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Pontedera: gang femminile multietnica aggredisce 13enne sotto casa

INTEGRAZIONE A PONTEDERA – Indubbiamente una brutta storia, non fatta di degrado ed imbarbarimento dovuto alle depresse condizioni socio-economiche di uno “slum” tipico delle grandi metropoli, ma accaduta proprio qui a Pontedera, con modalità ispirate ai peggiori modelli delle famigerate gang giovanili di cui sentiamo tanto spesso parlare e che consideriamo lontane anni luce da noi.

La spedizione punitiva è stata organizzata nei minimi dettagli da due ragazzine appena 13enni nei confronti di una coetanea loro amica (almeno sino al “fattaccio”…) per “punirla” di uno sgarbo ricevuto. Il torto di guardare con troppa attenzione il fidanzatino della prima aguzzina nonché fratello della seconda, una giovanissima straniera dell’est europeo.

Pochi giorni fa le due si sono recate sotto l’abitazione della futura e sfortunata vittima dell’aggressione ed hanno suonato tranquillamente il citofono chiedendole di scendere un attimo in strada per parlarle. Non appena l’ignara malcapitata si è presentata al cospetto delle due coetanee sono incominciati gli insulti e le accuse, sfociati ben presto in un pestaggio vero e proprio che hanno indotto la ragazzina a risalire in casa ed a non poter nascondere ai genitori quanto capitato. I segni erano fin troppo evidenti, ed infatti al Pronto Soccorso dell’ospedale “F.Lotti” di Pontedera è stato riscontrato alla giovane, oltre ad escoriazioni e ferite da calci e pugni, la frattura del setto nasale ed il distacco della retina dell’occhio sinistro.

Colpisce la carica gratuita di violenza con la quale vengono affrontate certe questioni ad appena tredici anni e da appartenenti al cosiddetto “gentil sesso”, quando sarebbe normale vedere le pre-adolescenti intente a sperimentare i primi accorgimenti estetici da donne (trucchi, rossetti e belletti vari).

Ad oggi nessuna denuncia è stata sporta, anche se i Carabinieri della Compagnia di Pontedera (già impegnati nella persecuzione di altri atti di bullismo occorsi in passato), sono sulle tracce della coppia colpevole del raid.

Purtroppo gli imperanti ed assillanti modelli di “cattive ragazzi/e” propinate continuamente dai media fa sempre più presa sull’immaginario collettivo ancora “acerbo” (per non usare epiteti peggiori…) delle giovani generazioni.

Si dirà che è sempre stato così e così sarà per sempre, ma chi scrive ricorda fin troppo bene quando (non più di 20 anni fa) non si glorificavano “starlette” o personaggi del jet set – coloro che più impressionano gli adolescenti sempre più internet-dipendenti – per porno-prestazioni fintamente rubate, per trasgressioni della giustizia, per comportamenti contrari alla morale pubblica, ecc…

http://ecodelmontepadule.com/2013/09/13enne-pontederese-aggredita-sotto-casa-e-malmenata-da-due-amiche-e-coetanee/

A parte la prosopopea moraleggiante – e in parte condivisibile – del giornalista, c’è un convitato di pietra nell’articolo: l’immigrazione. Le ‘famigerate gang giovanili di cui sentiamo tanto spesso parlare e che consideriamo lontane anni luce da noi‘ nascono con la presenza di immigrati.

Dottoressa uccisa: fermato immigrato indiano

Bergamo 10 settembre 2013 – È finito in manette nella tarda serata di lunedì 9 settembre Vicky Vicky, il fratello di Kamur Baldev, di 32 anni, ucciso a colpi di spranghe, bastoni e machete e poi investito insieme a Eleonora Cantamessa, la ginecologa di 44 anni, travolta e uccisa mentre era china sull’uomo agonizzante per cercare di rianimarlo. 

Eleonora Cantamessa, nuova vittima immigrazione

Eleonora Cantamessa, nuova vittima immigrazione

I due uomini, di nazionalità indiana, sono fratelli pur avendo cognomi differenti.

La notizia è stata confermata dal sostituto procuratore: ora l’indiano, di 25 anni, è in carcere in via Gleno in attesa di essere interrogato. Le indagini sono scattate a ritmo serrato subito dopo il terribile fatto, di una violenza inaudita. La vicenda risale a domenica sera 8 settembre, ed è successa a Chiuduno: intorno alle 22 di lunedì il sostituto procuratore Fabio Pelosi ha sottoposto a fermo per omicidio volontario il 25enne, fratello della vittima. È lui che ha investito Kamur e il medico. L’autopsia dovrà stabilire se il 32enne è morto per l’investimento o per i colpi subiti nella rissa. Per ora al fratello è contestato solo l’omicidio di Eleonora Cantamessa. Altri 7 indiani sono indagati: sono in corso accertamenti per capire quale reato addebitare a ciascuno, se il concorso nell’omicidio o nella rissa.

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/393220_indiano_fermato_per_omicidio_ha_25_anni__il_fratello_della_vittima/

Bergamo, per l’omicidio della dottoressa arrestato fratello del … – Il Fatto Quotidiano


Adnkronos/IGN

Bergamo, per l'omicidio della dottoressa arrestato fratello del
Il Fatto Quotidiano
Bergamo, per l'omicidio della dottoressa arrestato fratello del ragazzo pestato. Novità sulla morte di Eleonora Cantamessa e Kamur Baldev, travolti da un'auto mentre la donna cercava di soccorrere il ragazzo vittima di un pestaggio. Fermato il fratello
Dottoressa uccisa nel Bergamasco: fermato il fratello della vittima il Giornale
La dottoressa eroina uccisa, arrestato l'investitore: il fratello dell'altra Il Gazzettino
Rissa nel Bergamasco: fermato il fratello dell'indiano ucciso insieme Tiscali Europa
L’Unità –Il Giorno
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Ricongiungimenti: angolano uccide padre a coltellate

Omicidio a Busto Arsizio: immigrato uccide il padre con coltello da cucina

Tragedia ‘migrante’ a Busto Arsizio dove, nella notte tra giovedì e venerdì, un ragazzo di 23 anni ha ucciso il padre (un operaio di 49 anni dell’Angola, residente in Italia da oltre 20 anni) accoltellandolo all’addome. Il giovane, originario dell’Angola, ha poi chiamato la polizia, che è arrivata nell’appartamento di via Pindemonte e l’ha arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato.

In casa anche la figlia minore dell’uomo, una ragazza di 21 anni, che non è riuscita a fermare il fratello, mentre la convivente italiana del 49enne non era in casa. A quanto pare, tra l’uomo e i due figli (giunti dall’Angola quattro anni fa) si verificavano frequenti litigi. A mezzanotte il 23enne ha afferrato un coltello in un cassetto della cucina e ha colpito una volta il padre. L’uomo è morto prima che arrivassero i soccorritori.

Nella notte il ragazzo è stato interrogato e ha raccontato di sentirsi oppresso dal padre per i continui rimproveri nei suoi confronti e in quelli della sorella. Si trova nel carcere di Busto Arsizio. Sul corpo del 49enne verrà eseguita l’autopsia.

Potrebbe interessarti: http://www.milanotoday.it/cronaca/omicidio-busto-arsizio-padre-figlio.html

Il medico ‘migrante’ che sfruttava i malati terminali

Sciroppo miracoloso,truffa a terminali Uno “sciroppo miracoloso” venduto tra i 5 e i 15 mila euro, contenente vitamina A e olio di oliva. La Procura di Iser- nia ha aperto un’indagine su una truffa a danno di malati terminali. Due gli indagati. I reati ipotizzati: truffa aggravata,illecita commercializ- zazione di farmaci e esercizio abusivo di attività medico-farmaceutica in con- corso con un medico siriano residente a Bologna. Il farmaco era commercializza- to su Internet.Una decina le famiglie truffate. L’inchiesta è partita dalla denuncia del fratello di una ‘vittima’.

 

 http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/notiziasolotesto.jsp?id=917956&pagina=801&sottopagina=01

Due fratelli scippatori albanesi arrestati dalla Polizia – Primocanale


La Stampa

Due fratelli scippatori albanesi arrestati dalla Polizia
Primocanale
Savona – Marco Shkodra, lo scippatore albanese 21enne che terrorizzava le donne di Savona aveva un complice: era il fratello Oltion, di 25 anni, residente a Cuneo che proprio nella cittadina piemontese è stato arrestato dalla polizia, a casa di una
Fratelli scippatori in manette, il più giovane dal gip: resta in carcereIl Vostro Giornale
Scippatore seriale di Savona, nei guai anche suo fratelloGenova OggiNotizie
Arrestato lo scippatore serialeLa Stampa
Rsvn.it
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Padova: rissa violenta in tribunale tra coniugi marocchini

PADOVA. Il marito non ne vuol sapere di separarsi e la moglie, con l’aiuto del fratello, lo picchia a sangue. Questo il succo dell’incredibile rissa andata in scena ieri mattina al terzo piano del tribunale di Padova, tra una coppia marocchina in attesa di essere ricevuta nell’ufficio del giudice Giovanna Sanfratello. Ma l’udienza non si è mai svolta, vista la violenza inaudita della rissa, terminata con il marito, 52enne, ricoverato in ospedale, la moglie, poco più giovane, convocata in Procura, e il fratello della donna, di una quarantina d’anni, fuggito dopo aver aggredito il cognato.

Sono da poco passate le 11.30 quando il tono della discussione della coppia, tutto rigorosamente in lingua araba, inizia a farsi più elevato. Sembra che all’uomo non vada giù il fatto che la consorte voglia porre fine a un matrimonio decennale, celebrato in Marocco, prima che la coppia decida di trasferirsi in Italia, dalle parti di Megliadino. Volano frasi sputate con rabbia da ambo le parti, fin quando il fratello decide di difendere la signora e avvicinarsi velocemente al cognato con l’intento di tirargli una testata. Restano testa a testa, il fratello della moglie estrae anche una chiave con cui minaccia il rivale, prima di colpirlo al volto con l’altra mano. L’uomo cade a terra restando rannicchiato al suolo. Il cognato lo prende a calci, la moglie gli sale con i tacchi prima sopra la schiena e poi sopra la testa.

L’uomo perde sangue dalla faccia. Il cognato riesce a dileguarsi. La donna viene identificata e convocata in procura, il marito, invece, portato in ospedale con un trauma cranico e varie escoriazioni. Entrambi sono regolari ‘cittadini italiani’.

Buonismo patologico: senegalese inventa storie per avere soldi, preti ci cascano

Bergamo 12 giugno 2013 – La storiella, falsa, era sempre la stessa: «È morto mio fratello all’ospedale Niguarda di Milano e devo fare rimpatriare la sua salma, ma non ho i soldi necessari. Mi potete aiutare?». Così un senegalese ha ingannato diversi parroci della provincia: denunciato. Si tratta di un 32enne residente a Pradalunga ma domiciliato a Bergamo con precedenti. I carabinieri di Martinengo l’hanno denunciato a piede libero per furto, truffa e tentata truffa. Tutto è iniziato l’8 giugno quando il senegalese si è presentato al parroco di Zanica raccontando la storiella strappalacrime. Il parroco aveva creduto alla buona fede dell’extracomunitario e aveva raccolto circa 250 euro consegnandoglieli, ma dopo si era informato con i suoi referenti in Curia scoprendo che la storia era falsa e che il senegalese aveva tentato d’ingannare già diversi sindaci. Ecco perché la Curia ha inviato a tutti i parroci della provincia un’email di avvertimento.

Il senegalese martedì 11 giugno si è presentato nella parrocchia di Cividate, ma il parroco non c’era, così è stato ricevuto dalla perpetua. Quando quest’ultima si è assentata per un momento, l’extracomunitario si è impossessato di una busta con le offerte contenente 90 euro. Del furto la perpetua se n’è accorta dopo aver congedato il senegalese e avergli detto di ripassare alle 12,30, quando avrebbe potuto vedere il parroco. La perpetua ha raccontato quanto era successo al viceparroco che era al corrente dell’email di avvertimento della Curia, così, quando l’extracomunitatrio si è ripresentato, ad attenderlo c’erano i carabinieri di Martinengo che l’hanno denunciato sequestrandogli anche 225 euro. Da un primo controllo anche i parroci di Azzano, Strezzano e Grassobbio hanno dato soldi al senegalese.

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/381840_devo_rimpatriare_fratello_morto_cos_truffata_parroci_della_provincia/

Milano, senegalese clandestino aggredisce donne: sputi e colpi in testa, non era stato espulso

 

L’ARRESTO – Il 14 maggio l’ultima goccia: i poliziotti, avvisati da un barista di piazzetta Bossi, dietro la Scala, lo hanno colto sul fatto dopo che aveva lanciato un libro contro una 31enne. Lui ha perso la testa e ha colpito gli agenti, rimediando un’accusa per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. Processato per direttissima, è stato accusato anche di estorsione, perché usava metodi davvero troppo «convincenti» per vendere i suoi libri. E per lui si sono aperte le porte del carcere.

Mamadou Mbaie Sole, quando avvicinava le donne, se queste non mettevano mano al portafoglio diventava cattivo, urlava, alzava le mani, sputava in faccia e addirittura le colpiva in testa con i libri. Gli episodi di questo genere erano ormai decine, ma di solito le vittime non facevano denuncia.

I BARISTI – Sono stati i titolari di alcuni bar e ristoranti del centro, stanchi di assistere alle prepotenze di Mamadou, a chiamare la polizia, che ha cominciato a raccogliere le testimonianze delle vittime. Da ottobre ne hanno registrate 18, anche se gli episodi sono sicuramente stati molti di più. In particolare, una ecuadoriana e una cinese sono state colpite violentemente e hanno avuto una prognosi di 7 giorni. A febbraio, così, è arrivato il foglio di via per il senegalese, regolare in Italia e residente a Reggio Emilia, in realtà domiciliato a Milano a casa del fratello, in via Padova.

 

FOGLIO DI VIA – Il 32enne ha preso sì un aereo per Dakar, ma il 1° maggio è tornato, riprendendo l’attività di venditore e di «bullo» contro le passanti che si rifiutavano di comprare i suoi libri. Per questo è stato disposto l’obbligo di firma. «Tutte le sere si presentava in commissariato con atteggiamento cordiale e rispettoso – racconta il dirigente del commissariato Centro, Andrea Valentino – poi però in strada cambiava personalità». Il 9 maggio è arrivata l’ordinanza di arresti domiciliari.

 

 

altro »

Fanno quello che vogliono. Questo usava i libri, l’altro il piccone. E’ ridicolo che qualcuno possa entrare nel nostro paese senza alcun controllo.

Strage di Milano: morto anche 21enne picconato da immigrato

Milano 13 mag 2013 – È uscito dalla sala operatoria dopo le 21 di sabato sera. Lunghe ore di un intervento disperato, poi il ricovero nel reparto di neuro-rianimazione. Con un bollettino medico estremamente critico: in coma, in pericolo di vita. Le speranze che Daniele Carella potesse sopravvivere si sono via via ridotte nel corso della notte, poi la famiglia aveva ritrovato un barlume di speranza, perché le ore passavano e le condizioni rimanevano stabili. Lunedì poco prima di mezzogiorno, come un fulmine, è arrivata ai famigliari la notizia che il ragazzo, 21 anni, aggredito con un piccone alle 6.30 di sabato in via Monte Rotondo, a Milano, era in stato di morte cerebrale. La famiglia ha acconsentito alla donazione degli organi. La morte cerebrale è stata dichiarata poco prima delle 11 e devono passere 6 ore per dichiarare ufficialmente il decesso.

Mada Kabobo, 31 anni, il ghanese  autore della strage

Mada Kabobo, 31 anni, il ghanese autore della strage

Daniele è stata l’ultima vittima della follia omicida di Mada Kabobo, 31 anni, il ghanese che all’alba di sabato si è scagliato con una furia cieca contro chiunque incontrasse sul suo cammino, nelle strade semideserte del quartiere Niguarda. Daniele, in piedi sul marciapiede mentre aspettava il padre, che stava consegnando i giornali in un palazzo, è stato assalito alle spalle e non è riuscito a difendersi, né a scappare. Daniele è stato colpito quattro volte: alla testa, al fianco, al torace e alla spalla. Le sue condizioni erano apparse da subito gravissime. Davanti all’ospedale Niguarda si è radunata una piccola folla di parenti e amici di Daniele, che si sono stretti attorno ai familiari – il fratello gemello Christian, l’altro fratello, i genitori – e alla fidanzata piangendo in silenzio. La famiglia abita a Quarto Oggiaro, in via Graf. Di Daniele gli amici hanno raccontato che amava giocare alla Playstation, «non attaccava mai briga» e «non se la prendeva per gli scherzi», e «non per retorica», era «proprio un bravo ragazzo».

Kabobo, pochi minuti prima di aggredire Daniele, aveva ucciso Alessandro Carolè, 40 anni, e attaccato Ermanno Masini, pensionato di 64 anni di origini modenesi, preso a picconate in testa mentre stava portando a spasso il cane. L’uomo è finito al Policlinico in codice rosso. Le sue condizioni si sono aggravate durante la notte ed ora è ricoverato in coma.

Mada Kabobo all’inizio ha usato una spranga di ferro che ha causato, nelle prime due vittime, ferite nettamente meno gravi. Infatti Andrea Carfora, 24 anni, se la caverà con qualche giorno di prognosi. Così pure Francesco Niro, 50 anni, colpito al capo da dietro. Spranga e piccone sono ora nelle mani degli investigatori che stanno procedendo alle analisi scientifiche su entrambi i reperti che serviranno a confermare le accuse nei confronti dell’omicida, arrestato sabato mattina dai carabinieri in via Racconigi.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_maggio_13/morto-ragazzo-21-anni-colpito-piccone-kabobo-niguarda-2121115036634.shtml