno spiegato i carabinieri, un romeno di 39 anni e un polacco. Quest’ultimo era ricercato a livello internazionale per una truffa compiuta nel suo paese d’origine. Il romeno invece è finito nei guai – deve scontare addirittura una condanna a tre anni e sei mesi di carcere – per essersi rifiutato, durante un controllo nel suo Paese d’origine, di sottoporsi a un controllo con l’alcoltest. Atteggiamento questo punito, evidentemente, in maniera pesante, a giudicare dalla sentenza passata in giudicato.

http://iltirreno.gelocal.it/pontedera/cronaca/2013/02/07/news/non-fece-il-test-per-l-alcol-arrestato-1.6491049

Zingara picchia il suo bimbo per farlo piangere e impietosire i passanti (deficienti)

Giù le mani

Picchia il suo bimbo

Picchiava il figlio per farlo piangere e impietosire i passanti. Tutto per poter mendicare qualche spicciolo in più di elemosina.  

Già denunciata, il magistrato non aveva fatto nulla ed era tornata allo stesso posto con gli stessi metodi.

Per questo motivo L.S., una ventottenne Rom domiciliata in un campo nomade di Torino, ora è finita nei guai. E’ stata denunciata e rinviata a giudizio per riduzione e mantenimento in schiavitù del figlio di 1 anno e mezzo. La cosa più assurda, però, è che dopo che i giudici le avevano tolto il piccolo affidandolo alla tutela di un avvocato, lei tre mesi dopo si era ripresentata a mendicare. Nello stesso punto e con lo stesso bambino in grembo. La vicenda ora è finita in Tribunale. L’altro ieri, nell’aula al primo piano del palazzo di giustizia di Ivrea, questa storia è stata ricostruita nei dettagli davanti al giudice, Marianna Tiseo. Una vicenda che Paolo Campanale, il legale che ha ottenuto dal Tribunale dei minori la tutela del bambino, ancora fatica a comprendere. «Già è grave quello che ha commesso – spiega –, ma la cosa più incomprensibile e assurda, è che quella donna, subito dopo questa storia, è tornata in strada. Portando con sé il piccolo».

I fatti, ricostruiti in aula, risalgono all’agosto del 2009. E’ una mattina calda e assolata, la donna Rom è seduta a pochi passi dell’ascensore che porta al piazzale dell’ospedale di Ivrea. Ormai tutti la conoscono e sono abituati a vederla appoggiata al muro accanto al montacarichi. Tiene in grembo un bambino e ogni tanto allunga la mano per chiedere ai passanti qualche spicciolo. C’è il solito via vai di persone: quasi tutti fanno finta di nulla e tirano dritto. In pochi le fanno la carità. Che cosa accade poi quella mattina lo racconta in aula Angelo Perri, di Montalenghe. «Stavo aspettando che si aprissero le porte dell’ascensore – ha spiegato al giudice – quando a un certo punto ho visto una cosa che mi ha colpito davvero». La donna, ha raccontato Perri, ha iniziato a percuotere il bambino. «Lo sculacciava, lo picchiava. Ha fatto di tutto per farlo piangere. Le ho detto di smetterla e lei, come se nulla fosse, mi ha chiesto dei soldi. Disse, in parole povere, che il piccolo aveva bisogno di cure». A quel punto Perri ha avvertito la polizia.

Quando sono arrivati gli agenti, lei e il piccolo erano ancora lì: la donna è stata identificata e portata in commissariato, mentre il bimbo, su ordine del Tribunale dei minori, è stato immediatamente posto sotto la tutela di un legale. Peccato non sia servito a nulla. Pochi mesi dopo, infatti, la nomade è tornata a Ivrea. Sempre a fianco dell’ascensore che porta al piazzale dell’ospedale. E’ stato lo stesso Perri a rivederla lì e a raccontarlo ai giudici in aula. Uscendo dal palazzo di giustizia si è lasciato andare ad un commento pieno di amarezza: «Evidentemente la mia denuncia non è servita a niente».