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Campi nomadi e fumi nocivi: chiesta condanna a 8 anni per gli Zingari

UDINE. Niente cassonetti e nessuna raccolta. Alla faccia della differenziata. Per smaltire i rifiuti meglio dargli fuoco. Una prassi consolidata per alcuni residenti del campo nomadi tanto che i carabinieri del Noe hanno registrato otto roghi in poco più di 20 giorni. E in due occasioni le fiamme sono sfuggite al controllo trasformandosi in veri e propri incendi che hanno messo a repentaglio l’incolumità degli stessi abitanti del campo nomadi di via Monte sei Busi.

Per questo motivo ieri il pubblico ministero Viviana Del Tedesco ha chiesto la condanna per 5 nomadi di origine rom, residenti fra via Monte Sei Busi e via della Casa comunale. Si tratta di Albertina Pasquale, udinese di 65 anni residente in via Monte Sei Busi difesa dall’avvocato Pieraurelio Cicuttini, Gianfranco Maier vicentino di 70 anni anch’egli residente in via Monte Sei Busi difeso dall’avvocato Federico Plaino, Antonella Levacovigh udinese di 46 anni, Daniela Levacovich udinese di 53 anni e Lucia Levacovich friulana di 60 anni, tutte e tre residenti in via della Casa Comunale e difese dall’avvocato di fiducia Antonella Liguori.

Soltanto alla Pasquale e a Maier, l’accusa ha contestato anche l’incendio e l’emissione di gas, vapori o fumo chiedendo una condanna a tre anni di reclusione. Le altre tre imputate devono invece rispondere soltanto di smaltimento illecito di rifiuti e per questo motivo la Del Tedesco ha chiesto 8 mesi di arresto e 3 mila euro di ammenda.

Numerosi sono gli episodi contestati e documentati dai militari del Nucleo operativo ecologico che per tre mesi nel 2010 hanno filmato e fotografato giorno e notte tutto quello che accadeva nell’area adiacente al campo nomadi di via Monte Sei Busi. Nei video dei carabinieri si notano diversi mezzi che arrivano, scaricano rifiuti accatastando materiali di diverso genere e provenienza nell’area che il Comune aveva bonificato un paio d’anni prima con un investimento di 200 mila euro e poi se ne vanno. Gli investigatori non sono ancora riusciti a identificare chi ha contribuito ad alimentare la discarica, ma non hanno dubbi su chi poi ha appiccato il fuoco.

«Un’attività che è proseguita anche dopo la chiusura delle indagini e la notifica agli imputati – ha sottolineato in aula la Del Tedesco – a dimostrazione che si tratta di un modus operandi contrario alle regole del vivere civile ma insito nelle abitudini del campo. Un comportamento pericoloso (in due casi è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco anche per salvaguardare il campo) che crea allarme sociale e costringe la comunità a un notevole esborso di denaro senza tener conto dei danni ambientali».

Secondo l’avvocato Plaino, che ha contestato anche la legittimità delle riprese ritenendo che il campo sia a tutti gli effetti una dimora privata, Maier non è stato visto mentre appiccava il fuoco e in ogni caso non voleva certamente dar fuoco ai suoi parenti quindi l’incendio non può certo essere considerato doloso. Il legale della Pasquale, Cicuttini ha invece sottolineato che «non è civile il modo in cui queste persone sono costrette a vivere o, meglio, a sopravvivere, in delle baracche con alle spalle una discarica a cielo aperto alimentata da artigiani, imprenditori e aziende che magari poi votano Lega e non certo dai residenti del campo». Da qui la richiesta di un’assoluzione per tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Il 18 marzo toccherà al giudice monocratico Carla Missera decidere.

http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2013/03/05/news/incendi-al-campo-nomadi-chiesti-8-anni-di-condanna-1.6642807