ROMA – Ha provato a rifugiarsi nel bagno, ma la furia della banda che non perdona ha sfondato la porta, lo ha aggredito e poi lo ha lanciato dalla finestra. La vittima, 36 anni, è un cittadino del Bangladesh che viveva con altri cinque connazionali in subaffitto in un appartamento nel quartiere Centocelle, in via delle Robinie 97. Storia di soprusi, di umiliazioni, di leggi fai da te, di vita di un immigrato, uno dei tanti volti che si incrociano in metro, in strada. Storia di un ragazzo che fa lavori saltuari, che paga 500 euro al mese per un pezzettino di tetto in una casa condivisa con altri cinque come lui. Storia di un corpo riverso in terra, in un piccolo cortile, avvolto in una pozza di sangue.
Motivo della spedizione punitiva? L’uomo doveva lasciare l’appartamento, la titolare del contratto d’affitto voleva sfrattarlo. La donna, anche lei del Bangladesh, 57 anni, non si è presentata da sola: armata con una mazza, si è fatta accompagnare dal figlio, 37 anni, e da altri quattro uomini.
La banda non ha avuto alcuna pietà e ha voluto punire il connazionale. L’aggressione ieri sera. Ad avvertire i carabinieri del Nucleo radiomobile alcuni passanti che hanno segnalato la presenza di un uomo a terra.
La vittima è riuscita a sopravvivere al volo dal secondo piano: è ricoverata presso l’ospedale Sandro Pertini, le sue condizioni vengono definite gravi. Ha riportato fratture agli arti e al bacino. La vittima pagava circa 500 euro al mese per condividere un piccolo appartamento con altri cinque connazionali.
I carabinieri hanno arrestato tre persone: la titolare del contratto d’affitto, il figlio, 37 anni e un altro connazionale di 43 anni. Nessuno di loro ha precedenti, sono tutti incensurati. I carabinieri stanno cercando di identificare altre tre persone.
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