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Quartieri di Milano in balìa degli ZIngari
Senza ritegno: Nigeriano aggredisce donna incinta in Chiesa
Assisi – E’ stata una suora a chiamare il 112 per riferire ai carabinieri che proprio in quel momento, davanti alla basilica di Santa Maria degli Angeli un uomo di origine africana, con jeans e maglia blu, stava aggredendo una donna incinta.
Sono intervenuti i militari della stazione di Santa Maria degli Angeli e quelli della compagnia di Assisi, che hanno arrestato un nigeriano di 28 anni per furto con strappo, dopo averlo bloccato nei parcheggi vicino alla basilica. Il giovane, noto ai militari, alla donna (soccorsa da un’ambulanza per i postumi dell’aggressione) aveva strappato un portafoglio con dentro pochi euro, poi ritrovato nascosto sotto una siepe.
http://perugia.ogginotizie.it/151563-assisi-donna-incinta-aggredita-e-scippata-in-chiesa/#.T_bQn7KlvW1
Abbandoniamo le nostre doone, in balìa degli immigrati.
Siamo stufi, e siamo ancora più stufi di leggere “noto alle forze dell’ordine”.
Idiocracy: Albanese si tuffa di testa in mezzo metro d’acqua
Un tuffo e si rompe l’osso del collo
In pericolo di vita un bagnante di Lido degli Estensi che si è lanciato dal pedalò in mezzo metro d’acqua
Lido degli Estensi. Si è tuffato in un punto del mare in cui c’era appena mezzo metro d’acqua e si è procurato una frattura alla colonna vertebrale all’altezza del collo. E’ in pericolo di vita un albanese di 38 anni che oggi pomeriggio, nel lanciarsi da un pedalò nelle acque antistanti il bagno Miami Beach del Lido degli Estensi, ha picchiato duro con la testa contro il fondale.
Alla scena hanno assistito, oltre alla compagna che si trovava con lui, anche diversi bagnanti che hanno immediatamente lanciato l’allarme. Sul posto si sono portati subito i soccorsi con i sanitari che si sono immediatamente resi conto della gravità della situazione, tanto che il 38enne non è stato spostato dalla riva se non quando è atterrata l’eliambulanza, a bordo della quale sono state prestate le prime cure. Poi l’elimedica si è di nuovo alzata in volo con il paziente che è stato trasportato all’ospedale Maggiore di Bologna, dove si trova ricoverato in prognosi riservata. Il 38enne, infatti, dopo essere arrivato al pronto soccorso del nosocomio bolognese, è stato trasferito nel reparto di rianimazione.
I soccorsi sono stati tempestivi dopo l’incidente. Il dispositivo che è stato attivato per casi come questi ha funzionato alla perfezione, con una collaborazione tra bagnini, carabinieri e guardia costiera che ha permesso di liberare tempestivamente l’arenile, in modo da permettere un agevole atterraggio dell’elisoccorso. L’episodio è avvenuto attorno alle 16.30 e alle 17 l’elicottero è decollato verso il Maggiore di Bologna.
http://www.estense.com/?p=230575
L’Italia al tempo dei “balotelli” : Polizia li arresta, magistrato li libera
Arresto convalidato per i cinque ghanesi, finiti in manette la sera di mercoledì scorso dalla Polizia del locale Commissariato con l’accusa di rissa. Il giudice monocratico del Tribunale di Gela, Chiara Raffiotta, su richiesta dell’avvocato Maurizio Scicolone, difensore di 4 degli indagati, e degli avvocati Stefania Valente e Laura Caci, legali di un altro degli arrestati, ha rigettato la richiesta della misura della custodia cautelare in carcere chiesta per 3 di loro, per mancanza di esigenze cautelari. I 5 ghanesi sono ritornati tutti in libertà. Il processo è stato rinviato al 13 luglio prossimo. In quell’occasione, è stato confermato dall’avvocato Scicolone, si chiederà la definizione della posizione dei propri assistiti con il giudizio abbreviato per direttissima. Lo stesso legale ha preannunciato ricorso in cassazione avverso la convalida dell’arresto per mancanza della flagranza del reato di rissa contestato, ravvisandosi piuttosto una lite.
http://www.tg10.it/node/12064
Romeno aggredisce ragazza con violenza
Stupro a Lodi: spacca la faccia all’immigrato
Lodi, 22 giugno 2012 – Tentano di violentarla, ma resiste all’agguato e “spacca” la faccia a uno degli aggressori. È proprio il caso di dirlo, il romeno 23enne e il suo complice che alle 22.30 di mercoledì sera, al parco di via Fascetti a Lodi, hanno tentato di stuprare una 23enne residente in città, se la sono meritata una bella lezione. Dalle prime ricostruzioni dell’accaduto, l’agguato sarebbe stato messo a segno dal più giovane della banda (si sospetta che ci fosse anche un terzo complice). Tutti sono residenti a Lodi e l’altra sera erano in preda ai fumi dell’alcol. Si tratta di persone apparentemente integrate, con un lavoro regolare e una famiglia. Addirittura, uno degli aggressori sta per diventare papà. Insospettabili, insomma, senza precedenti penali, che si sono però trasformati in efferati “aguzzini”.
Per fortuna, la 23enne presa di mira e a cui è stata scippata anche la borsa non si è data per vinta e ha tentato in ogni modo di difendersi, riuscendo a salvarsi dalla violenza sessuale e anzi, “sfigurando” il romeno più giovane al volto, che per le percosse subite, ha persino perso due denti. Solo sferrando calci, pugni e morsi la malcapitata ha infatti potuto difendersi dalla forza bruta degli uomini. Mentre si verificava l’aggressione, i carabinieri del Comando provinciale di Lodi, allertati da alcuni passanti, hanno inviato sul posto una pattuglia, riuscendo a catturare i malviventi. «Sono andati di là», hanno indicato la vittima e alcuni passanti alle forze dell’ordine, descrivendo con precisione abiti e volti dei romeni in fuga. Complici che, per sfuggire alle manette, si erano intanto infilati nel sottopassaggio della stazione ma che, sono stati raggiunti a piedi e arrestati. Uno di loro, inseguito, ha addirittura picchiato un passante in bici. Per fortuna, non è stato ferito in modo grave.
La pattuglia, davanti agli occhi increduli di alcuni giovani, è infatti riuscita a bloccarne subito uno mentre l’altro, caduto a terra sfinito, è finito in trappola poco più avanti. È caccia a un presunto terzo complice. Invece il 118, intervenuto con due ambulanze della Croce Rossa di Lodi e l’automedica in partenza dall’ospedale cittadino, ha soccorso sia l’ecuadoregna che i due romeni. Nessuno di loro era in gravi condizioni ma per tutti è stato necessario un controllo al pronto soccorso cittadino dove, tra l’altro, gli ubriachi hanno smaltito la sbornia. Questo fino all’alba, quando sono stati dimessi e rinchiusi nel carcere di via Cagnola a Lodi a disposizione dell’autorità giudiziaria.
http://www.ilgiorno.it/lodi/cronaca/2012/06/22/732889-lodi-stupro-aggressori-ecuadoregna.shtml
Invasione cinese e degrado: dormitori e subaffitti
Al Grand Hotel Cina
L’offerta di camere o di singoli posti letto avviene attraverso bacheche di fortuna allestite sulle vetrine di negozi cinesi
Tra mutuo soccorso e sfruttamento, i lavoratori orientali trovano un tetto in bed & breakfast clandestini e subaffitti
Grandi numeri, poche pretese. La galassia «Cina» cresce a Torino. I dati dell’ufficio stranieri della Questura registrano 8.905 unità regolari. Anche se le stime degli stessi cinesi parlano di 15 mila persone, inclusi gli immigrati-fantasma senza permesso di soggiorno e i minori a carico dei genitori.
Un popolo invisibile: il 30% è in continuo movimento. E’ il vortice senza sosta degli operai vagabondi. Torino, Milano, Sondrio, Bergamo, Brescia. Tre mesi qui, sei là, in cerca di un lavoro. Ingaggiati a cottimo, per lo più senza tutele, alle dipendenze di padroni connazionali e spesso, purtroppo, anche italiani. Ma dove vivono questi lavoratori silenziosi? Facendo un viaggio nella comunità orientale, si scoprono usanze estranee alla nostra cultura. «La maggior parte di noi abita in affitto in una sola stanza – spiega Zhao Bin -. I prezzi sono vantaggiosi, 300 euro a camera. Se abbiamo stanze in eccedenza le subaffittiamo, a studenti o ad altri lavoratori». E’ il Grand Hotel Cina, il mutuo soccorso tra connazionali con cui si risolve il problema abitativo di chi studia, viaggia o ha redditi da fame.
E’ così che molti appartamenti dei quartieri orientali, dall’affollatissimo corso Regina, dove si concentrano numerose attività commerciali cinesi, a Barriera di Milano e Borgo Dora, tra corso Giulio Cesare, corso Brescia e dintorni, si trasformano in dormitorio. Alberghi irregolari al limite della condizioni di igiene e sicurezza. L’affitto delle stanze, spesso in nero, è un ottimo business. Può avere gestione familiare, oppure diventare fonte di reddito tout court per chi specula sulle ben poche esigenze della povera gente. Co’’è d’abitudine in Cina, dovrebbe essere il padrone a fornire la sistemazione ai «dipendenti». Ma se il boss non ha gli spazi, la soluzione è «pagare un tot in più al lavoratore», in modo che riesca a subaffittare un materasso. Quattro mura, un bagno, fino a tre posti letto insieme, pigiati come sardine.
Davanti a un piatto di riso, melanzane cinesi e pancetta, cucina casalinga doc in un ristorante di via Alessandria, i due orientali si sbottonano e raccontano qualche dettaglio in più. «Ogni immigrato che arriva in Italia sa già come troverà da dormire – spiegano -. Sul suo taccuino ha gli indirizzi dei migliori affittacamere». Per il resto, ci sono gli annunci sui giornali, quelli appesi alle bacheche nei negozi etnici. E poi i siti internet dedicati, una miriade: sono il Trip Advisor del viaggiatore che vuole dormire fuori legge, a 10-15 euro a notte. Prezzi stracciati. Alcuni forniscono lo stretto indispensabile: letto, coperta, toilette.
Se ci si vuole fermare più notti, o tutto il mese, crescono gli optional: «Frigo a disposizione, colazione inclusa, armadio», «cucina utilizzabile», «via cinese, sopra negozio orientale, albergo familiare-affittacamere temporanea, trasporto comodo», «internet free, sistemazione immediata, precedenza studenti», recitano gli annunci.
In corso Vercelli c’è anche l’«ostello degli universitari», che affittano tutti da uno stesso proprietario, entrato in possesso di molti alloggi dello stabile», continua Hu Jie. Pochi metri quadri per dormire a costi mai visti. L’idea imprenditoriale è di certo redditizia: «Chi prende dagli italiani una casa e la subaffitta ai cinesi, fa pagare ogni stanza anche 350 euro al mese, da dividere per il numero degli inquilini”. Il traffico di soldi e uomini non conosce crisi. Anche se nella comunità sono in molti a dire che “il business a Torino non è più quello di una volta”. Vent’anni fa, “quando si dormiva anche in otto in una stanza, pur di sopravvivere”.
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/458153/
Qualcuno poi ha il coraggio di asserire che l’immigrazione porta ricchezza.
Il “richiamo della foresta”. Touadi (Pd): l’Italia intervenga in Congo
La notizia che riportiamo è la dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, di come dare la Cittadinanza ad un immigrato, non solo è demenziale e autolesionistico, ma non trasforma quell’immigrato in Italiano.
Come mai, infatti, un Parlamentare italiano si occupa del Congo? Il motivo è semplice, è Congolese. Ma se è congolese e si interessa del suo Paese, non può essere Italiano e interessarsi al nostro. La sua è, e sarà sempre, una “lealtà” dimezzata.
E’ ovvio che al personaggio in questione interessa aiutare la propria gente, gli Africani, anche se questo può essere dannoso per l’Italia.
Ma un parlamentare italiano dovrebbe avere come unico interesse il bene dell’Italia che, invece, il sig. Touadi mette in secondo piano chiedendo un intervento diretto nel vespaio dell’Africa Centrale.
Pensiamo ad un possibile scenario e analizziamo come potrebbe comportarsi uno come Touadi.
In Congo la situazione precipita e l’Onu chiede all’Italia l’invio di mille soldati. Cosa farebbe, in questo caso il “nuovo italiano”, seguirebbe l’interesse dei propri simili votando l’invio di soldati italiani per salvare degli Africani, o quello italiano, votando contro per non mandare degli Italiani al massacro?
Di questo parliamo, quando diciamo che un immigrato non è, e mai sarà, Italiano.
Il depuato Pd ha presentato un’interrogazione al Ministro degli affari esteri
Jean-Léonard Touadi, deputato Pd e scrittore originario della Repubblica del Congo, ha presentato oggi un’interrogazione al Ministro degli affari esteri, proprio rigurado agli ultimi sviluppi nella regione africana. Come scrive infatti lo stesso Touadi «la situazione nella Repubblica Democratica del Congo si è gravemente deteriorata negli ultimi mesi, a seguito degli scontri tra le forze armate della Repubblica Democratica del Congo e le milizie del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cdnp), in particolare nei territori di Rutshuru e Masisi».
Il Paese centrafricano infatti, in preda ad una ventennale instabilità nelle regioni dell’est, vede il protrarsi di conflitti armati alimentati dagli interessi delle multinazionali per le importantissime risorse minerarie del suo sottosuolo (oro, rame, diamanti e coltan). Per il deputato «a destare maggiore preoccupazione è la situazione umanitaria nel Nord Kivu dove gli scontri armati hanno determinato spostamenti massicci delle popolazioni, verso la città di Goma (20.000 persone registrate dal 29 aprile), verso il Ruanda (oltre 8.000 rifugiati a partire dal 27 aprile) e l’Uganda (30.000 rifugiati nel mese di maggio). Secondo i dati ufficiali (UNOCHA) più di 74.000 profughi si stanno spostando dai territori di Lubero, Masisi e Rutshuru, zone del conflitto, verso territori limitrofi.
Agli scontri nel territorio di Rutshuru si aggiungono quelli tra le forze regolari e altri gruppi armati nel territorio di Walikale; le milizie del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cdnp) – legate al generale Bosco Ntaganda, per il quale la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto per crimini contro l’umanità per reclutamento di bambini soldato – sono uscite lo scorso aprile dai ranghi dell’esercito regolare nel quale erano state incorporate dopo gli accordi di pace del 2009».
A confermare il precipitare della situazione anche il rapporto dell’organizzazione Human Rights Watch, pubblicato il 4 giugno 2012, in cui si spiega che l’ammutinamento sarebbe stato organizzato con il sostegno di ufficiali dell’esercito ruandese, che avrebbero dato armi, munizioni e rifugio a Bosco Ntaganda e alle sue milizie.
«Il 5 giugno 2012», continua Touadi, «François Rutugiza, alto esponente nazionale per la difesa del popolo (Cdnp) e ministro della giustizia nel governo provinciale del Nord Kivu, ha annunciato che l’ala politica del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cdnp) ha rotto con la maggioranza presidenziale, coalizione a sostegno del presidente congolese Joseph Kabila. Dunque, oltre all’ala militare della Cdnp, anche la sua ala politica è entrata in dissenso con la maggioranza presidenziale, destabilizzando nuovamente la provincia, in preda a scontri, confusione e violenze a catena di cui sono protagonisti vari gruppi armati» Non solo. A complicare il quadro politico e militare nel paese africano, è apparso di recente sulla scena anche un nuovo gruppo armato, il Movimento del 23 Marzo (M23), guidato dal colonnello Sultani Makenga, anche lui membro del Cdnp, il quale rivendica nuove trattative con il Governo per completare la realizzazione degli accordi di pace firmati il 23 marzo 2009 a Goma. «Nonostante le dichiarazioni di indipendenza da Bosco Ntaganda», spiega il deputato, «dietro la nuova formazione potrebbe nascondersi una diversa strategia messa in atto dallo stesso Cndp volta ad ostacolare l’arresto di Bosco Ntaganda e a mettere il Governo congolese in ulteriori difficoltà, in vista di nuove rivendicazioni militari e politiche».
Contemporaneamente, i ribelli ruandesi delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda – FDLR (originariamente costituita da ruandesi coinvolti nel genocidio e nei massacri del 1994) hanno intensificato i loro attacchi contro la popolazione massacrando, negli ultimi mesi oltre 250 persone (secondo i dati pervenuti alla «Rete pace per il Congo»). Touadi non ha dubbi, «la minaccia delle FDLR è estremamente pericolosa per la popolazione locale; fonti della società civile, dei volontari e dei missionari presenti nel Paese, hanno denunciato ripetute violenze contro la popolazione in alcune aree della regione, con distruzione di campi e raccolti, violenze sfociate anche nell’assassinio del comandante di polizia del villaggio di Bulindi e di sua moglie, ad opera della ribellione delle FDLR».
Ad oggi sarebbero almeno 51 i combattenti di nazionalità ruandese consegnatisi alle autorità congolesi che, con le testimonianze sulle modalità del loro reclutamento, confermerebbero le tesi, già ben radicate, secondo cui l’origine e la causa della costante insicurezza nella regione risiederebbe nelle azioni di ingerenza di milizie ruandesi nel territorio congolese. L’acuirsi dei combattimenti, sottolinea il politco Pd, «ha aggravato anche le condizioni sanitarie del Paese, colpito negli ultimi mesi da un’epidemia di colera, che colpisce soprattutto i bambini: sono oltre mille i casi accertati di colera, a partire dal primo gennaio del 2012, secondo un recente rapporto reso noto dall’Oms a Brazzaville. Anche la situazione umanitaria continua a destare allarme per le pesanti violazioni dei diritti umani, in particolare delle esecuzioni sommarie, delle violenze sessuali sistematiche e del reclutamento e impiego di bambini soldato da parte dei gruppi armati».
Alla luce della gravità del contesto politico e del repentino precipitare della situazione Jean-Léonard Touadi chiede al Ministero «quali iniziative urgenti intenda assumere il nostro Paese di fronte all’aggravarsi della situazione di conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, sia a livello bilaterale che multilaterale». Secondo il deputato di origini congolesi sarebbe il caso di «valutare la possibilità che la diplomazia italiana si attivi per la costituzione di un corridoio umanitario in grado di facilitare gli aiuti e la protezione dei civili; sostenere in sede internazionale un adeguamento e un rafforzamento del mandato della missione militare delle Nazioni Unite MONUC, per garantire con maggiore efficacia il mantenimento della pace e la tutela delle popolazioni civili vittime del conflitto, di fronte al mutato quadro del Paese; e infine che l’Italia si faccia promotrice di un’iniziativa internazionale che favorisca il dialogo, la pace e la stabilità nella regione dei Grandi Laghi».
Scandalo a Napoli: i “profughi” pretendono degli appartamenti
Napoli – Sono accampati da alcuni giorni in piazza Garibaldi, a Napoli, per protestare rivendicando un loro sedicente “diritto” a una sistemazione in appartamenti; dormono in strada, vicino alla stazione, tra i loro bagagli, causando disagio e degrado ai viaggiatori. Sono 12 “profughi” nigeriani (c’è la guerra in Nigeria?) richiedenti asilo: 6 uomini e 6 donne, 3 delle quali incinte(si riproducono come coniglia). Erano ospitati in una lussuosa struttura alberghiera della provincia di Napoli ma hanno rifiutato di trasferirsi in un convento invece dei piccoli apaprtamenti che gli erano stati promessi, da allora è cominciata la loro ridicola protesta.
“Questo documento – spiega uno dei sedicenti “profughi” – dimostra l’accordo che avevamo con la Protezione civile. Avrebbero dovuto darci un appartamento ma finora non ci hanno dato nulla ecco perchè siamo qui, non intendiamo rinunciare ai nostri diritti”.
La situazione è pian piano degenerata, anche a causa della mancanza di mediatori culturali che potessero fare da trait-d’union tra immigrati e protezione civile. Un problema non nuovo, al quale stanno tentando di porre rimedio i rappresentanti regionali di Cgil e Uil.
http://notizie.tiscali.it/videonews/116272/Italia/
Avete letto bene: a Napoli, provincia con migliaia di disoccupati e migliaia di coppie senza casa, questi stranieri indebitamente definiti “profughi”, pretendono degli “appartamenti” perché sarebbe un “loro diritto”. Pazzesco.
E i Sindacati, invece di occuparsi dei Napoletani disoccupati si occupano dei “mediatori culturali”? Ma cosa c’entra un sindacato dei lavoratori, con dei clandestini che esigono appartamenti e non sanno fare altro che mettere incinte le proprie donne mentre sono nullafacenti?
La soluzione è una sola: 12 biglietti di sola andata per Lagos.