Campo nomadi, Pastechi (PdL): "Basta buonismi, gli aiuti solo a chi …
Lucca in Diretta Athos Pastechi, candidato PdL per il consiglio comunale alle prossime amministrative, interviene sull'insediamento abusivo a fianco del campo nomadi comunale di via Cimarosa, dove da alcuni giorni sono ricomparse circa 15 roulotte non autorizzate, già … |
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Campo nomadi, Pastechi (PdL): "Basta buonismi, gli aiuti solo a chi … – Lucca in Diretta
Giovani sorelle aggredite e legate da banda di immigrati che irrompe in casa
LECCO – Notte di terrore per due sorelle di 24 e 28 anni, figlie dell’industriale Puricelli di Costa Masnaga (Lecco), vittime di una rapina in villa. A colpire una banda di tre banditi stranieri. I malviventi, dopo averle minacciate con un cacciavite, legate e chiuse in bagno, hanno portato via soldi, oro e gioielli. Solo all’alba, le urla delle due giovani sono state sentite dai vicini, i quali hanno chiamato i carabinieri.
Dopo mezzanotte, i banditi, appostati all’esterno,hanno atteso che una delle due sorelle rientrasse a casa, una villa immersa in un parco, a fianco dell’azienda di famiglia, specializzata nella produzione di laminati in acciaio, lungo la Ss 36. Quando la figlia più grande ha aperto il cancello e disinserito l’impianto d’allarme, il commando è entrato in azione.
I rapinatori hanno agito approfittando del fatto che le due sorelle erano sole in casa, considerato che i genitori erano partiti per il weekend. Puntandogli un cacciavite, hanno tentato di farsi consegnare le chiavi della cassaforte. Ma di fronte alla resistenza delle due ragazze, i malviventi hanno desistito. Anche se, per coprirsi la fuga, le hanno legate e rinchiuse in bagno. Comunque, prima di scappare, la banda di rapinatori ha «ripulito» la villa, arraffando denaro e oggetti preziosi.
Padova: medico massacrato da due immigrati
È una incredibile e violentissima aggressione quella patita lunedì pomeriggio in via Calza, quando erano da poco passate le 14.30, dal noto professionista trevigiano da trent’anni ormai tra le fila del personale medico dell’ospedale patavino. Il medico non ha avuto il tempo di capire, solo quello di proteggersi appena dai colpi che gli piovevano addosso ferendolo al torace, alle gambe, alle braccia e al volto.
«Non riesco a spiegarmi perché» ripete oggi ancora choccato e con il volto tumefatto. Nistri aveva appena smesso di lavorare e pensava di tornare subito a casa, come sempre. Aveva notato quella presenza strana alle sue spalle, ma nella mente non gli è mai balenato il dubbio che quei due uomini, stranieri, cercassero proprio lui, e forse ne avessero seguito i movimenti fin dal mattino.
«Quando sono arrivato nel parcheggio ho solo avuto il tempo di vedere che quei due mi erano corsi contro» racconta, «poi ho sentito la spinta violentissima che mi ha scaraventato a terra». I due a quel punto, in pieno giorno, hanno tirato fuori due mazze e hanno iniziato a picchiare. I colpi sono arrivati a ripetizione. Nistri, sul fianco sinistro, si è rannicchiato tirando le gambe a sè e alzando un braccio per parare i colpi che gli piovevano addosso. Ma quando non erano bastonate erano calci, dritti in faccia e nello stomaco.
Il medico ha urlato, gridato per quanto poteva, tentando di superare il rumore sordo delle botte. Ma, costretto a terra, sull’asfalto bagnato, non è riuscito a fuggire.
Sono stati i due aggressori, dopo avere infierito, a gridarsi l’un l’altro «andiamo» e scappare tra le macchine e poi tra le vie del quartiere. Nistri, sconvolto e dolorante, ha tentato di rialzarsi quando è stato soccorso da alcuni ragazzi – studenti forse – che vivevano nel quartiere ed erano stati attirati dalle grida. Sanguinante, si è alzato da terra, ha ripreso fiato e cercato di capire cosa fosse successo.
Non appena trovate le forze ha preso le chiavi della macchina, è salito a bordo ed è andato direttamente in ospedale dove i medici lo hanno visitato riscontrando lesioni e microfratture varie (la prognosi è stata di trenta giorni). Da lì ha chiamato i familiari, moglie e due figlie, e dato l’allarme.
«Sono sconvolto, non capisco», ripete più e più volte, «non ho mai ricevuto minacce, mai subito attacchi o una benché minima azione che potesse mettermi sul chi va là. È stata un’aggressione fulminea, gratuita e violentissima». Oltrettutto in un quartiere tutt’altro che pericoloso, frequentatissimo, centrale.
Chi? Perché? Sono le due domande fondamentali a cui stanno tentando di dare una risposta gli investigatori che hanno preso in carico il caso. «Voglio sapere» dice, «è l’unica cosa che chiedo: sapere perché sono stato picchiato così».
Chiuso nella sua abitazione di Sant’Antonino, nel calore di casa, Nistri rivede distintamente ogni attimo di quella terribile aggressione. «È stato terribile», dice, «sono spaventato, ma non mi piego».
http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2013/01/23/news/esce-dall-ospedale-medico-bastonato-1.6403667
Forse sono i “profughi” assunti da Zanonato.